20/05/2007 - Ascensione del Signore - anno C
Iª lettura At 1,1-11 dal Salmo 46 IIª lettura Eb 9,24-28; 10,19-23 Vangelo Lc 24,46-53
La nostra santità è basata sulla fede. E la fede deve essere sicura e dello stesso tipo di quella di Gesù! Una fede che lascia posto alla pretesa di essere ascoltati da Dio nei nostri desideri materiali, o alla lamentela perché egli ci permette di sperimentare la croce della povertà o della malattia o dell'incomprensione, non è una fede di qualità. La fede adulta è quella della nostra Madre, di Maria: è una fede che la rende disponibile a realizzare la Parola del Padre, a offrire la propria vita ai disegni per noi ancora sconosciuti di Dio, a soffrire pur di testimoniare la grandezza di Gesù. La fede di Maria rispecchia quella stessa di suo Figlio! La fede degli apostoli ha percorso un lungo cammino di conversione: da fede interessata o malata, come spesso è la nostra, è diventata simile o uguale a quella della Madre. Ella è non solo maestra di preghiera, ma anche di fede vera e perfetta. Guardiamo anche la fede dei santi, quelli che veneriamo come esempio per noi: Marta, tanto per citare una santa che godeva l'amicizia del Signore, ha maturato la sua fede in questo modo: dal "credo che tu sai fare miracoli" è arrivata a dire "credo che tu sei il Signore". Da " credo che fai " a " credo che sei "! Il suo sguardo si è purificato: non guardava più a Gesù col desiderio di un suo miracolo, ma per stabilire un rapporto vivo con lui! Questa fede potrebbe esprimersi così: " Mio Dio, Padre santo, ti adoro e ti ringrazio. Ti ringrazio perché ci sei, grazie perché hai mandato tuo Figlio a soffrire per noi, grazie perché l'hai risorto dai morti: per merito suo tu ci perdoni i peccati. Grazie per il tuo santo Spirito che ci fa simili a Gesù. Eccomi a compiere con lui la tua volontà. Manifestamela nei modi più utili per me e per il tuo Regno. Se la tua volontà è difficile da realizzare o prevede che io soffra, eccomi ancora, titubante e debole sì, ma fiducioso nella forza che viene da te e dal tuo santo Spirito. Grazie, Padre, che ci sei, grazie che sei nascosto, ma sempre presente!".
San Luca conclude il suo vangelo e inizia gli Atti degli Apostoli raccontando
l'Ascensione di Gesù al cielo. Questo mistero avviene tra la Risurrezione e
la Pentecoste, tra la vittoria del Signore sulla morte e il dono dello Spirito
Santo, un mistero che ci manifesta la gloria di Gesù accolto dal Padre alla
sua destra, e che perciò può inviarci lo Spirito promesso. Egli realizza così
la santificazione o divinizzazione di noi, peccatori. È un mistero di passaggio,
il mistero che vuol rispondere alla domanda che i discepoli allora, e oggi tutti
i cristiani, si posero e si pongono: " Dov'è ora il nostro Maestro, il
nostro Signore? Dov'è Gesù? Se egli non è più tra i morti, se è risorto, ma
non lo vediamo mai, dov'è? ". Ecco la risposta: egli è là dov'è Dio! Egli
è unito al Padre in quella gloria in cui si trovava "prima che il mondo
fosse", perché anch'egli è Dio. Questa certezza è fonte di gioia e di sicurezza
per noi. L'aver creduto e il credere in Gesù non è illusione, ma continua a
rendere santa e sicura la nostra vita, ferma la verità del vangelo, certo il
nostro cammino, benché oscurato sempre dalla croce. Anzi, la stessa croce diventa
ora un faro che illumina e che orienta e impreziosisce ogni nostra giornata.
Gesù accompagna il suo salire al cielo con la benedizione agli apostoli. Benedicendoli
affida loro l'incarico, o, meglio, dà loro il comando, di andare in tutto il
mondo. Essi non devono più stare tutti assieme attorno a lui in un luogo di
questa terra, ma devono andare a dire a tutti che egli è là, presso Dio! E perciò
diranno a tutti l'amore di Dio che in Gesù si è manifestato, e così inizieranno
nel mondo, in questo mondo così pauroso e stracolmo di odio e di egoismo, una
nuova era, quella dell'amore, un'era di cui la croce è il simbolo. Quando gli
uomini sanno che Dio ama, capiranno che la loro vita acquista valore solo amando,
capiranno che il significato della vita è nascosto nell'amore, e inizieranno
a vivere offrendosi! L'ascensione di Gesù segna l'inizio della missione della
Chiesa, l'inizio del cambiamento del mondo. Quanto è cambiato il mondo là dove
è arrivata la Parola di Gesù e dove lui è stato adorato nella sua divinità!
Quante sofferenze sono state alleviate là dove sono arrivati i discepoli obbedienti
al Signore! Quante iniziative di amore e di pace si sono sviluppate là dove
Gesù, nascosto nei cieli, è stato annunciato, benedetto e amato!
Gesù alla destra del Padre continua a "vedere" i suoi che lo amano,
e vanno, uscendo da se stessi e dal proprio mondo, per donare la vita nuova
ed eterna che scaturisce dalla fede in lui! La Chiesa dona al mondo inquieto
e sofferente, se non addirittura angosciato, malvagio e capace di godere delle
sofferenze altrui, dona luce, vita e la capacità di vedere il significato eterno
di ogni passo fragile. La missione della Chiesa non danneggia i popoli, anzi,
li salva dalla rovina, dall'essere prigione per i suoi membri, e li fa diventare
ambienti di comunione, di gioia, di crescita e di pace.
Godiamo del mistero di oggi e dell'incarico che non solo la Chiesa nel suo insieme,
ma ciascuno di quelli che amano Gesù ricevono da lui: farlo conoscere perché
altri vivano, e si diffonda nel mondo la pace!