continuazione de IO SONO PERDONATO
5.
Il segreto del cuore
Il
cuore dell'uomo è veramente un mistero. E'
capace delle cose più belle ed è capace dei delitti più macabri.
Ma chissà se ne è veramente capace, o se non è invece una forza
superiore a lui che lo spinge a commettere azioni disumane!
Mi viene questo dubbio non tanto perché qualcuno una volta mi ha parlato
di demoni o perché io voglia far da avvocato difensore ai delinquenti comuni o
politici. Mi viene questo dubbio
perché mi è capitato più volte d'incontrare ragazzi di appena dodici anni che
mi confidarono pressappoco: “ quando alla sera, sotto le coperte, voglio
mettermi a pregare, mi vengono alla mente delle bestemmie, e mi viene da dirle.
lo non voglio, non voglio, ma mi vengono ”. lo ho creduto che non voleva, e ho
creduto che gli venivano, perché anche altri mi hanno riferito cose del genere
riguardo non solo la bestemmia, ma anche il furto, l'impurità, la menzogna.
Contro una cosa del genere non servono sgridate, né ammonimenti, né
commiserazioni. Solo la preghiera
fatta con fede, solo l'invocazione del Nome di Gesù e del Suo Sangue, solo la
benedizione ed eventualmente un piccolo esorcismo possono togliere dall'uomo una
forza o una resistenza che da lui non sono volute.
Benché
ciò non sia raro non è neppure sempre chiaro.
Il cuore dell'uomo rimane sempre un mistero. Ed è sempre una mescolanza di coscienza e volontà, di
libertà e condizionamenti, di memoria e intelligenza, di temperamento e di
spirito, di affetti e di fede, per cui, chi volesse troppo distinguere spirito e
anima, anima e corpo, spiritualità e psicologia, rischierebbe di parlare -
invece che di un uomo - o d'un cadavere o di un'anima vagante.
In
fondo siamo sempre dei bambini. Quando
lo riconosco e mi metto con la semplicità e la trasparenza dei bambini davanti
a Dio e davanti agli uomini, allora sono custodito e riesco a percepire l'amore
sia di Dio che degli uomini. Ma
quando non riconosco la mia piccolezza e cerco grandezza e autosufficienza
davanti a Dio e agli uomini, allora mi pare che tutto il mondo mi diventi
nemico, la mia vita diviene incontentabile e la rendo insopportabile agli altri.
Essere
come bambini è un gran segreto, una grande fortuna, Gesù Cristo, che conosceva
il cuore dell'uomo meglio di me e di qualsiasi psicologo moderno, aveva già
svelato questo segreto a Giacomo e Giovanni e a tutti gli altri suoi discepoli.
Ora lo svela anche a noi. “ Se non ritornerete come bambini, non
entrerete nel Regno di Dio ”, non potrete giungere all'armonia piena interiore
delle vostre facoltà e quindi non sarete tutt'interi e completamente né
davanti a Dio né in comunione con gli altri uomini
Il bambino ha bisogno d'aiuto: lo sa
chiedere e ricevere. Anche il
bambino sbaglia e pecca, manca all'amore: ma ristabilisce abbastanza in fretta i
legami, dimentica i torti, domanda perdono: non può stare a lungo senza
l'affetto di sua madre! lo sono un bambino che non può stare a lungo senza
l'amicizia di Dio, senza l'armonia piena tra me e tutto ciò che mi circonda.
Posso, come un bambino, ristabilire
l'unità di rapporti che ho infranto, sia con Dio che con i fratelli?
Il bambino che chiede perdono sente che
non è lui che ricostruisce il rapporto d'amore: fino a che la mamma non gli
dice “sì, ti perdono ” o gli fa una carezza o un segno di riconciliazione,
il fanciullo non è sicuro. Il
perdono lo chiede: ma lo otterrà? Il
bambino è sicuro che prima o poi (forse dopo o attraverso le botte) riceverà
il perdono desiderato e così il rapporto d'affetto tornerà a risplendere; ma
fino al momento in cui quel gesto o quel segno o quella parola non arriva, egli
rimane triste, disperato, mutilato.
lo riconosco in questa descrizione anche
la mia situazione, quale succede quando sono nel peccato. lo cerco il perdono di
Dio, non potrei farne a meno, e sono sicuro che il Signore è così Amore e
desideroso - come una mamma - di riavermi in braccio: per questo è pronto al
perdono; ma fino a che non ne ricevo un segno, fino a che non vedo e non sento
coi miei occhi o coi miei orecchi un segno del perdono di Dio, non trovo tutta
la pace di cui il mio cuore abbisogna.
6.
Vedere il segno
Come per i bambini, anche per me è
necessario il segno che Dio mi ha perdonato.
Ma chi me lo dà? chi degli uomini è in grado di assicurarmi quest'opera
di Dio? quest'opera che è così grande e riservata tra me e Lui solo, tra Lui e
me?
Come potrà fare Dio a rendermi persuaso
che ha ascoltato ed esaudito la mia domanda di perdono? lo non posso
insegnargli, né posso pretendere segni straordinari, miracoli, lampi o tuoni
strani; e d'altronde non posso convincermi d'esser stato perdonato e quindi
stare in pace se non ho i segni concreti.
Dio, dobbiamo ammetterlo, è un bravo
psicologo. Del resto è stato Lui a
formare l'uomo, sa quindi com'è il suo cuore e di che cosa abbia bisogno.
Per perdonare il peccato degli uomini Egli non ha certamente bisogno né
di parole, né di gesti.
Ma perché l'uomo abbia la certezza del
suo amore, gli viene incontro e stabilisce dei modi abbordabili alla struttura
del corpo e del cuore umano.
Gesù Cristo per questo è divenuto
uomo, uomo di carne ed ossa come noi. Gesù
il Cristo è “ Dio con noi ”, perché noi possiamo incontrare Dio al nostro
livello senza dover diventare angeli.
E' difficile credere che Gesù Cristo,
il figlio di Maria che chiamava papà il falegname di Nazareth, è Dio.
E' stato difficile per i suoi paesani e per gli ebrei in genere, tranne
che per quelli che credevano ai fatti.
Quelle persone che avevano già delle
convinzioni, delle certezze, che si sentivano sicure della propria scienza e
sapienza, che avevano qualcosa da difendere, quelle non riuscivano ad ammettere
che Dio potesse agire in modo diverso da come esse se l'immaginavano.
Ma quelli invece che lasciavano a Dio libertà di agire, erano essi
stessi liberi di riconoscere le sue opere: così essi riconoscevano che le opere
di Gesù erano divine. Gli altri attribuivano a Satana addirittura le guarigioni e i
miracoli più belli, e la liberazione degli indemoniati (Mt. 12, 22-32) pur di
non dover riconoscere che Gesù era Dio: altrimenti avrebbero dovuto accettare
anche il suo insegnamento e sarebbero stati costretti ad ammettere che Dio
perdonava per mezzo suo; questo era un punto cruciale.
Se Dio perdonava per mezzo di un Uomo, di Gesù, avrebbero dovuto
piegarsi, umiliarsi, riconoscersi bisognosi d'un uomo.
La loro superbia e il loro orgoglio
arrivava così al colmo dei colmi: li accecava al punto che chiamavano bianco il
nero e nero il bianco, definivano opera del Maligno i miracoli di Dio.
E' proprio difficile credere che Gesù
è Dio. Chi sente di non essere in
sintonia con Gesù, e chi non vuole accettare tutto quel che Lui dice e fa e
quello che chiede, basta che faccia questo passo semplice: non credere alla sua
divinità, non credere che sia Lui il mandato da Dio. Questo passo la fanno molti.
Così credono di giustificarsi; ritengono “ santa ” la propria
ignoranza di alcune parti del Vangelo o addirittura la propria disubbidienza ad
esse.
Quello che Gesù fa e dice e ordina di
fare a riguardo del perdono dei peccati rientra nell'elenco di quelle cose
difficili da accettare; le accettano le persone libere, i puri di cuore, capaci
di riconoscere opera di Dio ciò che solo Egli può fare, capaci di accogliere
Gesù come il Dio vivente e buono, volonteroso di salvarci.
L'uomo paralizzato, quello che è stato
presentato a Gesù con poca diplomazia, a dir il vero, calato giù dal soffitto
su di una barella da ambulanza, quell'uomo era un peccatore.
Gesù se ne è accorto. Gli
occhi parlano. Dev'essersi accorto anche del desiderio di quell'uomo di
rimettersi in armonia con Dio; da solo non ce la faceva.
E così Gesù, sapendo di avere autorità divina in quel momento come
sempre, e di essere unito al Padre, gli assicurò con la sua parola - udita da
tutti - che il peccato - il suo peccato - non esisteva più: “ Coraggio,
figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati ” (Mt. 9, 1-8).
Questa parola è azione di Dio:
comprovata dal miracolo che seguì. Quell'uomo
non è più stato tirato su attraverso il tetto, né è più stato portato in
barella.
Come non credere che Gesù è Dio? se lo
è non posso più fare a meno dal cercare ed eseguire i suoi consigli, anche a
riguardo del suo modo di perdonare.
lo credo che Gesù è il Figlio di Dio,
ed è Dio: me lo insegnano tutti gli Apostoli con la loro testimonianza.
Ricordo ora particolarmente la frase di s. Paolo: “ in Cristo abita
corporalmente tutta la pienezza della divinità! ” (Col. 2,9).
Gesù poi ha legato a sé pienamente
ormai la sua Chiesa, “ suo Corpo ”, di cui Egli è il Capo.
La Chiesa potremmo quindi definirla quella parte di umanità che sulla
terra è indissolubilmente legata a Dio. Essa
non è Dio, ma è il "luogo" in cui Dio agisce concretamente!
L'incarnazione di Dio in Gesù Cristo non è un fatto passato, è un
fatto eterno, continuo, attuale: Dio agisce oggi attraverso uomini di carne
perché uniti a Gesù!
E' importante conoscere questo mistero
(= pensiero di Dio) per poter accettare il perdono di Dio dagli uomini!
7.
Una violenza preziosa
Varie volte Gesù ha vissuto la gioia di
vedere i suoi interlocutori volontari o obbligati cambiare vita dopo esser stati
perdonati. Varie volte ha sentito
il sospiro di sollievo e di libertà di coloro a cui diceva: “ va' in pace, ti
perdono ”. Un sospiro che parlava da sé.
E nota bene come la maggior parte di quelle persone erano state obbligate
a presentarsi a Gesù. L'adultera
gli era stata scaraventata ai piedi con violenza, con odio e con sarcasmo.
Zaccheo, che s'era nascosto tra le fronde di un sicomoro, s'è sentito
dire: “ vieni giù, oggi devo venire a casa tua ”. II ladrone, se non fosse
stato appeso ad una croce proprio quel giorno, non avrebbe avuto la fortuna che
ha avuto.
Persone obbligate o dalla situazione o
da Gesù stesso a inginocchiarsi e chiedere il perdono.
Ma essi non sapevano ancora quale dono sarebbe stato loro fatto e non
sapevano che avrebbero potuto ottenerlo. Queste
esperienze raccontate dal Vangelo mi portano la memoria al s. Curato d'Ars,
Giovanni Maria Vianney. Quando gli
si avvicinava qualcuno a chiedergli consiglio, per altolocato che fosse, lo
faceva anzitutto inginocchiare e lo “ obbligava ” a chiedere perdono, a
confessarsi. Bravo, aveva compreso
il metodo di Gesù, e aveva compreso che un'anima perdonata e cosciente d'esser
perdonata è capace pure di ragionare. Altrimenti,
parla e parla e parla, continui a girare attorno al problema senza toccarlo. ]i
problema è uno solo: il peccato. Se
il peccato pesa nel cuore e non viene eliminato, quel cuore non è in grado di
capire, di ragionare, di aver luce sulle cose fondamentali della vita e della
morte, semplicemente perché non è libero.
Il problema è questo: togli il peccato, e tutto è diverso, tutto
acquista nuova luminosità e limpidezza. Gesù ci tiene a perdonare.
Queste esperienze le ho fatte pure io:
sulla mia pelle e su quella degli altri. Ne
ho un'esperienza abbastanza vasta: puoi credermi.
Gesù Cristo ha visto quant'è
indispensabile per l'uomo sentire con gli orecchi l'assicurazione del perdono di
Dio. Egli aveva visto le folle che
accorrevano da Giovanni il Battista: ha visto che a lui uomo confessavano i
propri peccati, per ottenere soltanto la promessa del perdono!
Quale desiderio di aprire il cuore ad un uomo di Dio!
Gesù ha visto ed ha capito che questo
sarebbe stato il problema numero uno di tutti gli uomini di tutti i secoli di
questo pianeta, visto che tutti sono peccatori. Ha pensato per loro. Ha
trovato un sistema “ economico ” se volete, ma rispettoso, oltre che della
psicologia degli individui, anche della loro libertà. Un sistema che è anche impegnativo e serio.
Ha consegnato il suo potere di perdonare i peccati ad altri uomini.
Non ad uomini qualsiasi, naturalmente, non a quelli che non avevano fede
in Lui, ma a quelli che Gli davano fiducia, che gli promettevano di rimanere
uniti e di vivere nel suo insegnamento. Non
ha cercato uomini senza peccato, non ha cercato uomini perfetti: sapeva che non
li avrebbe trovati. E' stato
costretto a consegnare il compito di perdonare ad uomini capaci di peccare,
bisognosi essi pure di chiedere perdono. Ma
Gesù non si è pentito di questo suo atto di amore per noi.
A Pietro, trovandosi presso la città di
Cesarea di Filippo, ebbe a dire: “ a te darò le chiavi del regno dei cieli, e
tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che
scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli ” (Mt. 16, 19).
E poi, a Cafarnao, a tutto il gruppo degli Apostoli, a proposito delle
colpe dei fratelli, ripeté: “ in verità vi dico: tutto quello che legherete
sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra
la terra sarà sciolto anche in cielo ” (Mt. 18, 18).
Volle confermare tutto ciò ed
esplicitarlo meglio, se occorresse, perché comprendessimo che questo compito
poteva essere in mano ad uomini peccatori; volle convincere gli Apostoli che
questo era il loro compito principale nel mondo, compito a cui non potevano
sottrarsi senza disubbidienza grave; ecco dunque che il giorno stesso della sua
Risurrezione, il giorno di Pasqua, alla sua prima apparizione nel Cenacolo, dopo
aver perdonato ai discepoli la loro paura, la loro fuga e il loro rinnegamento,
disse: “ Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno
rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ” (Gv 20, 22-23).
Sono parole stupende.
Da queste parole dipende la mia libertà.
Se io sono stato perdonato infinite volte lo devo a queste parole, e se
io, peccatore, accolgo i peccatori e li perdono nel nome di Dio è solo perché
devo ubbidire a queste parole. E'
un dovere che adempio con gioia. E'
pure un atto di fede. Non so se sia
più grande l'atto di fede di colui che si confessa o quello che faccio io prete
nel dargli il perdono dell'Onnipotente!
E' un atto di fede in Dio e di amore per
gli uomini che compio con gioia!
8.
Un amore che vince il timore
Da
quel giorno, dal giorno di Pasqua, la Chiesa ha continuato ad annunciare che Dio
perdona. Lo annuncia a tutti, perché
tutti sentano e lo sappiano, e poi attende i singoli, mano a mano che si
decidono, per dare loro, personalmente, il perdono di Dio.
Non è solo profetico l'annuncio della Chiesa, è anche sacramentale.
Non si limita cioè a dire che Dio è capace di perdonare, ma trasmette
il perdono stesso con un gesto concreto e vero.
Non dice solo, ma fa pure!
La Chiesa, la comunità dei credenti si
è presa un altro incarico: conoscendo la riluttanza di molti e il peso che il
peccato esercita sull'uomo per tenerlo lontano dall'umiltà del chiedere
perdono, ecco che la Chiesa obbliga i suoi membri ad inginocchiarsi almeno una
volta all'anno, per domandare misericordia.
Mi piace vedere la Chiesa così decisa: essa si rende conto di fare la
cattiva figura d'assomigliare ai farisei che obbligarono l'adultera a mettersi
ai piedi di Gesù, ma è pure cosciente di fare quel che Gesù stesso ha fatto
con Zaccheo: “vieni giù, oggi devo fermarmi
da te”. Pensino pure tutti quel
che vogliono; ciò che preme alla Chiesa è il bene dei suoi figli, che siano
perdonati, che siano umili, che perdano la boria accumulata nel frequentare i
peccatori. Essa esercita così quel
“ sarà legato anche nei cieli ”. Anche “ nei cieli ” ora si sa che i
cristiani devono, almeno una volta all'anno, chiedere perdono alla Chiesa.
Gesù Cristo, il capo della Chiesa, vuole ciò che la Chiesa vuole.
Ed è il nostro bene. Ma
questa “ violenza ” della Chiesa verso i suoi membri non è sentita dalla
maggior parte di essi. Perché? ma
perché essi non attendono Pasqua quando sanno e sentono di aver bisogno del
perdono di Dio. lo non aspetto che il mucchio di spazzatura della mia casa
fermenti prima di prendere in mano la scopa.
Chi toglierebbe poi la puzza che si impregna persino nei muri?
Non attendo un anno a presentarmi all'apostolo di Gesù per fargli dire
per me la parola della riconciliazione. E,
come me, molti altri cristiani hanno compreso che la vita può esser vissuta
bene solo se è perdonata, che l'amore a Dio esige che ci umiliamo e gli
permettiamo di perdonarci, che l'amore alla Chiesa e ai fratelli non è perfetto
se non diffonde con costanza il soave profumo del perdono ricevuto.
lo non aspetto di aver peccati mortali,
non attendo che l'elastico sia spezzato, per presentarmi al ministro della
Chiesa. Ho imparato che il perdono
di Gesù mi fa bene anche per i peccati “veniali”.
La Chiesa non mi obbliga, mi consiglia soltanto. lo accetto anche i
consigli. Non credo poi che il mio
domandare perdono ad un prete per peccati non gravi sia soltanto egoismo: fosse
per egoismo, non andrei a confessarmi mai.
L'egoismo gioca brutti scherzi: cerca tante scuse e fa nascere e crescere
la vergogna.
Ho
imparato a chiedere il perdono di Dio subito, appena posso, dopo aver commesso
il peccato. E' stato l'amore ad
insegnarmelo.
Ho
notato che io sono... non solo un individuo che fa la sua vita: ho notato che
dal momento che vivo in società ho un compito sociale. ]I compito primo e
principale della mia vita - come pure della tua, chiunque tu sia - è di essere
uno strumento nelle mani di Dio. Egli
mi affida compiti e servizi, che devono esprimere l'amore dei Padre per i
fratelli e per il mondo. Giacché
sono uno strumento di Dio - e voglio esserlo - cerco il più possibile d'esser
libero da ogni male. Non sarebbe
bello vedere un artigiano lavorare con un martello difettoso o un pittore
dipingere con pennello scassato, o un contadino andare ai campi con la zappa che
perde il manico.
Non
è bello vedere Dio, il Dio che amo, agire in questo mondo con uno dei suoi
figli intorpidito dal peccato, intiepidito e bloccato dalle sue mancanze e
debolezze. Per amore del mio Dio,
perché Egli possa far bella figura laddove adopera me a trasmettere il suo
amore, io cerco che il mio cuore possa godere il più possibile del suo perdono
nei modi che Egli stesso mi offre: se necessario anche tutti i giorni.
E'
stato l'amore a spingermi a confessarmi spesso ed è stato l'amore a darmi la
forza di vincere la vergogna. La
vergogna dei peccati non la provi solo tu, la provo anch'io. lo provo vergogna
davanti a me stesso, e davanti al prete che mi ascolta, come tu provi vergogna
davanti a me. Vedrai che l'amore
vince il timore. L'amore a Dio
Padre e a Suo figlio Gesù, la volontà di fargli onore, schiaccia la testa alla
vergogna ed al rispetto umano.
9.
Peccato, affare sociale
L'amore
mi ha insegnato a confessarmi spesso. A
dirti il vero non è stato solo il mio amore per Gesù e per il Padre a farlo.
Ha giocato un ruolo grande anche il mio piccolo amore per i fratelli, per
te. E' andata così.
Da
prete mi trovavo - come ora del resto - a continuo contatto con la gente,
piccoli e grandi. Tutti si
aspettavano da me non solo santità di pensieri, ma anche generosità d'azione,
disponibilità immediata, libertà interiore a ridere con loro come pure a
piangere per le loro tristezze, a meravigliarmi dei loro stupori.
Non era solo una loro aspettativa, era anche mio desiderio essere così.
Mi accorgevo però, con sempre maggior chiarezza, che i miei peccati,
anche quelli piccoli (il Signore mi perdoni se chiamo piccole le offese al suo amore!), creavano un ostacolo. I peccati, se non erano ancora perdonati
nel sacramento della Riconciliazione, bloccavano il mio spirito, non gli
permettevano di essere del tutto attento ai fratelli, al loro spirito;
bloccavano o indebolivano la mia generosità, la mia prontezza, la mia
spontaneità, la mia gioia, cose da cui tutti avrebbero avuto vantaggio: in una
parola bloccavano la mia capacità di essere testimone gioioso di Gesù Cristo.
Questo
succedeva a me prete. Ero prete e
non posso dirti una cosa per un'altra. Credo
però che la stessa esperienza la faccia anche tu, anche se non sei prete.
Anzi, ti assicuro che è così anche per te: tu forse non te n'accorgi,
se ancora non hai sensibilizzato la tua anima ed il tuo spirito a recepire
questi fatti. lo però ho esperienza di uomini e donne, giovani, adulti e
anziani di ogni condizione: per questo posso assicurarti che succede così anche
per te.
L'amore
per i miei fratelli dunque, accanto all'amore per Dio, in definitiva “ l'amore
”, mi ha convinto e spinto a cercare spesso un prete. Lo cercavo anche di
giovedì, non solo al sabato, e - occorrendo - usavo le ruote di qualche mezzo
privato o pubblico: bici, moto, auto. L'amore
è capace di queste cose.
Ti
ho detto come ho fatto io. Un
giorno mi dirai come avrai fatto tu: ci terrei che tu me lo dicessi!
L'amore
a Dio e l'amore ai fratelli è un unico amore. ]i cuore che ama non è diviso
tra Dio e i fratelli. Il cuore che
ama è in Dio e raggiunge i fratelli amati da Dio.
Così
pure il male che io faccio è contro Dio ed è contemporaneamente contro i
fratelli. ]i peccato più nascosto estende le sue conseguenze malvagie su tutti
i miei rapporti sociali. Ogni mio
peccato rende meno bello, meno credibile il volto della Chiesa, le toglie la
dimensione divina, abbassa il tono generale della parrocchia e della comunità
cui appartengo, sostiene gli altri nella loro tiepidezza, se non ve li attira
addirittura.
Dal
momento che io sono membro della Chiesa, ogni mio peccato le appesantisce il
cammino. La Chiesa è resa leggera
e vivace dallo Spirito Santo che l'avvolge e la riempie.
Se io introduco in essa un altro “ spirito ”, e lascia che il Maligno
- attraverso il mio peccato vi ci metta lo zampino... la sua testimonianza non
è più chiara, la sua preghiera diventa menzogna: con la bocca dice “venga il
tuo regno” e con le opere compie il male.
Ogni
peccato di un cristiano è aggravato proprio per il fatto che non è solo offesa
a Dio, ma anche offesa alla famiglia di Dio, la Chiesa.
Ancora
peggio se il mio peccato è nascosto agli occhi degli uomini: se lo vedessero
almeno saprebbero difendersi! non vedendolo credono ancora al mio esempio,
divenuto per nulla carico di fede e d'amore. Ogni mio peccato contro Dio è,
quindi, un furto alla comunità cristiana, come pure ogni peccato che offende un
uomo è offesa diretta a Dio, che lo ama.
Anche
il perdono che io ricevo dal prete è perdono sia di Dio che degli uomini.
I membri della comunità cristiana riconoscono al prete oltre alla
rappresentanza di Dio anche quella del Vescovo e dei membri della Chiesa.
Il Vescovo, che ha ricevuto per successione apostolica i poteri affidati
da Gesù agli apostoli, è il solo a poter perdonare i peccati nel nome di Dio;
egli dà partecipazione di questo compito ai suoi preti. (Difatti, se io vado in
un'altra diocesi devo chiedere al Vescovo di quel luogo il permesso di
confessare. Il mio Vescovo me l'ha dato per la sua Diocesi, per la sua comunità
diocesana. Questa legge è una
garanzia per te, perché tu non possa essere imbrogliato da qualcuno che voglia
spacciarsi per prete!).
I
cristiani che ricevono il perdono di Dio sentono di essere pure già perdonati
da tutta la Chiesa, da tutti i cristiani: ciò che fa il Capo è accolto dal
Corpo: quello che fa Cristo lo fa pure la Chiesa.
Il perdono che io prete ti dò è il perdono anche dei cristiani. I
cristiani lo sanno e quando vedono che mi dispongo ad ascoltare i peccati dei
loro fratelli per perdonarli, essi Pure dispongono il proprio cuore a perdonare
tutto a tutti.
Questa del resto è una condizione
essenziale per esser noi stessi perdonati da Dio. Se lo non perdono agli altri le loro offese non sono in grado
di ricevere il perdono da Dio. Gesù
ce lo ha voluto mettere in testa così profondamente: “ rimetti a noi i nostri
debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori ”. Ma gli altri mi
offendono spesso! c'è qualcuno poi che me le combina grosse! Quante volte posso perdonare?
Non ti meravigliare. San
Pietro aveva questo problema. Sai
già cosa gli ha risposto Gesù (Mt 18,21-35).
Mi sembra di capire così il pensiero di
Gesù: se perdoni veramente una volta, sei di nuovo in piena unità di amore col
fratello che ti aveva fatto torto. il prossimo perdono che gli darai sarà
soltanto ancora il primo. Come fai
a contare quante volte hai perdonato? Questi
calcoli sarebbero il segno che non hai mai veramente perdonato.
10.
Un abbraccio eterno
Il famoso settanta volte sette che Gesù ha detto a Pietro non è stata una
prova della sua intelligenza matematica: è stato piuttosto una rivelazione, la
rivelazione di un segreto nascosto da sempre a tutti: il cuore di Dio.
Chi poteva conoscere il cuore di Dio?
Chi avrebbe potuto immaginare che Dio non ha presso di sé un registro su
cui annotare quante volte usa la sua misericordia?
Se Gesù dice a Pietro di perdonare sempre, ciò significa che Egli, Gesù,
ha già imparato dal Padre a perdonare sempre.
Ciò significa che il Padre è disposto a perdonare ogni volta che un
figlio glielo chiede. Dio non
smette mai di essere misericordioso. Ogni
atto di perdono non è che un briciolo anticipato di quell'immenso abbraccio di
perdono con cui accoglierà la nostra vita quando la consegneremo alla fine.
L'abbraccio di Dio del resto non comprende solo il perdono dei peccati, ma
anche la remissione dei debiti. Debiti
con Lui ne accumuliamo ogni giorno. E
noi non sappiamo quanti, non ci rendiamo conto della somma di cose che riceviamo
da Dio. Siamo debitori.
Sono debitori anche i nostri fratelli nel nostri confronti, ma in misura
sensibilmente inferiore, come diecimila talenti sta a cento denari: diecimila
milioni a mille lire. Se il tuo Padre ti condona i diecimila talenti, tu ti farai
pagare a tutti i costi le mille lire da un tuo fratello?
Lasciati perdonare settantavoltesette, e disponiti ogni giorno a
perdonare settantavoltesette!
C'è stato un periodo in cui trovavo
difficoltà a farmi perdonare spesso da Dio: “ come posso pretendere che il
Signore mi perdoni tante volte? ” “ i peccati sono sempre gli stessi ”!
“ dopo che sono confessato non sono più buono di prima! ”.
Ora invece ringrazio Dio per la sua
misericordia, che sorpassa il settantavoltesette! Se Gesù ha detto così a Pietro, ciò significa che Egli per
primo è disposto a farlo. Non ci
chiede di fare cose che Egli non abbia già fatto!
I miei peccati sono sempre gli stessi:
non è vero. Quelli di oggi sono sì
dello stesso tipo di quelli di ieri, ma sono altri, forse più gravi, proprio
perché nei frattempo ho gustato il perdono di Dio e della Chiesa, sono stato
arricchito di grazia ed io sono ricaduto.
Sono più buono dopo che mi sono
confessato?
Oh, solo Dio è buono!
Certo, dopo esser stato perdonato ho un motivo in più per amare il
Signore, il Suo amore mi ha maturato, ma poi mi scopro debole, quale lo ero
prima. M'importa però che Dio è
buono, così non mi scoraggio. Se
ricado nella stessa colpa mi umilio ancora davanti a Lui e ai fratelli e mi
lascio nuovamente perdonare perché la mia vita deve dar gloria a Dio ancora!
Pretendere da me stesso di non peccare più sarebbe grave superbia, perché
mi porta a non voler più dipendere dalla misericordia di Dio, a non voler
ammettere di aver bisogno ancora di Lui!
Se non trovo subito l'occasione di
ricevere il perdono sacramentale prometto nel mio cuore di farlo al più presto
e chiedo perdono interiormente con la preghiera del pubblicano: “ Signore,
abbi pietà di me, peccatore”. Così
consegno a Gesù il mio peccato per non permettergli di continuare la sua opera
distruttrice della gioia, della fede, della sicurezza interiore.
Questa
è un'arte da imparare. Se il
peccato viene lasciato a se stesso rovina il cuore, si attira l'attenzione della
mente, diviene un blocco interiore, fa da sostegno allo scoraggiamento.
Bisogna imparare, un po' alla volta a non dargli tempo e attenzione,
tornando subito coi cuore a Gesù. Lo
scoraggiamento è un grosso disastro: si crede addirittura di far bene a
scoraggiarsi, ed invece questo è un inganno.
Lo scoraggiamento è superbia ferita che vuole una rivalsa sull'anima
tenendola schiacciata e oppressa. Lo
scoraggiamento non viene mai da Dio! Esso
è un segno che la mia attenzione è rivolta a me stesso, non impegnata a
cercare la gloria di Dio nella mia vita. Lo
scoraggiamento è un'astuzia del maligno che vuole allontanare il peccatore dal
perdono di Dio. Guai badarvi!
Ti
ripeto la frase di una santa, non ricordo più chi, che mi ha aiutato tanto: “
Se guardo a me sono nella tristezza; ma se guardo a Te, Signore, sono nella
gioia! ”.
L'attenzione
ai miei peccati è micidiale: essi sono il segno della potenza del “padre
delle tenebre” sulla mia vita. Se
do importanza ai miei peccati e lascio che essi, con lo scoraggiamento,
continuino ad aver influsso su di me, do gloria a colui che li ha provocati: e
non vorrei mai dar gloria a Satana!
Per
questo stesso motivo alle mie confessioni cerco di esser sincero e completo.
Voglio mettere alla luce tutto, ogni peccato, perché il Maligno non
possa vantare qualche diritto su una parte del mio cuore.
Il padre delle tenebre non deve trovare angoli oscuri nel mio spirito,
cosicché possa nascondervici. Tutto
alla luce, tutto alla Luce!
La
trasparenza della mia anima è la sua difesa più grande e la sua fortuna più
bella!
11.
Come un pastore di ... porci
lo
metto i miei peccati alla luce anticipando il Giudizio universale! Allora tutti sapranno tutto: “ non c'è nulla di nascosto
che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto... ” (Lc.
12,2-3). Metto alla luce il male
che ho commesso facendolo conoscere ali' “ amministratore di Dio ” (Tt. 1,
7), il prete.
Il
mio peccato ha influito negativamente su tutta la comunità dei cristiani. lo ne
sono membro. Se voglio tornare ad
essa per riceverne i benefici del Pane e della Parola di Dio, per goderne la
comunione di preghiera coi fratelli è doveroso e giusto che io chieda perdono
ad essa, alla comunità. Essa
riconosce il prete suo rappresentante sia nel ricevere la domanda del perdono
come nel dare il perdono stesso. La
comunità cristiana, con a capo Gesù Cristo, sa che io sono "
costantemente " peccatore e che i miei peccati "veniali " sono
quotidiani. Lo sa e non pretende da
me per ammettermi anche alla Comunione sacramentale, l'Eucaristia non pretende
che io mi confessi tutti i giorni. Si
accontenta che io mi riconosca peccatore, che viva in umiltà l'inizio della
Messa chiedendo perdono insieme con i fratelli.
Non devo confessarmi ogni volta che vado alla Comunione!
Però ogni volta che ho coscienza d'aver offeso gravemente lo Spirito
Santo sia in rapporto a Dio che in relazione ai fratelli, che nell'armonia del
mio cuore, allora non attendo la solennità in cui si va alla Comunione per
cercare di riconciliarmi coi Signore.
Ci
sono anche situazioni in cui mi accorgo di aver offeso particolarmente una
persona sola o un gruppo ristretto di persone: in famiglia per esempio.
Chi mi impedisce di chiedere perdono - non di scusarmi - al fratello che
ho offeso? E quel tale cui chiedo
di perdonarmi, cosa dovrà fare? cercare di dirmi che non è niente? che lasci
perdere? che non si è accorto di nulla? No,
così non mi piace. Se ti chiedo
perdono, dimmi: sì, ti perdono. Sarei
addirittura più contento se tu facessi quello che s. Francesco d'Assisi esigeva
dai suoi frati (che non erano preti): perdonatevi l'un l'altro nel nome di Gesù!
Quando ti chiederò perdono tu potrai dirmi: “ ti perdono, perché Gesù
perdona ”; oppure “ il mio perdono te lo do nel Nome di Gesù ”! “ ti
perdono nel Nome di Gesù ”. Non è l'assoluzione sacramentale, perché tu non
sei prete, ma è già di più che niente. Anzi, se viene chiamato in causa Gesù stesso, nel cui Nome
c'è salvezza, in quel momento il mio peccato perde la sua forza per la potenza
del Nome di Gesù! Consiglio anche
ai coniugi di fare così a perdonarsi! Provate,
e Gesù Cristo non mancherà di approfondire la vostra unità più di prima.
E'
bello anche perdonare: perdonando mi accorgo di compiere un'azione divina.
Coraggio, perdona fratello o sorella, perdona, perdona!
Noi contribuiamo alla salvezza del mondo perdonando! ]i perdono vero
diffonde nel mondo luce, gioia, splendore divino.
Non scusare i fratelli, perdonali! perdona anche i rancori vecchi, anche
i torti grossi, quelli che i tuoi amici e i tuoi parenti non perdonano.
Perdona! Quando perdoni
veramente, hai la prova d'essere amico di Dio, anzi d'essere immerso in Dio.
Se perdoni ti rendi capace di accogliere più profondamente il perdono
che Dio dà a te: lo saprai valutare meglio, nella sua giusta dimensione.
Se
perdoni potrai comprendere il cuore di quel Dio che perdona te.
Com'è importante! Anche il perdono che tu ricevi da Lui ha lo scopo di farti
entrare nel cuore di Dio, di tornare alla piena comunione con Lui.
Questa
è l'altra faccia della medaglia: non mi confesso, non chiedo perdono cioè solo
per togliermi di dosso il peso dei miei peccati. Sarebbe troppo poco. Mi
confesso per tornare al Padre. Lontano
da lui mi ritrovo a pascolare porci, come il figlio prodigo.
Non hai forse anche tu questa impressione quando non hai intimità con
Dio e non vivi per Lui? sei un pastore di porci! ti manca il pane, ti manca il
riposo, ti manca la gioia. Quanti volti tristi si vedono sulla faccia della terra! perché?
pascolano porci! Ecco cosa fece
colui che pascolava i porci:
“
Allora rientrò in se stesso e disse: quanti salariati in casa di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il
Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi garzoni.
Partì e si incamminò verso suo padre ” (Lc. 15, 17-20).
12.
La festa strappata al cielo
Coraggio, figliolo, ritorna!
Nella
casa di tuo padre c'è la gioia, ci sono fratelli, c'è una madre, c'è riposo
per il cuore. Ritorna!
C'è addirittura una festa preparata.
In cielo si fa festa quando un peccatore si converte!
Gesù lo ha detto proprio per incoraggiarti C'è una festa in cielo, una
festa che si comunica al tuo cuore e alla tua casa, perché dal cielo trabocca
sulla terra, tanto è grande.
Non
aver paura di nulla. Fossero anche
vent'anni che vuoi far da solo e che non ti inginocchi davanti ad un prete,
anche se non ti ricordi più come si fa, anche se i tuoi “ amici ” ti
deridono, anche se sei considerato da tutti un mangiapreti fatto e finito, anche
se ne hai combinate una di più di quelle che riesco ad immaginarmi, non avere
paura: anzi, proprio allora puoi procurare una grande festa agli angeli e ai
santi. Riscopri il bambino che è
in te, ripensa al bisogno del tuo cuore, torna all'amore semplice e infinito di
Dio. Vai, o vieni, a confessarti.
La
cosa più importante della confessione in fondo non sono nemmeno i tuoi peccati.
Vedi, a me piace paragonare la confessione al... mangiare una caramella.
Quando mangio una caramella tolgo la carta, la prima e la seconda ed
eventuali pezzettini che vi rimanessero appiccicati e li butto via.
Poi metto in bocca il confetto, e la gusto con gioia e piacere.
Quando
mi confesso faccio la stessa cosa: butto via con cura tutti i miei peccati, poi
mi gusto la gioia dell'amicizia di Dio, della pace interiore, della serenità.
Questa è la cosa più importante, è ciò che resta: il dono che Dio mi
fa.
Certamente,
cercherò di consegnare tutti i miei peccati, altrimenti come potrò entrare nel
cuore del Padre? In Dio non c'è
posto per il male, per il peccato, per la tenebra: entrando in comunione con Lui
non posso portarmi dietro nessun peccato, nessun'ombra di male.
Questo
vale naturalmente per entrare in comunione con Dio sia spiritualmente che
sacramentalmente, attraverso la partecipazione al Pane eucaristico.
Andare a Messa prendendo la " Comunione " sacramentale, senza
aver prima ottenuto la Riconciliazione sacramentale diverrebbe un grave
sacrilegio!
La
comunione perfetta con Dio è una grazia, un dono, così grande, che mi fa
desiderare veramente di eliminare ogni ricordo di peccato nella mia vita!
E il dono che Dio mi fa lo voglio
custodire. Una vita santa sarebbe
ancora poco per ringraziare Gesù Cristo ed il Padre e lo Spirito Santo della
grazia che riversano in me coi perdono.
Dovrei cercare veramente di camminare
con Dio, istruirmi sulla Sua volontà, far di tutto per non ricadere nelle
stesse mancanze di prima. Egli se
lo merita. Gesù Cristo si merita
che la mia vita gli faccia onore. Comincio
questo nuovo cammino coi fare quel che il prete mi dice.
Egli mi dà una “ soddisfazione ” o “ penitenza ”, come la
chiamano molti. Per la pigrizia dei
cristiani e la svalutazione del Sacramento i preti si son ridotti a dare come
compito la recita di una breve preghiera. Tu
non accontentarti. Chiedi al prete
o inventati tu qualcosa, qualche gesto di amore e di generosità, che diventi
segno della tua conversione e della festa degli angeli cui partecipi.
Quando si è in festa si è più
generosi del solito. Quando ti
sarai confessato e riconciliato con Dio cerca un gesto d'amore perché la festa
del cielo, nascosta nel cuore, diventi festa sulla terra!
Non occorre sia sempre un invitare il prete che ti ha perdonato a bere un
bicchiere insieme! può essere la visita ad un malato, un'ora passata a far
compagnia agli anziani del ricovero, un'offerta ad un orfanotrofio ecc... La tua
fantasia è più grande della mia. Cerca
non solo la rinuncia alle occasioni del peccato, ma cerca soprattutto un segno
che porti la festa dal cielo sulla terra.
L'esperienza più grande dell'uomo,
quella più gradita e desiderata è l'esperienza del perdono: questo è il
motivo che ha spinto Dio a mandarci il Figlio suo, è il motivo per cui Gesù è
morto in croce e ha donato il suo Spirito.
Dio cerca l'uomo - l'Adamo di tutti i tempi per perdonargli, perché
possa vivere già qui la festa eterna.
Ma - è ormai superfluo dirlo - il
perdono viene donato perché l'uomo che lo riceve viva in comunione nuova e
profonda con il Padre ed il Figlio suo.
Sarebbe un delitto senza precedenti
ricevere il perdono per poi tornare, con libertà di cuore!, ai propri
interessi, ai propri egoismi, ignorando i desideri di Dio.
S. Pietro direbbe: “ il cane è tornato al suo vomito e la scrofa
lavata è tornata ad avvoltolarsi nel brago ”! (2 Pt. 2, 22). 26
Sono
due immagini impressionanti, e, purtroppo, in taluni casi, vere.
Chi ottiene il perdono di Dio e della Chiesa cambia il suo atteggiamento
profondo nei riguardi di Dio e della Chiesa, si sente di famiglia con Dio e con
la Chiesa, cammina in unità di spirito con tutti coloro che vogliono vivere
come figli di Dio seguendo le orme di Gesù!
Espliciterà la sua nuova situazione partecipando con costanza anche alla
Comunione Sacramentale coi Corpo di Cristo, all'Eucaristia, “ culmine e fonte
” della vita cristiana.
Infine,
ogni volta che sono perdonato mi preoccupo di rimanere in Dio e che Dio rimanga
in me.
Come
me ne potrò accorgere?
13.
I segni della comunione con Dio
“Da
questo si conosce che noi rimaniamo in Lui ed Egli in noi:
Egli ci ha fatto dono del suo Spirito ” (Gv.
4, 13).
Avere
la certezza che siamo in Dio e Dio in noi! com'è possibile?
E' ciò che desidero con tutto il cuore: vederti non posso, contemplarti,
solo nelle Tue opere. Possederti è
gioia che ricompensa e oltrepassa il desiderio degli occhi: ma fino a quando?
Fino
a quando sei in me ed io in Te?
I
miei sensi non Ti sentono, se non a sprazzi, come bagliori passeggeri. li mio
cuore non avverte che di sfuggita la Tua presenza luminosa e abbagliante.
Quali
segni ricercare allorché mi pare di esser immerso nella notte, nel buio,
nell'aridità, nella terra?
I
Tuoi segni sono inconfondibili, e devono esserci perché dove Tu sei non puoi
essere inoperoso: la luce, la tua luce ' non lascia tenebre attorno a sé.
Il tuo segno è nello spirito: Tu ci hai dato del Tuo Spirito.
Hai preso del Tuo e l'hai messo nel cuore umano.
Hai preso del Tuo Spirito Santo e riversato in me: c'è parte della Tua
profondità nel mio cuore: amore al Padre, volontà di compiere il suo Volere,
perdono per gli uomini e desiderio della loro salvezza, gioia nel dare,
consolazione per i miseri. La mia
presenza dona pace al malato e sicurezza all'incerto nella fede.
Mi hai dato del Tuo Spirito: sono in Te e Tu in me.
Non
potevi agire meglio. I miei sensi,
anche se non godono la consolazione della Tua visione, sono pronti al dare più
che al ricevere: perché Tu sei amore, sei dono, sei gratuità.
I
miei sensi, il mio sentire e gustare è nella notte, nella sofferenza, nel
distacco, perché sono come lo stoppino della lampada: devono sostenere la luce
per il mondo. Essi muoiono perché
viva il Tuo Spirito e il mondo riceva la tua vita.
Non
cerco soddisfazione per me dalla tua Presenza in me: metti in me il Tuo Spirito,
e che io possa solo accorgermi della Sua opera al di fuori di me.
Ti
renderò lode in eterno!
La
mia prima lode sarà il permetterti di togliere da me il male, cancellare il
peccato! Tu godi nel lavare le
vesti dei tuoi figli rendendole più bianche della neve!
Ebbene,
purificami e lavami, perché io possa rimanere in Te e Tu in me!
14.
Due confidenze
Permettimi
ancora due confidenze che ti potranno servire.
Quando
cerco il motivo per cui mi voglio confessare, mi trovo talvolta in momenti
d'egoismo: sono egoista anche quando mi pento dei miei peccati: lo faccio perché
voglio essere di nuovo giusto davanti a Dio, voglio diventare migliore, non
voglio più rimorsi sulla coscienza. Ma
quando l'amore è in me, diventa un atto d'amore anche la mia confessione!
Voglio
procurare una gioia al Padre!
Voglio
apprezzare la Morte di Gesù Cristo!
Voglio
togliere pesi inutili alla Chiesa!
Voglio
tornare ad essere testimone gioioso della Presenza e dell'opera del Signore
risorto!
Voglio
dare un ulteriore sbocco alla Vittoria di Gesù sul male! Voglio tornare ad esser nella libertà di cuore per amare
tutti con disinteresse!
Voglio
tornare ad essere strumento adatto e docile nelle mani di Dio!
Mi sono accorto che se mi confesso con motivi egoistici rimango sotto
l'influsso del mio egoismo e la tristezza non scompare dal mio cuore e dal mio
volto.
Chi
si confessa invece per motivi d'amore... si mette a volare! a
Quand'ero
un ragazzo, per confessarmi cercavo una volta un prete, un'altra volta un altro:
volevo cambiare. Non volevo farmi
conoscere peccatore da chi mi conosceva.
Crescendo
ho capito che quel modo di fare era un inganno: cercavo la confessione solo per
alleggerire il cuore, non per avanzare nell'amore di Dio e nel seguire Gesù.
Se nel mio intimo avessi desiderato camminare nella vita spirituale,
crescere nella “ statura dell'uomo interiore” perché Gesù Cristo fosse
divenuto in me sempre più forte e chiaro, allora avrei dovuto lasciarmi
aiutare, farmi aiutare. Per questo è necessario che il prete - uomo di Dio - mi
conosca e veda se e come progredisco nello spirito.
Grazie
a Dio ho compreso questa necessità ancora in giovane età. Da allora cerco un prete esperto che mi conosce bene, sempre
lo stesso possibilmente, per aprire il cuore e ottenere non solo il perdono di
Dio, ma anche consigli e sollecitazioni adatti al mio caso per vivere nello
Spirito Santo.
Un
uomo così, un prete così, lo chiamo "padre spirituale".
Anch'egli si preoccupa che io “ rimanga in Dio e Dio rimanga in me ”!
15.
Sincerità
Dopo aver finito di scrivere queste
pagine, ogni volta che apro il Vangelo mi verrebbe la voglia di cominciare da
capo: scopro continuamente nuovi aspetti del perdono di Dio, della sua
misericordia. Ma poi penso: queste
pagine sono solo una comunicazione di esperienza, esperienza di un peccatore che
si lascia perdonare ed esperienza di un prete che perdona “ occupando ” il
posto di Dio. Nessuno cerca la
completezza di una esposizione dottrinale, né biblica, né storica, né
liturgica, né sapienziale in queste poche pagine: esse sono solo un... cuore
che si apre per donare quello che ha ricevuto e per lodare la grazia del
Signore.
Chi
ha buona volontà trova ancora molti spunti di riflessione e di luce su tutte le
pagine della Bibbia: Dio ha compiuto infatti la sua avventura con l'uomo per
rimettergli i peccati e ritrovare la comunione con lui.
La Bibbia, ogni pagina, riflette questa Sua Volontà!
Più sotto elenco alcune tra le pagine maggiormente significative a
questo riguardo, perché anche tu possa, con calma, trovarle, leggerle e
goderne!
Ora,
dopo che hai letto tutto, voglio esser ancor più sincero ed onesto con te, fino
in fondo. Sai perché ho scritto
tutte queste pagine mettendo in piazza i miei sentimenti e le mie esperienze?
Avrei
voluto convincerti ad accettare quel dono di Dio che chiami Confessione
-Riconciliazione: avrei voluto convincerti ad andare a confessarti.
Ci
sono riuscito? io non lo saprò mai, e non voglio saperlo. Se ci sono riuscito va subito, cerca un prete e apri il tuo
cuore a Gesù, per fargli posto.
Se
non ci son riuscito... allora sì, scrivimelo.
Il mio fallimento m'aiuterà a rimanere umile e a godere non di ciò che
ho fatto, ma solo dell'amore eterno del Padre per questo povero prete
presuntuoso.
don Vigilio Covi
BRANI DA MEDITARE SUL PERDONO
ESODO 20,
1-21
Le dieci parole
SIRACIDE 28, 1-7
Perdona - sarai perdonato
ISAIA 43,
22 - 28 Per riguardo a
me non ricordo i tuoi peccati
53,
1-12
Su di Lui la nostra iniquità
VANGELO di: 9,
10-13
Gesù mangia coi peccatori
MATTEO 16,
18 -19
Legare e sciogliere
18,
15 -18
Legare e sciogliere
18,
21 - 35
Quante volte perdonare?
26,
27 Il peccato di Pietro
LUCA 6,
27 - 38
Amore ai nemici
7,
36 - 50
Una peccatrice
15,
1-32
Parabole della misericordia
18,
9-14
Un fariseo e un pubblicano
19,
1-10
Zaccheo
23,
33-34
Gesù in croce
23,
39-43
Un malfattore perdonato
GIOVANNI 1, 29
L'Agnello di Dio
8,
1-11
L'adultera
9,
40-41
I ciechi che non vedono
20,
22-23
A chi voi rimetterete ...
ATTI DEGLI APOSTOLI
7,60
Stefano perdona
LETTERA AI ROMANI
5, 6-11
L'amore di Dio per i peccatori
7, 14 - 25
Situazione dell'uomo peccatore
SECONDA LETTERA AI
CORINZI
5, 18-21
Il ministero della riconciliazione
LETTERA Al COLOSSESI
3,13
Perdonatevi!
LETTERA DI GIACOMO
5,16
Confessate i peccati
PRIMA
LETTERA DI PIETRO
5,
8-9
L'arma del cristiano
SECONDA
LETTERA DI PIETRO
2,
20 -22
Chi torna al peccato
PRIMA
LETTERA DI GIOVANNI
1, 8 -10
Siamo peccatori
2, 1-2
Il nostro Avvocato
Per la preghiera:
SALMO
12 * 31 * 40 * 51 * 72 * 129
...