29/08/2004 - Domenica 22ª del Tempo Ordinario - Anno C
Prima lettura Siracide 3,17-18.20.28-29 dal Salmo
67
Seconda lettura Ebrei 12,18-19.22-24 Vangelo Luca 14,1.7-14
Domenica scorsa Gesù terminava il suo insegnamento raccomandando di arricchire
davanti a Dio. A noi è rimasto l'interrogativo: come si fa? Quali sono le "ricchezze"
valide "davanti a Dio"? Forse oggi riusciamo a cogliere la risposta
dalla bocca stessa di Gesù. Il nostro cuore e la nostra mente vengono preparati
dalle parole del Siracide. Questi fa l'elogio dell'umiltà e della modestia,
atteggiamenti che favoriscono la capacità di ascolto, accrescono la propensione
alla meditazione, fonte di saggezza; dalla saggezza poi scaturisce la generosità
verso i poveri.
Ora ascoltiamo Gesù, che accoglie un invito a pranzo. Colui che invita è uno
dei capi farisei. Noi sappiamo che queste persone tanto religiose non sono propense
a prendere sul serio il Signore. Lo chiamano "maestro", ma cercano
occasioni per spiarlo e trovare nelle sue parole appigli per pensare e parlare
male di lui rendendogli ostile la gente. Gesù accetta ugualmente l'invito: chissà,
forse qualcuno fa tesoro della sua presenza e delle sue parole. Oggi noi vogliamo
essere tra questi.
Prima di tutto Gesù osserva i suoi commensali. Essi entrano e scelgono il posto
ove mettersi. Anche allora tra i posti si distinguevano i primi e gli ultimi!
Egli vede quelli che corrono ad occupare i primi posti senza attendere l'indicazione
del padrone di casa. Gesù si sente in dovere di donare un primo insegnamento.
A prima vista le sue parole potrebbero sembrare una semplice regola di galateo,
ma ascoltandole bene ci accorgiamo che egli pensa al banchetto del regno di
Dio, quel Regno che egli sta inaugurando. In questo Regno nessuno fa quello
che gli piace, nessuno cerca di prevalere o di farsi stimare semplicemente per
il posto che occupa. Nel regno di Dio tutti aspettano la Parola del Re, tutti
dipendono da lui con gioia e tutti godono della stima che egli ha per ciascuno.
Anche nel regno di Dio ci sono dei primi posti, ma non vengono guadagnati dall'uomo,
bensì donati dall'amicizia di Colui che invita, di Gesù!
Coloro che scelgono per sé il primo posto e si mettono spontaneamente davanti
agli altri sono destinati a retrocedere: nel regno di Dio questi sono ultimi,
mancano di quell'umiltà che piace a Dio, mancano di quell'amore agli uomini
che fa somigliare al Padre, mancano di quella disposizione a offrirsi per la
salvezza degli altri che li farebbe partecipi dell'amore del Figlio di Dio!
Passeranno avanti quelli che con mitezza e umiltà stimano gli altri superiori
a se stessi: questi hanno imparato da lui, che dice: "Imparate da me che
sono mite e umile di cuore"!
Gesù così ha aiutato chi era invitato con lui ad essere pronto per il Regno,
ma vuole aiutare anche il padrone di casa, capo dei farisei, perché non nutra
la presunzione di sentirsi del tutto a posto. Anche lui deve correggere qualcosa
nella propria vita. Egli fa bene ad invitare altri a pranzo, ma chi deve invitare?
Al banchetto del Regno sono invitati coloro che non se lo meritano, persino
peccatori. Chi è invitato al banchetto del Regno non ha nulla da ricambiare.
L'essere invitato al Regno di Dio è dono, è grazia. Chi vi può partecipare non
può mai dire e nemmeno pensare d'esserne degno, perché è stato chiamato da una
situazione di povertà e di sofferenza, o addirittura da situazione di peccato.
Nel regno di Dio sono chiamati persino i pagani, e questi accolgono il pane
che viene dal cielo con riconoscenza, a differenza degli ebrei, che ritengono
d'averne diritto e vorrebbero pure escludere gli altri. Se il Regno dei cieli
è così, perché gli inviti a godere i beni della terra non devono essere fatti
allo stesso modo? Ed ecco che Gesù propone a colui che l'ha invitato di continuare
ad organizzare banchetti, invitando però le persone bisognose di tutto, quelli
che nessuno apprezza perché non hanno la possibilità di ripagare l'invito.
Chi vive già ora come nel Regno avrà da Dio la ricompensa. Dio ricompenserà
chi anticipa ai poveri i segni del suo amore!
La seconda lettura ci propone di scrutare la Gerusalemme celeste, per lasciarci
attrarre dalla sua bellezza e dalla gioia che in essa risplende sul volto degli
eletti. Il desiderio di raggiungerla sarà in noi forza per coltivare in noi
sia l'umiltà di cercare l'ultimo posto che l'amore per i poveri, altrimenti
esclusi da qualsiasi gioia di vivere. Così arricchiamo davanti a Dio tanto che
egli stesso ci considererà suoi amici e suoi figli, perché compiamo le sue opere!