DOMENICA   24ª  del TEMPO ORDINARIO - 16/09/2001 Anno C

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Esodo 32, 7-11. 13-14 50

1Timoteo 1, 12-17

Luca 15, 1-32

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia! Gli uomini sono peccatori, tutti peccatori. Lo dice il salmo, lo afferma la prima lettura, lo confessa di sé e lo dichiara per tutti San Paolo, e soprattutto lo dà per scontato Gesù parlando proprio a peccatori.

Chi è il peccatore? Ne dà una definizione Dio stesso parlando a Mosè: “Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si sono fatti un vitello di metallo fuso…”. Allontanarsi da Dio, dai suoi insegnamenti, adorare l’opera dell’uomo, cioè affidarsi ai propri sentimenti, questo è il peccato. È volgere le spalle a Dio seguendo le proprie inclinazioni. In tal modo l’uomo precipita nel disordine e nelle conseguenze amare che la convivenza umana subisce: soprusi, diffidenze, odi, ingiustizie, ecc. Verrebbe voglia di distruggere una tale umanità! Questa è la possibilità invocata da chi si ritiene “giusto”, per cominciare un’umanità pulita! Mosé stesso, invece, messo alla prova, si fa interprete dei pensieri del Creatore dell’uomo e intercede, domanda pietà. È ciò che Dio stesso vuole, aver misericordia, lavare il peccato e ricostruire dall’interno un uomo nuovo.

Così San Paolo, bestemmiatore, persecutore e violento, è divenuto strumento eletto del Regno di Dio, testimone della misericordia del Padre, dimostrazione della magnanimità del Signore Gesù Cristo.

Peccatori sono tutti gli uomini! Ma qualcuno ritiene di non esserlo, di poter quindi giudicare gli altri, di sentirsi migliore. Queste persone sono rappresentate molto bene dai farisei che spiano Gesù. Essi mal sopportano che il Maestro si lasci avvicinare dai peccatori, e che si abbassi persino ad avere comunione di mensa con loro. Lo criticano, lo accusano. Coloro che si riconoscono peccatori invece godono di stare con lui e lo cercano per ascoltarlo!

In questa situazione Gesù deve parlare tenendo conto sia dei peccatori, che devono essere incoraggiati a uscire dal peccato, ma anche dei farisei, che devono essere aiutati a riconoscere come propri fratelli i peccatori e a vedere il rifiuto di tali persone come peccato che dispiace molto a Dio.

Egli allora racconta tre parabole. Le prime due, della pecora ritrovata e della moneta rinvenuta tra le immondizie, mostrano il desiderio e la gioia di Dio di ritrovare gli uomini peccatori. Così i peccatori sono consolati perché si sentono desiderati da Dio e non rifiutati. I farisei invece possono riconoscere in Gesù colui che realizza la volontà del Padre: egli infatti sta cercando ovunque si trovino coloro che si sono allontanati. La loro immondezza non lo trattiene dal cercare di ricuperarne qualcuno: è entrato persino nella casa di Zaccheo, conosciuto da tutti come ladro e strozzino! Il cuore di Dio è nella gioia quando un solo peccatore torna a Lui!

La terza parabola è più completa. Con essa Gesù vuole sciogliere i dubbi che lasciano le altre due. La moneta è stata perduta per sbadataggine della padrona, la pecora per distrazione del pastore. Qualcuno potrebbe pensare di incolpare Dio dei propri peccati! No, del peccato dell’uomo è colpevole l’uomo.

Inoltre la moneta, come la pecora, non fa nulla per essere ritrovata, tutta la fatica è della padrona e del pastore. Il peccatore invece, per essere ritrovato, deve incamminarsi con la propria fatica ed umiltà.

La parabola del padre e dei suoi due figli descrive il peccato e la conversione con le rispettive conseguenze. Gesù racconta, ma il suo sguardo è fisso nel cuore di Dio: il suo racconto rispecchia con partecipazione tutto il desiderio del Padre di riabbracciare ogni uomo, tutti gli uomini! Non solo: nelle parole di Gesù percepiamo il desiderio-volontà del Padre che ogni uomo abbracci l’altro uomo come fratello amato e desiderato.

La parabola può essere suddivisa in tre momenti: il primo descrive il peccato dell’uomo: esso è pretesa egoistica, rifiuto di comunione, ricerca di libertà intesa come seguire le proprie voglie.

Il secondo mostra come in realtà la libertà cercata diventa solitudine amara e delusione infinita, situazione che obbliga a rientrare in sé. Nel profondo del proprio cuore si riscopre il ricordo della bontà di Dio e la voglia di ritornare a lui, che non ha mai smesso di amare l’uomo, benché peccatore.

Nel terzo passaggio Gesù intende aiutare coloro che si sentono a posto ad accogliere in sé stessi gli atteggiamenti di accoglienza del Padre! Questi gode immensamente del ritorno del figlio peccatore, che considera sempre figlio. Il ritorno del peccatore è visto dal Padre come risurrezione! Così l’uomo “giusto” deve ritenere sempre proprio fratello anche il peccatore. Chi sta davvero con Dio ha la gioia del figlio che sa d’essere amato e che riceve la stessa capacità di amare del proprio Padre!

Grazie, Signore Gesù: grazie di averci fatto conoscere il volto accogliente e buono del Padre nostro! Voglio essere suo vero figlio, avere il suo stesso cuore. Io, peccatore, porto in me la vita di Dio!

Caso mai puoi vedere l’opuscolo della collana «Cinque Pani d’orzo»: Un uomo aveva due figli.

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