24/12/2006 - IVª Domenica di Avvento
- anno C
Prima lettura Michea 5, 1-4 dal Salmo 79
Seconda lettura Ebrei 10, 5-10 Vangelo Luca 1, 39-48
Già anticamente c'è stato chi ha proposto un percorso di santità per i cristiani.
È famosa l'opera di un certo Giovanni, vissuto come monaco sul monte Sinai.
Egli ha scritto "La scala del paradiso", descrivendo la vita cristiana
come il salire i gradini di una lunga e ripida scala: per questo è stato soprannominato
Climaco, dalla parola "scala" in latino. Io non mi sogno nemmeno di
fare una cosa del genere, sia perché bisognerebbe essere avanti su quella scala,
- ed io non lo sono -, sia perché voi siete già a buon punto nell'amore a Gesù
Cristo, fonte e modello di ogni santità! Ciò nonostante, pensando che anche
qualcosa di imperfetto può essere utile, provo a dirvi qualcosa su quest'argomento.
Cominciamo col renderci conto della nostra situazione.
Siamo uomini, eredi di Adamo, di quell'Adamo che ha messo tra sè e Dio un po'
di pensieri, di dubbi, di sospetti persino. Egli ha sospettato che Dio fosse
in qualche modo attento ad impedirgli di raggiungerlo, geloso della sua libertà,
e, dubitando del suo amore di Padre, ha ignorato i suoi insegnamenti. Quante
volte questi dubbi e questi pensieri sono ancora presenti in noi e ci impediscono
di abbandonarci ai disegni di Dio, anzi, ci fanno pronunciare dei giudizi contro
di lui: " Perché Dio non fa, perché permette, non dovrebbe, se ci fosse
un Dio questo non succederebbe… " e così via. Queste domande e questi pronunciamenti
tengono il nostro cuore distante da lui, e la nostra mente non cerca nemmeno
più la Parola e la sapienza del Padre! Forse arriviamo ancora a dire "
Padre nostro che sei nei cieli… ", ma senza dare importanza a queste parole,
impedendo che esse trasformino il nostro cuore. La santità che abbiamo ricevuto
in dono fin dal battesimo trova grande inciampo in questi nostri pensieri.
" Colei che deve partorire partorirà! " Questo è il momento della
vera libertà dei figli di Dio, perché quello che deve nascere strapperà dal
" potere altrui " il popolo sofferente! La nostra attenzione si rivolge
oggi proprio a lei, colei che deve partorire. Noi attendiamo con ansia il suo
parto, perché speriamo nella vera libertà. Il potere altrui infatti non è tanto
un potere umano, ma piuttosto il potere del peccato, che continua ad affliggere
ogni uomo e tutta intera l'umanità. Il profeta annuncia una madre, e noi oggi
osserviamo questa Madre correre attraverso i monti per incontrare - senza invidia
- un'altra madre. Tutt'e due sono divenute madri imprevedibilmente, colte di
sorpresa dalla grazia e dalla mano di Dio. Tutt'e due si sono lasciate amare,
e ora devono imparare ad amare, a donarsi, perché la vita che portano in grembo
è un dono che viene dall'alto. Le profezie si compiono. L'attesa del popolo,
durata secoli e secoli, ora nel silenzio e nel segreto di queste due madri trova
compimento. Mentre Elisabetta accoglie Maria, Giovanni accoglie Gesù! Le parole
che Elisabetta rivolge a Maria rivelano chi è il Figlio nascosto nel suo grembo,
il Figlio che ha già un nome grande, divino. La gioia che fa sussultare il figlio
della madre anziana rivela il significato di quel nome: Dio salva! Dio mantiene
le sue promesse, Dio è qui presente e operante.
Maria finalmente può abbandonare i timori suscitati dalla sua nuova condizione,
e dar spazio a quella gioia che tutto il mondo sta per ricevere. Elisabetta
non l'accusa, non la critica e non la condanna, anzi, non solo la comprende,
ma addirittura la loda e la proclama benedetta e beata. Davvero è benedetta
da Dio la madre del liberatore, e davvero beata in tutto il suo essere! Ella
canta la sua gioia, la gioia che cresce in lei al contemplare la bontà di Dio,
la gioia che non diminuisce per la situazione del mondo in cui anche lei deve
e dovrà soffrire.
Le parole con cui Maria esprime la sua esultanza sono state adottate e ripetute
lungo i secoli dai cristiani. Con esse ogni giorno i fedeli rendono grazie al
Padre perché è lui il vero sole di cui hanno goduto durante il giorno ed è lui
il premio con cui viene ricompensata ogni fedeltà nell'amore. Anch'essi ogni
giorno soffrono per la superbia e l'arroganza dei ricchi e dei potenti, e ogni
giorno godono la beatitudine dei poveri e degli afflitti, dei puri di cuore
e dei misericordiosi!
Maria è diventata la maestra della preghiera della Chiesa intera proprio mentre
era in attesa del suo Figlio e nostro salvatore. Ella è maestra di preghiera
e maestra di carità. La preghiera apre il cuore alla generosità, e la carità
vissuta rende vera e concreta la preghiera! La preghiera di Maria è iniziata
quando ha pronunciato ad alta voce l'offerta che lo stesso Figlio di Dio e suo
ha fatto risuonare nel silenzio dell'eternità: "Ecco, io vengo per fare,
o Dio, la tua volontà!". Oggi noi pure ripetiamo con tutta la Chiesa queste
parole, per poter poi ripetere anche quelle di esultanza: "L'anima mia
magnifica il Signore, ed esulta il mio spirito in Dio, mio Salvatore!".