03/05/2009 - 4ª domenica di Pasqua
- B
Iª lettura At 4,8-12 dal Salmo 117 IIª lettura 1Gv 3,1-2 Vangelo Gv
10,11-18
Del Buon Pastore - Preghiera per le Vocazioni
"Che sei nei cieli": San Paolo scrive che noi siamo "seduti nei
cieli". Noi quindi guardiamo i cieli non come un territorio estraneo, ma
come ad un Traguardo che ci appartiene già. In essi è già
presente infatti Gesù, il Capo del Corpo di cui noi siamo le membra,
la Chiesa. Dicendo "che sei nei cieli" affermiamo che là il
Padre ci sta aspettando, là ci apre le sue braccia per accoglierci quando
saremo uniti per sempre al Figlio suo. Quei cieli sono stati aperti sopra Gesù
nel Giordano, sono rimasti aperti fin quando egli vi è tornato, sono
ancora aperti per accogliere coloro che muoiono in lui. In quei cieli Gesù
stesso ha visto Abramo con il povero Lazzaro, luogo di consolazione e di gioia
eterna per coloro che, soffrendo sulla terra, sono rimasti fedeli a Dio. Nei
cieli il martire Stefano ha contemplato il Figlio dell'uomo in piedi alla destra
del Padre, e nei cieli Giovanni ha visto un segno grandioso, la donna vestita
di sole con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle! Ancora Giovanni
vide scendere dai cieli la città santa, risplendente della gloria di
Dio. Dio non è nei cieli per vivere una sua solitudine o una distanza
da noi e da tutta l'umanità, anzi, sembra che per lui essere nei cieli
significhi l'occasione di poterci abbracciare tutti. Dai cieli il Padre si china,
dice un salmo, per vedere se sulla terra c'è un uomo che cerchi Dio!
Noi non lo vediamo, ma egli ci segue con il suo sguardo attento e desidera incrociare
il nostro perché noi ci accorgiamo del suo amore. Se egli è nei
cieli, non è però distante, perché, dicono ancora le preghiere
bibliche, egli ha fatto della terra lo sgabello per i suoi piedi! Il "luogo"
dove Dio si nasconde avvolge quindi la terra. Su di essa noi ci muoviamo, e
dovremmo muoverci con cautela, con attenzione, con spirito di adorazione, perché
ovunque siamo possiamo calpestare il luogo su cui Dio poggia il suo "piede".
Ogni angolo della terra quindi è per noi luogo di venerazione e adorazione.
Cieli e terra davvero s'incontrano e si abbracciano, grazie alla presenza del
"piede" di Dio. È un modo di dire, ovviamente, ma ci aiuta
a comprendere che il timor di Dio ci deve possedere sempre e ovunque. Non ci
sono luoghi sacri e luoghi profani, dal momento che Dio nostro Padre è
nei cieli adoperando la terra come sgabello dei suoi piedi!
Perché Pietro insieme a Giovanni ha guarito un uomo storpio fin dalla
nascita invocando il nome di Gesù? Egli risponde ai capi del popolo,
davanti ai quali dovettero comparire tutt'e due incatenati come malfattori.
Quell'uomo è guarito perché anch'essi, i capi, potessero credere
che Dio ha risuscitato quel Gesù che era stato crocifisso. E non solo:
proprio quel Gesù rifiutato dai capi è posto come pietra d'angolo
nell'edificio di Dio. È lui il Salvatore, l'unico salvatore per tutti
gli uomini, l'unico che li può liberare dai loro peccati. Il miracolo
avvenuto a Gerusalemme, proprio alla porta del Tempio, doveva essere un segno,
come lo erano stati tutti i miracoli compiuti da Gesù stesso. Ora, con
questa testimonianza, anche i capi hanno di nuovo l'occasione di credere che
Gesù è vivo e operante in mezzo a loro. Ma anche questa volta
coloro che credono sono i poveri, gli umili e i semplici.
Quel Gesù che Pietro annuncia ai capi di Israele lo ascoltiamo oggi mentre
a Gerusalemme si presenta dopo aver compiuto uno dei segni più grandi:
ha dato la vista ad un uomo nato cieco. Si è attirato molta inimicizia
da parte dei grandi con quel segno, ma proprio a quei nemici egli si rivela
con parole che, tramite immagini ben note, richiamano l'identità di Dio,
quel Dio che ama il suo popolo e ogni sua creatura. Dio infatti, tramite i profeti,
si è spesso presentato come il pastore che si prende cura delle pecore,
il pastore che si avvicina a quella pecora che si è perduta, quella che
si è ammalata, quella che ha partorito, il pastore che difende il gregge
e che lo guida a pascoli ubertosi. Così Dio ha parlato di sè,
ma la gente vede dei capi che pensano solo a sfruttare i poveri e soffre sentendosi
lasciata sola, in balia di uomini che non sanno donare amore. Ora Gesù
si presenta come il vero pastore, quello che rende presente in mezzo al popolo
l'amore efficace di Dio. Egli è quell'amore di Dio promesso dai profeti,
amore che si prende cura di tutti, che non esclude il povero e l'oppresso, che
offre se stesso fino a dare la vita. Gesù è Dio con noi, è
il Dio che ci ama, che con il suo amore ci fa grandi, degni d'essere chiamati
e di essere suoi figli. Anche l'apostolo san Giovanni ci parla oggi dell'amore
del Padre che ci raggiunge attraverso Gesù, un amore che ci permetterà
di vederlo, anzi, di diventare simili a lui.
In questo giorno siamo invitati a pregare, tutta la Chiesa un cuor solo, per
quelle persone che Gesù ha scelto e chiamato e inviato a donare ancora
i segni della sua presenza di Buon Pastore: siano forti e generose nella fede
per diffondere speranza e generare carità. E preghiamo che il Padre continui
a donarci uomini che si curano della nostra anima, del nostro rapporto con lui,
della nostra unità con gli altri suoi figli. Preghiamo il Padre perché
doni il suo Spirito Santo a ragazzi e giovani che gli donino la vita e si offrano
a servire la comunità cristiana, perché in essa non manchi il
segno della presenza del Buon Pastore, perché possiamo trovare sempre
un sacerdote pronto ad ascoltarci e rivolgerci la Parola di Dio!