Introduzione
Nell'anno dedicato all'Eucaristia (2005) all'inizio di ogni omelia ho offerto
queste brevi riflessioni a commento dei gesti e preghiere della S.Messa. Desideravo
aiutare i miei parrocchiani, anche quelli virtuali, a vivere più consapevolmente
la celebrazione centrale della vita cristiana. Queste pagine potranno forse
servire ancora a far amare e cercare la Messa per viverla col desiderio e la
gioia di incontrare Gesù vivo, risorto e operante, e tuttora desideroso di comunicarci
la sua vita!
Don Vigilio Covi
Prefazione
La "gloria divina rifulge" sul nostro volto, o meglio "nei nostri
cuori", dice San Paolo. Siamo poveri e deboli, paragonabili ai recipienti
di terracotta, che, pur fragilissimi, possono contenere preziosi gioielli (2Cor
4,7)! Il mondo ci disprezza, ma in noi c'è Gesù, con tutta la ricchezza della
sua vita e del suo amore.
La bellezza e la ricchezza del Signore risplendono soprattutto quando egli si
trova circondato da persone che lo giudicano e lo spiano per condannarlo, e
lui rimane fermo nella sua obbedienza a Dio. Il Vangelo ci racconta più volte
che quelli che condannano Gesù ritengono di essere i veri obbedienti, perché
vietano come sacrilego ogni gesto di attenzione all'uomo nel giorno di sabato.
Gesù invece in giorno di sabato fa quello che Dio ha fatto in quel giorno: Dio
ha dato la gioia all'uomo appena creato! Gesù vuole la gioia dei suoi discepoli
affamati, e vuole la gioia dei sofferenti, per esempio di quell'uomo che in
nessun giorno della settimana può adoperare la sua mano ed è costretto a sentirsi
inutile. Il Maestro vuole dare all'uomo la gioia, e sceglie il giorno della
gioia di Dio, che si allieta per tutta la sua creazione e soprattutto per l'ultima
sua opera, la vita dell'uomo.
Il "comandamento" che riguarda il sabato è un'occasione per riflettere
sul nostro giorno di festa. La Chiesa ha attribuito il significato festoso e
sacro del sabato ebraico al giorno seguente, perché in questo giorno è risorto
Gesù! Noi vediamo il sabato come profezia che si compie con il "primo giorno
dopo il sabato" o "ottavo giorno". Questo è il giorno della creazione
della luce, secondo il racconto della creazione, e il giorno in cui Gesù ha
vinto la morte, secondo il vangelo.
Questo è il giorno in cui Gesù è apparso ai suoi riuniti insieme e ha spezzato
con loro il pane. Perciò in questo giorno la Chiesa si è sempre riunita e si
riunisce ancora, per ubbidire al comando "Fate questo in memoria di me".
In questo modo essa conosce e riconosce i propri membri, li nutre, li ammaestra,
li raccoglie in unità realizzando il desiderio di Gesù, venuto per raccogliere
in uno i figli di Dio dispersi!
È una gioia per il credente ritrovarsi con i suoi fratelli per celebrare i misteri
del suo Signore!
È anche dovere di ogni cristiano partecipare all'assemblea domenicale, dovere
grave verso se stesso, verso Gesù e verso i fratelli: verso se stesso per nutrirsi
del Pane e della Parola, verso Gesù perché egli è il suo Salvatore che gli vuol
parlare e lo vuole far crescere, verso la comunità che ha bisogno della sua
presenza e dei suoi carismi per adempiere alla sua missione nel mondo.
Il cristiano non può fare a meno di celebrare la domenica, giorno che gli è
dato per ricordare che egli è fatto per il cielo e non per la terra, e per vivere
questa sua chiamata. In questo giorno, attraverso l'assemblea gioiosa che prega,
canta e ascolta, attraverso l'amore ai piccoli e ai deboli, agli ammalati e
agli anziani, attraverso varie forme che la fantasia ispirata dallo Spirito
Santo suggerisce, il cristiano viene liberato dal peso del lavoro, gode del
riposo e dell'armonia con gli uomini e con il creato, si orienta a ciò che rimane
per l'eternità!
In un giorno solo celebriamo due eventi: la gioia di Dio per la sua creazione
e la gioia del creato per la risurrezione di Gesù! Se viviamo senza santificare
questo giorno, come faremo a manifestare a Dio la nostra gratitudine, e come
faremo a dirci e manifestarci cristiani, redenti da Gesù?
Parola e Pane
1.
Durante quest'anno inizierò le omelie parlandovi dell'Eucaristia, spiegando
i vari momenti della celebrazione oppure collegando esplicitamente questo mistero,
che celebriamo ogni domenica, con la Parola che ci viene donata per comprenderlo
e per viverlo. La Parola infatti viene dallo stesso Dio che ci offre il Pane
della vita! Parola e Pane sono due modi diversi, ma uniti, con cui Gesù si offre
e ci viene offerto. Egli è la Parola fatta carne, e la sua carne è il Pane vivo
e vero che mangiamo, che ci nutre e ci sostiene nell'obbedienza alla Parola
ascoltata. Pregate, perché il Signore stesso, se lo ritiene opportuno e utile
per voi, mi conceda di riuscire ad esservi d'aiuto nell'accogliere Gesù, Parola
e Pane!
2.
La Parola di Dio che noi ascoltiamo, l'ascoltiamo nel modo più fruttuoso durante
l'Eucaristia, ed Eucaristia significa rendimento di grazie! Anche il nostro
ascolto fa parte della nostra riconoscenza a Dio! Gli siamo riconoscenti anzitutto
perché Egli, parlandoci, ci rende consapevoli che ci ama, che è attento alla
nostra vita, che gli preme che non ci perdiamo. Per questo la sua Parola è dichiarazione
di affetto, è consolazione, è condivisione di desideri, talora è anche ammonimento,
e, qualche volta, deve essere pure rimprovero. La Parola attira la nostra attenzione,
è promessa e raccomandazione. Noi l'ascoltiamo con amore, e il nostro ascolto
attento è la prima forma di ringraziamento.
Preparazione
3.
Quand'ero bambino di quando in quando alla domenica mattina i vigili del fuoco
lavavano le strade del paese prima della Messa. Chi usciva, vestito a festa,
trovava così anche la strada pulita, bella, accogliente. Andavo alla chiesa
più volentieri, con una gioia in più al vedere quegli uomini forti, tra cui
mio padre, dedicarsi ad un lavoro che avrebbe potuto essere ritenuto superfluo,
ma che rendeva accogliente il percorso verso l'Eucaristia nel giorno del Signore.
L'Eucaristia è un avvenimento, e come tale merita essere preparato con cura.
Per un avvenimento importante si preparano anche le strade, e i vestiti e i
fiori e varie altre piccole cose. L'Eucaristia è un avvenimento: naturalmente
per chi lo vive, per chi se ne nutre, per chi crede. Mi è venuto alla mente
questo particolare leggendo Isaia, che parla di una strada appianata, chiamata
Via santa, preparata per persone che l'avrebbero percorsa con gioia e felicità,
perché di ritorno dall'esilio dove abbondavano solo tristezza e pianto! Essi
tornavano alla città di Sion, città della presenza del Signore. Quanto più noi
ci prepariamo per l'incontro col Signore stesso, che ci parla e si dona a noi
per nutrirci!
A proposito del vestito bisognerebbe ricordare che la celebrazione eucaristica
non deve essere vissuta come l'occasione per sfoggiare l'ultima moda! I cristiani
si vestono in modo da non attirare l'attenzione su di sè, tanto meno sul proprio
corpo! Per quanto riguarda poi le mode estive, essi sanno che certe nudità sono
segno di superficialità e di mala educazione ed essi non vogliono peccare provocando
tentazioni impure o seduzioni ai fratelli! Essi sono attenti alla parola: "Rivestitevi
di Cristo Gesù!", e perciò desiderano che tutto il proprio portamento attiri
l'attenzione a lui!
4.
Per recarci alla Messa non ci dovremmo accontentare di indossare indumenti
puliti e ordinati, ma anche cercare di prepararci spiritualmente e culturalmente.
Dovremmo cioè fare un bagno di pulizia interiore con una bella confessione dei
peccati: questo non solo per alleggerirci di piccoli o grandi pesi, ma soprattutto
per approfondire la nostra comunione con Gesù e non lasciare ostacoli alla comunione
con i fratelli! Di fronte a Dio siamo sempre peccatori, sempre bisognosi della
sua misericordia. Che differenza tra coloro che si confessano spesso e chi invece
celebra questo sacramento solo raramente! Ci si accorge della grande diversità
della vita interiore tra gli uni e gli altri!
Qualcuno, inoltre, per prepararsi alla celebrazione eucaristica, legge al sabato
sera, se non prima ancora, le letture che saranno annunciate, o, come minimo,
il Vangelo e una sua spiegazione. Ci sono genitori che dedicano la serata del
sabato a leggere con i figli il Vangelo della domenica, a drammatizzarlo, a
disegnarlo, a sceglierne una frase da tener presente tutta la settimana! Chi
si è preparato vive con maggior consapevolezza l'Eucaristia, che diventa più
bella e sarà certamente più fruttuosa! La sua partecipazione è sicuramente un
dono migliore ai fratelli!
5.
Arrivando alla porta della chiesa incontro altri cristiani: saluti,
sorrisi, strette di mano! Sono le persone che condivideranno il momento solenne
dell'Eucaristia, che mi aiuteranno a viverlo, che lo rendono possibile. Se non
ci fossero, ci sarebbe qui oggi la celebrazione? Il prete andrebbe senza dubbio
a celebrare altrove! Sono perciò contento che ognuno di essi sia presente, lo
accolgo e mi lascio accogliere. Queste persone non sono estranee, anche se qualcuna
non la conosco. Non affretto il passo, non scappo via, non giro l'angolo: staremo
insieme davanti a Dio, lo loderemo insieme, saremo stimolo e aiuto reciproco!
Arrivo qualche minuto prima per vivere anche questi incontri con calma e con
gioia! Si sta radunando la grande famiglia dei figli di Dio! Sono un membro
di questa famiglia, ne godo e ne porto la mia piccola responsabilità.
I RITI INTRODUTTIVI
6.
Il sacerdote s'avvicina all'altare della celebrazione e si china a baciarlo.
Lo fa mentre tu canti insieme a tutti un inno di lode, che chiamiamo "canto
d'ingresso". Tu canti con gioia, e il sacerdote, a nome di tutti, con gioia
bacia la mensa. Un bacio è sempre un segno: questo bacio non è dato ad un tavolo
di legno o di pietra, ma è dato a colui che da esso è significato. Quando io
mi chino a dare quel bacio mi rivolgo a Gesù, e gli dico: " Ti amo. Tutta
questa celebrazione sia un bacio gradito a te, un bacio di tutti i presenti
qui riuniti, segno della nostra fiducia in te, della nostra stima, del nostro
attaccamento a te ". Hai mai fatto caso a quel bacio? Con un altro bacio
all'altare si conclude la celebrazione. Hai mai cercato di parteciparvi spiritualmente?
Non lasciarmi solo in quel momento! Il nostro ritrovarci è un atto d'amore a
Gesù: glielo diciamo con un gesto semplice e povero. Un santo diceva che quel
bacio è quello che il Signore stesso porge a noi! Infatti è lui che ci ha benedetti
e amati, come spesso ripete San Paolo.
7.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Sono le prime
parole che il sacerdote pronuncia iniziando la santa Eucaristia, parole accompagnate
dal segno di croce con cui tutti si segnano. Le parole sono quelle del nostro
Battesimo, lo rievocano, lo attualizzano. E il segno di croce, che ognuno traccia
sul proprio corpo, ricorda il prezzo pagato perché noi potessimo godere di essere
inseriti dentro l'amore del Dio Uno e Trino: questo prezzo è la croce di Gesù.
Di quella croce non ci vergogniamo, anzi, ci gloriamo di portarla anche noi.
Per questo iniziamo con il segno della croce non solo la Messa, ma ogni attività.
All'inizio della giornata, di un pasto, di un lavoro, di un viaggio, di una
preghiera, facciamo il santo segno della Croce accompagnato dalle parole del
Battesimo! Manifestiamo così a noi stessi e agli altri chi siamo, a chi apparteniamo,
quale fede ci muove e ci sostiene nel nostro impegno di carità e di servizio.
Se ti vergogni a fare il segno della croce, non farlo: lo faresti male e non
daresti gioia a nessuno, nemmeno a Dio! Prima butta via la vergogna, poi segnati!
8.
"Il Signore sia con voi"! Ben quattro volte il sacerdote rivolge
questa parola all'assemblea durante la S. Messa! Non è un semplice saluto. È
la stessa assicurazione che l'angelo Gabriele ha offerto a Maria: ella ricordò
certamente come anche a Mosè, a Davide, a Gedeone, e ai grandi servi di Dio
era rivolta tale parola quando venivano incaricati di qualche speciale missione
per tutto il popolo. Ora questa frase si rivolge a te e a tutti i presenti:
la celebrazione è un momento importante per la tua vita, e la tua presenza è
importante per tutti gli altri. Riceverai il compito di portare Gesù in tutto
il mondo da te frequentato, di essere luce e sale della terra, di rivestire
e impregnare di sapienza divina gli ambienti e gli incontri dove sarai presente,
di essere unito a quanti oggi ascoltano. Il Signore sia con voi: ti sarà ripetuto
prima dell'ascolto del Vangelo, prima della preghiera eucaristica e prima della
benedizione finale. Ti viene rivolta molte volte perché nuovo è il tuo compito
nel mondo, ed è un compito di cui nessuno è capace se non è rinnovato e riempito
di Spirito Santo!
Io te lo rivolgo con gioia, sapendo che vivrai con impegno questo momento. E
tu rispondi rivolgendomi la stessa benedizione! "E con il tuo spirito"!
Anch'io - e certamente più degli altri - devo ricordare che solo con il Signore
posso presiedere la santa assemblea!
9.
Al posto del saluto "Il Signore sia con voi", il sacerdote
può usare altre parole. Più frequentemente viene ripetuto il saluto con cui
San Paolo conclude la seconda lettera ai Corinzi: "La grazia del Signore
Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con
tutti voi". Queste parole sono un richiamo più forte alla conoscenza di
Dio che ci è stata donata e una memoria dei doni di cui egli ci fa godere costantemente
nella Chiesa: grazia, amore, comunione: doni che si riversano su di noi durante
la celebrazione dei santi Misteri. Aiutati da questa benedizione subito ci disponiamo
a chiedere perdono.
La domanda di perdono
10.
Il sacerdote, con parole sue, invita a fare un breve esame di coscienza
e a chiedere perdono al Signore e ai fratelli. Il perdono non lo chiediamo solo
per grandi peccati, ma anche per le quotidiane infedeltà alla nostra missione,
per le disobbedienze alle ispirazioni che lo Spirito Santo ci fa sentire nell'intimo,
per le impazienze con i fratelli, per le ingratitudini, per le superficialità
e le perdite di tempo davanti al televisore o in occupazioni e chiacchiere inutili,
per le parole senza sugo con cui facciamo perder tempo ed energia agli altri.
Abbiamo necessità di perdono e necessità di chiederlo esplicitamente e comunitariamente.
Lo facciamo con umiltà, disposti anche a perdonare a chi celebra con noi qui
o altrove il Mistero eucaristico. I peccati più gravi ci riserviamo di metterli
alla luce nella celebrazione del sacramento apposito, quello della confessione;
per quelli quotidiani invece, e che noi riteniamo piccoli (quando sono molti
però possono diventare un grande mucchio, e quindi pericoloso ostacolo alla
fede e alla carità!), ecco che ora il sacerdote dice a tutti la parola del perdono
di Dio: "…perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna".
Per il Signore darci il perdono è troppo poco, egli vuole portarci avanti, farci
fare dei passi sul cammino di una vita più perfetta, più piena, più ricca di
amore e di pace, verso la vita eterna!
In ogni nostra celebrazione avviene quello che l'evangelista Matteo dice quando
inizia a raccontare l'apparire in pubblico di Gesù: "Il popolo che camminava
nelle tenebre vide una grande luce". Dalla tenebra, in cui ogni nostro
peccato ci chiude, alziamo lo sguardo, perché la parola del perdono ci apre
orizzonti nuovi!
11.
La domanda di perdono può svolgersi in diversi modi. Si può recitare
insieme il "Confesso" oppure delle invocazioni appropriate, intercalate
dal canto "Signore, pietà", o "Kyrie, eleison"! Questa invocazione,
frequente in molti Salmi, la troviamo anche nel vangelo in bocca a persone bisognose
d'aiuto, e che si rivolgono a Gesù con speranza e fiducia. Siamo pure noi malati,
insidiati, oppressi, tentati, e abbiamo bisogno della vicinanza di Gesù, del
suo aiuto, della sua misericordia e del suo perdono. Non vogliamo essere solo
perdonati da lui, ma da lui vogliamo anche ricevere spirito di fortezza e di
perseveranza per rimanergli fedeli e contribuire così all'edificazione della
Chiesa. Con i nostri peccati infatti abbiamo reso debole la testimonianza della
Chiesa stessa, privando quindi molte persone di quella luce che avrebbe potuto
orientarle nelle loro tenebre. Per questo riconosciamo i nostri peccati davanti
ai fratelli e chiediamo anche a loro il soccorso della preghiera! Chiesto perdono,
domandiamo l'intervento potente e rappacificante del Signore sia per noi che
per tutta la Chiesa e per il mondo che ci circonda!
Il canto
12.
Il sacerdote intona il canto del Gloria. Nelle nostre celebrazioni il
canto ha un posto importante. Che cos'è il canto? Perché cantiamo? Chi deve
cantare? Il nostro canto è novità: le religioni non riuniscono col canto i loro
adepti. Continuando la tradizione ebraica, noi cantiamo perché siamo abbandonati
all'amore fedele di quel Dio che ci fa popolo salvato! Il canto è un modo di
esprimere sentimenti e valori che rallegra e aiuta a consolidare l'unità e la
fraternità. Il canto è preghiera, ma è anche gioia, è volontà di essere uniti,
è coscienza di formare famiglia, è superamento dei limiti del proprio io affidandosi
con amore alle capacità di tutta la comunità. Un gruppetto, il coro, si è preparato
per guidare e sostenere il canto di tutta l'assemblea che celebra. In qualche
momento questo gruppo può anche cantare da solo, ma deve principalmente aiutare
tutti ad esprimere la propria gioia e la propria unità. Il coro compie egregiamente
il proprio servizio quando la sua voce scompare dentro le voci di tutti i convenuti!
Il nostro canto è pieno, completo e vera lode a Dio, quando sgorga da un cuore
che lo ama e quando anche tutta la vita fa far bella figura al Signore! Il canto
è bello e rasserenante quando chi canta è ubbidiente al Padre e segue Gesù senza
tentennamenti! In fondo è di questo che Gesù stesso si compiace quando dice:
Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo!