DOMENICA 25ª del TEMPO ORDINARIO - 23/07/2001 Anno C | |||
I LETTURA |
Salmo | II Lettura | Vangelo |
Amos 8, 4-7 | 112 |
1Timoteo 2, 1-8 | Luca 16, 1-13 |
San
Paolo raccomanda con forza al suo discepolo Timoteo la preghiera. Alla preghiera
egli dovrà abituare i fedeli, ad una preghiera di intercessione e di
ringraziamento per tutti, in particolare per quelli che hanno responsabilità
nella società, una preghiera libera da risentimenti, da invidie, da discordie.
Dio infatti, essendo egli stesso amore e comunione, non potrebbe ascoltare cuori
animati da odio, da spirito di pretesa o di rabbia. Il cuore che prega deve
essere anche libero da avidità: il profeta Amos mette in luce i pensieri
malvagi e loschi di chi è avido di denaro, pensieri che giustificano inganni,
frode e altri soprusi a danno dei più deboli e dei poveri. Dio non solo non
ascolterà le loro preghiere, ma non
dimenticherà mai le loro opere!
Il
modo di gestire le ricchezze di questo mondo è importante. Il discepolo di Gesù
ha delle attenzioni particolari in questo campo.
Per
tale argomento il Signore non lesina gli insegnamenti. Nel brano odierno del
Vangelo egli racconta una parabola e offre alcune massime che ci orientano nel
difficile rapporto con il denaro e con le ricchezze in genere. Anzitutto la
parabola mette in luce quanta fantasia e quanti gesti di astuzia gli uomini sono
capaci di mettere in atto per amore della ricchezza! Non altrettanto diligenti e
accorti sono coloro che si dedicano al Regno di Dio.
“Procuratevi
amici con la iniqua ricchezza, perché quand’essa verrà a mancare, vi
accolgano nelle dimore eterne”.
Gesù
chiama iniqua la ricchezza quando il cuore dell’uomo si aggrappa ad essa. È
iniqua perché ha rovinato l’uomo e gli impedisce di aderire con tutto il
cuore a lui. Se la possediamo cosa dobbiamo farne? Procurarci amici, come ha
fatto l’amministratore disonesto della parabola. Che tipo di amici ci si può
procurare in modo onesto? Quelli che ci potranno accogliere nelle dimore eterne!
Gesù pensa al paradiso, pensa al momento in cui dovremo lasciare tutto, “quando
verrà a mancare” ciò che possediamo ora!
Se
allora, nel paradiso, qualcuno parlerà a nostro favore, Dio lo dovrà
ascoltare! Chi potrà parlare a nostro favore davanti a Dio? Coloro che abbiamo
aiutato a vivere, coloro cui avremo alleviato le sofferenze, coloro che avremo
amato dando loro i segni dell’amore provvidente del Padre! È chiaro: la
ricchezza deve servire per amare. La fedeltà nel poco e nel molto di cui parla
Gesù è la capacità di far sì che tutto ciò che noi siamo e abbiamo serva a
mostrare il volto d’amore del Padre!
Essere
fedeli nell’iniqua ricchezza è la
volontà di rivelarci figli di Dio Padre anche attraverso quelle cose che gli
altri adoperano con egoismo per coltivare egoismi. Quella è una ricchezza
altrui, è ricchezza per gli altri; per noi le cose di questo mondo non sono
ricchezza, ma mezzi, disponibilità, strumenti di lavoro, del lavoro evangelico
e missionario per far risplendere l’amore del Padre nostro!
La
nostra ricchezza, quella che ci viene affidata,
è una ricchezza interiore, spirituale, fonte di gioia, sostegno dell’amore,
forza di comunione! La nostra ricchezza è lo Spirito Santo! Ci verrà affidata quando usiamo
l’altra ricchezza con distacco, con sapienza, facendone strumento d’amore!
In
tal modo serviamo l’unico «Padrone»
degno di essere servito. L’altro padrone, mammona,
rende noi schiavi. Amare le ricchezze del mondo è molto pericoloso: ci
impedisce di amare il Signore, impedisce la nostra libertà, impedisce la
comunione con i fratelli, ci priva della vita di Dio che è amore!
Signore Gesù, ti ringrazio perché sei chiaro e deciso
nel donarci la tua sapienza! Voglio scegliere te come mio “padrone”: non ho
nulla da temere, e anche se sei esigente, so che la gioia che tu dai non può
darmela nessun altro, e la libertà che viene dall’obbedirti me la
invidieranno tutti! Gesù, mio Signore e mio Dio!