DOMENICA   27ª  del TEMPO ORDINARIO - 7/10/2001 Anno C

I LETTURA

Salmo II Lettura Vangelo
Abacuc 1, 2-3; 2, 2-4 94 2Tim 1, 6-8. 13-14 Luca 17, 5-10

La parola che ritorna nelle tre letture odierne è “fede”! Il profeta Abacuc si lamenta con Dio. Gli pare che le proprie preghiere non siano da lui ascoltate, che il proprio grido implorante giustizia non giunga al suo cuore! Gli giunge una risposta: il fedele non deve mancare di fiducia, nemmeno se deve attendere a lungo. Dio non manca di parola. La fede terrà in piedi l’uomo che soffre, ma per poter essere perseverante egli deve aver un animo retto, un cuore che ama Dio più di se stesso. La fede è fonte di vita per l’uomo, e questo lo si vedrà proprio quando ci sono prove prolungate.

Di fede e di sofferenza parla pure San Paolo a Timoteo all’inizio della seconda lettera a lui indirizzata. L’apostolo stesso soffre in carcere a causa della fede, e il discepolo non deve vergognarsi della situazione del suo maestro. Anche lui può soffrire. Soffrire per il vangelo non è una vergogna, anzi! San Paolo raccomanda a Timoteo di rimanere saldo nella fiducia a Dio e nell’amore a lui, custodendo “il buon deposito”! Con questa parola egli intende le verità in cui credere, quelle che noi troviamo riassunte nel Credo. È importante sapere ciò che Dio ha rivelato di sé, per non cadere in errori che poi portano fuori strada giustificando comportamenti e atteggiamenti contrari alla sapienza del Padre! Questi errori non manifestano subito la loro pericolosità, ma se crediamo più all’intelligenza dell’uomo (nostra o di altri) che all’amore di Gesù che ci fa conoscere il Padre, ben presto usciremo dal vero amore e faremo soffrire molti.

Anche Gesù nel vangelo parla di fede. Gliene danno occasione i discepoli che dicono: “Aumenta la nostra fede!”. Gesù in pratica risponde che la fede non va aumentata. Essa, dono del Padre, è un dono sufficiente! Essa invece va adoperata. “Se aveste fede quanto un granellino di senape…”! Il granellino di senape è davvero piccolo: se lo tieni sulla punta delle dita non lo senti nemmeno. Quella fede che abbiamo, anche se ci sembra poca, è sufficiente, a patto che sia vissuta, adoperata. Ai bambini dico: se hai una bella bicicletta, ma la tieni in cantina, è inutile. Così la fede: se la tieni nascosta e non la tiri fuori mai per adoperarla, essa non serve.

Adoperare la fede significa fare qualcosa perché lo ha detto Gesù o perché lo vuole il Padre, non perché io ne sono convinto o perché a me piace o mi pare bene. La fede perciò la si adopera con umiltà, senza pretesa, con spirito di servizio, come servitori che ubbidiscono ad un padrone amato e stimato, anzi, ad un Padre!

Quando si serve con amore non si pretende nulla, nemmeno gratitudine: si serve infatti con amore gratuito! La fede ci immerge talmente nel modo di fare del Padre, che diventiamo capaci di amare come lui, che ama tutti, pur sapendo che molti non diranno grazie.

Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare!”. Come sono grandi le persone capaci di questo amore, come è grande la loro fede!

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