Battesimo
Prima lettura |
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Vangelo |
1Pt 2,4-5.9-10 |
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Gv 7,37b-39 |
Per i cristiani il battesimo di uno dei loro figli è sempre un momento di grande emozione e gioia. Eppure, pur conoscendo il significato e sperimentando il frutto di questo dono, lo conosciamo sempre troppo poco e sempre in modo mai sufficientemente approfondito.
Prima di commentare le letture che abbiamo proclamato ve ne ricordo un'altra,
che ci può aiutare. Ricordate il momento in cui Gesù s'incamminò
insieme a Giairo per raggiungere la sua casa dove la figlioletta stava morendo?
Molta gente lo seguiva e gli si stringeva attorno. Tra quella folla una donna
che da dodici anni aveva perdite di sangue pensava: "Se riuscirò
a toccargli il mantello sarò salvata"! E riuscì a toccarlo!
Gesù si accorse di esser stato toccato e chiese chi fosse stato. I discepoli
meravigliati dissero: "Vedi che tutti ti si stringono attorno, e tu dici:
chi mi ha toccato?" Essi non sapevano ancora che c'è un modo di
toccare che si distingue dal solito toccare. Toccare Gesù! Tutti i sacramenti
che celebriamo sono un toccare Gesù, risorto e presente tra noi. Ma c'è
toccare e toccare! Possiamo cioè dire che ci sono modi diversi di celebrare
i sacramenti! Il modo che porta frutto è quello che viene vissuto con
desiderio, come momento di salvezza, come atto da cui dipende la nostra vita
d'ora in poi!
Ecco perché abbiamo chiesto ai genitori e ai padrini di esprimere pubblicamente
il desiderio che li ha portati qui e la consapevolezza del cambiamento che questo
opererà nella loro vita. Battezzando la loro figlia questi genitori si
impegnano a darle esempio di vita vissuta nell'amore di Gesù Cristo e
nell'unità della sua Chiesa.
La gioia del Battesimo diventa impegno. Di per sè il loro impegno non
è diverso da quello che già hanno assunto celebrando il matrimonio,
e non è diverso da quello che ogni anno ricordano rinnovando le promesse
battesimali nella veglia pasquale. Questo impegno poi, per un cristiano, non
è un impegno, ma una gioia, perché la nostra vita di fede è
una pienezza gioiosa. La nostra fede ci fa vivere la vita a stretto contatto
con Gesù, come ci ha ricordato san Pietro.
Vivere a stretto contatto con Gesù è pienezza e gioia, perché
con lui la nostra vita acquista un significato di valore universale, perfetto!
Con lui noi siamo preziosi, preziosi in vista della salvezza di tutto il mondo.
Con lui, dice Pietro, veniamo impiegati come pietre vive per l'edificazione
di un edificio necessario all'umanità. Essendo impiegati in quest'edificio
la nostra vita è preziosa, benché ciò comporti una partecipazione
al portare il peso di tutta la costruzione! Ecco come la gioia dell'essere unito
a Gesù è pure unita alla sofferenza del portare la croce con lui.
Per questo l'educare alla vita cristiana i figli è grande gioia, unita
al peso di una croce che è impegno quotidiano.
Come si fa oggi ad educare un figlio alla vita cristiana, alla fede, all'amore
al Signore? Guardiamo come fanno i cristiani là dove essi sono perseguitati
dalle autorità e disprezzati dall'opinione pubblica! Immaginiamoci come
fanno i cristiani in Cina o in Sudan, come fanno in Pakistan o in India. Le
famiglie cristiane vivono con gioia la loro fede nelle difficoltà concrete,
non solo le difficoltà della povertà, ma anche quelle della discriminazione
vera e propria. Eppure le comunità cristiane aumentano! In quei paesi
la Chiesa non è disertata, anzi, è il luogo più amato,
più della propria casa. Là i cristiani sono coscienti che la nostra
vita è Gesù! È lui l'acqua che ci disseta e che fa della
nostra vita una fonte per molti altri!
Con gioia accogliamo questa bambina, figlia di Dio, nella sua Chiesa: con la
nostra vita le diremo e le faremo vedere che Gesù è il nostro
cibo, la nostra bevanda, la nostra sicurezza, il nostro futuro, la preziosità
della nostra vita!