04/04/2010 - DOMENICA DI PASQUA - C
Iª lettura At 10,34.37-43 dal Salmo 117 IIª lett. Col 3,1-4 (1Cor5, 6-8) Vangelo Gv 20,1-9
"Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello." Così la sequenza
di questo giorno solenne. La Morte, guidata dall'odio del Maligno per gli uomini,
ha sfidato la Vita, presente in colui che ci ama di amore perfetto e fedele. La
Morte è stata capace di far aprire la tomba per ingoiare il Signore della Vita,
ma non è stata capace di trattenerlo. Anzi, questi, entrato in essa, l'ha resa portatrice
di Vita, di Vita eterna. La tomba era addirittura profumata come la stanza preparata
per la festa di nozze: infatti, Gesù, morendo, ha dato la vita nell'atto d'amore
che unisce Dio-Sposo alla Chiesa-sposa.
Noi oggi godiamo di questa vittoria, e la celebriamo con tutta la gioia, partecipando
a quella di Dio Padre, che ha preparato dall'eternità questo momento, per risanare
gli effetti del peccato di Adamo. È a causa di quel peccato che è entrata nel mondo
la morte per l'invidia del diavolo, e ha continuato a seminare terrore, prepotenza,
violenza, odio, con immane sofferenza. Oggi quella morte non ci fa più paura, perché
è stata calpestata da Gesù: egli non si è lasciato spaventare: si è lasciato ingoiare
dalle sue fauci; egli sapeva infatti che la sua presenza in essa l'avrebbe trasformata.
Per lui e grazie a lui la morte è diventata atto di amore perfetto, il momento più
bello di una vita che, proprio per questo, si manifesta vita divina.
Quello che ci racconta Maria, la Maddalena, diventa la notizia più bella che mai
si sia udita sulla terra. Maria ne è spaventata, perché lei stessa l'ha compresa
negativamente: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro". Ella ancora
non ha capito ciò che sta annunciando: non è un fatto di cronaca nera, ma la notizia
più bella. Ella pensa che il sepolcro sia stato violato, sia stato aperto dall'esterno,
da uomini malvagi, e invece è dall'interno che esso si è spalancato, terrorizzando
chi lo custodiva. Gli uomini non hanno faticato, hanno continuato a dormire, ma
il Signore stesso ha distrutto la loro opera, ha reso inutile la fatica con cui
l'avevano chiuso e sigillato nel sepolcro.
Risorgendo Gesù ci colma di speranza. Dio è ancora capace di intervenire in quelle
nostre situazioni che ci terrorizzano, là dove noi ci vediamo impotenti, incapaci
di gioire. Se Gesù è risorto, non esiste più nessuna situazione che possa alimentare
la nostra disperazione. Se Gesù è risorto, noi possiamo continuare il cammino sulla
terra con fiducia, addirittura con gioia. Ora che Gesù è risorto, il nostro sguardo
non è più condizionato da ciò che succede attorno a noi, ma è illuminato dalle "cose
di lassù".
Rimarremo forse ancora nell'incertezza in cui si sono trovati Pietro e Giovanni,
perché siamo deboli e facciamo fatica ad applicare alle nostre situazioni quotidiane
la Parola che ci è stata annunciata. Ci possiamo però aiutare gli uni gli altri,
come si sono aiutati i due apostoli a credere alle parole di Maria e correre verso
quel luogo, che non è più luogo testimone di morte, bensì luogo testimone della
vittoria più sorprendente della storia dell'umanità. Ci aiutiamo gli uni gli altri
a vedere i segni dell'opera di Dio, i piccoli e concreti segni del suo amore capace
di creare cose nuove. Godremo così della vittoria di Gesù sul male e sul maligno,
soprattutto su quel peccato che altrimenti non cessa di condannarci. Con la sua
risurrezione Gesù è diventato il giudice di tutti, dei credenti e dei non credenti.
I credenti in lui godono di un giudizio favorevole, un giudizio che perdona i peccati.
Per questo abbiamo cantato:
Alla vittima pasquale,
s'innalzi oggi il sacrificio di lode.
L'agnello ha redento il suo gregge,
l'Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.