20/12/2009 - 04ª Domenica del T.A. -
C
Iª lettura Mic 5,1-4 dal Salmo 79 IIª lettura Eb 10,5-10 Vangelo Lc 1,39-48
"Glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te". L'ora attesa, e che adesso è giunta, è l'ora della gloria. Usiamo spesso questa parola nel linguaggio liturgico e nella nostra preghiera. Sappiamo cosa significa? Negli scritti del Nuovo Testamento viene espressa con questo termine la manifestazione di Dio. Gloria di Dio è tutto quanto manifesta la presenza di Dio nel mondo. Gloria di Gesù è quanto manifesta la sua divinità, la sua unione con il Padre! Ora Gesù chiede al Padre di dar gloria a lui, al Figlio. Desiderio di Gesù è che la sua vita e la sua persona possa essere manifestazione dell'essere di Dio, e cioè del suo amore. Noi leggiamo nella domanda di Gesù la richiesta di poter vivere la perfezione dell'amore divino, in modo che noi lo possiamo vedere e conoscere, e quindi affidarci del tutto al Padre! Se il Figlio riceve gloria dal Padre, ne consegue che il Figlio fa conoscere la bellezza e grandezza della misericordia di Dio. Il Padre che glorifica il Figlio concede al Figlio di diventare manifestazione del Padre. Chiedendo di essere glorificato perciò Gesù non chiede nulla di egoistico: essere glorificato significa venir reso strumento della manifestazione di Dio: Dio potrà essere visto dagli uomini tramite lui. E, dato che l'essere di Dio è pienezza d'amore, Gesù chiede di esser messo in condizione da manifestare la profondità dell'amore, che diventa maggiormente visibile dagli uomini quando esso maggiormente costa: ecco perché la gloria di Gesù è la sua croce. Accogliendo la croce Gesù si mette nel posto che rende evidente un amore infinito, un amore che è soltanto amore, un amore in cui non c'è nulla di egoistico. Non solo i dolori fisici di Gesù sulla croce, ma soprattutto la sua umiliazione dell'essere fatto oggetto di una infinita ingratitudine, sono la condizione che mette in evidenza la profondità del suo amore. Gesù chiede al Padre di esser messo nella condizione di manifestare quell'amore che gli uomini non hanno ancora mai visto, l'amore divino, che arriva a donare se stesso sapendo di non poter attendere nessuna ricompensa. Gesù quindi chiede la croce. Mancano poche ore al momento in cui egli sarà catturato dai giudei, - egli l'ha intuito già quando Giuda si è allontanato dalla Cena, - e perciò con queste prime parole della sua preghiera si offre al Padre per il cammino previsto.
Tra pochi giorni celebreremo il Natale di Gesù. Questa quarta domenica d'Avvento
vuol preparare la nostra mente e il nostro cuore in modo che siamo degni di vivere
una festa così grande. Fuori di questo edificio abbiamo un'infinità di distrazioni
e tentazioni che ci disturbano, perché ci danno l'idea che Natale sia solo occasione
di spendere denaro, di pensare a cosa mangiare, a come divertirsi, dove viaggiare,
quali regali procurarci per parenti e amici. Io voglio sperare che tu non ti lasci
travolgere da queste futilità che sembrano più vicine alla bestemmia che alla lode.
Tu vedi il Natale come il Natale di Gesù, e perciò fissi i tuoi desideri su di lui,
sulla sua persona, per vedere come esprimergli il tuo amore e la tua riconoscenza,
per intuire come farlo conoscere e farlo amare anche dalle persone che ti amano.
Per questo ascoltiamo la Parola di oggi con attenzione.
Il profeta Michea parla di una città, Betlemme, e di una madre, che attendono colui
che avrà la vera dignità regale, ma parla anche di un popolo che è stato messo "in
potere altrui", cioè è stato reso schiavo, perché il suo cuore desideri e attenda
uno che possa liberarlo: questi regnerà in modo nuovo, al modo di Dio, con il suo
amore misericordioso! La lettera agli Ebrei ci fa conoscere nell'intimo colui che
viene: egli viene per compiere la volontà del Padre, viene quindi in obbedienza,
rovesciando il comportamento di Adamo, che preferì seguire il proprio piacere invece
che le indicazioni di Dio. Colui che viene obbedendo sa che la sua obbedienza gli
costerà, perché dovrà mettersi al posto dei sacrifici, sostituendoli tutti. Egli
sarà l'unica vittima sacrificale per redimere l'uomo e l'umanità e santificarli.
Questi è Cristo, che fa propria la volontà di Dio, offrendosi liberamente. Parla
ancora di lui il vangelo, facendoci osservare la Madre sua ed Elisabetta che si
incontrano. È a causa di lui che si incontrano. È per lui che Elisabetta diventa
madre, perché suo figlio è destinato a farlo conoscere a tutto il popolo. E anzitutto
è proprio Elisabetta che ne percepisce in modo misterioso la presenza in grembo
a Maria, tanto che la saluta con le parole con cui Davide salutò l'arrivo dell'Arca
dell'alleanza nella sua città: "A che cosa devo che la madre del mio Signore
venga da me?". Elisabetta sa che il figlio che Maria nasconde in sè è il suo
Signore, il suo Dio. E loda quella madre fortunata, fortunata perché ha vissuto
e sta credendo con una fede grande come quella di Abramo.
Ecco come ci prepariamo a celebrare il Natale di Gesù: teniamo presente che egli
viene per offrire se stesso in sacrificio, e che anche sua Madre si è offerta per
portarlo, pur intuendo che egli sarebbe stato per lei una croce costante. Ci prepareremo
chiedendo perdono per i nostri rifiuti della volontà di Dio e offrendoci a compiere
ogni giorno il suo amore generoso e misericordioso.