La
mia morte
Dicono
che la morte fa paura.
Ma
non vedo che la gente ci faccia gran caso, di solito.
Vedo
invece che la morte fa soffrire.
La
morte di una persona fa soffrire molte persone.
Ma
perché? Che forza ha la morte per far piangere sempre qualcuno?
Quali
risorse ha?
Come
mai l'uomo è così debole da lasciarsi sempre, o quasi sempre, spaventare dalla
morte?
Forse
che la morte può tutto sulla mia vita fino a condizionarla costantemente?
O
non sei Tu, Signore Gesù, l'unico da cui voglio lasciarmi
"condizionare"?
Sì,
sei Tu il Signore, non la morte.
Scelgo
Te come "Signore" sopra la mia morte, anzi, sopra la mia vita.
Don
Vigilio Covi
Mi hai appena chiuso la bocca col fazzoletto passato
sotto il mento e legato sopra i capelli. Mi hai passato la mano sugli occhi, li
hai chiusi ed ora stai accendendo lumini attorno al mio letto. Non posso più
dirti nulla. Eppure ascoltami ugualmente.
Non mi dispiacciono le tue lacrime. Mi volevi bene,
avevi faticato per me e ti trovavi bene in mia compagnia. Io ero per te amico,
ascoltavo e condividevo le tue gioie e le tue sofferenze. Ero stato per te un
dono di Dio. Egli, il tuo Dio, ti aveva dato un po' della sua paternità
attraverso il mio cuore e ti aveva partecipato qualcosa della Sua Sapienza
attraverso le mie parole. Per questo ti sembra ora di trovarti un po' orfano. Ti
è stato tolto uno dei segni della paternità di Dio: perciò piangi.
Ti senti un po' meno sicuro, percepisci che ora avrai
maggiori responsabilità, o per lo meno, le tue responsabilità devi assumerle
con un sostegno in meno. Ti rendi conto che dovrai far maggior attenzione alla
voce di Dio, perché io non l'ascolto più per te. Senti il peso della vita con
maggior intensità, e perciò piangi, le croci che accompagnano il tuo cammino
dovrai affrontarle senza più udire la mia voce che ti rassicurava o ti
esortava.
Il tuo pianto non è tutto amore, come credi di poter
dire o pensare. Le tue lacrime hanno un po' di sapore egoistico, egocentrico.
Ami te stesso, perciò piangi la mia morte. Io non ci sono più per te! E le tue
lacrime, non solo le prime, né quelle che scendono dagli occhi il primo giorno,
ma quelle del tuo cuore, e che tu coltivi a lungo, hanno pure un sapore amaro di
incredulità. Dov'è la tua fede?
Io sono stato per te un dono di Dio, un segno della
Paternità del tuo Dio. Ora non vedi più questo segno, non lo possiedi più, è
vero, ma non sei rimasto senza il Padre. Non continuare a piangere. Il tuo piano
manifesta un vuoto del tuo cuore.
Torna ad alzare gli occhi a Colui che ti è Padre sempre
e per sempre. Egli non ti lascerà mancare nulla di ciò che ti serve perché
tu possa svolgere il compito che hai ricevuto nella vita. Il Padre ti è Padre
ancora e - se occorre - ti darà ancora i segni della sua Paternità, in altri
modi, ma altrettanto veri. Alza gli occhi e vedi Colui a cui io ho voluto
appartenere e Colui cui tu appartieni. Non temere e godi di Lui.
Non
vi lascerò orfani! (Gv
14, 18)
Perché
ti rattristi anima mia?
perché
su di me gemi?
Spera
in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui,
salvezza del mio volto e mio Dio!
(Sal
42, 6)
AL
FUNERALE
Mi hai preparato una bella cassa, credendo di offrirmi
così un gesto di amore. Una cassa bellissima che nasconde la bruttezza del mio
cadavere. Hai provveduto fiori e apparenze in quantità, come per una bellissima
festa.
Che la mia morte ti dia occasione di festa sono
contento.
Che ti dia occasione di spendere più del necessario, in
modo disordinato e per salvare apparenze, non sono contento.
Non chieder consiglio ai commercianti sul come
orientarti nelle spese al funerale. Chiedi consiglio a Dio, a quel Dio che
anch'io ti ho fatto conoscere.
Ho sempre accettato i tuoi regali, ma ti ho sempre
lasciato intuire che il dono più bello che mi puoi fare è l'aumento del tuo
amore verso Dio e verso i fratelli. Accetto la corona di fiori, ma gradisco di
più la preghiera che esce dal tuo cuore in quest'occasione e l'attenzione ai
poveri. Una cassa - o cofano, come si usa dire oggi - più povera, e un povero
che possa far festa: mi sentirei più onorato, più amato, più obbedito.
Il mio cadavere riceve un onore diverso poi, e preferito
da me, se, per preparare il funerale, prepari il tuo cuore: preparalo libero dal
peccato. Confessandoti, chiedi perdono anche del peccato cui io con la mia
tiepidezza ho contribuito. Confessandoti perdonerai anche a me con l'amore di
Dio che occupa il tuo cuore: così, attraverso di te, il Padre mi potrà dare
una carezza d'accoglienza gioiosa!
Il mio funerale segnerà una piccola svolta nella tua
vita ed io potrò vivere non solo nel "lontano" cielo di Dio, ma anche
in quell'angolo di cielo che si apre in te.
Quante pretese ho
per il mio funerale! Vedi, sono proprio esigente. Ti risparmio denaro, ma non
fatiche! Ti metti il vestito bello, ma non sia per me. Non ne sono degno.
Mettilo perché ti vuoi accostare al tuo e mio Dio insieme con me! Indossalo per
lui!
E poi, alla Messa del funerale non pensare a me: ascolta
la parola che ti fa conoscere la mia e tua eredità, ascoltala e lasciala
penetrare nel cuore come rugiada confortevole.
Partecipa alla Comunione! Su, alzati e mangia! Con quel
Pane camminerai anche senza di me, con quel Pane la tua vita riprende forza. È
il Pane che fa sì che io e te non siamo separati. Io non lo mangio oggi, ma
sono seduto anch'io al Banchetto eterno, sono saziato anch'io di quel Pane.
Il tuo amore per me ormai non si distingue più dal tuo
amore per Gesù. Io sono vivo solo in Lui. Non mi incontri e non mi ami se non
incontri con amore Gesù. E se incontri Lui avrai tutto e non piangerai più per
me.
Il mio funerale può diventare per davvero un'occasione
provvidenziale! Quale gioia nel mio cuore - peccato che non posso più farcela
osservare - al vederti stringer la mano a tutti, dimentico dei piccoli
risentimenti, anche di quelli coltivati a lungo... Veramente al mio funerale mi
dai quasi più gioia di quando volevi dimostrarmi affetto e sollevarmi
sofferenze!
E poi, ti raccomando: quando canteranno l'"In
Paradiso ti accompagnino gli angeli", dille anche tu, dal profondo, quelle
parole. Lasciami, da quel momento, appartenere solo a Dio.
Non tenermi legato a te, alla terra. Sono fatto per il
cielo.
Mi farai questo regalo?
Beati
i morti che muoiono nel Signore.
Sì,
dice lo Spirito,
riposeranno
dalle loro fatiche,
perché
le loro opere li seguono.
(Apoc
14, 13)
Come
la cerva anela ai corsi d'acqua,
così
l'anima mia anela a Te, o Dio.
L'anima
mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando
verrò e vedrò il volto di Dio? (Sal
42, 2-3)
MORTE
IMPROVVISA
La mia morte è stata improvvisa.
Infarto? Incidente? Embolia? Omicidio? Catastrofe?
No, perché cerchi cause secondarie? Queste sono solo le
occasioni con le quali io sono stato avvicinato da Dio in modo definitivo. È
Lui che mi ha fatto per incontrarlo, è a Lui che anela la mia vita.
Forse non te lo lasciavo capire, o l'avevo dimenticato
io stesso. La mia vita, e anche la tua del resto, è fatta per accogliere Dio!
La mia vita, per quanto io ti sia stato caro, ti è stata consegnata da Dio
perché tu possa esercitare l'amore verso di me, non perché tu lo possa
pretendere.
La sofferenza enorme che la mia morte improvvisa ti
arreca non è forse dovuta al fatto che tu vanti diritti? che hai dimenticato
che la tua vita è una risposta all'amore di Dio? Egli ti darà altre persone da
amare, altri compiti nella famiglia nella comunità umana. Egli stesso si
occuperà di colmare il vuoto che ti sembra essersi aperto in te con la mia
morte.
Fidati di Dio e affidati a Lui.
E mentre tutti perdono tempo a raccontare com'è stata e
come non è stata, tu chiuditi nella stanza e ascolta. Il Padre ti vuole
parlare. Egli ti rimane accanto, come Padre, come fratello, come sposo,
addirittura come figlio. Con lui non sarai mai né orfano né vedovo. Con la mia
morte Egli ti vuole amare. Solo nel silenzio, solo Lui può dirti le dimensioni
del Suo amore, solo Lui può mostrarti che c'è amore anche in questo dolore.
Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo!...
Una
giovinezza, giunta in breve alla perfezione,
condanna
la lunga vecchiaia dell'ingiusto!
(Sap
4, 7.16)
Ai
tuoi occhi, mille anni
sono
come il giorno di ieri che è passato! (Sal
90, 4)
Come
l'erba sono i giorni dell'uomo,
come
il fiore del campo, così egli fiorisce. (Sal
103, 15).
MORTE
LENTA
Finalmente... Finalmente ha terminato di soffrire.
Sono queste le parole che ti scappano quando finalmente
il tumore ha vinto le energie della vita.
Una morte giunta lentamente.
Sapevo di morire. Grazie d'avermelo detto! Grazie
d'avermelo detto! Grazie che mi hai detto quello che tutti sapevano ed io non
sapevo. Hai fatto fatica a dirmelo: ma così mi hai amato davvero.
Il Signore ha esaudito in questo modo la preghiera che
ho sempre fatto sinceramente con tutta la Chiesa: "dalla morte improvvisa,
liberaci o Signore!".
Mi sono potuto preparare alla morte. Ho potuto preparare
il momento più importante della vita, l'esperienza più delicata, più temuta,
ma più attesa.
Grazie che me l'hai detto. Ho fatto gran fatica
all'inizio - ti ricordi? - quasi mi volevo ribellare, ma poi ho accettato. Ho
accettato che il Signore Gesù mi facesse partecipare già ora al Suo Calvario.
Ho accettato che già ora arrivi per me il giorno di
tutti. Mi sono messo a disposizione. Ed è entrata in me la pace più profonda
mai vissuta prima. Poco a poco mi sono dedicato all'essenziale. Quante cose ho
visto inutili nel mio vivere precedente e nel tuo affannarti attorno a me!
Ho potuto assaporare la gioia della preghiera della
Chiesa. Quando hai chiamato il sacerdote per l'Unzione ho sperimentato in
anticipo la tenerezza di Dio. E mi pareva che tutti i Santi del cielo, e persino
gli Angeli, fossero là ad incoraggiarmi, a far festa, a congratularsi con me.
Ed ora, tumore o no, fa festa anche tu, come si
conviene, a Dio che dà la vita e la trasforma!
Se
anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo,
quello
interiore si rinnova di giorno in giorno!
(2Cor 4, 16)
Una
cosa ho chiesto al Signore,
questa
sola io cerco:
abitare
nella casa del Signore
tutti
i giorni della mia vita,
per
gustare la dolcezza del Signore! (Sal
27, 4)
MORTE
DA ALCOOL
...o da droga. Cosa cambia?
Non ridere. Morire da alcool è una cosa seria. Seria
per me e per te. Come mai...? - pensi e ripensi - come mai è arrivato a tal
punto?
Anch'io me lo chiedo, e me lo son chiesto spesso. Come
mai l'alcool ha raggiunto su di me un potere così forte?
L'alcool mi ha fatto disgustare tutto il sapore della
morte, lentamente.
La superficialità dell'amicizia prima, e la privazione
dopo. Il disimpegno sociale prima e l'esclusione dalla società dopo. L'allegria
vuota prima e la delusione dopo. Di inganno in inganno sono arrivato al delirio, alla
morte. Colpa mia? colpa tua? colpa nostra?
Non cerchiamo le colpe. Cerchiamo almeno ora di dare
alla vita il significato che Dio le ha dato. La vera colpa è questa: Egli è
stato lasciato fuori dalle mie decisioni, e, forse, dal tuo cuore per me.
Se tu hai colpa, ti perdono, ti ho perdonato.
Se io ho colpa, mi sono consegnato a Gesù, colpevole,
così come sono, di
aver sostituito il suo compito d'amare col mio piacere di gustare. Se la colpa
è da cercare nella carenza affettiva o formativa di coloro che hanno
accompagnato la mia infanzia, perdono pure a loro. Un alcolizzato è capace di
perdonare: forse più di altri!
La mia morte lascia scossi molti. Pur non volendo, lo
scossone è un atto d'amore per qualcuno che è distratto o frastornato dai
piaceri, da altri piaceri.
La mia morte da alcool è una profezia per te, una
parola di Dio che invita a non lasciare nessuno senza amore.
Puoi perdonarmi insieme con Lui? Egli mi ha perdonato
tante volte, tu non sai quante volte l'ho incontrato misericordioso: sì, perché
l'alcool mi ha reso molto umile, capace di accogliere la misericordia gratuita.
Non occorre che piangi per me. La mia morte è forse
liberazione per te. Consegnami a Dio, perché Egli mi ami ora come nessuno mi ha
mai amato.
Ciascuno
di noi renderà conto a Dio di se stesso.
Cessiamo
dunque dal giudicarci gli uni gli altri;
pensate
invece a non essere di inciampo o di scandalo al fratello. (Rom
14, 12-13)
Non
chiamare in giudizio il tuo servo:
nessun
vivente davanti a Te è giusto! (Sal
143, 2)
SUICIDIO
Se verrai a sapere come sono morto, che mi sono buttato,
non scandalizzarti.
Non ti dico il motivo che mi ha portato a questo gesto,
ti dico i motivi che potrebbero esser veri. Potrai essere ancora benevolo e
ritornare sereno.
Un momento di forte scoraggiamento, un periodo di
depressione nera dove tutto è nero, dove nessuno è capace di offrimi una luce
e nessuno mi scuote. Un periodo di disperazione, una malattia misteriosamente
entrata nel sistema nervoso, nel cervello.
A Dio non piace questo gesto, e perciò fa rabbrividire
quanti lo udranno.
A Dio non piace, eppure l'ho fatto. Ma che ne sai tu
fino a che punto ne ero cosciente? Che sai tu quale quantità di peccato mi sarà
addossato? Puoi tu giudicare la mia sconfitta senza conoscere la lotta che ho
affrontato? sapessi quante volte l'ho vinta prima!
Non giudicarmi. Lasciami giudicare da Dio solo. Se puoi,
perdonami. Invoca sul mio nome il nome di Gesù, il Salvatore. E continua ad
aver fede ed a tenerti unito a Colui che è la Vita. E ancora, fa penitenza e
prega. Prega perché colui che mi ha trascinato in questa morte non abbia forza
su altri: è come un Male contagioso, è uno spirito insaziabile che va
allontanato dal tuo paese, dalla tua città. Prega e fa penitenza e salverai
altri con le tue ginocchia.
E se qualcuno ti confiderà che ha la tentazione di
buttarsi, di farla finita, non prenderlo alla leggera, anche se te lo dice
scherzando. Prendilo in disparte, ed... esorcizzalo! Si, la parola è grossa, ma
è grossa anche la posta in gioco. Con l'amore e con la preghiera allontana da
lui colui che non ama la vita, colui che non sa amare, che sa solo distruggere.
Se avessi invocato anche su di me il Nome di Gesù, in
cui c'è salvezza, forza e benedizione!
Sottomettetevi
dunque a Dio; resistete al diavolo
ed
egli fuggirà da voi . (Giac
4, 7)
Dal
profondo grido a Te, o Signore!
(Sal 130, 1)
DANNATO
È una parola che non trova più il suo posto nel
vocabolario.
Il vocabolario è fatto dalla società e la società è
diventata atea: non userà più parole come «peccato» e «dannato»!
Non temere: non ti parlo dell'inferno: se vi fossi, non
ti potrei dire queste cose.
Il termine che ora ti ho ricordato non lo può usare
nessuno come aggettivo, nessun vivente lo può addossare ad un morto. Tuttavia
è una parola da non dimenticare.
La possibilità esiste. Tremenda. Ed è nelle mani
dell'uomo.
Se ne trastullano i superbi e gli orgogliosi, quelli che
chiamano bene il male e viceversa: giocano col fuoco. La superbia non resiste al
maligno, la superbia non è capace di contenere Dio...
La superbia è dannata: la superbia soffre tremendamente
perché incapace di comunione con gli uomini e con Dio. Se essa entra in un uomo
lo trascina via dagli uomini e da Dio, lontano. Puoi dire nell'abisso.
Ma non ti voglio spaventare: continua ad usare umiltà.
E l'umiltà ti terrà legato a Dio, ti farà accogliere
il Suo Figlio, che è Salvatore.
Usa umiltà coi grandi, non smetterla coi piccoli. Usa
umiltà nel dolore e usa umiltà nel successo. Usa umiltà di giorno, e pure di
notte. Condisci con l'umiltà ogni azione, ogni discorso, ogni lavoro, ogni
preghiera.
Assomiglierai al Figlio di Dio, che è mite ed umile di
cuore.
Allora la parola "dannazione" potrà restare
anche per te sul vocabolario.
Ci
sforziamo, sia dimorando nel corpo, sia esulando da esso,
di
essere a Lui graditi. (2Cor
5, 9)
Dio
resiste ai superbi,
ma
dà grazia agli umili! (Prov
3, 34)
DEFUNTO
Questa parola viene dalla fede. Significa: "ha
terminato il suo campito". Usa pure questo termine: ho finito il mio
compito, la mia missione.
La vita è stata per me una missione. Dio mi ha chiamato
all'esistenza mi ha affidato tesori incalcolabili da trafficare, mi ha dato
qualcosa del suo tempo e della sua esperienza, molta sua luce e la sua forza.
Ora mi ha sollevato dall'incarico. Avevo l'incarico di adoperare il mio corpo e
la mia anima per amare, per trasformare il mondo in amore. Un compito nobile,
anzi divino.
Ho svolto questo compito così come mi è stato
possibile, nei modi e nei gradi che la situazione richiedeva: ho donato amore
sorridendo, lavorando, sollevando, confortando.
Ho donato amore divino perdonando e facendoti conoscere
colui che salva, Gesù! Presentandoti colui che ti salva ti ha donato l'amore più
puro e più benefico, lo stesso amore del Padre, che dona il Figlio suo al
mondo! Te l'ho fatto conoscere poco con le parole, più con la mia obbedienza
alla Sua Parola!
Ora attendo anche la sua ricompensa!
Cosa fare? lo sai: hai un solo modo per ripagarmi:
rivolgerti a Gesù! Digli che lo hai conosciuto, o incontrato, o amato, un
pochino per merito mio. Digli qualcosa in mio favore. A Lui non è difficile
prendermi per mano, purificarmi da quell'egoismo da cui, pur volendo, non sono riuscito a liberarmi del tutto, da quell'orgoglio che ha lasciato tracce di
materia sul mio vestito spirituale. Egli lo fa... usando il detersivo che tu gli
fornisci: un po' di amore, di preghiera, di penitenza.
Egli lo attende, perché io e te siamo per certo verso
legati strettamente, uniti come membra diverse d'un unico corpo.
L'ascolto che Gesù ti darà a mio favore chiamalo come
vuoi, puoi chiamarlo anche indulgenza, se vuoi. A me interessa che tu ti offra a
Lui un po' di più: ne avrò vantaggio anch'io, e del mio vantaggio godrai poi
anche tu!
Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo,
ciascuno
per ricevere la ricompensa delle opere compiute
finché
era nel corpo, sia in bene che nel male. (2Cor
5, 10)
Di
questo gioisce il mio cuore,
esulta
la mia anima;
anche
il mio corpo riposa al sicuro,
perché
non abbandonerai la mia vita nel sepolcro! (Sal
16, 9-10)
CHE
COS'E'?
Che cos'è la morte? Non te l'ho ancor detto! Ti ho
detto tante cose, ma non l'essenziale. Che cos'è la morte?
Me l'avevano descritta come uno scheletro pauroso, un
teschio i cui denti e le cui orbite vuote fanno rabbrividire. Me l'avevano
descritta come una falce, altre volte come una porta, oppure un tunnel buio
oltre il quale si presenta un mondo nuovo. Forse sono tutte immagini vere: più
vera l'una dell'altra, secondo il rapporto che ciascuno ha con la propria vita e
secondo il rapporto che ciascuno ha con Dio.
Io avevo considerato la mia vita come un dono di Dio che
un giorno avrei restituito; consideravo la mia vita un'esistenza incompleta
finché non avessi raggiunto stabilmente il Padre; consideravo la mia vita come
un'attesa, a volte gioiosa e a volte dolorosa, di beni più grandi, interiori,
eterni. Più o meno questo era il mio rapporto con la mia vita e la riempivo di
desiderio di Dio. Egli, mettendomi vicino e
dentro il cuore l'amore di Gesù, mi faceva talvolta pregustare una pienezza che
non possedevo, ma che in Lui avrei potuto raggiungere: pregustazioni di un'altra
vita!
Ti dico il vero: mi pare di non aver visto la morte.
Sono passato da un modo ad un altro modo di vivere: ho fatto fatica a lasciare
quel che conoscevo per ciò che non conoscevo se non a sprazzi. Ma non ho visto
la morte! Almeno così mi pare! La morte non è una cosa, non è una persona. Né
una cosa da desiderare, né una persona da incontrare. Posso dire che la morte
non c'è?
Ci sono invece braccia aperte di un Padre generoso. Ci
sono braccia aperte pronte ad accogliermi; l'affidarmi definitivo a quelle
braccia, ecco ciò che voi continuate a chiamare "morte"!
Quando verrà disfatto questo nostro corpo,
nostra abitazione sulla terra,
riceveremo
un'abitazione da Dio, una dimora eterna,
non
costruita da mani d'uomo, nei cieli.
(2Cor
5, 1)
Quale
gioia quando mi dissero:
andremo
alla casa del Signore!
(Sal
122, 1)
PREPARAZIONE
Non ho visto la morte probabilmente perché mi ero
abituato a viverci insieme. No, non avevo la cassa sotto il letto, né facevo il
custode del cimitero.
Semplicemente lasciavo morire in me e di me quel che non
era necessario vivesse. Quasi ogni giorno trovavo in me qualcosa che avrebbe
potuto morire senza danno, anzi, con grande vantaggio per il compito che Dio mi
aveva dato. Non ci riuscivo sempre, e nemmeno pienamente. Mi esercitavo, con
sbagli e ripensamenti, ma mi esercitavo. Talvolta facevo morire desideri del
corpo, altre volte desideri dell'anima. Desideri di comodità o di piaceri,
desideri di curiosità, di considerazioni, di attenzioni da parte degli altri.
Era un vero... morire. Un morire che mi faceva soffrire, ma che poi mi lasciava
la sensazione di una vita più profonda, diversa, ricca di consolazione e di
gioia. Era un morire che mi permetteva di intuire, lentamente, il valore e la
presenza di una risurrezione.
Era un morire che mi permetteva di accorgermi che in me
viveva un altro, il Figlio di Dio. Capivo - a fatica, ma realmente - che le
parole che aveva scritto S. Paolo potevano aver concretezza: "non sono più
io che vivo, ma Cristo Gesù vive in me". Egli aveva sperimentato ed
esercitato la morte. Non a caso aveva consigliato: "mortificate quella
parte di voi che appartiene alla terra", cioè "fate morire " voi
già ora ciò che in voi non è del Cielo!
La parola "mortificazione" stava per
raggiungere in me il significato gioioso di "glorificazione"!
È tutt'un'altra cosa! Se ti vuoi preparare alla «morte»,
preparati alla risurrezione, alla gloria, a diventare recipiente stabile di Dio!
La vera preparazione alla morte è dunque partecipazione
alla Vita, all'amore del Padre. Ogni volta che lasci vivere in te Gesù, a costo
di una tua «mortificazione», la morte perde significato, perché già nasce e
cresce in te la Vita!
Se siamo stati completamente uniti a Lui
con una morte simile alla Sua,
lo
saremo anche con la sua Risurrezione!
(Rom
6, 5)
Non
morirò, resterò in vita
e
annunzierò le opere del Signore! (Sal
118, 17)
ANTICIPAZIONE
Anticipare la morte? Suicidio? o eutanasia? No, intendo
anticipare gli effetti della morte dentro la vita.
Ho assistito in una chiesa ad un gesto strano. Un uomo,
giovane, si è steso per terra supino, occhi chiusi e braccia stese a forma di
croce. Che cosa fa? "Anticipa la morte", mi fu risposto. E quel
giovane poi significò con ulteriori segni l'abbandono di tutto ciò che ne
faceva un uomo vivo: promise ubbidienza, giurò fedeltà ad un amore invisibile,
firmò la carta della povertà. Si tolse i vestiti che lo distinguevano dagli
altri e ne indossò uno che avrebbe portato sempre uguale, senza altri connotati
personali che le dimensioni.
Anticipazione della morte? I suoi occhi esprimevano
piuttosto anticipazione del Paradiso. Anticipazione dell'incontro che cambia a
tutti le carte in tavola. Ha voluto un incontro con Gesù, tale da anticipare
gli effetti della morte.
Un morto non esprime voleri né voglie, si lascia
scomodare, non distribuisce baci né dispone di ricchezze. Ecco gli effetti da
anticipare. Premessa perché Dio riempia il vuoto con i suoi effetti: pace
profonda e gioia spirituale, amore per tutti e libertà da tutti, coraggio e
tenerezza senza uguali. L'amore di Dio risponde sempre così a chi impegna tutto
il proprio amore per suo Figlio.
Quel giovane è rimasto per me un segno anche se ora non
è più giovane. Un segno che mi ha fatto gradatamente perdere la paura della
morte, anzi, mi ha fatto perdere di vista la morte e m'ha fatto risplendere la
grandezza di Colui che ormai ne tiene il potere.
Aggrappai a Lui gli occhi, incollai gli orecchi alla Sua
bocca, aprii il mio cuore ad amarlo.
Quella che tu chiami la mia «morte» non è stato che
un passo d'amore, di Dio anzitutto, e un po' anche mio!
Per
me il vivere è Cristo e il morire un guadagno!
(Fil
1, 21)
Preziosa
agli occhi del Signore
è
la morte dei suoi fedeli! (Sal
116, 15)
RELIQUIE
Il mio colloquio con te è stato un po' frammentario e
forse non ti ho detto tutto quello che avresti desiderato in una occasione così
insolita.
Ora lascia che ti faccia una confessione un po'...
egoistica: che cosa resterà di me sulla terra, nel tuo cuore e in quello degli
altri che ho amato e che mi hanno amato?
Desidero che resti una sola cosa, e so che resterà viva
solo questa, mentre tutto il resto svanirà prima del primo anniversario:
desidero che resti di me solo ciò che può far luce su Gesù! Desidero che
quando ti ricordi del mio nome o t'imbatti ancora in qualcosa che ti fa venire
in mente le mie mani o la mia voce, la tua mente sia costretta a correre a Gesù.
È Lui Colui che salva te e ti ama.
Ho cercato nella vita di non fare un passo senza di Lui,
così che tu non possa ricordarti di me senza ricordarti di Lui, come fosse
stato Lui il mio vestito. E sono certo che questo è l'amore più grande che ti
ho dato e ti sto ancora donando. Non ci pensavo molto, ma ora me n'accorgo con
lucidità: l'amore più grande che ho avuto per te e per tutti gli amici durante
la mia vita è l'amore con cui mi sono legato ogni momento a Gesù. Sembrava
distacco: ora vedo con gioia che quello è stato il dono più vero che t'ho
fatto: la mia unione con Gesù: l'unica mia... reliquia che ti rimarrà di me!
Vuoi credermi? sia anche per te questo il dono d'amore
che fai a quanti ami. Non illuderli con altre cose secondarie. Entra ed esci dal
cuore di Gesù con la familiarità e la sicurezza con cui entri ed esci da casa
tua. Egli ha potere sulla morte, e non solo sulla tua. Donagli la vita! Così,
dalle tue ossa, altri troveranno la Vita!
Quelli
che avranno aiutato gli altri a essere fedeli
brilleranno
per sempre come le stelle. (Dan
12, 3)
È
meglio rifugiarsi nel Signore
che
confidare nell'uomo!
Mia
forza e mio canto è il Signore,
Egli
è stato la mia salvezza! (Sal
118, 14)
RIASSUNTO
La morte mi fa paura,
come passare per un luogo sconosciuto.
Ma quel che c'è al di là
io già lo conosco:
là c'è il mio Signore,
che amo e che mi ama:
Egli mi incontrerà con amore,
come mi incontra sempre
con amore.
Non attendo più la morte:
non mi fa più paura:
Gesù è là
in quel momento e dopo.
Attendo Gesù,
e comincio subito a morire
ad ogni mio desiderio e volontà,
per fare la Sua!
VEGLIA
Nei giorni
precedenti il funerale i cristiani hanno la santa abitudine di «vegliare»
accanto al corpo del defunto. Le «veglie» sono momenti prolungati di preghiera
personale o comunitaria, segno dell'attesa della Risurrezione.
Ecco un aiuto
pratico per chi è chiamato a guidare una di queste veglie.
IL ROSARIO:
Contempliamo il mistero della sofferenza e della morte
di Gesù: la sua morte, primo passo per la Risurrezione, effonde luce sulla
nostra morte.
1° Gesù, nell'orto degli ulivi, prega il Padre:
"Se vuoi, allontana da me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà
sia fatta".
Anche noi, con l'aiuto di Maria nostra madre, accettiamo
il dolore del distacco dal nostro fratello (sorella).
Padre nostro... -
10 Ave Maria - Gloria
2° Gesù è flagellato. Preghiamo perché la violenza
della morte non prevalga sui nostri cuori, ma possiamo rimanere nell'amore
fedele e generoso.
3° Gesù riceve la corona di spine. Vogliamo proclamare
Gesù vero Re, promettergli obbedienza e fedeltà.
Ogni nostra obbedienza a Dio è un aiuto ai nostri
defunti, che beneficiano della nostra santità, poiché sono ancora uniti a noi,
come membra diverse di un sol corpo.
4° Gesù viene condannato da Pilato e condotto al
Calvario. Uniamo la nostra sofferenza di oggi a quella del Signore. E con lui
anche noi ci prepariamo alla morte, preparandoci ad incontrare il Padre
dell'amore.
5° Gesù muore perdonando e consegnando la propria vita
al Padre. Consegnamo anche noi la vita del nostro fratello (sorella) al Padre,
come Maria ha consegnato la vita del Figlio suo. Il nostro Creatore e Padre è
degno di accoglierla.
Salve Regina..
Signore, pietà,
Cristo, pietà,
Signore, pietà,
Cristo, ascoltaci,
Cristo, esaudiscici.
Santa Maria, prega
per lui/lei.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre della divina grazia,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre senza macchia,
Madre degna d'amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Madre di misericordia,
Vergine sapiente,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio della santità divina,
Sede della Sapienza,
Causa della nostra gioia,
Dimora dello Spirito Santo,
Dimora colma di gloria,
Dimora consacrata a Dio,
Rosa mistica,
Gloria della stirpe di Davide,
Vergine potente contro il male,
Splendore di grazia,
Arca della nuova alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli Angeli,
Regina dei Patriarchi,
Regina dei Profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei Martiri,
Regina dei veri cristiani,
Regina delle Vergini,
Regina di tutti i Santi,
Regina concepita senza peccato,
Regina assunta in cielo,
Regina del santo Rosario,
Regina della pace.
Agnello
di Dio che togli i peccati del mondo,
-
perdonaci, o Signore
-
ascoltaci, o Signore
-
abbi pietà di noi.
Prega
per noi, Santa Madre di Dio.
E saremo degni delle promesse di
Cristo.
LETTURA
Dalla seconda
lettera di S. Paolo ai Corinzi (4,14.16 - 5,1)
Fratelli, sappiamo che Dio, il quale ha risuscitato Gesù
il Signore, risusciterà anche noi insieme con Gesù e ci porterà con voi
davanti a lui.
Noi dunque non ci scoraggiamo. Anche se materialmente
camminiamo verso la morte, interiormente, invece, Dio ci dà una vita che si
rinnova di giorno in giorno. La nostra attuale sofferenza è poca cosa, e ci
prepara una vita gloriosa che non ha l'uguale. E noi concentriamo la nostra
attenzione non su quel che vediamo, ma su ciò che non vediamo: infatti, quel
che vediamo dura soltanto per breve tempo, mente ciò che non vediamo dura per
sempre.
Noi sappiamo infatti che la tenda nella quale abitiamo,
cioè il nostro corpo terreno, viene distrutta. Sappiamo però di avere in cielo
un'altra abitazione costruita da Dio, che dura per sempre.
Parola di Dio.
Rendiamo grazie a Dio.
SALMO 130:
Rit.:
Spero nel Signore
e aspetto sulla sua parola.
Dal profondo a te grido, o Signore,
Signore ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Rit.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono,
perciò avremo il tuo timore.
Rit.
Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
Rit.:
Spero nel Signore
e aspetto sulla sua parola.
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia,
grande è presso di lui la redenzione;
egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
Rit..
L'eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
PREGHIAMO:
Signore, ti raccomandiamo umilmente
il nostro fratello (o sorella) ...
tu che in questa vita mortale
l'hai sempre circondato del tuo immenso amore,
fa' che, libero da ogni male,
entri nel riposo eterno del tuo regno.
Ora che per lui/lei sono passate le cose di questo
mondo,
portalo/a nel tuo paradiso,
dove non è più lutto, né dolore, né pianto,
ma pace e gioia
con il tuo Figlio e con lo Spirito Santo
nei secoli dei secoli.
Amen.
Ci benedica Dio onnipotente e ci custodisca dal male il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Amen.
SALMI E PASSI BIBLICI per la preghiera
e la meditazione sulla morte.
Salmi
51, 116, 118, 42, 122, 123, 23, 25...
Giobbe
19, 1.23-27
Sapienza
4, 7-15
Isaia
25, 6-9
Lamentazioni
3, 17-26
Daniele
12, 1-3
2Maccabei
12, 43-46
Atti
10, 34-43
Romani
5, 5-11
Romani
5, 17-21
Romani
6, 3-9
Romani
8, 14-23 e 31-39
Romani
14, 7-12
1Corinzi
15, 20-28 e 51-57
2Corinzi 4, 14 - 5, 1.6-10
Filippesi
3, 20-21
1Tessalonicesi
4, 13-18
2Timoteo
2, 8-13
1Giovanni
3, 1-2 e 14-16
Apocalisse
20, 11 - 21, 7
Matteo
11, 25-30; 25, 1-13; 25, 31- 46
Luca
7, 11-17; 12, 35-40; 23,39- 43; 24,13- 45
Giovanni
5, 24-29; 6, 37-40; 6, 51-59; 11, 17-27; 11, 32-45; 12, 23-28; 14, 1-6; 17,
24-26; 19, 17-30