22/07/2007 - 16ª Domenica T. O. -
anno C
Iª lettura Gn 18, 1-10 dal Salmo 14 IIª lettura Col 1, 24-28 Vangelo Lc 10,
38-42
San Paolo descrive le difese di cui il cristiano deve essere fornito per perseverare nella fede e per riuscire a difenderla dai pericoli costanti che incontriamo nel mondo. "State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace" (Ef 6,14-15). La prima cosa di cui è necessario disporre è "la verità". Se non abbiamo certezze non possiamo camminare, è come inciampassimo sempre nei nostri stessi vestiti. Per verità intendiamo una retta conoscenza di Dio, di Dio Padre e del Figlio suo Gesù Cristo, e anche dello Spirito Santo che ci illumina. Verità è anche la conoscenza di noi stessi come figli di Dio, destinati a maturare verso la statura di Gesù, portatori di uno Spirito che è solo amore. Verità è conoscere l'importanza e la necessità di essere uniti nella Chiesa, per diventare insieme luogo di abitazione e manifestazione della vita di comunione della Trinità Ss.ma! Queste certezze ci rendono saldi e fermi, e tengono lontana la tentazione di cedere nella professione della nostra fede. Altra difesa della vita divina in noi è "la giustizia". San Paolo la paragona ad una corazza, un'arma che ci permette una certa tranquillità. La giustizia è l'obbedienza ai comandamenti di Dio, la ricerca di aderire in tutto alla sua volontà. Quando gli obbediamo, Dio ci vede giusti, persone cresciute proprio secondo il suo disegno. Lo zelo per diffondere il vangelo, per far conoscere che Gesù è l'amore di Dio per gli uomini, è necessario per muoversi in questo mondo. San Paolo paragona questo zelo alle scarpe! Le scarpe permettono al soldato di muoversi e camminare senza paura di essere morso da serpenti, punto da spine o da sassi appuntiti o da piccoli espedienti del nemico. Hai desiderio e volontà di dare la buona notizia dell'amore del Padre a chi è oppresso, a chi ha paura, e per questo vive immerso nel materialismo e nell'edonismo? Se hai questo amore per gli uomini niente ti fa paura!
La prima lettura ci presenta uno dei momenti più interessanti e più importanti
della vita di Abramo. Egli aveva già avuto un incontro con il Dio unico e onnipotente,
incontro di alleanza. In quell'occasione Dio gli aveva chiesto di allontanarsi
dalle sue sicurezze sociali ed economiche per poter professare la fede in lui,
senza più subire l'influsso degli idoli dei popoli; in cambio aveva promesso
una discendenza numerosa e benedetta! Ora, ancora lo stesso Dio, dopo molti
anni, durante i quali è stata messa a dura prova la sua fede perché non arrivava
mai nemmeno un figlio, ecco che gli viene incontro come pellegrino. Un particolare
a prima vista strano: Abramo vede tre uomini che stanno in piedi presso la sua
tenda, e poi parla con loro come fosse uno solo e lo chiama "mio Signore"!
Egli provvede a tutti i particolari di una generosa ospitalità, impegnandosi
lui stesso, facendo lavorare sua moglie e i suoi servi. Tutti occupati ad accogliere
il Signore, presente come pellegrino! Dio lascia fare, e gradisce tutte le attenzioni.
La sua attenzione principale però è rivolta a farsi conoscere come il Dio fedele
che mantiene le promesse. Egli le vuole mantenere proprio quando sembra ormai
impossibile agli uomini. Sara, la moglie di Abramo, ride della decisione di
Dio di realizzare - finalmente - la parola data. Il riso di Sara descrive bene
tutte le nostre perplessità e i rimproveri che noi rivolgiamo al Signore, come
se egli fosse capace soltanto di fare ciò che noi siamo in grado di realizzare
con le nostre forze e con la nostra intelligenza.
La diversità d'accoglienza offerta a Dio da parte di Abramo e di Sara appare
anche nel brano evangelico. Le sorelle Marta e Maria accolgono Gesù, anch'egli
in viaggio a realizzare la promessa di riconciliazione degli uomini col Padre!
Marta offre un'accoglienza esteriore, Maria interiore. Gesù le gradisce ambedue,
ma non gradisce che l'una giudichi l'altra. Quando Marta si lamenta di Maria,
e critica il Signore stesso, allora egli interviene. Le parole di Marta somigliano
al riso di Sara: ella ritiene necessario il proprio lavoro e la propria capacità,
mentre critica la fiducia totale che sua sorella offre a Gesù. Questi, rispondendole,
osserva la diversità del loro atteggiamento: "Tu, dice a Marta, ti preoccupi
per molte cose, e sei in ansia, Maria fa la cosa principale, l'unica che prepara
alla vita eterna e la fa gustare".
San Paolo ha imparato la doppia lezione data a Sara e a Marta. Egli si offre
a proclamare il vangelo, a realizzare la Parola di Dio e offrirla sia con le
parole che con la testimonianza della vita. Purché la sua testimonianza sia
fedele e utile alla Chiesa, egli spera e gode anche "di completare quello
che manca nella sua carne ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che
è la Chiesa". All'apostolo non dispiace di soffrire, anzi, si vanta delle
sofferenze sofferte per il Signore. Il suo più grande amore per gli uomini è
di portare loro la parola che gli è stata affidata, la Parola che egli ha amato
e ascoltato con attenzione, per poterla testimoniare con la vita. Dio era passato
da Abramo per essere ascoltato, non per mangiare. Per essere ascoltato Gesù
era entrato in casa di Marta, non per rifocillarsi. Offrire il cibo è importante,
ma più ancora accogliere la Parola!