09/05/2004 - Domenica 5ª di Pasqua - Anno C
Prima lettura Atti 14,21-27 dal Salmo 145
Seconda lettura Apocalisse 21,1-5a Vangelo Giovanni 13,31-33°.34-35
Il breve brano evangelico ci fa sostare nel cenacolo nel momento di maggior
intimità. Giuda è uscito; Gesù si apre quindi con maggior facilità ad offrire
confidenza: non c'è più accanto a lui il peso di un cuore chiuso, portatore
della bramosia del denaro, deciso a mettere in atto proprie decisioni nascoste
non confrontate con lui. Giuda è uscito per dare concretezza ai disegni del
Maligno, il nemico che ha la morte in suo potere. Gesù sa quindi che è giunto
il momento culminante della sua offerta d'amore al Padre, sta realizzandosi
lo scopo della sua vita, avviene il suo "Ecco, io vengo a fare, o Dio,
la tua volontà". Sta per manifestarsi la volontà d'amore del Padre, la
sua "gloria".
La gloria del Padre è tutta nel Figlio, che manifesta la bellezza e la grandezza,
la sapienza e la santità di un amore stupendo, un amore impensato, che rispetta
la libertà dell'uomo fino in fondo, arrivando a consegnare se stesso con un
dono senza riserve. Padre e Figlio si rivelano a vicenda nell'unico amore realizzato
in pienezza, senza limiti. Gesù si offre, e il Padre lo rialzerà subito, manifestando
il proprio sommo gradimento dell'offerta del Figlio e la propria unità con lui.
Gesù gode di quel "subito" di Dio, che, come dice il profeta Osea,
avviene il terzo giorno, e lo annuncia ora ai discepoli, ancora sconcertati
dall'uscita di Giuda.
Rimane ancora poco tempo, le ultime ore. Gesù lo sa e lo dice con chiarezza.
È il momento delle ultime confidenze e delle ultime raccomandazioni, quelle
che maggiormente stanno a cuore al Signore.
Egli desidera e vuole che anche i suoi discepoli glorifichino il Padre, in modo
che anch'essi partecipino della sua glorificazione. Questo può avvenire quando
partecipano della pienezza del suo amore. Gesù quindi annuncia la sua parola
più preziosa, il suo "comandamento", il riassunto e lo scopo di tutto
l'insegnamento dato in molti modi. Questa parola è nuova, risuona per la prima
volta, rende nuovi coloro che la vivranno, rimane sempre nuova: "Che vi
amiate gli uni gli altri". Il comandamento dell'amore è antico: ama il
Signore Dio tuo, ama il prossimo tuo. La novità è in quel "gli uni gli
altri"; la novità sta nella comunione che si stabilisce tra chi, non solo
si sforza di amare, ma anche accetta con umiltà di essere oggetto dell'amore
degli altri. Lavare i piedi ai fratelli o agli estranei è un amore grande, ma
non fa scoccare ancora la comunione tra gli uomini. Questa avviene quando non
solo siamo pronti a lavare i piedi agli altri, ma accettiamo che gli altri lo
facciano a noi. Sono necessarie umiltà, mitezza, stima dei fratelli. Accettare
di essere più piccoli, di essere incapaci, di aver bisogno dell'aiuto e della
correzione, accettare che altri soffrano per noi, questo è l'atteggiamento che
fa nascere comunione. Non basta: Gesù aggiunge "come io vi ho amati".
Il modo di amarci gli uni gli altri non lo dobbiamo inventare noi. Come io vi
ho amati! Gesù si propone ad esempio, e non solo nel suo gesto simbolico di
lavare i piedi ai discepoli, ma nella pienezza del suo amore, che raggiunge
il compimento sulla croce. La parola "come" inoltre non indica solo
il modello esemplare dell'amore da imitare, ma ne dice anche la motivazione:
"poiché io vi ho amati"! Noi amiamo non perché siamo buoni, né perché
gli altri lo meritano, ma perché Gesù ci ha amati. Il nostro amore, da questo
momento, diventa libero, disinteressato e, potremmo dire, divino!
Vivendo quest'amore siamo davvero in una nuova città, quella che scende dal
cielo e ospita dentro le proprie mura Dio stesso! "Egli dimorerà tra di
loro… ed egli sarà il "Dio con loro"", dice "la voce che
usciva dal trono". Dio vive tra i discepoli di Gesù: lo si vede dall'amore
che essi mettono in pratica gli uni per gli altri! Le lacrime in tal modo possono
venire da lui asciugate ed egli può far "nuove tutte le cose".
La città che scende dal cielo diviene visibile su questa terra quando i discepoli
di Gesù si riuniscono per la lode e la celebrazione dei misteri della fede,
misteri che sgorgano dalla croce e dalla bocca di Gesù risorto. Per facilitare
questo riunirsi e renderlo fedele e perseverante anche nei momenti di tentazione
e di difficoltà, i discepoli vengono organizzati da Paolo e Barnaba nelle città
in cui era stato annunciato il vangelo: Listra, Iconio e Antiochia. Per completare
la loro opera i due apostoli missionari tornano alla loro comunità per riferire
ogni cosa: anche questo è un atto d'amore umile, frutto e fonte di unità per
tutta la Chiesa. Così è stato glorificato il Signore Gesù da coloro che lo amavano!
Amore e vangelo è quindi anche l'organizzazione dei vari ministeri nella Chiesa,
la città che scende dal cielo "come una sposa adorna per il suo sposo"!