04/01/2009 - 2ª domenica del Tempo
di Natale - B
Iª lettura Sir 24,1-4.8-12 dal Salmo 147 IIª lettura Ef 1,3-6.15-18 Vangelo
Gv 1,1-18
Leggendo la pagina odierna del libro del Siracide è facile andare con la mente
al Signore Gesù! È lui "la sapienza", cioè la Parola con cui il Padre
ci vuol far conoscere e donare i segreti del suo amore. San Giovanni, nel suo
Vangelo, usa il termine "Verbo" per trasmetterci lo stesso concetto.
Questi segreti sono la sua "sapienza", quella che esce dalla bocca
di Dio e pianta la sua tenda in mezzo al popolo d'Israele. In questi giorni
continuiamo a contemplare il presepio, che ci attrae perché ci manifesta la
tenerezza e la misericordia di Dio, del Dio onnipotente, attraverso quel bambino
silenzioso e bisognoso di tutto. E le letture di oggi vogliono aiutarci a non
dimenticare che quel bambino è una Parola di Dio, anzi, "la" Parola
di Dio per tutta l'umanità e per tutti i tempi. Quel Bambino rivela ai poveri
e nasconde agli orgogliosi la sapienza di Dio, quella sapienza che è esaltata
e ammirata da tutto il mondo, mentre si serve di un piccolo popolo per venire
vicino a noi e per noi offrire a Dio il sacrificio a lui gradito!
L'inizio del vangelo secondo Giovanni sviluppa i concetti del Siracide. La Parola
rivelatrice di Dio sta a fondamento di tutto, di tutta la creazione, e pone
tutto il creato nella luce del movimento del Verbo che si protende verso il
Padre. Tutte le creature ci vengono così presentate come frutto dell'amore del
Padre per il Verbo e portatrici dell'amore che il Figlio restituisce al Padre!
Dovunque ci giriamo troviamo i segni di Dio, anzi, del suo amore eterno. È triste
perciò il fatto che l'amore di Dio, divenuto luce e vita degli uomini, non sia
stato riconosciuto nè accolto dal mondo, quel mondo che avrebbe avuto tutte
le possibilità per farlo. Solo qualcuno lo ha accolto.
Tra quei pochi siamo noi, che ci rallegriamo di essere chiamati figli di Dio!
Lo siamo perché il Figlio, accolto da noi, ci rende partecipi del suo essere,
in particolare del suo essere amore! Per questo San Paolo scrivendo agli Efesini
dice che siamo stati scelti "per essere santi e immacolati di fronte a
lui nella carità". La carità, l'amore tipico di Dio, quell'amore che è
santo e non si lascia fermare dall'ingratitudine nè dal disprezzo, è la caratteristica
di chi accoglie Gesù, il distintivo dei cristiani, l'atteggiamento che fa da
base e da fondamento a tutto il nostro essere ed agire. Noi possiamo vivere
lo stesso amore di Dio perché "dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia".
Queste rivelazioni di Dio non devono rimanere parole, ma si traducono in atteggiamenti
nuovi della nostra vita. Cercheremo di coltivare quell'amore che abbiamo riscoperto
dentro di noi in questi giorni davanti al Bambino, programmando ciò che è necessario:
un costante contatto con le Sacre Scritture, un continuo riferimento ai Sacramenti
e la partecipazione alla preghiera comunitaria della Chiesa. Questo è il nutrimento
per le radici del nostro amore e della nostra capacità di amare. Per riuscire
a perseverare ad amare dobbiamo sapere che siamo amati, e gustare l'amore che
ci viene dato da Dio in molti modi! Questa è anche la fatica, il prezzo della
nostra gioia. La bellezza del clima natalizio potrà così rimanere sempre presente,
e noi saremo portatori di quell'affabilità e di quella letizia che oggi si vede
dappertutto, ma che tra una settimana sparisce, quando verranno tolti gli addobbi
luminosi dai poggioli e dalle finestre delle case!
Noi dobbiamo a tutti i costi continuare a diffondere attorno a noi la gioia,
quella che deriva dal fatto che "il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi"! Comunicandoci questa certezza l'evangelista Giovanni ci
rassicura e alimenta la nostra speranza. Il male che tenta di scoraggiarci e
di opprimerci non ci può vincere: è con noi il Signore della vita, padrone dell'universo,
con tutto il suo amore per ciascuno di noi, piccoli e peccatori. E l'Eucaristia
che ora celebriamo ricordando la venuta nel mondo del Verbo eterno, ci annuncia
ancora la sua risurrezione dai morti, quindi la sua vittoria definitiva da quel
nemico che spaventa tutti, ma che lui è venuto a combattere. È risorto dai morti
colui che è venuto a morire con noi: ci ha in tal modo liberato dalla paura
della morte. Sapienza davvero grande e inimmaginabile quella di Dio, nella quale
ci immergiamo amando il Bambino Gesù!
Con San Paolo benediciamo quindi il nostro Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
E continuiamo a rendere grazie per la fede in lui, fede che egli continua a
donarci e con la quale ci sostiene!