Ogni
tanto qualcuno mi chiede: «Chi è il padre spirituale?» o «Posso chiederti di
diventare mio padre spirituale?».
Queste
domande mi fanno ricordare la parola di Gesù: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in
una buca?» (Lc 6, 39). L’unico non cieco è proprio lui, Gesù Cristo! Il
cieco che intende farsi guidare sulla via che porta al Padre deve farsi tenere
saldamente per mano dal Signore, o da chi è ben
preparato alla sua scuola. Chi viene richiesto di essere guida cercherà di
conformarsi all’immagine di Gesù, di farsi guidare dal suo Spirito, di
riflettere la sua luce, di assimilare la sua parola, per non trascinare nessuno
“nella buca”!
Talora
nella persona che chiede di essere “figlio” percepisco la volontà di
crescere nella vita di fede, di offrire la propria vita a Dio e di essere
guidato e orientato in tale offerta per non sbagliare, per non prendere per
ispirazioni divine dei pensieri che potrebbero essere solo illusioni. Altre
volte noto pure il desiderio profondo di non essere solo nel cammino spirituale,
di godere una comunione santa con qualcuno che vive nella fede, perché la vita
di unione con Dio Trinità sollecita l’esperienza dell’unità vissuta
concretamente con qualche fratello!
Altre
volte invece in queste domande percepisco un addensarsi di esigenze, di attese,
e talora pure pretese, cui un vero fratello non potrebbe acconsentire per non
diventare uno che domina… o addirittura che plagia!
Chi
è allora il «padre spirituale»?
Riuscirò
a rispondere a questa domanda che io stesso voglio pormi?
Il
giorno di Pentecoste vidi Fabio in compagnia di alcuni amici. Mentre mi
avvicinavo per salutarlo egli mi indicò loro: “Vi presento il mio padre
spirituale”! Rimasi sorpreso per il coraggio di Fabio nell’usare questo
titolo con quei giovani, suoi amici, ma ancor più perché io non avevo mai
usato quel termine parlando con lui. Che cos’era successo nell’incontro che
avevamo avuto il giorno di Pasqua dell'anno precedente? Mi trovavo in chiesa, e,
pochi minuti prima che iniziasse la Messa, fui avvicinato da un giovane alquanto
baldanzoso. Mi chiese se potevo ascoltare la sua confessione. Dopo che egli
m’ebbe confidato quelli che lui riteneva peccati, gli domandai: “Perché ti
confessi? Vuoi eliminare i rimorsi dalla coscienza, o vuoi deciderti per Gesù?”.
E gli proposi di rinnovare le promesse del Battesimo, giacché non aveva nemmeno
partecipato alla Veglia Pasquale.
Quel
momento fu decisivo. Iniziò in Fabio un nuovo rapporto con Dio, una nuova
considerazione di Gesù, una nuova visione della Chiesa, una nuova vita. Dio è
diventato suo «Padre», Gesù suo amico, la Chiesa sua madre. Ed egli – senza
che alcuno glielo dicesse – ritenne me suo padre, padre spirituale. Mi ha
sentito e visto come colui che gli ha trasmesso la Vita, la vita di Dio! Poi non
lo rividi più, fino appunto a Pentecoste dell’anno seguente!
L’altro
ieri ricevetti una telefonata da Maria Rosa: “Si ricorda, venticinque anni
fa?”. Ormai la mia memoria non è più così pronta! “Venticinque anni fa ho
affidato a lei la mia vita perché mi aiuti a camminare verso il Signore Gesù!
Sono venticinque anni che sono sua figlia spirituale”! Difatti è vero: di
quando in quando abbiamo avuto dei colloqui, qualche scambio epistolare, qualche
telefonata. Nei primi tempi ciò avveniva di frequente, ora, da qualche anno, più
raramente.
Questi
due fatti mi aiutano nel rispondere alla domanda che mi è stata posta. Chi è
il padre spirituale?
Il
padre spirituale è colui che risveglia la vita spirituale di una persona
dandole l’impulso a iniziare un rapporto vivo con Gesù.
Padre spirituale
è chi indica il nutrimento per la vita di fede, la tiene desta, la richiama,
aiuta a svilupparla e a viverla nelle varie situazioni che man mano si
presentano.
In
quanto trasmettitore della vita divina il padre spirituale non viene scelto: è
dono di Dio, imprevisto, un dono gratuito, come è successo a Fabio.
Risvegliata
la vita cristiana, in qualsiasi modo ciò possa essere avvenuto, il desiderio di
continuarla e approfondirla fa cercare una persona che si ritiene capace di
offrire la parola di Dio e la sua sapienza, di accompagnare a lui, di aiutare ad
aprire a Gesù le porte del cuore, di insegnare a discernere i pericoli della
vita interiore e della fede, e a riconoscere, quindi a vincere, gli spiriti del
mondo per accogliere solo lo Spirito Santo! Questo è il caso di Maria Rosa.
San
Paolo ci aiuta a comprendere. Ai Corinzi scrive: “Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non
certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante
il vangelo” (1Cor 4,15). E ai
Galati: “Figlioli miei, che io di nuovo
partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal 4, 19).
Si rivolge ai Corinzi come a persone che hanno ricevuto da lui il primo
annuncio del Vangelo e la vita divina, ai Galati invece come a coloro cui egli,
soffrendo, continua a donare il nutrimento per la crescita della vita di fede!
Per i primi si ritiene come un padre, per i secondi come una madre!
La
pienezza della paternità (o maternità) appartiene alla Chiesa, cui spetta il
ruolo di Madre della nostra vita divina! All’interno della Chiesa varie
persone svolgono il servizio della sua maternità come carisma o come ministero.
Fra queste ne possiamo scegliere una, seguendo un impulso dello Spirito Santo o
qualche segno della bontà di Dio che, provvidenzialmente, ce la fa incontrare.
Dopo aver scelto
il padre spirituale ed esserci presentati a lui con umiltà e fedeltà, ci
lasciamo guidare dalla sua parola nel cammino della vita cristiana.
Ci
sono dei momenti in cui il padre spirituale è guida o consigliere, altri in cui
ci rimprovera o ci corregge, ci incoraggia o ci esorta. Potrà arrivare il
giorno – ed egli certamente se lo augura – in cui egli diviene semplicemente
un amico che appoggia e benedice le nostre scelte ormai esaminate da noi stessi
alla luce di Dio e cristianamente mature, un compagno di viaggio che prega per
noi e con noi!
per la continuazione, richiedila. Grazie!