Gioia
Rallegratevi
(Fil 4, 4)
« Un cuore
lieto fa bene al corpo,
uno spirito
abbattuto inaridisce le ossa! »
Queste parole, cui fanno eco molte altre espressioni sia
nelle Sacre Scritture che nei proverbi di tutti i popoli, sono già esperienza
di ogni persona, per quanto giovane ed inesperta possa essere! La gioia è
necessaria alla vita, e l'uomo la cerca e la insegue in ogni luogo ove essa
possa esser nascosta. Ma in questa ricerca quanti abbagli! quante delusioni!
Quando credo d'aver raggiunto finalmente il nascondiglio della gioia trovo il
posto vuoto, buio, se non addirittura occupato da amarezza e inganno. In quante
direzioni sbagliate è stata ed è cercata la gioia! Il figlio prodigo - e con
lui i figli d'oggi - non cercava forse la gioia allontanandosi da chi l'aveva
nutrito e cresciuto? Il ricco epulone la cercava dove molti ancor oggi la
pensano: nel godimento spensierato, nell'appagamento dei desideri del corpo. E
molti altri oggi ripercorrono la strada che Zaccheo ha ormai abbandonato: quella
del possesso di denaro, molto e comunque! Strade per arrivare alla gioia, ma
questa è solo l'intenzione che si rivela sempre più lontana dalla meta. Strade
che si perdono e che bisogna ripercorrere a ritroso per non perdere se stessi.
Donde viene all'uomo la gioia?
Qual è quella gioia che dura oltre i fatti concreti e
mutevoli? Come tenerla nel cuore?
Viviamo in situazioni che tentano ogni giorno di strappare
la gioia, situazioni personali di malattia e peccato, situazioni familiari,
situazioni sociali.
E' solo un sogno la gioia?
C'è una risposta, una risposta buona. E' stata chiamata
eu-angelion, evangelo. E' la buona notizia che fa riaprire occhi fiduciosi e fa
rialzare il capo all'uomo oppresso in vari modi e a vari stadi. La buona notizia
che rende nuovamente generoso l'uomo precipitato nell'apatia e nell'incertezza.
Chi ha motivi - e chi ne è privo? - per essere triste,
trova in questa notizia buona la forza di sorridere, di aprirsi alla vita degli
altri, di correre incontro ad ogni uomo! I ciechi vedono i fratelli, i sordi non
si lasciano sfuggire un invito, gli zoppi dimenticano l'infermità e i poveri
non attendono più ricchezze: ciò che serve alla vita viene donato: ecco la
gioia!
La gioia non è un sogno, se la si prende là dov'è
donata!
Gioie naturali per l'uomo naturale
Le prime esperienze di gioia che l'uomo accumula sono
esperienze di gioia naturali! « Il vino rallegra il cuore dell'uomo » canta un
Salmo! Il vino non manca mai alle nozze, ed è addirittura promesso per il
banchetto nel Regno dei cieli!
Una donna fedele e saggia forma l'orgoglio dell'uomo
onesto, e figli buoni sono gioia per i genitori!
La vicinanza di un amico dà sollievo e rallegra l'amico,
che sente così di non esser solo a portare la responsabilità della vita. E ci
sono poi gioie per tutto il popolo e che tutto il popolo esprime come fosse un
cuor solo: la vittoria sui nemici è esultanza, l'arrivo alla meta del
pellegrinaggio è occasione di canti di letizia e danze, le feste cultuali sono
tutto un inno di gioia!
Cause e occasioni di gioia non solo per gli uomini la cui
esperienza è narrata nella Bibbia, ma per tutti, come anche noi spesso possiamo
provare.
La gioia è sempre buona quando è gioia, un dono gradito
che
rende luminoso tutto il resto.
Ma questa gioia, legata alla materia che si consuma e al
tempo che passa, o a persone che mutano, è una gioia destinata prima o poi a
svanire: non oltrepassa i giorni o i mesi, e non riesce a superare i momenti di
dolore e i momenti di tristezza.
E' una gioia questa che fa desiderare un'altra gioia meno
impastata di tempo e materia, fa desiderare un'altra fonte, quella perenne della
gioia pura!
La gioia vera: annuncio
La gioia vera ha bisogno d'esser preparata, prima d'esser
goduta. Anzitutto viene annunciata.
I profeti annunciano una gioia che non c'è mai stata: «
si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa! » (Is 35, 1)
E' una gioia che non viene fornita dalla terra, viene
dall'alto. La terra si corrompe e passa, l'uomo finisce come appassisce l'erba,
i regni del mondo vengono divisi, solo ciò che viene dall'alto ha garanzia di
durata.
Solo la gioia che viene dal di fuori dell'esperienza
terrestre può esser chiamata a pieno titolo "gioia" e solo su di essa
ci si può fondare: « La gioia del Signore è la vostra forza » (Neem 8,10).
I
profeti annunciano la vera gioia e annunciano la transitorietà e falsità delle
altre gioie che il mondo cerca in se stesso.
Questa gioia vera viene pure profeticamente gustata da
alcuni! A Maria è stato detto dall'Angelo: «Rallegrati, il Signore è con te!
» ed Ella « esulta in Dio»!
Giovanni ancor prima della nascita si agita nel grembo e
sua madre sente che è la gioia per un'altra Presenza nascosta che lo muove! Ai
pastori è indicata una grande gioia, il bambino Gesù! La gioia vera sarà ed
è Gesù!
Preparazione
Gesù sa d'aver a che fare con noi, uomini che cerchiamo
cose palpabili, che apprezziamo le gioie materiali, sensibili.
Egli è costretto a percorrere con noi un cammino terreno
prima di metterci in contatto con la sua presenza spirituale, fonte della gioia
vera.
Gesù perciò procura agli uomini le gioie cui essi
tendono perché s'accorgano che Egli stesso è la gioia!
Gli uomini cercano la gioia nella sazietà dello stomaco
ed ecco Gesù li sfama e li disseta.
Gli uomini cercano la gioia nella salute? ed ecco Gesù li
guarisce e li rende capaci di vita normale.
Gli uomini cercano la gioia nella difesa dalla natura e
nel guadagno? ed ecco Gesù calma la tempesta di vento e fa riempire le reti di
pesci.
Gli uomini cercano la gioia nella vittoria della morte? ed
ecco Gesù ridà vita alla figlia di Giairo e a Lazzaro.
Gli uomini però non sanno ancora che possono essere
perdonati e ristabilire così armonia in se stessi, con gli altri e con Dio: e
Gesù realizza questo miracolo: il perdono!
Una gioia superiore alla salute, superiore al successo,
superiore ad ogni altra gioia.
Gesù col perdono comincia a dare all'uomo la speranza di
una gioia più intima, più profonda, mai nemmeno sognata! La presenza stessa di
Gesù comincia a dar gioia all'uomo. Solo la sua presenza; all'inizio la sua
presenza porta e sostiene la speranza di gioie terrene come la guarigione, la
sazietà, il benessere.
Ma poi l'uomo s'accorge che la gioia più grande non è
l'attesa delle "cose", ma la sola presenza della Persona, di Gesù.
L'uomo s'accorge che la gioia di Dio non è quella che
viene dall'aver trovato in Gesù colui che può soddisfare tutti i desideri
umani: in tal caso Gesù sarebbe accolto ... egoisticamente, per averne
vantaggio, e dall'egoismo non può venire gioia stabile!
Fin che l'uomo è preoccupato di se stesso, non potrà
godere pienamente! è difatti ancor lontano dalla pienezza, è lontano da Dio!
C'è infatti la possibilità di una gioia nell'incontro
con Gesù ancora imperfetta, perché ancora un po' egoistica, benché
proveniente da Lui. San Luca annota nel suo Vangelo (24,41) che i discepoli, nel
vedere Gesù Risorto « ancora non credevano per la grande gioia! ». Quella
gioia era impedimento alla fede! Erano contenti per la presenza di Gesù, il
loro amico che credevano ormai perduto per sempre. Ecco - devono aver pensato -
siamo di nuovo al sicuro, con Lui, abbiamo di nuovo il Maestro e Signore che ci
guiderà, possiamo star di nuovo tranquilli.
Era una gioia che veniva dall'egoismo, si vedevano
scaricati di responsabilità troppo grandi; era una gioia transitoria, perché
Gesù non avrebbe dato a lungo una presenza come quella tra loro. Era sì un
dono di Dio, un'esperienza forte e utile per arrivare alla fede, ma se i
discepoli si fossero aggrappati a quella gioia non sarebbe maturata in essi la
vera fede!
La gioia vera, allora, quando la potrò godere? Gesù me
la promette e me la indica.
Quando avrò rinunciato a me stesso e avrò fatto di me
stesso un dono, allora ecco la gioia!
Quando per me non cerco nulla, quando mi offro all'amore,
allora raggiungo la pienezza di Dio, che è amore - dono di sé. Dopo che avrò
donato la mia vita godrò la gioia vera, che non terminerà!
« Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà
in gioia » (Gv 16, 20).
« Beati voi quando vi insulteranno e perseguiteranno per
causa mia: rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei
cieli ».
Dopo che avrò fatto dono della mia vita a Gesù verrà la
gioia vera, anche se donare la vita a Gesù significa croce e martirio ». San
Pietro dice: « Esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la
meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime! (1 Pt 1, 8s) e ancora: «
Beati voi se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della
gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi! » (A, 14).
Gli fa eco l'apostolo Giacomo (1, 2): « Considerate
perfetta letizia quando subite ogni sorta di prove!».
Esperienze vissute dagli apostoli che avevano preso sul
serio la parola del Maestro: chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la
troverà! (Mt 10, 39).
La gioia perfetta
La gioia perfetta è quella che viene dalla fede!
E una gioia che non dipende da esperienze, non viene
procurata dai successi della propria opera o della propria persona, né da
risultati entusiasmanti.
Ai discepoli che si mostravano contenti perché erano
riusciti a scacciare demoni, Gesù ha detto: « Non rallegratevi però perché i
demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i nostri nomi sono
scritti in cielo ». C'è un motivo di gioia più alto e più durevole dei
motivi di successo, addirittura di successo apostolico.
La gioia perfetta non si lascia portar via dagli
insuccessi, dai fallimenti, da esperienze di sofferenza, nemmeno - al limite da
esperienze di peccato.
Gli apostoli erano « lieti di esser stati oltraggiati per
il Nome di Gesù! ».
Qual è la gioia perfetta? quali i motivi che la
sostengono? Ci sono dati dalla fede.
Noi vediamo quali sono i motivi della gioia del Padre e i
motivi della gioia del Figlio.
Questi motivi sono stabili, continui, eterni. Ne verrà
una gioia
incorrotta e incorruttibile, stabile, eterna.
Sappiamo che il Padre si compiace del Figlio: « In te mi
sono
compiaciuto ». Il Padre gode che il Figlio unigenito sia
sempre
figlio obbediente, gode che in lui l'amore arrivi al
culmine, che in Lui vita e amore si identifichino.
La gioia del Padre è Gesù!
lo so e vedo che quella è la causa della gioia del Padre:
provo anch'io a lasciarmi influenzare da questa stessa motivazione. Contemplo il
cuore del Padre lieto del Figlio e vengo trascinato a godere insieme a Lui per
lo stesso motivo!
So che il Figlio si gloria del Padre e lo benedice perché
ha un modo di agire sempre nell'amore tanto da innalzare il povero e l'umile
alle sue confidenze intime. Sono contento di ciò di cui il Figlio è contento,
sono contento di ciò di cui Gesù si rallegra.
La mia gioia viene così dalla fede. Viene dalla
contemplazione di Dio, viene in me come influsso diretto del Padre e del Figlio.
Questa gioia non la potrà cancellare mai nessuno, né potrà essere offuscata
dagli insuccessi o dai peccati.
Gli insuccessi, i peccati, le sofferenze mie e altrui
potranno distogliermi dal contemplare il Padre ed il Figlio: ed allora ricado
nella tristezza.
Ma come rialzo lo sguardo ritrovo la gioia!
« Se guardo a me sono triste, guardo a te e sono nella
gioia » diceva una santa. Questa gioia, che viene solo dalla fede, non è una
gioia che si esprimerà in manifestazioni entusiastiche o in modi da attirare
gli sguardi sulla mia persona. E' una gioia mite, semplice, inosservata, ma
profonda e forte, tale che può esser portata nel bel mezzo del mio esser
rifiutato da parte degli uomini, nel bel mezzo dell'insuccesso, durante la
persecuzione, nel corso della sofferenza.
La gioia perfetta non elimina il dolore, lo supera!
La gioia perfetta non esclude la sofferenza, ma non si
lascia vincere! La gioia perfetta non mi impedisce l'insuccesso, ma non lo
lascia vittorioso sul mio spirito. La gioia perfetta non è nel mondo, è in
Dio. Il mondo mi darà ancora dolore e sofferenza, ma so prendere anche dal
cuore di Dio ciò che vi è preparato per me!
In cammino
Il Signore mi da e mi darà ancora gioie naturali. Egli
non dimentica che sono fatto di terra! Potrò gustare ancora un buon bicchiere
di vino, e goderne! Potrò rallegrami per il volto di un amico, per l'affetto di
una persona cara, per l'esultanza di una festa di paese! Lo ringrazierò, ma so
che non sarà questa la mia gioia piena.
Il Signore mi farà ancora godere qualche buon frutto
della mia opera, qualche successo del mio lavoro. Lo ringrazierò, ma so che non
è ancora tutto.
Il Signore mi darà ancora la gioia di vincere qualche
tentazione, di allontanare da me il Maligno, ma so che non è vittoria
definitiva. Il Signore mi darà prove del suo amore concedendomi consolazioni
interiori, o doni speciali, ma so che questi regali non sono per sempre!
Farò dei piccoli passi verso la gioia perfetta!
Io ora inizio a camminare in questa direzione: farò ogni
giorno un esercizio, o due esercizi, con umiltà: provo ad esser contento di te,
Gesù, insieme al Padre. Ecco, ti faccio un sorriso, Gesù, perché te lo merita
Sei stato bravo - non perché mi hai dato salute o intelligenza (non ti voglio
considerare egoisticamente) - sei stato bravo ad obbedire al Padre, ad amarlo
tanto da perdonare perfino ai tuoi nemici e ai tuoi rinnegatori. « Di te
gioisce il mio cuore, di te esulta la mia anima! ».
Farò un esercizio di gioia perfetta nel momento
d’insuccesso, quando sembra che vada tutto storto, quando accade qualche
contrattempo: quello è il momento buono per sperimentare la gioia che viene
dalla fede.
Anzi, farò un esercizio di gioia, ti sorriderò quando mi
ritrovo caduto nel peccato. Anche allora tu rimani fonte di gioia.
In quel momento - nonostante il mio peccato - il Padre
continua a compiacersi di Te!
E anch'io vorrò distogliere lo sguardo dal mio peccato e
sorriderti, non solo e non tanto perché sei pronto al perdono, ma perché sei
la gioia del Padre!
Verrà anche per me il giorno in cui entrerò
definitivamente « nella gioia del mio Signore »! Allora canterò senza fine la
lode perenne e ti ringrazierò per le sofferenze e difficoltà che ora sono sul
mio cammino, perché se avrò sofferto con te e per te, sarà grande la mia
gioia!
Proprio così il tuo apostolo Pietro ha avuto il coraggio
di scrivere: « nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo,
rallegratevi! » (1 Pt. 4,13).
La gioia vivifica e rende gloriosa la sofferenza del tuo
discepolo!
La gioia di
Dio
Ci preoccupiamo anche della sua gioia?
Quante volte viene da dire: sarà contento di me il
Signore?
E' una domanda che suona un po' male. Suona un po'
egoistica, ci preme far bella figura, esser qualcuno davanti a Dio. Sarà
contento di me il Signore?
No, non mi preoccupo più di questo.
Dio Padre trova la sua gioia nel Figlio i e il Figlio nel
Padre! Certamente il Padre è contento di vedermi unito al Figlio suo; e il
Figlio è contento al vedermi entrare nel cuore del Padre! Ma non mi preoccupo
che Dio sia contento di me. Piuttosto sono io che devo esser contento di Dio! Io
lascio crescere in me la gioia per il mio Dio.
Ed allora succederà quello che succede ad una madre!
Un figlio, anche se un po' scapestrato, ma che dimostri di
esser contento della sua mamma, forma già la gioia per lei!
La madre è contenta che il proprio figlio si glori di
lei! Così noi siamo la gioia di Dio quando siamo fieri di lui!
Senza affermare che, se siamo contenti di Lui, cresce in
noi anche la volontà di obbedirgli, di ascoltarlo, di fargli far bella figura!
Dio è contento di noi, quando noi siamo contenti di Lui!
Maria non si è chiesta se Dio fosse stato contento di lei: ella ha esultato di
Lui: « il mio spirito esulta in Dio »!
Col salmista (15) dirò anch'io:
Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia
destra, non posso vacillare. Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro!
Quando sono contento del Padre e di Gesù e del loro
Spirito Santo allora io sono la gioia di Dio!
Non so se
tu hai sperimentato prima
la gioia o
la sofferenza.
Né so in
quale di queste due situazioni ti trovi ora.
So che
l'una e l'altra fanno parte
del cammino
dell'uomo,
fanno parte
del mistero del Figlio di Dio
che ci
vuole assumere nella sua vita.
don Vigilio Covi