IN LUI ERA LA VITA (CONTINUAZIONE)

3. E IL VERBO ERA DIO  

Con quest'espressione si completa la prima presentazione del «Verbo», del dono d'amore che Dio esprime da sè. Il Verbo era Dio. È una frase che suona scandalosa a chi ritiene di conoscere Dio con la propria intelligenza. Egli dice: «Dio è unico, Dio è uno solo, Dio non è diviso». Affermazioni vere, sante. Esse però non devono chiuderci il cuore a quell'unico Dio nel momento in cui Egli vuole rivelarci più da vicino il suo essere ed il suo vivere. Noi non crediamo alla nostra intelligenza e alla nostra logica quando parliamo di Dio o pensiamo a Lui, ma crediamo a Lui e in Lui. Egli può dirci di più di quanto il nostro ragionamento suppone. Il Verbo era Dio. Il Verbo non è un «altro» Dio in contrapposizione al Dio unico, Egli non è un «secondo» Dio. Egli era fin dal principio Dio. Sono presuntuoso a voler continuare? Egli mi perdoni e mi doni sapienza, perché la luce che mi ha colpito giunga pure a te. Il nostro Dio, il Dio vero, l'unico Dio è amore. Quando Egli ci incontra, noi lo esperimentiamo così, amore! Col termine «amore» esprimiamo il donarsi gratuito di sè! Dio si dona, dona se stesso. Quanto Dio «fa» lo fa «da Dio», non a metà, ma pienamente! Dio si dona pienamente, senza svuotarsi, perché chi ama non si svuota! L'amore così donato è pienezza di divinità, è totalità d'amore, è... Dio donato. Dio dona... Dio! Ciò che Dio esprime di sè e da sè, cioè il Verbo, il suo amore dato, è amore pieno, è Dio. Non potrebbe essere diversamente. Noi, che usiamo parole derivanti dalle nostre esperienze semplici e quotidiane e universali, diamo a Dio in quanto si dona il nome di Padre, e diamo a Dio in quanto Amore donato il nome di Figlio. Questi sono termini più vicini al nostro cuore, e il nostro cuore può illuminare l'intelletto. Dio è Padre e il Figlio suo è Dio. Il Padre ci ama dandoci il Figlio. Egli si dimostra Dio per noi quando ci dona il Figlio. Il Figlio ci ama trascinandoci nella sua risposta al Padre, facendoci conoscere Dio come Padre per noi. E così anch'io, anche tu, noi, entriamo nel movimento di Dio, diventiamo «Dio». Restiamo uomini, creature povere, ma partecipi dell'Amore. Comincia a trasparire in noi la immagine del Dio Padre e Figlio, a somiglianza di Lui. Mistero grande, comprensibile e fonte di gioia per tutti coloro che non vivono per se stessi, che cominciano ad escludere l'egoismo dalla propria vita. Su questi riposa lo Spirito che il Figlio riceve dal Padre nel mentre viene «generato» come amore, Spirito che il Figlio alita su di noi per la purificazione, primo passo del nostro ingresso nella sua Vita. Il Verbo era Dio!  

Grazie, o Padre, che Ti doni generando il Figlio! Grazie che partecipi la tua vita, l'essere Dio, al Figlio generato!

Egli è la tua gloria, Egli è la manifestazione del tuo Amore, Egli è santità perfetta e perfetta misericordia.

È per noi, o Dio, che ti fai chiamare Padre e Figlio, perché il nostro cuore è piccolo e la nostra mente incapace di avvicinarsi alla tua purezza.

Le nostre parole imperfette possono avvicinarci a Te, perfetto, quando tu riversi in noi il tuo fuoco d'amore, il tuo Spirito puro e semplice, mite e povero.

Grazie, Gesù Verbo Dio, che le nostre mani possono toccare, i nostri occhi possono vedere e il nostro udito può percepire.

Parla a me oggi, indicami le vie dell'amore, Tu che sei Dio, Verbo di Dio!

 

 4. TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI  

È diventato universale il cantico di frate Sole, pregato da S. Francesco d'Assisi nell'orticello di S. Damiano. In esso il santo benedice il Signore per ogni creatura, persino la morte cui nessun uomo può sfuggire! È un canto che rende puro il nostro sguardo abituandoci a vedere tutta la realtà, compresi i suoi risvolti di dolore, come strumento della manifestazione dell'amore di Dio.  

Francesco non ha fatto altro che tradurre nella sua situazione di dolore - era cieco, quasi completamente, sofferente, disturbato e molestato continuamente dai topi - il cantico dei tre giovani riportato nel libro di Daniele (3, 52-90). Anche quei tre giovani si trovavano in situazione di morte, nella fornace di fuoco: essi iniziarono la lode di Dio invitando tutte le creature a questo canto di benedizione. Tutte le creature diventano motivo di lode, tutte le creature, comprese quelle per cui noi ci lamentiamo in continuità: piogge e nebbie, fuoco e calore, freddo e gelo, luce e tenebre, persino i mostri marini. Tutto e tutti sono chiamati alla lode, sono motivo di gratitudine per il credente. Il credente vede Dio all'opera ovunque.  

«TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI».  

Quanto Dio ha chiamato all'esistenza l'ha chiamato con la Voce di Lui, del Verbo! Ovunque io possa posare lo sguardo vedo qualcosa che c'entra col Verbo di Dio, col suo progetto d'amore, con la manifestazione del suo intimo che si dona e si comunica.

TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI.

La sua impronta dà valore a tutte le creature, dà significato di salvezza e di gloria ad ogni avvenimento. Io posso non capire, posso non gustare bellezza né trovare convenienza per me in qualche cosa che mi tocca: ma questo mio «non vedere» è solo segno che la mia cecità non è ancora guarita, è segno che sono mosso ancora in parte dal mio amor proprio, dalla mia carne. Quando mi sarò fatto tutto servo obbediente allo Spirito, desideroso del Regno di Dio, amante del Padre, allora le mie labbra potranno aprirsi in ogni ora alla lode, alla benedizione. Anche nell'ora buia del dolore e della morte.

TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI.

Ogni cosa fa parte del movimento d'amore che risponde all'amore del Padre. Ogni cosa è servitore del Verbo. Io vedo questo servizio di ogni realtà all'amore, e perciò posso lodare! Ma la lode più bella è lo sguardo puro dei miei occhi, purificati dagli interessi materiali e carnali, che vedono ormai solo la gloria di Dio. I miei occhi non mi portano più alla lamentela, alla mormorazione, al brontolare, non s'atteggiano più alla tristezza. Perché vedono che «tutto è stato fatto per mezzo di Lui». Anche la mia pace che ne deriva ed il mio sorriso entrano in quel «tutto» e ne danno la testimonianza più efficace.  

Gloria a Te, Padre, che crei con amore e manifesti l'amore attraverso le tue creature.

Grazie a Te, Verbo di Dio, Figlio Gesù che hai messo la tua impronta d'amore su tutto e in tutto, anche sul dolore, anche sulla morte.

Senza di Te non capirei nulla di tutto!

Gloria a Te, Spirito Santo, che purifichi i miei occhi perché vedano ovunque l'amore che risponde all'amore del Padre.

Ti benedico per questa mia giornata.

Ti lodo per il contrattempo e le cose sgradite al mio corpo: esse sono il tuo amore che mi purifica e mi salva. Ti lodo per il sorriso e il servizio dei fratelli che incontro, fiori variopinti e profumati in questo tuo giardino.

TUTTO È STATO FATTO PER MEZZO DI LUI!  

 

 5. IN LUI ERA LA VITA

 

La vita di cui si parla non riguarda il vivere del corpo che abbisogna di aria e acqua, di cibo e di movimento. Dentro questa vita materiale deve trovare posto un altro tipo di vita per cui ci sentiamo realizzati, amati e capaci di amare. Questa «Vita» non ci è data con l'abbondanza di cibo o di divertimento, né con la ricchezza e il successo del nostro lavoro. È proprio per queste realtà che spesso - anzi sempre - l'uomo cerca di impegnare al massimo le proprie energie, perché pensa di trovarvi quella soddisfazione che dà senso e pienezza al vivere. Ed è un'illusione. L'uomo non è mai contento. Cerca, trova, ma cerca ancora. Non è mai sazio di ricchezze e di successo, mai sazio di divertimenti e di piaceri. Dov'è la Vita? dove è nascosta? è irraggiungibile? L'hanno chiamata utopia, la chiamano futuro, ma non s'avvicina mai!

IN LUI ERA LA VITA!  

Il segreto è svelato a coloro che volgono lo sguardo umile al proprio Creatore. Dio Padre non può negarci la Vita! Egli ci ha fatti capaci di portarla, Egli vuol essere Padre per noi proprio perché in noi portiamo la sua Vita.  

IN LUI ERA LA VITA!

Nel Verbo, in quell'amore uscito dal seno del Padre e che sta proteso verso di Lui. Ecco dov'è la Vita, la Vita per me e per te. In Gesù - Dio da Dio - era e si trova la Vita. A chi ha cominciato ad accogliere Gesù con amore non occorre ripeterlo. Egli stesso si accorge che con Gesù nel cuore si vive. Con Lui in noi la nostra esistenza entra nel riposo. Non più grandi attese ansiose, non più frustrazioni, non più tristezze testimoni di vuoto e d'insoddisfazione. A chi accoglie Gesù appare in volto la gioia. Con Lui in noi ci accorgiamo di essere amati e voluti e cercati dal Padre.  

IN LUI ERA LA VITA.

Per me e per te. Non ripongo più speranza nel raggiungimento di sogni e di desideri: mi riporterebbero indietro, nella morte. E non voglio dare a te occasione di sperare e di desiderare cose, avvenimenti, promozioni, progressi, nemmeno spirituali. Ti illuderei. Là non trovi la Vita. La Vita non la conquisti tu. La Vita ti può solo esser donata e tu puoi solo accoglierla nell'umiltà aprendoti all'Alto. La Vita che può rimanere sempre in te fino a portarti nel Regno di Dio è Gesù quel Gesù che vive proteso verso il Padre per obbedirgli. Vita anche per te è Gesù che si offre continuamente a fare la Volontà del Padre. Vita è Gesù che abbraccia, porta e sale la croce. Da Lui sgorga sangue ed acqua in cui anche tu puoi nascere e crescere. Ecco la Vita. Se non ti porto a Gesù t'imbroglio. Se non mi porti a Gesù m'inganni. Al di fuori di Lui c'è il vuoto. Te lo ripeto. Va' da Lui, sempre da Lui. Nella sofferenza, nella delusione, nell'amarezza dell'incomprensione da parte di chi ami e benefichi, sempre va' da Gesù e resta ostinatamente da Lui.  

IN LUI ERA LA VITA.  

Ti ringrazio, Signore Gesù. Venendo da Te non sono mai rimasto deluso.

L'unica delusione è in me, sono io; pur avendo sperimentato che Tu sei la Vita, torno continuamente a porre speranza in avvenimenti, in cambiamenti economici e politici, in opere da realizzare, in mete da raggiungere.

Solo in Te ho trovato Vita, e ancora porgo ai fratelli mete morali e servizi materiali, come fossero questi sorgente d'acqua, ma sono invece solo recipienti che finiscono.

Sei Tu, Gesù la Vita.

Sei la Vita di Dio, piena, eterna.

Con te nel cuore non ho più desideri, nulla più diventa necessario.

Tu sei pace e serenità e abbandono al Padre. La mia vita con Te raggiunge il significato che Dio stesso mi dona: suo tempio, suo strumento, suo figlio!

Grazie, Gesù.  

IN LUI ERA LA VITA!

 

 6. LA VITA ERA LA LUCE DEGLI UOMINI

 

«La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello» (Ap 21, 23).

La descrizione della città che scende la cielo, che è dono di Dio per gli uomini, comporta questo particolare: è una città che non dipende quanto a luce né dal sole né dalla luna. I cristiani non si fanno illuminare da luci naturali che producono sempre ombre e che sono instabili. La luce del sole scompare alternandosi con quella incerta della luna: così le «luci» che provengono dal pensiero e dall'esperienza degli uomini, dalle loro scoperte, dalle loro esigenze, dalle loro intuizioni, sono «luci» instabili, che s'alternano, che producono ombre dolorose e pericolose. Ogni tempo ed ogni popolo che segue qualcuna di queste luci viene sopraffatto dalla notte e s'illude di poter vivere nell'attesa di qualche altra luce che sorge sullo stesso orizzonte. La luce definitiva e stabile, quella che può giudicare o ignorare le altre luci inutili è «la vita». Luce che fa chiarezza all'uomo, che gli illumina il cammino, anzi, ancor più luce che illumina il volto dell'uomo perché possa esser riconosciuto come «uomo», è «la vita». Questa vita è quella che è in Lui, nel Verbo che sta proteso verso Dio. La vita è Gesù: «Io sono la vita»! Gesù quindi, in quanto orientato tutto al Padre, dipendente da Lui e desideroso di farlo conoscere, è la luce degli uomini. Gli uomini possono esser conosciuti come tali solo quando accolgono sul proprio volto il riflesso della vita che è Gesù. «Anche il più perfetto tra gli uomini, privo della tua sapienza, sarebbe stimato un nulla» (Sap 9, 6). «Io come luce sono venuto nel mondo» (Gv 12, 46).  

La vita vissuta da Gesù resa visibile da Lui ai nostri occhi, è la luce per me, per te. Noi cerchiamo di impostare le nostre scelte e decisioni in base ai nostri ragionamenti, in base ad una sapienza e scienza che possediamo perché intelligenti e capaci di trarre conseguenze logiche. Ciò però non è vero. Siamo molto più influenzati e dipendenti da ciò che vediamo attorno a noi, da ciò che vien vissuto dai nostri contemporanei, che non dal nostro pensiero libero. Ci lasciamo condizionare i ragionamenti persino dalle mode che si diffondono vertiginosamente. Questo fatto ci rende attenti a tener d'occhio Gesù la sua vita, la sua esperienza terrena, perché sia Lui e solo Lui a determinare e influire sui nostri modi di pensare. È Lui la Vita senza seme di morte! La vita è luce. Si presenta come luce la vita degli uomini, ma questa è luce che inganna. Luce vera e stabile che non cambia colore è la vita offerta da Dio nel suo Figlio unigenito. La vita dei santi - che hanno incarnato la sapienza di Gesù - è di grande aiuto, stimolo e forza interiore, più che i grandi ragionamenti teologici. Lo abbiamo sperimentato spesso! Le grandi prediche che io preparo con bei ragionamenti logici non aiutano tanto, quanto piccoli esempi di vita vissuta. Il ragionamento non ha forza in sè, la vita sì! Perché la Parola di Dio si è fatta carne, non ragionamento! La vita è luce degli uomini.

Signore Gesù guardando la tua croce trovo la forza per sperare, per amare, per credere. Guardando Te in croce ricevo luce per vivere senza disperazione i momenti in cui il dolore e la morte tentano di strappare la vita dalla mia carne.

La tua vita è luce nella valle oscura, la tua vita nel deserto è luce che dà significato alle mie solitudini, la tua vita d'amore ai peccatori è luce che mostra la direzione dei miei passi in mezzo agli uomini, la tua vita di attenzione ai piccoli è luce che rende gradevole il mio esser buono a nulla, la tua vita nel villaggio di Nazareth, sperduto tra i monti, è luce che dà valore al mio vivere nascosto e - secondo le mie visuali - improduttivo.

Gesù la vita è luce, anche quando la vita è vissuta da me. Le esperienze d'amore gratuito del Padre, che Tu semini nelle mie giornate, sono luce che mi mostrano con quale fiducia e gioia io posso ancora vivere nella tua obbedienza!

Gesù Parola viva che illumini il mio passo verso il Padre!

 

 7. LA LUCE SPLENDE NELLE TENEBRE

 

Può sembrare un'affermazione banale. È chiaro che la luce è l'opposto della tenebra, e che dove entra la luce non esiste più buio. Ma se all'immagine sostituiamo la realtà, l'affermazione non è più banale. Gesù si trova in un ambiente ostile. Egli risplende, e illumina i volti rivolti a Lui, ma la sua presenza è messa in risalto da una folla nemica, da una massa avversa. Il valore di questa frase e il suo significato li percepiamo maggiormente pensando all'ora del Gethsemani e all'ora del Calvario. In quelle occasioni la vita di Gesù è così diversa da ciò che lo circonda, che può essere detta luce nelle tenebre. Gesù in quelle tenebre è luce: in quell'assenza totale di amore Egli è il Dio dell'amore! Perché si possa vedere che Gesù è luce è necessario che Egli venga immerso nella tenebra. Per poter riconoscere in Gesù la pienezza della vita divina e per poter scoprire coi nostri occhi che Dio è amore è necessario che Egli sia circondato, schiacciato, pestato dall'odio. L'amore splende nel mare dell'odio, così come «la luce splende nelle tenebre». La tenebra è quindi necessaria perché la luce possa manifestarsi agli occhi degli uomini. «Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Gv 14,31).

Come fa il mondo a sapere? Il mondo si accorge dell’amore quando c'è l'odio. Il Padre può sapere in ogni istante che il Figlio lo ama, ma il mondo vuole le sue prove. La prova che il mondo cerca è la prova del dolore, della sofferenza, della morte. «Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l'educazione da noi ricevuta... Proclama beata la fine dei giusti e si vanta di avere Dio per Padre. Vediamo se le sue opere sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari, mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Condanniamolo a una morte infame, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà» (Sap 2,12.16-20).  

La luce splende nelle tenebre. Ciò che vale per Gesù Luce, vale pure per me, chiamato ad essere con gli altri cristiani «luce del mondo». Sono luce per il mondo quando porto in me la vita di Dio, il suo amore puro e disinteressato, il riflesso del suo «Verbo» eterno! Quando posso esserlo? Sempre, naturalmente! Ma quand'è che il mondo se ne può accorgere? Quando io sono circondato da situazioni negative, quando incontro contrattempi, quando si abbatte su di me l'incomprensione e l'odio degli uomini, la solitudine, la malattia, la mormorazione e persino la calunnia. In queste situazioni posso offrirmi ad amare, a fare del mio dolore un'offerta. Allora il mondo, abituato a reagire a queste realtà in modi violenti o disperati o rasseganti, può vedere in me luce o può non vedere nulla di nuovo. Queste situazioni mi sono date o concesse o permesse perché io possa diventare un dono di luce per gli uomini ancora avvolti dall'oscurità, per gli uomini che ancora non s'accorgono che Dio è amore. In queste situazioni esercito il mio essere missionario, la mia chiamata a diffondere come luce l'amore che salva; così gli uomini sono costretti ad accorgersi che nel mondo esiste qualcosa che non gli appartiene, qualcosa che viene da fuori, dall'Alto. Quando mi trovo in situazioni negative e di sofferenza dovrei perciò rallegrarmi: sì, perché Dio mi ritiene degno e mi dà l'occasione di rivelare il suo Amore, la sua vita luminosa. Finalmente in queste situazioni può compiersi attraverso di me ciò che ogni giorno ho chiesto e chiedo e desidero: «sia santificato il tuo Nome, venga il tuo Regno». Ho detto purtroppo «dovrei», perché ancora non ne sono capace. Mi viene spontaneo lamentarmi, evitare o cercare d'uscire in fretta dalle tenebre, perché l'essere luce in esse è costoso. Però «dovrei»: col tuo aiuto, col tuo esempio, col tuo sostegno e con la forza della tua preghiera certamente talvolta riuscirò. Grazie, fratello! La luce splende nelle tenebre.  

Grazie, Signore Gesù! Nella tua luce vedo la luce. Al chiarore della tua luce trovo la strada per rispondere all'amore del Padre, per portare un po' di quell'amore dentro il mondo che ti è ostile e che cerca solo sopraffazione. Tu sei luce, Gesù e con Te divento luce anch'io, e molti saranno salvati. Abbi pietà di me, salvami!

Gloria a Te, luce che splendi nelle tenebre dei secoli.

 

 8. LE TENEBRE NON L'HANNO ACCOLTA

 

«Le tenebre stanno diradandosi e la luce già risplende».

Lo stesso S. Giovanni scrive così nella sua prima lettera (2, 8b). Le tenebre non sono destinate a durare a lungo, non hanno in se stesse la forza della fedeltà. La luce invece, che non porta con sè paura, vive della potenza della verità, che - pur lentamente - avanza, trasformando la realtà da nemica in luogo sereno, quieto e operoso. Le tenebre non vogliono accogliere la luce: è sempre questo il primo tentativo dell'uomo che non ama. Egli conserva e giustifica e cerca le ragioni per approvare il proprio odio o il proprio rifiuto. Egli non ama la luce, egli non ama Gesù. «Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere» (Gv 3, 20).  

Traduciamo: chiunque fa il male odia Gesù e non viene a Gesù perché non siano svelate le sue opere! Gesù è veramente la luce che «svela i pensieri di molti cuori», come ebbe a dire Simeone a Maria (Lc 2, 35). Di fronte alla luce che emana da Gesù tutto l'agire dell'uomo appare con i suoi veri colori: anche la vanagloria e l'orgoglio dell'uomo con cui molti sostengono la propria onestà e con cui taluno costruisce l'impalcatura delle proprie virtù! Non c'è da meravigliarsi quindi se molte persone, grandi persone, non s'avvicinano a Gesù. Essi temono, anche inconsciamente, che tutto ciò per cui gli uomini li applaudono venga scoperto nelle sue vere dimensioni, e le numerose e grandi opere «buone» vengano d'un tratto svalutate, perché strumento o frutto di gloria umana, di superbia, opere d'iniquità! La luce non è accolta dalle tenebre. Le tenebre possono mascherare, nelle tenebre l'uomo può esser ritenuto grande dagli altri uomini. Vicino alla sorgente luminosa egli appare quale veramente è, piccolo, debole, uguale agli altri, ricco solo - semmai - di doni di cui è debitore. Non viene a Gesù non gli s'avvicina «chi fa il male», chi è collaboratore del Maligno: e può esserlo persino chi appare benefattore dell'umanità! Chi «fa il bene», se viene alla Luce, se viene a Gesù può venire scoperto come uno che «fa il male»! Viene alla luce soltanto «chi opera la verità»! Colui che vuol far risplendere la gloria invisibile di Dio, chi vuol rendere visibile con la propria vita il volto invisibile del Padre, costui viene alla luce, costui viene a Gesù! E viene con tale costanza, che vuol rimanergli sempre unito, perché non vuol esprimere nulla di sè, ma tutto di Lui. «Chi opera la verità» vuole offrirsi per essere specchio limpido che riflette la luce, l'amore e la sapienza di Colui che è nascosto all'occhio di carne dell'uomo. Perciò chi opera la verità ha bisogno di tornare continuamente a Gesù che è la verità, per riempirsi di Lui occhi, bocca, cuore! Le tenebre non l'hanno accolta! Non mi meraviglia più questo fatto. Voglio soltanto stare attento a che non ci siano momenti nella mia vita in cui accolgo più facilmente il mio ragionamento o le elucubrazioni delle menti intelligenti, più facilmente della parola e della voce di Gesù. Sarebbe brutto segno, segno che le tenebre penetrano nella mia vita. Non posso più misurare la mia distanza dalle tenebre con le mie «buone» opere, ma solo con la mia vicinanza a Gesù! Le tenebre non l'hanno accolta! Ma le tenebre non l'hanno nemmeno soffocata! Questa è un'altra traduzione della stessa frase. Le tenebre non hanno soffocato la luce. Ormai la Luce splende. Benché le tenebre mettano in atto minacce, indifferenza, calunnia, menzogna, violenza e morte, non riescono a sopraffare la Luce.  

Confido perciò che nemmeno in me, Tu, Gesù possa venire soffocato, fatto tacere, passato sotto silenzio.

Sono venuto da Te, Tu hai svelato molte ombre della mia vita, e le hai cancellate. Ce ne sono ancora, ma io continuo a venire da Te, a rimanenti accanto, a vivere alla tua Presenza, finché la tua luce vincerà definitivamente.

Gesù mio Signore, mia Luce e mia Salvezza, abbi pietà di me.

A Te do gloria, Tu che sei verità di Dio. Io sono solo un pover'uomo che vuol renderti visibile a tutti, perché tutti s'accorgano del tuo amore umile e luminoso.

Gloria a Te, Luce di Dio, mio amico Gesù!

 

 9. VENNE UN UOMO MANDATO DA DIO, E IL SUO NOME ERA GIOVANNI

 

Dopo la concentrata attenzione sul movimento interiore della Vita divina e il suo progressivo inserirsi tra noi come Luce, l'evangelista ci porta improvvisamente a osservare un uomo. L'amore, la vita, la luce di Dio hanno bisogno di un uomo. Dio, l'inaccessibile e luminoso, si serve di un uomo, lo manda in mezzo alla tenebra come spiraglio che lascia intravedere l’avvicinarsi della luce. Quest'uomo non è uno qualsiasi, non è uno qualunque. Dio si serve di uno ben preciso, che porta un nome che lo identifica. Questo nome però è un richiamo continuo a colui che lo manda, è un messaggio che fa presagire un'epoca di salvezza. «Il suo nome era Giovanni». Giovanni significa «Dio è clemente»! Quest'uomo è dono di Dio, è annuncio della bontà di Dio, della sua amicizia per gli uomini travolti nelle tenebre. Quest'uomo è richiamo al Dio vero, il Dio dell'amore, il Dio amico dell'uomo. Con il proprio nome, ricevuto come dono e rivelazione, Giovanni è annuncio nello stesso tempo e della intenzione positiva di Dio e della negatività dell'uomo. L'uomo è peccatore, è realmente caduto, fuori strada, incapace di raggiungere la propria salvezza intermedia e finale; egli però può contare sulla positività di Dio che desidera e vuole la pace e l’armonia e la realizzazione dell'uomo. Tutto ciò è affermato dicendo: «Dio è clemente»! L'uomo mandato da Dio è quindi un «angelo», messaggero di questa doppia realtà. E Giovanni, col suo comportamento e con le sue parole espliciterà nella sua vita tale verità. Ritirandosi nel deserto, vivendo in maniera austera, vestendo semplicemente con tuniche di pelli, come Dio aveva rivestito la nudità di Adamo ed Eva dopo il loro peccato, Giovanni proclama che l'uomo è peccatore, che l'uomo nella società - forse senza accorgersi -, si trova in situazioni lontane dalle intenzioni di Dio. L'uomo si è costruito dei modi di vivere comodi, facili: ma questi, da una parte allontanano il ricordo della propria miseria ma d'altro canto aggravano la sofferenza di molti fratelli, perché li sfruttano per il proprio agio. Dimenticando d'esser peccatore l'uomo rende ancora più pesante il proprio peccato. Giovanni, vivendo nel deserto, si libera dalla tentazione di farsi oppressore degli uomini, di essere sfruttatore della loro presenza. In tal modo egli acquista libertà per gridare le incongruenze di tutti, poveri e ricchi, sudditi e padroni. Mentre però egli rende l'uomo cosciente del suo peccato, non gli lascia il tempo della disperazione: dona la possibilità di purificazione, riammette il peccatore alla comunione con Dio immergendo nell'acqua coloro che vogliono ripetere il passaggio dalla schiavitù alla libertà. L'egoismo rende schiavi, Dio è l'amico dell'uomo che lo libera rendendolo capace di amare. Giovanni è veramente mandato da Dio. Aiutando l'uomo a rendersi conto della propria lontananza dal Dio dell'Amore, lo aiuta ad attendere la vera salvezza. Aiutando l'uomo a riconoscere il proprio peccato lo aiuta a mettersi in attesa del proprio redentore, a conoscere il bisogno urgente di salvezza, a desiderare la libertà dagli spiriti di orgoglio e superbia che lo hanno schiacciato in un vicolo cieco di sfruttamento e dipendenza che rende immorale ogni sua azione, anche quelle ritenute «buone»: anche quelle erano frutto d'orgoglio e presunzione! L'angelo che annuncia all'uomo la sua miseria e la sua salvezza deve proprio essere un uomo, un uomo concreto in carne ed ossa, nascosto e rivelato da pelli di animali. Fosse un angelo senza carne sarebbe ritenuto illusione, oppure gelosia di un dio offeso. Dio manda un uomo per dire con il cuore d'un uomo che Egli vuole prendere gli uomini dal letamaio e porli su seggi di gloria. «Dio è clemente»!  

Grazie, Signore Gesù! Ti sei fatto precedere dalla voce penetrante, forate e sconcertante di un uomo perché fossimo pronti ad ascoltare la parola mite e dolce che esce dalle tue labbra divine. Ci hai fatti attirare nel deserto, nello spogliamento e nella privazione, perché potessimo entrare tra gli uomini accompagnati da Te, così da non rimanere ancora schiacciati dalla loro forza e dalla loro sapienza.

Ci hai mostrato la clemenza di Dio perché avessimo coraggio di venire a Te per legarci all'amore che si fa crocifiggere! Gloria a Te, Signore Gesù!

 

 10. EGLI VENNE COME TESTIMONE PER RENDERE TESTIMONIANZA ALLA LUCE, PERCHÉ TUTTI CREDESSERO PER MEZZO DI LUI

 

Il Verbo di Dio non è un'idea, non è qualcosa di impersonale, non è un'avventura riservata a coloro che sono intelligenti e capaci di penetrare la realtà col loro pensiero. Egli si prepara la strada concreta in mezzo agli uomini, a tutti, attraverso un uomo concreto, perché anch'Egli, il Verbo, si è fatto carne. L'uomo mandato da Dio, che porta il nome rivelatore del rapporto d'amore e di bontà clemente di Dio verso l'uomo peccatore, Giovanni, è un testimone. Egli è testimone, ed egli è solo testimone. Il testimone è grande, è importante, è necessario, ma egli non è la realtà. Il testimone ha un ruolo di intermediario. Egli deve garantire d'aver visto coi propri occhi e d'aver udito con le proprie orecchie. Ma Giovanni è testimone ancor più forte. Egli, con la propria vita orientata a colui che deve venire, manifesta che Quello realizza veramente il compito annunciato. In parole semplici, Giovanni, vivendo come vive, manifesta che Gesù è proprio «Gesù», cioè la salvezza di Dio. Giovanni non ha bisogno del plauso degli uomini per essere felice, né di successo tra i grandi per essere nella gioia. Egli gode alla voce dello Sposo. Egli si sente realizzato pienamente dalla Presenza di Gesù. Gesù è come il sole che illumina la luna. Giovanni è come la luna. Tu la vedi e puoi dire con certezza che c'è il sole, e che il sole è luminoso e caldo e grande, benché non sia giunto al tuo orizzonte. Tu vedi e odi Giovanni: puoi esser già certo della vicinanza della Luce, del Verbo di Dio. Egli venne per rendere testimonianza alla luce. La voce di Giovanni attira gli uomini a Dio, li avvia all'ascolto del Padre, risveglia in loro pentimento e cambiamento di vita: chi gli dà retta inizia un cammino nuovo, un cammino di libertà, un cammino d'obbedienza a Dio inimmaginabile pochi giorni prima. Egli è testimone che la via annunciata in mezzo al deserto è la via vera che ti porta alla tua casa, la casa di tuo padre, di quel Padre di cui porti nel cuore continuamente il richiamo. Tu stesso, ed io pure, benché peccatore, possiamo riconoscere dalle risonanze interiori, che Giovanni è testimone di verità: Colui che egli annuncia è il mio Salvatore! Questo ruolo di Giovanni, grande e umile, severo e gioioso, mi è tanto prezioso, perché so di impersonarlo anch'io. Dal momento che ho goduto di Gesù da quell'istante in cui sono stato illuminato dalla sua Gloria, da quando Egli s'è incontrato col mio sguardo, la mia vita diventa una piccola... luna! una luna che, anche se non «piena», testimonia la presenza del Sole! Io quindi sono prezioso per il Verbo di Dio, perché Egli riceve testimonianza da me. Il bello è che Egli riceve testimonianza non da ciò che io faccio ma da ciò che io sono diventato per la sua opera. Egli riceve testimonianza non da ciò che faccio, ma da come io vivo, dal «come» io agisco. Egli è la luce, io illuminato da Lui. Chi mi vede può risalire a colui che m'illumina! E così qualcuno giunge a credere in Lui. La mia vita fondata su Gesù attira molti a fondarsi su di Lui. E nei momenti di tentazione io stesso sarò aiutato da loro. Io testimone per te, tu testimone per me, noi insieme testimoni per il mondo intero. Molti hanno creduto e perciò sono stati salvati per la testimonianza di Giovanni. La sua «pazzia», la sua povertà e ascesi ha portato a Gesù molti cuori umili.  

Possa essere anch'io pazzo per Te, Gesù!

Mi considerino folle, non importa. Nel mio deserto, coloro che sono chiamati a salvezza, troveranno una testimonianza che Tu, Gesù riempi la vita e la salvi, e la liberi dalla schiavitù di ciò che è effimero, di ciò che non dura.

Tu sei la luce, Gesù Tu sei la vita!

Tu sei l'uomo vero, Tu sei il mio Dio!

Grazie a Giovanni, che ha accettato di farsi pazzo e piccolo per Te, perché Tu possa essere grande per me. Grazie a Giovanni, che nel suo esser solo testimone della luce mi mostra la posizione che anch'io ho da ereditare e assumere di fronte agli uomini: un indice puntato su di Te, Gesù Via, Verità e Vita!

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