Dalla passione di San Ponziano, martire Spoletino.
(“Leggendari” del Duomo di Spoleto, Tomo 11, foglio 92, c 105)
Al tempo dell’imperatore Antonino, che, malgrado il suo nome, fu uomo assai empio, vi fu una gran polemica per imporre ai cristiani di immolare agli idoli e di sacrificare incenso. I fedeli venivano guardati con diffidenza da chi fedele non era: l’appellativo di cristiano veniva aborrito quasi fosse già in sé una colpa [ Il giudice Fabiano fu inviato nella città di Spoleto, con l’istruzione di costringere a sacrificare agli idoli, quanti più cristiani gli riuscisse di trovare. Giunto in città sedette in tribunale e dette l’ordine che tutta la popolazione fosse convocata alla sua presenza...] Non molti del popolo si la sciarono convincere ad immolare agli idoli; anzi i più rimasero fermi nel la fede di Nostro Signore Gesù Cristo, sopportando molte tribolazioni e consacrando la loro vita al Signore col martirio [ Fu proprio in quei frangenti che il beatissimo Ponziano, fermo nel santo timor di Dio, si ri fiutò di immolare agli idoli e così fu messo in prigione [ Il giudice, incapace di apprezzare la libertà, gli chiese: “come ti chiami?” san Ponziano rispose: “Ponziano è il nome che i genitori mi hanno imposto, ma più di ogni altra cosa al mondo desidero d’essere chiamato cristiano”. Fabiano gli replicò: “Pensa alla tua giovinezza! Sembri un bravo giovane: togliti di testa una tale superstizione, così contraria alla religione. Sei caduto nell’errore al punto da essere irriverente verso quegli dei che ricevono onore dalle persone che contano; e questo tu fai per venerare un uomo che fu perseguitato dai giudei e poi imprigionato, flagellato e infine crocifisso. Ritorna in te stesso: adora i nostri buoni dei e non lasciarti sedurre da vani malefici, giacché il tuo Signore, in cui poni tutta la tua fede, non ti potrà liberare dalle mie mani”. A questo punto il beato Ponziano guardandolo negli occhi gli dice: “Con i tuoi discorsi, che vogliono corrompere, non mi sedurrai! Neppure il tuo imperatore, se fosse qui, mi potrebbe distogliere dalla venerazione del mio Signore Gesù Cristo, per convincermi ad adorare idoli sordi e muti che non possono giovare né a se stessi né alle persone che ricorrono a loro”. Allora il giudice Fabiano, pieno d’ira si scagliò contro san Ponziano: comandò che fosse spogliato e bastonato fin quando il suo sangue non bagnasse la terra. Quando gli sgherri, stanchi di picchiarlo, si fermarono, san Ponziano disse a Fabiano: “Non hai vergogna, non ti disprezzi, perché non arrossisci? non vedi che non faccio caso alle punizioni che mi hai inflitto, come se le sentissi appena. Credo invece sempre di più nel mio Signore Gesù Cristo: sarà lui stesso a dare a te e al tuo imperatore la stessa sorte riservata al diavolo.” Allora Fabiano, che proprio non aveva coscienza, comanda che Ponziano sia rinchiuso nel carcere più profondo: tutti gli uomini che avevano a cuore la religione lo andarono a visitare, dandogli conforto perché nella lotta del martirio combattesse senza cedere [ Saputolo, Fabiano si fece prendere dall’odio: comandò che Ponziano fosse portato via dal carcere e condotto nell’anfiteatro, perché due feroci leoni gli facessero a pezzi le ossa. Mentre le fiere si azzuffavano tra di loro, san Ponziano pregava con queste parole: “Signore mio Gesù Cristo, salvami dalla bocca dei leoni, perché possa narrare la tua grandezza ai miei fratelli”. Appena finita l’orazione, i leoni gli si avvicinarono con forti ruggiti, ma vedendolo si fanno mansueti, chinano il capo come in segno di venerazione verso il beato Ponziano. A questa vista il popolo proruppe in grandi grida: “Veramente grande è il Dio dei cristiani: il santo di Dio sia lasciato libero!”. Allora il giudice Fabiano resosi conto che si era vicini ad una rivolta, comandò che Ponziano fosse riportato in carcere e che lì fosse lasciato per dodici giorni, fino a che non fosse morto di fame. Di nuovo recluso in carcere, verso mezzanotte, gli apparve un angelo con il cibo del Cielo e lo confortò con queste parole: “Sii forte!”. Dopo dodici giorni, vennero gli sgherri intenzionati a raccoglierne il cadavere, ritenendolo ormai morto di fame, ma lo trovarono a cantare salmi al suo Dio: “Io confido nel Signore, non temerò quello che mi potrà fare l’uomo”. Subito gli sgherri se ne andarono per dire al giudice che avevano trovato Ponziano a salmodiare [ Il giudice si adirò ancor più e disse la sentenza: “Ponziano che disprezza gli dei sia consegnato al carnefice per essere decapitato!”. Lo condussero al Ponte Sanguinario e lì si inginocchiò, dicendo al Signore questa preghiera: “Ti ringrazio mio Signore che mi hai fatto arrivare a questo momento, perché attraverso la lotta del supremo supplizio, nel tuo nome io possa confondere il diavolo: e ora Signore, accogli in pace il mio spirito”. Detto questo il carnefice vibrò il colpo decapitandolo. Fu così che Ponziano consumò il suo martirio: era il 14 di gennaio.
I cristiani vennero nottetempo e ne raccolsero il corpo dal Ponte Sanguinario e lo seppellirono in pace, non lontano dalla città di Spoleto, nella località detta Luciano. Fu sepolto quattro giorni dopo e in quel luogo ancor oggi si ottiene grazia. I mali scompaiono, i favori celesti si manifestano presso il suo sepolcro, anche i malati che vengono a venerarlo sono risana ti. Tanto può la forza di Colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.