MI
AMI TU?
Gv
18-21
Concludiamo
la serie di sette opuscoli, sostegno alla lettura del Vangelo secondo Giovanni.
Al testo del Vangelo (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione
in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli
ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed
eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni ti potrebbero accompagnare quando desideri percorrere un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.
Ti devi regalare qualche ora di tempo. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario per essi perché il cibo diventi energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
1.
CHI CERCATE?
Gv 18, 1-11
2.
INTERROGA QUELLI CHE HANNO UDITO
Gv 18, 12-27
3.
IL MIO REGNO.
Gv 18, 28-40
4.
ECCO IL VOSTRO RE!
Gv 19, 1-16
5.
NE FECERO QUATTRO PARTI.
Gv
19, 17-24
6.
PRESSO LA CROCE.
Gv 19, 25-30
7.
UN SEPOLCRO NUOVO.
Gv 19, 31-42
8.
CHI CERCHI?
Gv 20, 1-18
9.
PACE A VOI!
Gv 20, 19-31
10.
É IL SIGNORE!
Gv 21, 1-14
11.
MI AMI TU?
Gv 21, 15-25
****
1.
CHI CERCATE? Gv 18, 1-11
1 Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli.
2 Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli.
3 Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi.
4 Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”.
5 Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. Vi era là con loro anche Giuda, il traditore.
6 Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra.
7 Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”.
8 Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”.
9 Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”.
10 Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco.
11 Gesù allora disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”.
1.
Gesù,
tu esci dalla città per ritrovare lo spazio di silenzio che ti concede di
vivere, di vivere a colloquio col Padre, per amarlo e offrirti alla sua volontà!
Con te passano al di là dell’acqua i tuoi discepoli, partecipi del tuo andar
oltre i confini degli uomini, del tuo passare nel mondo nuovo, quello dove il
Padre può essere papà!
Gli
uomini della città vengono a cercarti: ti cercano perché sei testimone di un
altro regno, ti cercano perché hanno paura nella loro posizione di dominatori.
Ti cercano con uno dei tuoi che conosce i luoghi, ma non conosce te: egli non
conosce il tuo amore, non conosce la tua unità col Padre. Vengono a cercare te,
luce del mondo, con le loro lanterne. La loro luce è sostegno alla violenza
delle spade, la loro luce rende ancor più pauroso il buio della notte. Sei tu,
Gesù, che trovi loro! Tu esci loro incontro, tu non fuggi, tu non ti fai
cercare. Tu sei il pastore che esce dal recinto delle pecore per impedire che il
lupo entri. E nella notte fai risplendere la tua luce: IO SONO! É la Parola! È
un atto d’amore per quei cuori che si sono messi a servizio del Maligno, di
mammona. La Parola, che è luce irresistibile, è l’amore di Dio fatto carne
che vuole incontrare i cuori di pietra per trasformarli: ma essi, no, ormai sono
irretiti dal male. Gesù, rimani solo! Sei l’unico che completa la Volontà
del Padre! Sei l’unico salvatore degli uomini; i tuoi discepoli se ne vanno,
ubbidienti a te: ti lasciano solo. Il loro andarsene fa sì che tu risplenda
ancor più come l’unico. Ti adoro, Gesù!
Pietro
prende l’iniziativa di difenderti, ma lo fa con i metodi e gli strumenti
tipici del mondo. Pur essendo un gesto compiuto senza il tuo ordine, tuttavia
questo è il gesto di un tuo apostolo, e noi perciò vediamo in esso un
significato profondo, profetico. Colui che viene colpito da Pietro e rimane
privo dell’orecchio destro è il rappresentante del sommo sacerdote e porta un
nome regale. Malco significa re! L’orecchio destro è quella parte del corpo
che veniva bagnato col sangue del sacrificio nel momento in cui il sommo
sacerdote riceveva la consacrazione. Privarlo dell’orecchio destro è come
privare il popolo del Sommo Sacerdozio e del suo Re! Questo infatti è il
momento in cui tu, Gesù hai offerto te stesso, e offrendoti hai rivelato
d’essere tu il vero Sommo Sacerdote e il portatore della vera Regalità!
Tu
inoltre non puoi e non vuoi esser difeso dall’uomo. È Dio la tua unica
difesa! L’uomo che difende colpisce un altro uomo, che ha un nome davanti a
Dio. Pietro colpisce Malco, non vince il Maligno. Pietro non si unisce alla tua
obbedienza al Padre, Gesù, non è ancora uno col tuo spirito di offerta di sé,
non è entrato nella tua dimensione pasquale. Tu, Gesù, non lo rimproveri, né
esigi da lui nulla: solo gli fai vedere la tua unità col Padre e gli fai
intuire che i disegni di Dio possono venir manifestati e realizzati anche
attraverso l’opera del Maligno. Su di te, Gesù, sul tuo cuore di Figlio
questi non ha alcun potere, perché la sua violenza può toccare solo la carne!
Gesù,
abbi pietà di me!
Salvami,
Salvatore del mondo!
2.
INTERROGA QUELLI CHE HANNO UDITO. Gv 18, 12-27
12 Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono
13 e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno.
14 Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: “E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo”.
15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;
16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro.
17 E la giovane portinaia disse a Pietro: “Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?”. Egli rispose: “Non lo sono”.
18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina.
20 Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto.
21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”.
22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”.
23 Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”.
24 Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote.
25 Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: “Non sei anche tu dei suoi discepoli?”. Egli lo negò e disse: “Non lo sono”.
26 Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: “Non ti ho forse visto con lui nel giardino?”.
27 Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
2.
Signore
Gesù, nella notte subisci violenza, proprio tu che ti offri spontaneamente! E,
prigioniero, ti trovi davanti colui che serve Dio per il popolo, colui che,
apparendo servitore di Dio, si fa padrone delle cose e delle persone. Tu, il
vero sacerdote che offre se stesso al Padre per i peccati del mondo, sei davanti
a colui che fa soffrire gli altri e li uccide credendo di render culto a Dio.
Egli rende culto a un Dio che certamente non è il Padre!
Due
tuoi discepoli ti seguono, Gesù. Uno, che non cerca la gloria del proprio nome,
si compromette con te ed entra là dove potrebbe essere deriso e offeso. Egli ti
ama. Egli soffre con te. L’altro, colui che dichiarava di essere forte di una
propria forza, che ti voleva difendere con le armi, colui che prometteva fedeltà
ad ogni costo, proprio lui ama se stesso. Pur aiutato a seguirti, egli cerca il
caldo del fuoco dei tuoi nemici: si confonde tra di loro. Egli «non è»,
proprio come sta affermando con decisione: non è tuo. Egli appartiene ancora a
se stesso, ama se stesso. Di te amava la gloria, il successo, la fama: non amava
te. Questa notte egli è costretto ad accorgersi che il suo amore non era
impegnato con te. Teneva alla propria vita più che alla tua Persona. Gesù, tu
lo sai, e, nonostante ciò, continui a donargli fiducia. Ti rimetti infatti
anche alla sua parola quando ti trovi di fronte al sommo sacerdote Anna: "Interroga
quelli che hanno udito ciò che ho detto loro”!
Tu, Gesù, non vuoi difenderti. Non hai bisogno di difendere nulla. Il tuo insegnamento infatti è Parola del Padre: luce e amore che viene dall’alto.
Anche
i tuoi discepoli ti sono stati dati dal Padre: è lui che li custodirà dal
Maligno, anche da quel Maligno che riporta qualche vittoria nella loro vita.
Tu
non dici nulla ad Anna, perché tu dici solo quanto il Padre ti manifesta: il
sommo sacerdote non cerca la Parola del Padre. Egli ti vede solamente come uomo
legato e già condannato.
Tu
ti senti invece figlio, libero, unito nell’intimo al Padre. La tua risposta
allo schiaffo del suddito è ancora un atto di libertà, di amore: vuoi aiutare
l’uomo che ti percuote a discernere, a riflettere con libertà, a non rendersi
schiavo del potente col voler far bella figura davanti a lui.
Vieni
mandato ora da colui che ha già deciso la tua morte, Caifa: e il tuo discepolo
Pietro ha già deciso il ritorno al mondo. Non è una debolezza la sua, è una
decisione riconfermata. Egli «non» è. Non è tuo, perché ha paura della
morte e non cammina più con te verso il Padre. Si è fermato con se stesso. Tu
non conti più per lui.
Il
gallo che canta nella tenebra fa risaltare la vittoria del Maligno, padre delle
tenebre: uno dei tuoi, il primo dei tuoi, è conquistato dal mondo, ripiombato
tra coloro che pensano a se stessi e cercano il calore delle braci.
Gesù, solo, abbandonato, luce non accolta, abbi pietà di me!
3.
IL MIO REGNO. Gv 18, 28-40
28 Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.
29 Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: “Che accusa portate contro quest'uomo?”
30 Gli risposero: “Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato”.
31 Allora Pilato disse loro: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!”. Gli risposero i Giudei: “A noi non è consentito mettere a morte nessuno”.
32 Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire.
33 Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Tu sei il re dei Giudei?”.
34 Gesù rispose: “Dici questo da te oppure altri te l' hanno detto sul mio conto?”.
35 Pilato rispose: “Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?”.
36 Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”.
37 Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”.
38 Gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui nessuna colpa.
39 Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?”.
40 Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!” Barabba era un brigante.
3.
Signore
Gesù, al sorger della luce tu esci dal tuo popolo per esser presentato al
rappresentante degli altri popoli: tu sei luce per illuminare le genti!
Tu solo entri nel pretorio: tu solo! Tu non puoi venir contaminato, tu, agnello
pasquale! Tu sei colui che libera dalle tenebre e dall’ignoranza e dal peccato
gli uomini schiavi del Maligno! Tu avevi già indicato di quale morte saresti
dovuto morire, tu avevi già parlato della tua elevazione, ed ecco che i capi -
senza ragione, come già il Salmo aveva profetizzato - ti odiano. Essi ti hanno
giudicato e ora ti consegnano a colui che può elevarti da terra, a Pilato.
Questi può eseguire la loro condanna.
Gesù,
ti adoro! Tu non pensi a te stesso. Non ti occupi di una salvezza dalla
sofferenza e dalla morte. Tu pensi ad amare le persone che incontri, come
fratelli che il Padre ti mette sul cammino, affinché tu possa illuminarli. Così
tu, a Pilato che t’interroga, non rispondi difendendoti: vuoi piuttosto
difendere il suo cuore dal seguire i movimenti di irrazionalità e di odio che
lo stanno influenzando violentemente, tanto da renderlo schiavo. Tu, pur
interrogato, non elenchi le opere che hai compiuto, i segni e i prodigi che
hanno accompagnato la tua Parola: essi potrebbero ora rappresentare un nuovo
condizionamento alla sua libertà. Tu parli della tua regalità e del tuo Regno!
Gesù, vero re che vieni dall’alto, abbi pietà di me!
Tu
non sei Re che costringe, che fa violenza, che si arroga diritti. Il tuo Regno
si estende a quanti vengono da Dio, i quali non sempre appartengono a una stessa
razza o a una sola nazione. Tu vieni da Dio, e il tuo Regno è per tutti quelli
che vivono e manifestano l’amore del Padre. Essi ti ascoltano! La tua regalità
è un compito, una missione. Tu non vanti diritti su nessuno, se non davanti al
Maligno. Tu non sei attaccato al titolo di re: tu hai un compito unico, che
nessun altro può compiere; hai ricevuto la vita e percorri una via nel mondo
per essere testimone dell’amore di Dio per tutti, per tutta la terra. Questa
è la tua regalità, che nessun uomo può limitare o contrastare: gli uomini che
volessero impedirla, anche con la violenza, non farebbero che offrirti occasione
di rendere la tua testimonianza più incisiva, più luminosa, più appariscente.
L’uomo Pilato non vede colpa in questa tua obbedienza, ma l’odio del Maligno
lo domina, assoggettandolo all’invidia dei capi. Questa invidia, anzi il
Maligno stesso, perviene ad un’altra vittoria: egli a te preferisce Barabba,
«il figlio di suo padre», il figlio del diavolo, padre di quei Giudei che ti
rifiutano, l’omicida fin dall’inizio.
Gesù,
unico uomo libero, non puoi esser liberato dagli uomini: dal Maligno ti può
liberare solo il Padre, definitivamente.
Figlio di Dio, abbi pietà di me!