03/10/2004 - Domenica 27ª del Tempo Ordinario - Anno C
Prima lettura Abacuc 1,2-3; 2,2-4 dal Salmo 94
Seconda lettura 2Timoteo 1,6-8.13-14 Vangelo Luca 17,5-10
Venite, applaudiamo al Signore, / acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, / a lui acclamiamo con canti di gioia!
Il salmo di risposta alla prima lettura ci fa vedere Dio come colui che tiene
in mano la nostra vita e la rende sicura, la realizza pienamente, la riempie
di gioia!
Il brano del profeta Abacuc, a dire il vero, si apre con una lamentela rivolta
al Signore. Molte volte il nostro sguardo è spettatore di situazioni penose,
di sofferenza, persino di violenza e di ingiustizia. Liti e contese distruggono
i popoli, e scoraggiano anche la nostra speranza. Ma proprio nel momento della
nostra delusione e del nostro grido di aiuto Dio risponde con una parola di
incoraggiamento. Possiamo continuare a sperare, perché Dio non si è dimenticato
di noi. "Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto
vivrà per la sua fede": Il giusto, colui che si appoggia al suo Dio e vive
obbediente alla sua parola, non deve temere. Semmai può temere "colui che
non ha l'animo retto", perché questi non è aggrappato alla "roccia
della nostra salvezza"! Colui che obbedisce a Dio invece vive, ha gioia
e sicurezza, grazie alla sua fede, grazie alla sua obbedienza alla parola di
Dio!
Di sofferenze parla pure l'apostolo Paolo scrivendo a Timoteo. Egli raccomanda
al discepolo di ravvivare il dono ricevuto da Dio, come si ravviva il fuoco
aggiungendo legna alle brace. Il carcere, in cui si trova l'apostolo, non deve
essere motivo di vergogna per il giovane cristiano, anzi, deve essere motivo
di fierezza e di incoraggiamento a desiderare di dar testimonianza a Gesù anche
in situazioni di persecuzione, senza debolezze. Per questo devono essere tenute
vive le parole dell'annuncio evangelico, quelle parole che ci comunicano la
fede di Gesù nel Padre e rafforzano in noi il suo amore. Le parole del Signore
sono la legna che rianima il fuoco del nostro amore, sono i ricostituenti che
ci rendono forti in ogni situazione.
Abbiamo bisogno anche oggi di questa raccomandazione, perché le situazioni di
vita di molti cristiani li obbligano a prendere posizioni spesso contestate.
Non ci sono solo le situazioni dei ragazzi che, pensando al matrimonio, sono
sollecitati dalla massa a fare esperienze sessuali e a preventivare la convivenza,
ma anche giovani che lavorano in ambito medico e sono incitati a collaborare
a procurare gli aborti o a fare esperimenti sulla pelle dei pazienti, o ad operai
di tipografie obbligati a preparare stampe pornografiche o scritti esplicitamente
contrari alla fede e alla Chiesa, o commercianti costretti a reclamizzare prodotti
nocivi oppure a vendere manufatti con prezzi al di fuori di ogni onestà, e via
dicendo. La Parola di Dio può sostenere il nostro coraggio di opporci al male
almeno per non esserne complici, anche se questo comporta sofferenze e disagi
notevoli.
Diciamo anche noi con gli apostoli. " Aumenta la nostra fede! ". Il
Signore ci risponde subito che la fede che ci è stata data è già sufficiente:
essa è sufficiente perché Dio faccia miracoli grandi! Questa fede che già è
in noi la dobbiamo soltanto adoperare, non lasciarla inoperosa e inutilizzata.
La fede va vissuta nell'umiltà perché muova il cuore del Padre! Perciò Gesù
aggiunge una parabola. Il padrone tratta il proprio servo sempre come servo.
Così noi non dobbiamo fare altro che considerarci sempre servi! Quello che facciamo
lo facciamo senza pretendere nulla, nemmeno una ricompensa, perché il servo
è contento di poter servire! Tanto più noi, che serviamo il Signore del cielo
e della terra!
Davanti al Padre noi siamo riconoscenti di essere utili al suo regno, e quando
abbiamo completato il compito che ci è stato affidato ci ripresentiamo a lui
per renderci disponibili ad un nuovo lavoro! È utile al nostro cuore e alla
nostra mente ripeterci: sono servo inutile, cioè sono solo un servo, un servo
che non pretende di esser considerato diversamente da servo. Il merito di tutto
è del Signore, perché è lui che ci dona la fede e il frutto della nostra fede!
Manteniamo salda questa fede, sia come fiducia, sia come certezza dell'identità
di Dio e delle opere del suo amore. Custodiamo il buon deposito della fede,
come ci esorta San Paolo, e obbediamo alla Parola di Dio, e così continueremo
a vivere, e a godere della pace profonda, e a servire all'amore del Padre, grazie
alla nostra fede!