semplice introduzione alla lettura
dei primi undici capitoli del Genesi
“
Chi ha conosciuto il tuo pensiero
se
tu non mi hai concesso la sapienza
e non gli ahi inviato il tuo santo Spirito
dall’alto?»
(Sap
9,17)
INTRODUZIONE
Quando
mi dici di voler leggere la Bibbia sono contento, e nello stesso tempo
preoccupato.
Sono
contento che tu ti voglia mettere in ascolto di Dio, contemplarlo nel suo agire
durante la storia, amarlo più da vicino. Ma sono preoccupato che tu leggendo la
Parola di Dio non riesca ad incontrati con Lui e sia invece disturbato dalla tua
superficialità o dalla curiosità o dalla troppo facile tentazione della
superbia di voler capire con la tua povera esperienza e intelligenza cose che le
superano, o dalla tua "ignoranza” e quindi incomprensione di modi di dire
e di raccontare antichi, o da una concezione troppo moderna e scientifica di
storia, "di racconto", di "parola"!
Per questo
ti metto in mano le seguenti pagine, affinché attraverso esse possa scoprire
qualcosa della profondità almeno delle prime pagine della Bibbia (i primi
undici capitoli del libro della Genesi). Ho speranza che questo lavoro faccia
nascere in te maggior umiltà davanti ad ogni pagina della Bibbia, sia
dell'Antico sia del Nuovo Testamento, e che t'aiuti a metterti in preghiera ogni
volta che apri le pagine del Libro Sacro:
Santo Spirito del Dio vivente!
rendi la Parola comprensibile
ai miei orecchi,
rendi i miei orecchi attenti
alla Parola!
Essa penetri fin nel più
profondo del mio cuore
per guarirlo e per
purificarlo,
per modellarmi e trasformarmi
secondo il modello Gesù,
con la Sapienza e per la
Gloria del Padre!
don Vigilio Covi
1. Leggere e capire
Non sarebbe compito d'un uomo parlare ”sulla” Bibbia,
cercare di capire quel che la Bibbia dice. Noi crediamo e sappiamo che essa è
Parola di Dio. Se Egli non ci avesse dato il Suo Spirito non potremmo leggerla e
comprenderla. la parola di un uomo la capisce bene uno che gli vuole essere
amico, così la Parola di Dio la comprende chi di lui si sfida, chi vuol
conoscerlo ed amarlo sempre di più.
Un giorno pensai di far buona cosa a leggere la Bibbia.
Ho cominciato, e per dire a me stesso e agli altri di aver letto la Bibbia, la
lessi tutta: ma Dio non mi ha detto niente, quella volta. Non ricordo che una
sola parola abbia creato comunione tra me e Dio. Avevo letto la sua Parola, ma
senza volerlo incontrare. Anzi, quella volta la Bibbia mi ha scandalizzato.
C'erano scene violente, fatti terrificanti. Se è cosi la parola di Dio... stavo
per lasciarmi andare a giudicarla! L'avevo letta senza amore come la potrebbe
leggere anche il demonio!
Qualche anno dopo m'incontrai col Signore, senza Bibbia.
Ma da allora ho cercato la Bibbia come si cerca... scusate il paragone... di
telefonare alla fidanzata! Ho riletto la Bibbia come parola che Dio stesso
voleva dire a me. E la voleva dire perché la mia vita potesse cambiare. Ogni
volta che l'aprivo incontravo Dio, anzi incontravo Gesù, Parola di Dio. Ed ogni
volta che l'apro so di incontrarmi con la comunità di Gesù Cristo, quella
comunità di apostoli e discepoli a cui Gesù ha parlato direttamente e che è
nata da lui grazie anche a quella sua Parola.
Non mi basta perciò la parola della Bibbia. E non voglio
che mi basti. So che molti, anche preti e vescovi, lungo i secoli, volendo che
quella parola bastasse, si sono fatti padroni di essa a loro modo, e hanno fatto
dire alla Bibbia quello che essa non ha mai voluto dire (hanno reso Dio
bugiardo!). Per questo motivo, per non leggere la Bibbia allo stesso modo dei
demoni, non voglio essere solo: voglio leggerla con l'aiuto di quella comunità
in cui è stata scritta.
In altre parole voglio ubbidire a ciò che dice san
Pietro nella sua seconda lettera (è parola della Bibbia!): "Nessuna
Scrittura é soggetta a privata spiegazione!". Quel che io capisco della
Bibbia è parola di Dio solo se in sintonia con la vita della Chiesa: perciò la
mia lettura della Bibbia - se vuole essere autentica, se vuole essere un vero
incontro con Dio - devo intraprenderla mentre vivo con uguale impegno la mia
fedeltà alla Chiesa di Dio, con la partecipazione ai Sacramenti, alla Messa, ai
servizi di carità, agli impegni di preghiera!
La parola di Dio infatti è data alla Chiesa perché essa
possa purificarsi e costruirsi sempre più salda su Gesù, con la forza del Suo
Spirito che le viene dato attraverso tale parola. In questo modo mi sono accorto
che leggere la Bibbia è gioia nello Spirito, forza e consolazione, stimolo al
rinnovamento, sapienza del cuore.
Anche le pagine più difficili da comprendere non mi
spaventano più. So che fanno parte della vita della Chiesa: se non le capisco
io, le capiscono i Santi: io le capirò se il Signore vorrà e quando Gli piacerà
incontrarmi servendosi di quelle pagine. Proprio cosi: leggere la Bibbia é
incontrarmi con Dio e rimanere abbagliato. Rimango a bocca aperta davanti al
creato... mi prende lo stupore per la mia ignoranza e l'ignoranza di tutti gli
uomini davanti a un cielo stellato, perché non posso rimanere a bocca aperta
davanti a una pagina che mi narra il modo di fare di Dio col suo popolo? L'amore
di un Dio fedele ad un popolo infedele?
2.
Storia sacra, storia di chi?
Ora leggo la Bibbia con maggior serenità: non m'importa
capire, ma amare quel Dio che mi ama nonostante le mie infedeltà. Nella Bibbia
trovo la mia storia, e quella della mia gente: poiché la storia di ogni uomo e
di ogni popolo, la storia vera, è quella che si compie alla presenza di Dio, in
comunione con Lui o in contrapposizione a Lui.
Nella Bibbia trovo un messaggio per i miei e nostri
giorni, un messaggio che mi viene dato nei modi più diversi: a volte è un
messaggio all'intelligenza, altre volte alla fantasia, al cuore, talvolta al
sentimento, ancora alla memoria: altre volte il messaggio viene dato alla
coscienza individuale o alla coscienza sociale. Sono messaggi che stimolano
tutte le nostre facoltà e ciascuna: la Bibbia infatti non è un unico libro
scritto da un'unica persona in un unico momento: ci sono storie, ci sono poesie,
parabole e visioni, insegnamenti e racconti, esortazioni e canti di amore, di
gioia, di lamento! Ci sono preghiere e profezie, insegnamenti in forma di
racconto storico, lettere a comunità e singoli! Ed il periodo che li ha visti
nascere è durato circa mille anni! Ognuno di questi scritti va perciò letto
nella sua diversità, tenendo conto della grande diversità culturale in cui è
nato.
Ma ciò che li unisce tutti è il fatto che sono una
parola del Dio vivente alla sua comunità, alla sua famiglia vivente. Non vi
cercheremo che d'incontrarci con Lui!
Questo sarà lo scopo del nostro incontro con la Bibbia,
proprio perché è lo scopo che si è prefisso Dio stesso:
Il Signore si affaccia dal
cielo
per vedere se c’è un uomo
saggio
che cerchi Dio! (Salmo 14, 2 e 53,3).
La Bibbia é la narrazione dei tentativi che Dio ha fatto
per incontrarsi col suo popolo, per salvarlo e renderlo segno e strumento di
salvezza per tutti gli uomini: per questo noi chiamiamo la Bibbia (che di per sè
vuole dire “libri", “biblioteca” di Israele, da cui ”Sacra
Scrittura”) anche col termine ”Storia Sacra”; oppure ”Storia della
Salvezza”.
Non sempre il popolo rispondeva alle aspettative di Dio,
anzi talvolta le rifiutava: per questo nella Bibbia sono narrate anche scene
sconvolgenti, che non prenderemo ad esempio per noi! e Dio si è dovuto adattare
alla testardaggine di un popolo, pur di non abbandonarlo e concedergli per un
periodo ciò che non sarebbe stato nelle sue intenzioni. Ricordo ad es. quel che
disse Gesù riguardo al matrimonio: “Per la durezza del vostro cuore Mosè
vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma all'inizio non fu così!”
(Mt 19,8).
Attraverso tutte le sue esperienze anche negative questo
popolo ha conosciuto meglio il suo Dio, come un figlio pur conoscere la vera
grandezza e bontà dei propri genitori quando essi lo correggono o lo perdonano
delle sue malefatte.
Leggeremo quindi l'Antico Testamento in modo diverso dal
Nuovo: nell'Antico notiamo anzitutto la pazienza e la misericordia di Dio, di un
Dio che attende egli stesso il momento buono per farsi accogliere dall'uomo, per
manifestarsi in pienezza, per donarsi del tutto.
Nel Nuovo Testamento (scritto dagli Apostoli ed
Evangelisti dopo la morte di Cristo) ci viene mostrato il volto di Dio Padre in
Gesù, il mistero della Salvezza operato dalla sua morte e risurrezione e i
primi passi che Egli compie col suo nuovo popolo, la Chiesa.
Nel Nuovo Testamento (Vangeli e Lettere) troviamo quindi
la realizzazione che l'Antico Testamento prometteva.
Leggeremo la Parola di Dio, scritta con parole e cultura
di uomini, in atteggiamento di preghiera, con umiltà, con purezza di cuore,
perché ci troviamo davanti a Dio che parla!
3.
L’uomo interroga, Dio risponde
Se hai una Bibbia aprila alla prima pagina del libro
della GENESI. È il primo dei quarantasei di cui è formato l’Antico
Testamento.
Credevo, la prima volta che lo lessi, di trovarmi davanti
a una storia, come se Dio avesse voluto raccontare ad un uomo com’egli ha
fatto a creare il modo perché lo scrivesse per soddisfare la mia curiosità
scientifica!
In realtà i primi undici capitoli di questo libro sono
proprio una Storia, ma non nel senso da me inteso: la storia, come io intendo
tale parola comincia appena al capitolo dodici, con Abramo: per lui si possono
fare date, almeno approssimative. Visse attorno al 1800 prima di Cristo.
Questi primi undici capitoli della Genesi cono sì una
storia, ma una storia che mi dà coscienza non di come avvenne la creazione, ma
vuol rispondere alle mie domande più profonde? Chi è Dio? Che cos’è il
mondo in cui mi trovo? Chi sono io, uomo? Donde viene il male che assedia la
vita mia e quella dei popoli?
La storia di questi capitoli, con cui inizia la Bibbia,
è una serie di risposte e di luci meravigliose sugli interrogativi che io mi
pongo da molti anni: e sono gli stessi interrogativi degli ebrei di 3.500-3.000
anni fa; gli stessi che si porranno gli uomini che vedono il duemila! Non sono
risposte valevoli solo per gli israeliti di allora, ma esse danno luce e
sapienza anche a me. In questa storia perciò trovo narrata la storia
dell’uomo, del primo, ma anche di quell’uomo che sono io. Trovo ancora un
po’ di luce su quel Dio che è il mio, sul suo rapporto con il mondo in cui io
vivo, sui suoi progetti con l’umanità di cui io faccio parte. Chi ha dato le
risposte a questi interrogativi? In che mondo? Con che linguaggio?
La parola della Bibbia è parola di Dio: lo diciamo tutte
le volte che la leggiamo a Messa. Ma di chi si è servito Dio per darci il suo
messaggio? Che tipo di cultura avevano le persone che hanno meditato e scritto
la Parola di Dio? Sono interrogativi più che legittimi per uno che nella bibbia
vuole incontrarsi con il Dio vivente che parla da sempre a uomini viventi,
capaci di stare davanti a lui, ma limitati da molti condizionamenti!
Ed ecco che gli studiosi della Bibbia, incaricati dai
nostri vescovi, nostri pastori, ci aiutano. Si, dopo approfonditi studi, con
l’aiuto delle scienze moderne (filosofia, archeologia ecc…) ci assicurano
che il racconto del primo capitolo della Bibbia è stato messo in iscritto
solamente tra il 500 e il 600 a.C., mentre il popolo ebraico si trovava in
esilio a Babilonia. Ma prima veniva raccontato il padre in figlio, tramandato
oralmente: da quando? Non lo si può sapere con precisione! Mentre veniva
trasmesso oralmente venivano fatte quelle aggiunte che la Sapienza divina
ispirava a mano a mano si presentavano nuovi problemi nell’esperienza del
popolo.
Cominciamo a leggere:
“In principio Dio creò il cielo e la terra “.
Siamo abituati a sentire questa frase. Ci sembra povera
di significato, a prima vista. Ma immaginatevi l’Ebreo che viveva in contatto
con popolazioni che credevano ci fossero molte divinità, e queste in lotta fra
loro, e che non avevano creato nulla, e altre cose peggiori di questa: per
quell’Ebreo, invece, dire queste parole ”in principio Dio creò il cielo
e la terra” era un atto di fede: un atto di fede che lo distingueva da
tutti gli altri popoli: “cielo e terra“, cioè “tutto“ è
creato!
Nulla può
comandare o influenzare Dio, perché ”tutto” dipende da lui! Quella
parola “creò” è usata solo per Dio, indica il fare di Dio: egli
”fa” in modo diverso dagli uomini. E la parola ”in principio” non
sta solo ad indicare del tempo, anzi, questo non interessa! Non è la risposta
alla domanda curiosa: ”quando?”, ma è la risposta alla domanda
”davvero?“: “Sì, in verità, Dio creò il cielo e la terra!”.
4. Sei giorni più uno
Un altro interrogativo che ci si pone pensando alla
creazione è ”quanto tempo” avrà impiegato Dio per compiere la sua opera?
È un'altra di quelle domande oziose che, anche
ricevessero risposta scientificamente esatta, non servirebbero a cambiare
l’umanità in meglio, né ad aumentare la fede nel Dio che ci ama al di là e
al di sopra delle nostre conoscenze. E invece proprio questo interrogativo
sembra essere la base di uno di quei ragionamenti, avanzati dagli
pseudoscienziati, per voler convincere che la Bibbia è favola da bambini, che
la settimana in cui Dio creò le varie cose e l'ordine in cui le ha create non
pur corrispondere alle scoperte ipotetiche - ma certissime! - della scienza! E
cosi mi convincono sempre più della loro ignoranza e malafede. La conoscenza
del modo della creazione e dei tempi di essa non furono lo scopo degli scrittori
sacri, bensì lo strumento con cui essi vollero esprimere le realtà di fede.
Certamente, anche il popolo ebraico di millenni fa si
chiedeva quanto tempo avesse impiegato Dio per agire sul mondo! E le persone
ispirate da Lui hanno approfittato di questa curiosità superficiale e
passeggera per donare insegnamenti profondissimi ed eterni, penetranti la fede e
l'esperienza umana.
Ebbene, Dio che è fuori del tempo, ha creato col mondo
il tempo e tutto ciò che ne misura le ore e gli anni: sole, luna, astri,
tramonto e aurora!
Per Lui non ci sono segreti. Egli non sottostà a
giornate particolari, quasi che non le avesse create Egli stesso, quasi fossero
fuori del Suo controllo.
Il pericolo che corre la gente moderna e istruita del secolo xx° lo correva anche la gente di 40 secoli fa: “non ti mettere in viaggio il venerdì; oggi é martedì: fa attenzione”. Io so che ogni giorno è voluto da Dio e su ogni giorno è stata riversata la benedizione della Sua mano creatrice: dipendere da Lui soltanto e mi chiedere solo se è sua volontà che io mi metta in viaggio, e prestare attenzione solamente a non allontanarmi da Lui.
I
sette giorni sono opera di Dio. Sono un segno del Suo amore concreto per
l’uomo concreto.
Questo
ci viene detto con un modo poeticamente bello e facile a rimanere impresso nella
memoria dell’uomo più svagato: Dio stesso divide e organizza la Sua opera e
agisce con ordine, costanza, riflessione, ma senza fretta e senza confusione.
Inoltre Dio agisce in modo da far vedere che tutti ciò che fa, lo fa in vista
dell’uomo, anzi dell’uomo vivente in amicizia con Lui!
Il
primo giorno Dio creò la luce, il secondo il firmamento... e via di seguito
fino al sesto in cui appare l’uomo – maschio e femmina -, un uomo costruito
a immagine e somiglianza di Dio. E c’è posto ancora per un settimo giorno,
giorno che Dio consacra, giorno in cui Egli si ferma, affermando così che nulla
più manca al creato, né allo spazio né al tempo. Tutto è buono, ogni cosa è
completa!
Ci
vuol dare la Bibbia un trattato di cosmologia o di cosmogenesi? Vuol mettersi in
concorrenza con le case editrici e le scuole scientifiche di tutti i tempi?
Non
è piuttosto presente in questo passo della Scrittura, così poeticamente
perfetto, l’intenzione di istruirci su chi è il nostro Dio, quale il suo
rapporto con le cose, col tempo e con l’uomo, e, di conseguenza, quale dovrà
essere il rapporto dell’uomo con le cose, col tempo, con Dio stesso?
E
questo insegnamento è veramente attuale!
Vediamo
la gente correre, correre, e noi stessi corriamo corriamo: sembra non avere più
tempo, che il tempo sia troppo poco, che le giornate siano troppo corte con solo
24 ore, gli anni troppo piccoli con solo 12 mesi, la vita troppo breve con soli
80 anni! Ogni giorno l’uomo dovrebbe fare mille cose, per arrivare… chissà
dove! Ecco: Dio fa una cosa al giorno, e la fa bene! E gli avanza un giorno per
riposare!
Se
Dio è così ordinato nel suo agire, non potrò esserlo io?
Per
di più egli pensa a noi! Egli consacra e benedice il settimo giorno: non è una
consacrazione in funzione di se stesso, ma per noi. L’uomo si trova ora in
possesso di un giorno benedetto e consacrato!
5.
Il riposo di Dio
L'uomo che vive e trascorre il suo tempo immerso
nell'opera creata da Dio si trova tra le mani una giornata intera che da Dio è
benedetta e consacrata. È il giorno più bello e più brutto. Per l'amico di
Dio è il giorno più atteso e desiderato, il più pieno di gioia e di amore!
Per l'uomo che dimentica Dio è il giorno di grande noia e ricerca affannata di
piaceri: anch'egli sa che dovrebbe essere giorno di gioia. In effetti, con la
consacrazione di Dio su questo giorno, esso raggiunge il suo scopo solo se tale
consacrazione è vissuta.
Dio riposa il settimo giorno: non è giorno di ozio per
Lui, ma è «giorno»; in cui può avere tutto il tempo (ci esprimiamo
all'umana!) per vegliare con amore sulle sue creature, per incontrare l'uomo e
donarsi a lui e accogliere con premura chi gli si vuole avvicinare.
È il giorno cui anela tutto il tempo; tutti gli altri
giorni attendono questo, perché in esso si realizza già oggi, nel tempo, ciò
che attendiamo per l'eternità: un incontro stabile con Dio, un riposo
definitivo sotto il Suo sguardo, nella Sua mano.
Dio ha compiuto tutto in sei giorni: così farà l'uomo.
Se Dio si, perché io no? I miei giorni sono sei, uno non è mio. Invoco
benedizione da Dio su sei giorni di lavoro, il settimo giorno, non posso... far
lavorare Dio! Egli attende me. È il giorno che raggiunge lo scopo di tutti gli
altri giorni! Con tutto il mio vivere e agire, con tutto il lavoro e la fatica
voglio raggiungere lo scopo: vivere, e aiutare a vivere come creatura e figlio
di Dio.
Il settimo giorno mi anticipa lo scopo ultimo. Questo
giorno è un’alleanza di Dio. Egli si dona all'uomo e l'uomo a Dio,
ricordandosi con amore l'uno dell'altro. È un giorno necessario all'uomo, non
solo per ricostruire le forze fisiche nel riposo, ma soprattutto per ricordarsi
chi è, dove è diretto, qual è il significato della sua vita e del suo lavoro,
e per godere e riempirsi dell'amore che Dio nutre per noi!
La Bibbia parla sempre con amore e severità di questo
giorno. E Gesù non lo ha disprezzato, ma ha compiuto in esso miracoli e prodigi
per ricordare, a chi l'aveva dimenticato, che esso era un dono d'amore di Dio e
che Dio in quel giorno esercitava la Sua potenza d’amore, in modo particolare. Gli apostoli poi e
la comunità primitiva non lo hanno eliminato: lo hanno solo spostato di 24 ore!
Perché
Gesù con la risurrezione inaugurava una nuova creazione, un nuovo mondo: egli
stesso, apparendo sempre il giorno dopo il sabato, che ora chiamiamo domenica,
consacrava questo nuovo giorno come il segno distintivo di coloro che erano
rinati nel mondo nuovo inaugurato da lui. In lui e da lui – come dice il nuovo
testamento – prende significato e consistenza tutta la creazione. Il sabato
vero, benedetto e consacrato da Dio è il giorno di Gesù, della manifestazione
della sua gloria; quello di prima era solo come un’ombra e figura di quello
vero!
Noi
perciò, nuovo popolo di Dio, celebriamo il suo amore e la sua alleanza alla
domenica.
Del
resto, con Gesù nella nostra vita, ogni giorno è benedetto e sacro, non ha più
importanza assoluta questo o quel giorno: importa che viviamo in comunione con
Dio intensamente. Ma fin che siamo uomini immersi nel mondo una giornata su
sette ci è necessario riservarla per ristabilire gli equilibri.
Com’è
facile che luce e tenebre, piante e animali, pesci e rettili e uccelli alati,
monti e mari, luna e stelle prendono il sopravvento sul nostro cure, occupino le
nostre energie, la nostra intelligenza, la nostra memoria, i nostri desideri, al
punto tale da renderci schiavi di essi! A tal punto che queste realtà diventano
dio: unità di misura per i pensieri e le azioni. (Vuoi un solo esempio? Il sole
può determinare i tuoi giorni: “oggi c’è il sole: perché chiudersi in una
chiesa per un’ora?”. Non è su Dio che fondi le tue scelte…! Il sole – o
la salute – è divenuto dio!
Ed
è proprio ciò che la Bibbia vuole risparmiarci descrivendo dettagliatamente
tutte queste cose come creature, soggette a Dio, presenti nel mondo per sua
volontà, con scopi che egli stesso definisce.
6.
Ogni cosa è buona, anche l'uomo
“E
Dio vide che era cosa buona”.
Una
frase così ci lascia il cuor contento! Una frase così ripetuta per ogni
creatura ha ispirato quel cantico detto dei “tre fanciulli” del libro del
profeta Daniele.
“Piogge
e rugiade, benedite il Signore sole e luna, benedite il Signore neve e brina,
benedite il Signore!” ecc. ecc...
Anche
san Francesco s'è lasciato ispirare da ciò che vedeva l'occhio di Dio per
cantare: “Laudato sii mi Signore per frate lupo...”.
Io
pure lodo il Signore per ogni filo d'erba e per gli insetti che brulicano
attorno alla mia lampada di notte.
Ogni
cosa che Dio ha fatto è buona!
Questa
frase è un'affermazione di fede: di Lui mi posso fidare. Egli mi pensa e non fa
il male.
Quando
qualcuno mi dice e cerca di convincermi che Dio ha fatto qualcosa di sbagliato e
che dovrebbe far così invece di colà, mi convinco invece che quel tale non ha
letto la Bibbia oppure il suo cuore è nelle tenebre, cieco.
Ogni
cosa che Dio ha fatto è buona. Quando Dio ha creato l'uomo aveva solo cose
buone da consegnargli o da regalargli! Cose “buone”, cioè adatte allo scopo
per cui sono state fatte. Adatte naturalmente allo scopo che Dio ha pensato per
ciascuna cosa: se l'uomo poi le usa per scopi diversi, è chiaro che non sono più
adatte, non sono più “buone»! Chi usa il martello al posto del cacciavite
non darà la colpa al fabbro che ha costruito il martello, se non va bene!
Così
l'uomo che trasformasse le creature in divinità, che fa scopo della vita il
servire le cose, gli animali, la terra, le scienze terrestri, il progresso delle
conoscenze, il benessere materiale... quando arriverà all'inevitabile delusione
non avrà che da battersi il petto riconoscendo di aver preso le creature come
fossero dei, e d'aver dimenticato il Dio vivente e unico.
“Facciamo
l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e
sugli uccelli del cielo, sul bestiame...” (v. 26).
Qualcuno
ha visto nel plurale “facciamo” una stranezza: come se Dio si fosse
consigliato con qualcuno! con chi? forse con gli Angeli? o forse è una prima
allusione alla manifestazione della SS.ma Trinità? Il Padre crea l'uomo secondo
lo “stampo” del Figlio alitando lo Spirito? Potrebbe essere così: difatti
il Nuovo Testamento afferma “senza di Lui (il Figlio) nulla fu fatto”
e ancora la Bibbia dice “ritiri il tuo soffio (Spirito) e cadono nel nulla”.
Ma
è anche vero che quel “facciamo” ha valore non solamente per il primo uomo
in ordine cronologico, ma per ogni vita umana: e per ogni uomo che nasce Dio si
consulta... con un papà ed una mamma: Dio non mette di sorpresa un bimbo sotto
un cavolo, né nel grembo di una donna senza il consenso suo e di un uomo. Gli
uomini danno la vita agli uomini, e la tolgono, anche senza chiedere parere a
Dio, purtroppo. Dio non agisce così!
L'uomo
a immagine, a somiglianza di Dio!
L'uomo
viene presentato dalla Bibbia come il capolavoro di Dio. È affermato con
decisione che è una creatura, ma tra le creature è quella che occupa
maggiormente l'attenzione e l'amore di Dio ed è quella attorno a cui s'aggrappa
tutto il resto del creato. È con evidenza assoluta superiore a tutte le
creature. Tra lui e Dio non c'è nulla: né realtà materiali né realtà
spirituali: né fato, né destino, né caso, né fantasmi. Dio si occupa
direttamente dell'uomo!
L'uomo
è superiore a tutto e tutto è finalizzato all'uomo: è magnifico; ed è stato
terribile, perché l'uomo ha trascinato alla rovina ciò che era a lui
sottomesso: ogni creatura, quando egli ha dato un orientamento alla propria
esistenza diverso da quello previsto da Dio. Ma pure l'uomo che torna a Dio
“redime” e salva il creato in cui è immerso! L'uomo che vive il settimo
giorno, il sabato, in comunione con Dio trascina tutto il resto del cosmo alla
destinazione originaria!
7.
Una costola
Una
delle tradizioni orali del popolo ebraico usate nella redazione dei primi libri
del Genesi riferisce un episodio strano: la creazione della donna dopo quella
dell'uomo, mentre questi dormiva di un sonno profondo, procuratogli da Dio.
Qualcuno vorrebbe sostenere che è una favola frutto di una bella fantasia! Noi
ci chiediamo se sotto le apparenze superficiali di questo resoconto non ci sia
qualche insegnamento o comunicazione di esperienza di vita universale.
Certamente questa non è la cronaca di un avvenimento della preistoria. Se Adamo
dormiva, nessuno è stato testimone di ciò che è avvenuto! Adamo, uomo
maschio, s'accorge di non essere soddisfatto, di non essere a suo agio, gli
manca completezza e riposo. Cerca tra gli animali, ma questi non possono stare
al suo fianco, anzi, egli può dare il nome a tutti: è il modo migliore per
esprimere il fatto che l'uomo ha il dominio su tutti gli animali e nessuno di
essi può vantar diritti su di lui. (Mi viene in mente questo fatto quando
succede che per proteggere degli animali vengono condannate delle persone o
costrette alla fame).
Dopo
un sonno profondo, ecco qualcuno, che Adamo riconosce subito come suo aiuto e
sua amicizia, suo completamente: Eva. Da dove è venuta? È un dono di Dio. Non
se l'è costruita Adamo, gli è stata
donata.
E qual è la sua origine? È quella stessa dell'uomo: «Ossa delle mie ossa,
carne della mia carne». Anch'essa opera di Dio: e i due si sentono attratti
l'uno all'altra come due esseri che non possono sussistere separati: come due
esseri destinati a stare l'uno al fianco dell'atra, e non a dominarsi
reciprocamente: ciò è indicato magnificamente dall'espressione: “La formò
da una costola”. Tale immagine indica altrettanto bene sia
l'interdipendenza del maschio e della femmina, che la loro destinazione a stare
l'uno al fianco dell'altro, e non sopra né sotto (da un osso del capo o del
piede!).
“I
due formeranno una sola carne”: questa espressione l'ha ripresa Gesù per
indicare la volontà di Dio riguardo al matrimonio. Le differenze sessuali sono
realtà pensate e volute dalla sapienza di Dio e quindi possono godere di
quell'onore e di quell'attenzione e di quell'uso che meritano le opere di Dio.
Purtroppo l'uomo usa e abusa della propria e dell'altrui sessualità senza tener
conto della destinazione datale dal Creatore: formare una sola famiglia, una
sola realtà dove l'amore sia il perno o il fondamento più solido che unisce
corpo e anima di marito e moglie. Formare “una sola carne” non indica
solamente l'unione dei corpi nell'atto sessuale, ma anche e soprattutto il fatto
che i due divengano un'unica realtà, quasi un'unica persona, che percorrono la
medesima strada, verso la medesima destinazione con i medesimi mezzi. Questa
unica realtà noi la chiamiamo “famiglia”. Il divenire “una sola carne”
segna anche molto plasticamente il fatto che marito e moglie non sono più
separabili, né dagli affetti lasciati (“lascerà suo padre e sua madre”),
né da nuovi affetti a cui uno dei coniugi possa essere attratto. Se uno dei due
si separa dal suo compagno cui ora appartiene spezza una realtà benedetta da
Dio: e con i cocci che cosa si potrà ricostruire? Dio, certamente, non può
benedire una volontà che rifiuta la Sua già avvenuta benedizione.
Uomo
e donna si prepareranno all'unità del matrimonio con grande cura anche
spirituale, con la preghiera e la meditazione della parola di Dio e rispettando
la libertà (quindi l'integrità fisica) del proprio futuro coniuge, fintanto
che non ci sia sul loro amore la benedizione esplicita e riconosciuta di Dio. Ed
allora Uomo e Donna si esprimeranno l'un l'altro l'amore, usando segni e gesti
piccoli e grandi di unità ed evitando pensieri e occasioni di “distrazione”
da questa unità.
8.
Albero, frutto, serpente
Quando
da ragazzo sentivo parlare di peccato originale pensavo ad una cosa veramente
mostruosa, se ha potuto trascinare nell'abisso l'umanità intera! E allorquando
mi si diceva che s'era trattato di mangiare una mela... non ci capivo più
niente. Dov'è la mostruosità? Forse Dio s'è sbagliato?
Oggi
tocca a me parlare, e non solo ai ragazzi, ma anche agli adulti, che forse non
hanno mai ripensato da adulti a ciò che veniva loro insegnato da bambini e
quindi con esempi e concetti adatti a quella età.
Quando
Eva - come racconta la Bibbia - s'è messa a discutere col serpente ed è giunta
al punto di fare ciò che il serpente voleva, cos'ha fatto? C'è qualcosa di
simile nella nostra esperienza di uomini del duemila?
La
Bibbia parla di albero, di frutto, di serpente. Ma un albero “della conoscenza
del bene e del male» non è un albero da frutta con
foglie
e fiori, un serpente che parla non è un serpente normale! La Bibbia con quelle
immagini tolte alla realtà vuole dirci certamente qualcosa di profondo,
difficile a descriversi con i concetti astratti, per i quali del resto non ci
sono parole adatte nella lingua ebraica e che sono stati inventati relativamente
di recente dai nostri filosofi.
Il
serpente, ai tempi in cui fu redatto questo capitolo della Bibbia, era venerato
come un dio dalle popolazioni che circondavano il popolo di Israele. Era il
simbolo dell'idolatria, l'anti-Dio, se così si può dire: la personificazione
del materialismo, che mette in ridicolo la sapienza divina e l'attenzione che lo
spirito dell'uomo userebbe per rimanere sotto l'influsso dello Spirito divino.
L'albero
della conoscenza del bene e del male, di cui Dio proibisce all'uomo di
assimilare i frutti è un'altra immagine che rende bene la situazione: l'uomo
non potrà mai avere nelle proprie mani le sorti della propria vita; l'uomo è
una creatura, non è Dio di se stesso, e quindi, in quanto creatura, per
rimanere “uomo” dovrà rifarsi sempre al suo Creatore, sottostare alle norme
che il Creatore gli ha messo nel corpo e nel cuore, pena non essere più “vero
uomo”, pena cioè il morire. L'uomo che “mangiasse” dell'albero della
conoscenza del bene e del male, l'uomo cioè che vuoi essere padrone di se
stesso, che vuoi determinarsi autonomamente le leggi della vita, che vuoi
decidere da solo ciò che è bene e ciò che è male sarà un uomo morto: in lui
non vive più l'uomo vero, quello presente nella mente di Dio, in lui non può
sussistere la vita, che è di Dio!
Il
serpente vuole appunto togliere l'uomo dalla dipendenza di Dio. Con Eva è
riuscito, ha vinto. Ha usato una tattica moderna: la domanda seduttrice con la
falsità, nel tentativo di mettere in cattiva luce il pensiero di Dio e di far
sorgere nell'interlocutore uno spirito di critica nei confronti del proprio
Creatore: “Non è vero che Dio ha detto di non mangiare del frutto di tutti
gli alberi del giardino?”. La domanda è già una menzogna con quel “tutti”.
La donna tenta di difendere Dio e interviene a discutere. Così dimentica di
difendere se stessa dallo spirito di negatività, di sfiducia in Dio, di
disobbedienza, di critica.
Dio
non ha bisogno della nostra difesa.
Noi
abbiamo bisogno della Sua, e per questo ci formula delle regole di vita: buon
per noi se non rompiamo la fiducia nei suoi confronti e le osserviamo, anche
alla cieca: in seguito ci accorgeremo della sapienza e salvezza che contengono.
9.
Fuori strada: per sempre?
Eva
dunque ha rotto il rapporto di fiducia con Dio, si è resa autonoma da Lui: ha
mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male. La Bibbia non parla
di mele! Non parla neppure di peccato sessuale, come qualcuno intende, forse
rifacendosi alla propria esperienza personale. È vero che molti cominciano a
rompere il proprio rapporto con Dio con mancanze di impurità e con esse inizia
il cammino di morte delle loro anime. Ma non necessariamente. Anche il furto e
anche la vendetta e così pure la menzogna ottengono il medesimo effetto. La
radice del peccato, di ogni peccato, è l'aver mangiato di quell'albero, il
volere cioè rendersi indipendenti da Dio.
Il
peccato originale è la radice dei peccati, una radice, come la gramigna, da cui
spuntano vari germogli. Dalla indipendenza da Dio nascono un'infinità dì
atteggiamenti e azioni che si danno reciproco sostegno: avarizia, invidia,
gelosia, impurità, indecenza, furto, menzogna, intemperanza ecc. ecc... Questi
sono solo frutti di quella radice che è il peccato originale (originante!).
Adamo,
l'uomo maschio che crede d'essere forte e indipendente, cede alla volontà di
una donna: allora come oggi!
Adamo
trova la voce del serpente sulla bocca della sua compagna, e cede: la solidarietà
per la compagna è in lui più forte dell'amicizia di Dio.
Ma l'amicizia all'uomo che volesse stare in piedi a costo di perdere
quella di Dio, diviene subito amicizia falsa. Adamo ed Eva devono subito
nascondersi l'uno all'altro e nel momento del rendiconto si accusano: “È
stata Eva”. La solidarietà nel male non può produrre che male. Ed è la
nostra esperienza.
La
storia di Adamo e di Eva nel peccato, a pensarci bene, non è che la storia
anche del mio peccato, del tuo, di quello di tutti. La Bibbia lo descrive in
maniera molto plastica e di comprensione universale!
E
come può essere che il peccato di uno solo sia divenuto eredità di un'umanità
intera? Cattiveria o vendetta di Dio? Qualcuno accusa Dio di una cosa simile, ma
non è che una nuova seduzione del serpente: Dio vuole invece salvezza, difatti
ha cercato di mettere Adamo nella possibilità di riacquistare la sua amicizia.
“I
bambini non hanno colpa del peccato di Adamo, nemmeno io”: è vero. Ma la
parola “peccato” non significa anzitutto colpa: significa “deviazione”,
“aver sbagliato strada”. Noi tutti figli di Adamo e di Eva siamo nati
“fuori strada”, su un tracciato sbagliato. Adamo ed Eva col loro ascolto del
serpente hanno perso i beni dell'amicizia di Dio e noi, loro figli, non li
riceviamo più in eredità con la nostra nascita. Li dovremmo acquistare! Come?
Dio stesso vi ha pensato tramite suo figlio Gesù. Ciò che non abbiamo in
eredità, l'abbiamo - se vogliamo e accettiamo - come dono. Gesù ci rimette
sulla buona strada, sempre che noi lo vogliamo seguire calpestando le sue orme.
Fuori
strada, senza l'amicizia di Dio, in altri termini col peccato originale, siamo
in costante pericolo di cadere nei vari peccati di cui è capace l'uomo non più
del tutto uomo! Rimessi in strada e ridonataci l'amicizia di Dio tramite Gesù
siamo salvi: potrà capitare ancora che il peccato faccia capolino con qualche
mancanza, perché siamo anche noi Adamo ed Eva sensibili alle seduzioni del
serpente, ma la grazia di Dio ci segue e insegue prima col pentimento e poi col
perdono.
E
così spesso facciamo esperienza della bontà e dell'amore di Dio e questa
esperienza diviene stimolo per noi a risvegliare continuamente la nostra
risposta d'amore a Lui e ad aumentarla. «A chi molto è perdonato, ama molto”
ha detto Gesù alla peccatrice. Il peccato originale a cui è stata tolta la
forza nel battesimo viene vinto in noi e cancellato continuamente dall'amore di
Dio per noi e dal nostro amore per Lui, in Gesù Cristo.
10.
Vivere senza Dio è malsano!
Dopo
il peccato e dopo il tentativo di Dio, purtroppo vano, di suscitare il
pentimento in Adamo, ecco il castigo. O meglio, più che «castigo» si dovrebbe
parlare di «conseguenze». La sofferenza dell'uomo e i travagli della donna non
sono castigo di Dio, perché Dio non vuole il male! L'uscita dal “paradiso
terrestre” è la conseguenza della sfiducia in Dio da parte dell'uomo. L'uomo
uscito dalla strada dell'amicizia con Dio vede e sente il proprio lavoro non più
come una benedizione, ma come una condanna: il suo rapporto con le cose, con la
terra e con le vicende della vita è cambiato: “La terra produrrà spine e
triboli”: voleva sentirsi libero da Dio ed è divenuto schiavo delle cose
e del proprio corpo. Non s'è rovinato solo il rapporto con Dio, con gli altri
uomini, ma anche con le realtà materiali.
E
la donna che cercava un appoggio nell'uomo facendolo partecipe del “frutto”,
ora si sente dominata dall'uomo maschio, allora come oggi: e le femministe non
sono mai riuscite nei secoli passati e non riusciranno nei futuri a ristabilire
l'amicizia con l'uomo. “Egli dominerà su di te”. Solo ritornati
sulla strada segnata da Dio in Gesù uomo e donna potranno amarsi e servirsi
reciprocamente, e sentire la diversità sessuale e psicologica come possibilità
di dono d'amore che si offre e si riceve nella gioia.
Questa
vittoria è già segnata e scritta prima della “condanna”. La discendenza
della donna schiaccerà il capo al serpente nonostante le sue insidie! Il
serpente non perde il veleno, ma gli sarà tolta la capacità di nuocere: da
chi? Noi lo sappiamo già: da Gesù Cristo, figlio di Maria, discendenza della
donna Eva.
La
nostra vicenda, nostra di tutta l'umanità e nostra di ciascuno di noi, è
segnata e descritta con quelle immagini semplici e profonde. In esse Dio stesso
viene presentato come fosse un uomo, con sentimenti e gesti umani che talvolta
sembrano scandalizzare la nostra mentalità o farci pensare che tutto sia una
fiaba senza fondamento.
Forse
sono riuscito con queste pagine a farti apprezzare questi brani della parola di
Dio e farti venire il gusto di rileggerli tenendo d'occhio anche la tua
esperienza, l'esperienza del tuo primo peccato, di ciò che si è svolto e si
svolge all'interno di te stesso a livello di spirito e di anima, di cosa vuoi
dire per te essere o non essere in amicizia con Dio.
Già
la Bibbia stessa dopo aver riferito queste “vicende” dei progenitori
dell'umanità, ci lascia comprendere come tale “storia” si ripeta sia a
livello individuale che a livello sociale. Il peccato di Caino è un primo
frutto della deviazione di Adamo ed Eva e ne ricopia fedelmente le fasi: prima
di tutto Caino rovina il suo rapporto con Dio offrendo un sacrificio senza
amore, con scopo egoistico o magico di accattivarsi l'occhio di Dio a favore dei
propri affari. Rovinato il rapporto con Dio - dato spazio, potremmo dire, al
peccato originale - basta poco per passare aviazione dettata dall'invidia, di
eliminare la bontà del fratello.
Con
il diluvio universale poi si chiude un'altra vicenda, un capitolo della storia
umana. L'umanità - con una sola eccezione - si è allontanata da Dio e
consacrata ad ogni tipo di vizi. Dio, nella speranza di ottenere la salvezza del
genere umano, compie ciò che molti oggi vorrebbero: la distruzione dei malvagi
col “diluvio universale”.
Ma
subito questa via si rivela inefficace, perché già un figlio di Noè, uno dei
salvati dall'arca, dà nuovamente spazio al serpente. Non si ripeterà più la
distruzione dei malvagi e ciò a lezione degli uomini d'oggi che lo vorrebbero:
l'arcobaleno assume il significato della volontà di Dio di proteggere ogni uomo
sotto il sole.
Il
peccato originale ha la sua conseguenza anche a livello sociale. Il popolo vuole
farsi il monumento, la torre di Babele. Ma non occorre pensare ad essa,
basterebbe riferirsi alle nostre esperienze recenti: un popolo vuoi farsi un
impero, vuoi far senza la sapienza di Dio, vuole reggersi col proprio orgoglio
nazionale, col progresso a costo di opprimere altri popoli. Risultati? Disastri,
e più grossi della confusione delle lingue a Babele.
Senza
Dio la vita non è sana, i rapporti con gli uomini non sono più umani, la terra
non è più madre.
Se
leggi i primi capitoli della Bibbia trovi un invito pressante a ristabilire o
rafforzare il tuo rapporto col tuo Creatore e a trovare nella sua legge la legge
per te e per la tua famiglia e per la società.
“Come
pensaste di allontanarvi da Dio,
così
ritornando decuplicate io zelo per ricercarlo,
perché
chi vi ha afflitti con tante calamità
vi
darà anche, con la salvezza, una gioia perenne”.
(profeta Baruc 4,28-29)
INDICE
1.
Leggere e capire
2.
Storia sacra, storia di chi?
3.
L 'uomo interroga, Dio risponde
4.
Sei giorni più uno
5.
Il riposo di Dio
6.
Ogni cosa è buona, anche l'uomo
7.
Una costola
8.
Albero frutto serpente
9.
Fuori strada, per sempre?
10.
Vivere senza Dio è malsano!
(Un pensiero di
riconoscenza ai proff. don Lorenzo Zani, Trento, e don Nicola M. Loss, Roma, per
avermi dato i loro manoscritti e studi, aiuto prezioso per queste pagine)