Ascoltate!
Marco
(2,18 - 4,41)
Traduzione CEI 1997
Questo è il secondo della serie di sei opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Marco. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali
con metodo simile alla Lectio Divina.
Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità.
Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare l'attenzione sull'una
o sull'altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una
molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano
questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare
energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente
"rimasticata", ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene.
Essa è piena e pregna d'amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che
fa risplendere sul tuo volto l'immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d'acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così
la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano,
e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
1. LO SPOSO CON LORO (Mc 2,18-22)
2. SIGNORE ANCHE DEL SABATO (Mc 2,23-28)
3. TENDI LA MANO (Mc 3,1-6)
4. PRONTA UNA BARCA (Mc 3,7-12)
5. SUL MONTE (Mc 3,13-19)
6. SEDUTI ATTORNO A LUI (Mc 3,20-35)
7. ASCOLTATE (Mc 4,1-9)
8. IL SEMINATORE SEMINA LA PAROLA (Mc 4,10-20)
9. SUL CANDELIERE (Mc 4,21-25)
10. CRESCE (Mc 4,26-34)
11. NON AVETE ANCORA FEDE? (Mc 4,35-41)
1. LO SPOSO CON LORO (Mc 2,18-22)
18 I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui
e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei
digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?".
19 Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando
lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.
20 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quel giorno
digiuneranno.
21 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo
nuovo tira sul vecchio e lo strappo diventa peggiore.
22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà
gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi".
1.
Signore Gesù, stai vivendo un momento di comunione con i peccatori, seduto
al banchetto organizzato da Levi per celebrare la gioia di esser stato chiamato
da te. Egli ha visto il tuo amore, come di medico per i malati, e ne partecipa l'esultanza
a molti! I farisei hanno interrogato i tuoi discepoli su questo tuo comportamento,
criticandoti, e ora rimproverano direttamente te, accusandoti d'essere incapace
di insegnare loro a digiunare. Essi sì che digiunano, e digiunano anche i
discepoli del tuo Precursore, ormai in prigione. Perché essi si mortificano
mentre i tuoi discepoli non praticano questa ascesi?
I farisei vogliono acquistare l'amore di Dio, vogliono assicurarsi con le proprie
opere il diritto di entrare nel regno dei cieli! Essi, così facendo, pensano
che Dio sia capace di accogliere e amare solo chi ha dei meriti, di distribuire
i suoi beni a chi riesce a "pagarlo" con preghiere e digiuni appunto;
compiono queste opere di devozione e di mortificazione, sicuri di acquistare la
salvezza, obbligando Dio a sentirsi debitore verso di loro.
Giovanni soffre nella prigione di Erode e i suoi discepoli partecipano alla sua
tribolazione (1,14) con il digiuno. Con esso si stanno inoltre preparando alla venuta
dell'Agnello di Dio! Ma Giovanni non l'aveva forse indicato come già presente?
Non hanno udito che egli diceva di essere l'amico dello sposo che esultava di gioia
per la sua venuta? E che questi doveva crescere, mentre egli, per volere di Dio,
doveva diminuire (3,28-30)?
Nonostante l'insegnamento del loro maestro, i discepoli di Giovanni rimangono ancora
in attesa. Tu vuoi che i tuoi discepoli invece siano un segno della tua presenza:
essi devono annunciare con la loro gioia che tu non sei solo il Maestro, ma l'amico,
anzi, lo Sposo! Qui, ora, ti riveli proprio così, come lo Sposo! Tu sei lo
Sposo di cui ha parlato Isaia, il profeta (62,5; 61,10), e poi Osea (2), e quindi
ancora tutto il Cantico! Tu sei colui che porta a noi l'amore fedele del Padre,
colui che lo rende concreto, visibile, sensibile! Tu sei lo Sposo che riempie di
gioia la sposa con il suo amore sicuro e vero, stabile e forte! Tu stai preparando
le nozze, anzi, stai cominciando la festa: i tuoi discepoli non possono digiunare.
Se essi digiunassero tu non potresti manifestare agli uomini la tua identità,
il tuo amore, il compito che hai ricevuto dal Padre.
Gesù, continua a far gioire i tuoi discepoli! Essi, gioiosi e contenti, sono
il segno che tu sei l'inviato dal Padre, che sei già venuto e non dobbiamo
attendere altri, che la Pienezza della vita è giunta, ci è stata donata!
Tu sei lo Sposo: la sposa deve essere la tua gioia, destinata a diventare una sola
carne con te: "Chi mangia la mia carne… dimora in me e io in lui"! Eccomi
Gesù, anch'io pronto a gioire con te e per te. Non devo acquistare l'amore
di Dio, perché sei tu l'amore che mi è già stato donato; non
devo attenderti, perché sei già qui, nè devo soffrire per la
privazione di uomini santi, come Giovanni, perché sei tu colui che essi mi
hanno indicato.
Solo quando tu sarai "tolto" (Is 53,8), allora digiunerò! Quando
il mio peccato mi farà soffrire la tua assenza, allora digiunerò.
Quando il peccato del mondo mi farà sentire la tua mancanza, allora digiunerò.
Digiunerò per celebrare il tuo rifiuto da parte degli uomini, perché
anch'io ne sono partecipe e colpevole. Gesù, abbi pietà di me! Per
digiunare e per far festa non guarderò nessun altro, ma solo te. Tu sei la
regola della mia vita: sei tu il centro, il perno di ogni interiore movimento, il
principio e la fine, l'Alfa e l'Omega di tutto!
Ora, Gesù, ci vuoi far comprendere quale grande novità tu sei per
tutto il mondo. Per celebrare le tue nozze è necessario un vestito nuovo
ed è necessario il vino della gioia definitiva (Is 25,6), un vino davvero
nuovo! La tua venuta è una stoffa grezza ed è un vino nuovo! Chi accoglie
te nella propria vita non può introdurre la tua novità in schemi preesistenti,
in forme religiose costruite dall'intelligenza o dalla fantasia dell'uomo, in regole
o devozioni previste per il tempo della tua attesa! Chi accoglie te diventa tutto
nuovo, dentro e fuori, perché tu sei il vestito di cui noi veniamo ricoperti
(Rm 13,14; Gal 3,27)! Chi accoglie te è come uno che indossa un vestito nuovo,
e il suo vino ha bisogno di recipienti nuovi, capaci di adattarsi ai tuoi desideri!
Tu sei la stoffa grezza con cui può essere confezionato un vestito nuovo
sulla misura di chi lo indosserà per le tue nozze, un vestito che ogni giorno
deve essere nuovo, perché ogni giorno il tuo amore crea nuove tutte le cose!
Tu sei il vino nuovo che deve trovare otri nuovi per essere presentato al tuo banchetto.
Tu non puoi essere imprigionato dentro modi di vivere che, pur fondati sull'esperienza
o sull'intelligenza o sull'abitudine, sono incapaci di accogliere e di comunicare
la tua novità.
Ogni religione vuole esprimere la volontà e la forza dell'uomo di avvicinarsi
a Dio, con l'intento di guadagnarsi il suo amore e la sua presenza. Tu invece sei
il dono del Padre che ci cerca e ci trova e ci copre del suo amore, prima ancora
che noi ci accorgiamo di lui. Tu sei lo Sposo che non è cercato e trovato
dalla sposa, ma tu stesso vieni a cercarla per prenderla con te nella tua pienezza
di vita!
Gesù, grazie! Grazie che sei venuto, grazie che mi hai amato, grazie che
mi accogli per donarmi un vestito nuovo e una gioia nuova! Davvero con te "le
cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove!" (2Cor 5,17).
Grazie, mio Signore Gesù! Gioisco per te, e soffro quando il mio peccato
ti nasconde, ma solo per poco, perché la tua misericordia mi raggiunge ancora!
Gesù!
2. SIGNORE ANCHE DEL SABATO (Mc 2,23-28)
23 In giorno di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli,
mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
24 I farisei gli dicevano: "Guarda! Perché essi fanno in giorno di sabato
quello che non è lecito?".
25 Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto quello che fece Davide quando
si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame?
26 Entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò
i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai soli sacerdoti,
e ne diede anche ai suoi compagni".
27 E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per
il sabato!
28 Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".
2.
Signore Gesù, tu continui a cercare gli uomini per dire loro che sono figli
di Dio! Sono passati i sei giorni dell'uomo ed è giunto il Giorno di Dio,
il Giorno a lui consacrato perché sia il giorno della libertà e della
gioia per tutti. Questo è il Giorno sacro, il tempo che dà significato
e bellezza a tutto il tempo, giorno atteso da tutti i giorni, perché pieno
della Presenza e dell'amore di Dio, del Padre.
Gli uomini hanno preso sul serio questo Giorno, ma non sono riusciti a conservarlo
come tempo di gioia nel servizio di lode a Dio, bensì ne hanno fatto una
legge, assolutizzandola. La legge del Sabato è diventata idolo, tanto che
questo giorno non è più una gioia, un sollievo, un momento di libertà,
ma un peso, tanto è grave la schiavitù di interminabili proibizioni.
Eccoti in mezzo ai campi con i tuoi discepoli.
Grazie, Gesù, che sei intervenuto a difenderli, anzi, a difendere la volontà
d'amore del Padre, che gli uomini ignoravano o dimenticavano, e scambiavano con
la volontà dell'uomo.
Ecco appunto i farisei che vedono i tuoi discepoli e li giudicano. Questi passano
insieme a te tra le messi e colgono le spighe di grano, quelle dei bordi dei campi
destinate ai poveri (Dt 23,26; Rut 2,16). I tuoi discepoli sono davvero i poveri
che si affidano alla bontà di Dio, i poveri che ricevono tutto dalle mani
generose del Padre. I tuoi discepoli sono sempre i poveri di Dio, che provvede loro
il cibo, e perciò non si preoccupano per esso, perché egli non smette
di amare e di dare la vita.
Oggi è il Giorno sacro a Dio! I farisei giudicano i poveri che mangiano il
dono di Dio, tu invece esulti perché il Padre tuo concede e offre loro il
suo pane, affinché questo Giorno sia davvero giorno di festa, di gioia e
di pace, Giorno di gloria di quel Dio che ama gli uomini come figli!
"Non è lecito", insistono quei devoti farisei rifacendosi alle
leggi dei loro scribi. "È suggerito da Dio", sostieni invece tu,
Gesù! E porti l'autorità delle Scritture. Se le Scritture concedono
di interpretare la legge a favore dell'uomo, questo è ciò che Dio
vuole.
Proprio il santo re Davide, consacrato da Dio, trovandosi affamato con i suoi compagni,
mangiò i pani sacri destinati soltanto ai sacerdoti (1Sam 21,2ss)! Ciò
che è sacro è di Dio, e Dio, che ama gli uomini, gode di offrire le
sue cose ai suoi poveri, provvedendo anche il cibo a coloro che non ne dispongono!
Egli provvede il cibo persino ai piccoli del corvo, uccello immondo; quanto più
è lieto di affidare le sue cose "sacre", pane o giorno che sia,
ai suoi figli bisognosi! Essi devono godere di Dio e delle sue leggi, devono benedirlo,
non solo con le parole, ma con tutto il loro essere, perché sperimentano
di avere un posto al centro del suo cuore. Al centro del cuore di Dio ci sono i
figli degli uomini, ci sono i piccoli e i poveri, non le sue leggi; queste egli
le ha date per proteggere piccoli e poveri, umili e sofferenti, dalle angherie degli
egoismi e dalle insidie delle bramosie degli orgogliosi. La legge del sabato l'aveva
data per proteggere anche gli schiavi e i forestieri dall'avidità dei loro
padroni. Tutti dovevano conoscere e riconoscere che il Dio d'Israele è un
Dio misericordioso, amante degli uomini, desideroso di essere in comunione con lui!
Davide chiese del pane. E il sacerdote, che conosceva la Legge, ma ancor più
l'amore di Dio, gli porse con gioia il Pane sacro, l'unico di cui disponeva!
Gesù, perché hai rammentato questo episodio? Per quel gesto il sommo
sacerdote Achimelek, padre di Abiatàr, è stato ucciso dal re Saul
(1Sam 22,6ss). Volevi forse alludere a quanto succederà a te, che concedi
ai tuoi discepoli di raccogliere e strappare le spighe in questo giorno santo? A
te che interpreti la Legge a favore dell'uomo, creatura di Dio?
Tu ora concludi con una parola chiara e ferma: Dio ha dato le sue leggi, anche quelle
più sacre, per il nostro bene, cioè per la nostra crescita nell'amore,
perché si sviluppi in noi la somiglianza a lui, vero Padre! E noi, che ubbidiamo,
a lui dobbiamo ubbidire per crescere nell'amore, per somigliare a lui, Padre di
tutti, per godere con lui della sua gioia!
Grazie, Gesù, d'averci ricordato pure che tu hai ogni potere dal Padre anche
nel giorno di Sabato. Tu sei davvero il Signore, il Dio con noi. La tua volontà
è volontà di Dio, la tua parola è Parola di Dio. Il Sabato
è stato fatto per abituarci alla libertà che tu ci hai donato, la
libertà dei figli nella casa del proprio Padre! È stato fatto per
te, perché tu ti possa manifestare! Sei tu infatti il Figlio dell'uomo, cui
è stato dato ogni potere da Dio (Dn 7,13), da quel Dio che ha posto tutto
nelle tue mani (Gv 13,3). Il Sabato è stato fatto per rendere gioiosa e continua
la nostra attesa della tua venuta: ma ora tu sei con noi, tu, il " Dio con
noi ": perciò adesso ogni giorno è "Sabato", ogni giorno
è santo, santificato dalla tua Presenza! Con te è giunta la "pienezza
del tempo" (Gal 4,4), che sarà segnato dalla tua presenza di risorto
per sempre!
Gesù, Signore "di sabato" e Signore "del Sabato", noi
godiamo di te! Ogni giorno, ogni ora e ogni minuto infatti sono santi, sono di Dio,
perché sono "pieni" di te!
3. TENDI LA MANO (Mc 3,1-6)
1 Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una
mano paralizzata,
2 e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
3 Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: "Alzati, vieni qui in
mezzo!".
4 Poi domandò loro: "E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare
del male, salvare una vita o ucciderla?".
5 Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per
la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: "Tendi la mano!". Egli la tese
e la sua mano fu guarita.
6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui,
in che modo farlo morire.
3.
Signore Gesù, ritorni nella sinagoga. Qui avviene l'incontro dell'uomo con
Dio, che gli rivolge la propria Parola sempre creatrice e che ascolta la sua lode
e la sua preghiera. Qui avviene pure l'incontro dell'uomo con gli uomini alla luce
della presenza di Dio. Qui essi imparano a conoscerlo, a cogliere i segni della
sua presenza e del suo amore, a convertirsi ai suoi pensieri. Qui Dio ha l'occasione
di manifestarsi rivelando la sua misericordia per l'uomo, che è sempre bisognoso,
fin da quando s'è accorto di essere nudo. Da allora infatti ogni uomo è
privo di libertà e di gioia, fintanto che non viene raggiunto dalla Parola
che gli manifesta ancora l'amore del Padre e lo fa rivivere come figlio.
Tu, Gesù, hai già rivolto la parola all'uomo posseduto da spirito
immondo e a quello paralizzato nel corpo e triste per i suoi peccati, ed essi si
sono rialzati con la forza e la gioia di una vita nuova. Ora, qui, proprio nella
sinagoga, è presente un uomo con la mano rattrappita. Egli non può
usare quella mano nè per salutare, nè per accarezzare, nè per
lavorare: non può comunicare con essa i segni e i doni dell'amore, nè
compierne le opere. Perché quell'uomo è così menomato? È
Dio che non ha voluto per lui la pienezza?
Ma oggi è Sabato, proprio il giorno in cui Dio completa la vita dell'uomo
col dono della sua comunione! Oggi è il giorno della gioia di tutta la creazione
per la vita dell'uomo, oggi è il giorno della libertà, giorno di festa!
Questo giorno è il primo dono dato da Dio all'uomo, perché possa godere,
nella libertà da ogni impegno, la comunione con lui! Purtroppo molti lo hanno
dimenticato. Tu hai il compito di rivelare la bellezza e la bontà del cuore
del Padre: per questo sei venuto. E lo fai conoscere non come fosse un estraneo,
lontano, - allora non lo si conoscerebbe - ma come è veramente, Padre per
te e Padre per noi! In tal modo manifesti ancora te stesso come il suo Figlio, il
Messia!
Tu ti accorgi certamente dell'atmosfera ostile che ti circonda. Nella sinagoga ci
sono persone - quelle che contano - già decise a farti morire. Essi non hanno
voluto vedere l'amore di Dio nelle guarigioni compiute dalla tua parola. Ti stanno
spiando. Forse hanno fatto venire apposta quell'uomo promettendogli la guarigione
da parte tua! Essi si ritengono custodi della legge, e non custodi dei tuoi figli
e loro fratelli! Non hanno compreso che la legge è donata da Dio per custodire
la libertà dell'uomo e favorire la sua crescita come figlio, fino alla piena
confidenza con lui, fino che egli diventi capace di compiere le opere dell'amore!
Sembra che essi adorino la Legge e non Dio: non ascoltano più lui, perché
osservare una legge è più comodo, non richiede di impegnare amore!
La legge li ha fatti padroni, sicuri di sè e giudici degli altri. Non ascoltano
più Dio, e difatti, invece di collaborare con lui nel dare la vita, hanno
già deciso di toglierla a te. Tu non badi a queste cattiverie, anzi, li vuoi
aiutare ad iniziare una conversione. Chiami l'uomo impedito alla mano perché
"risorga". Lo poni al centro della sinagoga, e al centro della loro attenzione.
Egli è già al centro delle attenzioni del Padre, come tutti i poveri
e i bisognosi, come gli orfani e le vedove, di cui egli si è fatto difensore.
Tu non vuoi guarire soltanto lui. Hai posto in mezzo l'infermità fisica dell'uomo,
ma così poni nel mezzo anche l'infermità spirituale di coloro che
ti stanno osservando con malvagità. Ora il loro cuore indurito e il loro
rifiuto ad osservare e imitare l'amore e la misericordia di Dio stanno là
in mezzo, e sono molto più pesanti e più pericolosi di quella mano
paralizzata. Essa non può far del male a nessuno, mentre l'indurimento del
cuore diventa capace di uccidere quella vita che Dio ha dato e di cui egli gode
proprio nel giorno di sabato!
La domanda che tu fai risuonare nel silenzio della sinagoga mette in luce la tua
intenzione e il loro progetto. Tu vuoi collaborare con l'amore di Dio a dare vita,
essi collaborano con il nemico di Dio a togliere la vita. Adorando la legge al posto
di Dio essi sono diventati idolatri, e l'idolatria è nemica dell'uomo, soprattutto
dell'uomo di Dio.
La tua domanda non ha bisogno di risposta. In giorno di sabato si può fare
il bene e si può salvare una vita, perché di queste azioni Dio si
compiace! Il giorno di Sabato è il giorno della sua gioia, e l'uomo che compie
il bene aumenta la gioia di Dio! Ed è chiaro che il male non lo si può
fare mai, nemmeno di sabato.
Ti rispondono con il silenzio. È una risposta malvagia. Vogliono nascondere
le loro intenzioni palesi. Sei tu che rispondi alla loro malvagità con il
tuo sguardo penetrante. E con indignazione rispondi allo spirito di menzogna che
li avvolge come un manto sporco. La loro situazione, di persone incapaci di reagire
con la gioia alle opere di Dio, ti rattrista. Nulla è più triste d'un
uomo che rifiuta l'amore del Padre. Ma, nonostante la tristezza, tu ora non dimentichi
l'uomo che ti ha obbedito e sta là nel mezzo come triste spettacolo. Al tuo
comando egli muove la mano immobile, la mano che ora ha e dà vita, comunica
gioia, lascia vedere l'amore di Dio e ne può diventare strumento! Egli tende
la mano, come Dio tende la sua per difendere gli oppressi e come Mosè l'ha
tesa sul mare finché il popolo l'avesse attraversato (Sal 138,7; Es 14,26)!
Tu hai parlato: la tua parola è parola nuova che fa ciò che dice.
La tua parola è parola di Dio, del Dio creatore dell'uomo! Grazie alla tua
parola l'uomo diventa capace di comunione, di generosità, di amore! La tua
parola completa la vita dell'uomo: anche la mia vita è completata dalla tua
Parola, e così la vita di ogni uomo! Che cosa sarebbe l'uomo senza la tua
Parola?
Coloro che tacevano, ora manifestano la loro inimicizia a te, e si consultano per
riuscire a toglierti la vita. È sabato, ed essi fanno ciò che ogni
giorno è proibito dalla Legge: come mai non si accorgono della loro disobbedienza?
L'odio acceca davvero. Essi ti odiano perché tu conosci il Padre e lo ami
e sei da lui amato. Essi non lo sanno amare, e t'invidiano. Si alleano con i loro
nemici contro di te, così come dice il salmo: "Insorgono i re della
terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia"
(2,2)!
Signore Gesù, abbi pietà!