18/04/2004 - Domenica 2ª di Pasqua - Anno
C
della Divina Misericordia
Prima lettura Atti 5,12-16 dal Salmo
117
Seconda lettura Apocalisse 1,9-11°.12-13.17-19 Vangelo Giovanni 20,19-31
Gesù è morto ed è risorto, ma non è più normalmente visibile agli uomini. Tuttavia
il frutto della sua presenza è continuo in mezzo al popolo dei credenti. Egli
continua a guarire gli ammalati e a liberare le persone tormentate da spiriti
immondi: è l'ombra di Pietro, o, meglio, la sua semplice presenza, a tener desta
la fede in Gesù, sì che si manifesti ancora l'opera del suo amore misericordioso.
Il numero dei credenti aumentava nella città di Gerusalemme, benché essi fossero
visti come estranei. "Il popolo li esaltava", dice san Luca, ma "nessuno
osava associarsi a loro"! Strano questo comportamento! Eppure è così: riusciamo
ad ammirare coloro che credono e pregano, ma ce ne teniamo distanti. Occorre
un passo deciso, maturato da ciascuno nel profondo del cuore, per manifestare
concretamente la fede in Gesù risorto unendosi alla sua Chiesa!
Egli rimane sempre misterioso, pur essendo l'amico e il fratello: così la visione
raccontata da Giovanni nel libro dell'Apocalisse. Egli lo vede vestito come
sommo sacerdote, circondato dai candelabri del Tempio. Gesù è l'uomo davanti
al quale si cade a terra come davanti a Dio. È lui che esercita il potere divino
di dare la vita, posando la sua destra sul capo e pronunciando parole d'eternità.
Gesù è risorto, è il Vivente. Tutto ciò che potrebbe far paura a noi uomini
è in suo potere. E le cose che fanno paura sono molte: malattie, debolezze,
conseguenze di peccati e di ingiustizie, ondate di violenza e di ignoranza,
ideologie che si diffondono, abitudini di disordine nelle famiglie e altro ancora.
La mano di Gesù rimane però posata su di noi e la sua voce continua a dire con
forza: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente".
Giovanni ha visto e udito il Signore nella sua potenza "nel giorno del
Signore", il giorno da lui stesso consacrato all'incontro con i suoi: è
in questo giorno che risuona la sua voce rassicurante! Egli continua a farsi
presente là dove si riuniscono i discepoli, come nel giorno della sua risurrezione.
La pagina del vangelo ci racconta appunto la presenza di Gesù risorto tra i
suoi nel primo giorno "dopo il sabato" e "otto giorni dopo".
La sua presenza comunica vita; è una presenza di misericordia per tutti, non
solo per i credenti, una presenza che ogni settimana vuole ripetere il medesimo
annuncio gioioso!
Questa seconda domenica di Pasqua viene chiamata appunto "della Divina
Misericordia": ci viene annunciato che la misericordia di Dio è il motivo
e il centro della presenza di Gesù tra gli Apostoli. Alitando su di loro lo
Spirito, egli trasmette il dono e il compito più bello e prezioso: "A chi
rimetterete i peccati saranno rimessi"! Che cosa c'è di più bello per noi,
che siamo peccatori, se non poter ottenere il perdono di Dio? Gli Apostoli diventano
oggi lo strumento della misericordia del Padre! Ad essi, o a chi essi per questo
consacrano, ci rivolgeremo con umiltà, e otterremo misericordia!
Sappiamo che talora alcuni cristiani fanno fatica ad accettare la modalità proposta
con sapienza dalla Chiesa per ottenere il perdono. Essi vorrebbero tenere tutto
nascosto in sé, non comunicare a nessuno il proprio peccato, domandare perdono
al Padre solo nel segreto della propria coscienza, senza seguire le indicazioni
del Figlio e di coloro che il Figlio ha mandato. Essi non vogliono ammettere
che Dio è più sapiente e conosce anche le necessità psicologiche oltre che spirituali
della nostra vita. Forse è per questa disaffezione alla confessione dei peccati
che aumenta anche tra i cristiani il bisogno di ricorrere agli psicologi e agli
psichiatri.
Noi oggi ringraziamo Gesù per il suo dono, per la sua misericordia, rivolta
anche verso la difficoltà di credere, manifestata da Tommaso e presente spesso
in noi. Osservando la mano di questo discepolo incredulo, mano tesa e pronta
a toccare la ferita della lancia sul fianco di Gesù, ci poniamo in ginocchio
dicendo insieme a lui con umiltà: "Mio Signore e mio Dio"! E la destra
di Gesù si poserà sul nostro capo: egli ci tiene sotto la sua protezione perché
la nostra fede rimanga, cresca, si manifesti con coraggio. Credendo che Gesù
è il Figlio di Dio avremo vita nuova, interiore, saremo capaci di resistere
alle tentazioni dell'egoismo e dell'idolatria, avremo la forza di essere anche
noi misericordiosi verso quanti hanno bisogno di sapere che Dio è misericordioso!