Ma
voi, chi dite che io sia?
Marco
4/6
8,1 - 10,31
Traduzione CEI 2008
Questo è il quarto della serie di sei opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Marco. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti per sei giorni in un cammino
di esercizi spirituali col metodo della Lectio Divina.
Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità.
Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare l'attenzione sull'una
o sull'altra frase del Testo evangelico. Puoi ripetere queste frasi una ad una molte
volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa
ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare
energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente
"rimasticata", ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene.
Essa è piena e pregna d'amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che
fa risplendere sul tuo volto l'immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d'acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così
la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano,
e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
1. DA TRE GIORNI STANNO CON ME (8,1-9)
2. NON CAPITE ANCORA? (8,10-21)
3. MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA? (8,22-30)
4. VA' DIETRO A ME (8,31 - 9,1)
5. SEI GIORNI DOPO (9,2-13)
6. PORTATELO QUI DA ME (9,14-29)
7. SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO (9,30-37)
8. ENTRARE NELLA VITA (9,38-50)
9. DIO HA CONGIUNTO (10,1-16)
10. PERCHÉ MI CHIAMI BUONO? (10,17-22)
11. TUTTO È POSSIBILE A DIO (10,23-31)
1. DA TRE GIORNI STANNO CON ME (8,1-9)
C 8
1 In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò
a sé i discepoli e disse loro:
2 "Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non
hanno da mangiare.
3 Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni
di loro sono venuti da lontano".
4 Gli risposero i suoi discepoli: "Come riuscire a sfamarli di pane qui, in
un deserto?".
5 Domandò loro: "Quanti pani avete?". Dissero: "Sette".
6 E ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi i sette pani, rese grazie,
li spezzò, li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi
li distribuirono alla folla.
7 Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece
distribuire anche quelli.
8 Mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati.
9 Erano circa quattromila. E li congedò.
1.
Signore Gesù, quant'è bello contemplarti, quanto è dolce e
consolante udire la tua voce! Ma anche non vedendoti e non udendoti, il sapere d'esser
vicini a te e il godere la tua presenza è fonte di pace e serenità.
Fortunate quelle persone che stanno con te anche quando non fai nulla di speciale,
nè operi miracoli nè pronunci discorsi! Stare con te è sempre
fonte di gioia e di vita!
È una folla grande quella che tu oggi osservi con ammirazione. Vuoi che i
discepoli vedano e sappiano che tutta quella gente si è dimenticata di mangiare,
ha preferito stare con te invece che pensare alla sua fame. Quelle persone sanno
che tu sei capace di sfamarle, poiché tu hai già saziato i cinquemila
con cinque pani soltanto (6,34ss). Per essi sei tu il vero pane, il cibo di cui
non si può fare a meno! Tu hai cominciato ad amarli con amore tenero e attento,
con amore di madre. Le tue viscere si muovono a compassione per coloro che non smettono
di stare con te. Tu hai notato che essi stanno con te perché sanno d'aver
bisogno di te. Sono ormai tre giorni e hanno finito il loro cibo, ma stanno ancora
con te. Tu sai che il terzo giorno è il giorno degli interventi di Dio a
favore del suo popolo! È il terzo giorno quello in cui Giosuè ha ordinato
al popolo di passare il Giordano, è il terzo giorno dopo il sogno quello
in cui il faraone ha liberato il suo coppiere, è il terzo giorno quello in
cui Dio fa rialzare il suo popolo dalla morte (Gs 1,11; Gn 40,13; Os 6,2)! Anche
tu, Gesù, ti rialzerai il terzo giorno con una vita nuova! Ora vuoi che il
terzo giorno di chi sta con te sia segnato da un avvenimento di vita, di gioia,
di comunione.
Chi sta con te da tre giorni deve rimanere ancora con te: non avrebbe più
vita se si allontanasse! Chi decide di stare con te deve ricevere da te il nutrimento,
il tuo pane, anche per i giorni che arrivano.
Il cammino è faticoso sulle strade di questo mondo: è necessario ricevere
da te sostegno e forza. Tanto più coloro che vengono "da lontano",
coloro che vengono da paesi pagani, da un mondo diverso, dove il Dio dell'alleanza
non è nemmeno conosciuto. Essi soprattutto devono vedere che tu sei mandato
dal Padre per compiere l'opera del suo amore, per dare la vita con abbondanza e
in maniera gratuita!
I tuoi discepoli ti deludono. La domanda che ti rivolgono lascia intuire che non
ricordano più d'aver distribuito essi stessi con le proprie mani i cinque
pani ai cinquemila. Non discuti con loro né ti lamenti. Anche questa volta
chiedi semplicemente di quanti pani dispongono.
Non vorresti compiere un miracolo, ma solo dare un segno per farci capire che possiamo
e dobbiamo fidarci di Dio. I discepoli devono darti il loro pane, devono compiere
un atto d'amore gratuito, e quest'amore, posto nelle tue mani, diverrà dono
e sazietà per molti.
Al popolo di Mosè Dio ha dato la manna, dopo la loro mormorazione. A coloro
che stanno con te, tu stesso dai il pane che i tuoi discepoli portano con sè.
Essi devono imparare che ciò di cui dispongono è per tutti, e per
tutti sufficiente, grazie alla tua preghiera di benedizione. Sono sette i pani dei
discepoli: e, sommati ai cinque adoperati l'altra volta, dodici, proprio come i
pani posti nel Santo del Tempio davanti alla Presenza di Dio! Di essi, che erano
sacri, potevano mangiare solo i sacerdoti. Anche questi sono sacri, perché
dono d'amore, dono della compassione di Dio: di questi tutti quelli che stanno con
te ne devono mangiare, perché essi partecipano del tuo sacerdozio per offrire
se stessi come sacrificio profumato al Padre!
La folla è silenziosa e ubbidiente. Tutti siedono per terra. Nessuno deve
correre a raccogliere la manna, nessuno deve far fatica. Solo i discepoli, in piedi,
ricevono dalle tue mani i pezzi dei pani su cui tu hai pronunciato la benedizione.
Nel deserto, con Mosè, il popolo mormorava contro Dio; tu, in questo deserto,
benedici il Padre, che adopera la tua fede e il tuo amore e le tue mani per dare
a tutti quanto loro serve, e anche di più: non solo pane, anche pesciolini!
I tuoi discepoli non sanno ancora come si possa sfamare di pane la folla in un deserto,
eppure essi stessi, con le loro mani, distribuiscono pani e pesci, segni di te,
che sazi la fame di ogni vivente! Chi mangia di te infatti non avrà più
fame!
Anche questa volta i pezzi avanzati vengono raccolti. E sono sette sporte. Tu hai
voluto dirci qualcosa anche attraverso questi numeri, sette pani donati e sette
sporte ancora a disposizione per coloro che stanno con te da tre giorni. Sette è
il numero dei giorni con cui si misura il tempo, il numero della pienezza, il numero
dei servitori nella tua Chiesa (At 6,3). In essa in nessun giorno verrà a
mancare il cibo. Coloro che tu hai saziato erano quattromila, mille da ogni punto
cardinale, da ogni lato della terra. Tu darai il compito ai tuoi di saziare tutti,
anche i pagani che dai quattro angoli della terra verranno a stare con te.
Ti ringrazio, Signore Gesù, che ti fai servo dell'amore del Padre per tutti
gli uomini. Tu sei davvero il Servo di Dio. Gloria a te!
2. NON CAPITE ANCORA? (8,10-21)
10 Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di
Dalmanùta.
11 Allora vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno
dal cielo, per metterlo alla prova.
12 Ma egli, gemendo nel suo spirito, disse: "Perché questa generazione
chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà
dato alcun segno".
13 E, lasciatili, risalì sulla barca e partì per l'altra sponda.
14 Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé
sulla barca che un pane solo.
15 Allora egli li ammoniva dicendo: "Fate attenzione, guardatevi dal lievito
dei farisei e dal lievito di Erode!".
16 E quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
17 Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: "Perché discutete
che non avete pane? Non capite ancora e non intendete? Avete il cuore indurito?
18 Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate,
19 quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi
avete portato via?". Gli dissero: "Dodici".
20 "E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene
di pezzi avete portato via?". Gli dissero: "Sette".
21 E disse loro: "Non capite ancora?".
2.
Signore Gesù, anche questa volta ti allontani dalla folla, e con i discepoli
sali sulla barca. La folla saziata con i sette pani non deve distrarli. Essi devono
stare con te, perché di un altro cibo devono nutrirsi. Importante non è
il pane mangiato, ma sei tu!
Arrivi così a Dalmanuta: un luogo preciso, che noi però non sappiamo
dove sia. Tu ti muovi sulla nostra terra con libertà, anche se noi non la
conosciamo. In ogni luogo la tua presenza è importante e ogni luogo diventa
importante quando là sei tu, e solo perché ci sei tu.
Qui ti raggiungono coloro che già si sono manifestati come tuoi nemici, i
farisei, orgogliosi e sicuri della loro osservanza di riti e tradizioni. Anche questa
volta essi ti vorrebbero distogliere dal tuo compito. Tu devi compiere l'amore del
Padre: essi non lo credono, ma ti vorrebbero spingere a manifestarti agli uomini
nei modi che già hai riconosciuto come tentazione di Satana. Tu sai che è
il Padre che ti manifesterà come suo Figlio prediletto, come il Servo che
compie le sue opere, come il profeta che dev'essere ascoltato. È tentazione
di Satana voler fare qualcosa da te stesso per essere riconosciuto Messia. Tu fai
ciò che il Padre ti suggerisce.
Essi vogliono un segno, perché non riconoscono che sei tu l'amore di Dio:
tu sei molto più di un segno, tu sei già la Realtà. Se ci sei
tu è assurdo volere un segno di te: ciò è soltanto indice della
decisione di non volerti accogliere, di rifiutare che tu sia il dono di Dio promesso
agli uomini. Tu hai compiuto molte opere di Dio: era opera dell'amore di Dio anche
il pane che hai donato ai quattromila! Perciò ti rifiuti di rispondere alla
domanda che si rivela insidiosa e malvagia. Quelli che te la pongono sono come la
generazione iniqua sommersa dal diluvio perché rifiutava di lasciarsi interpellare
dall'integrità di Noè (Gen 7,1).
Tu li abbandoni a se stessi. Ad essi deve bastare l'aver visto il tuo sospiro profondo,
che manifesta la tua intima unione a Dio che non sopporta falsità e risponde
a chi lo mette alla prova solo con un duro rimprovero!
Sulla barca sei di nuovo solo con i discepoli. Essi sono rimasti sconcertati dalle
richieste dei farisei e dal tuo sospiro. Frequentare i farisei è sommamente
pericoloso per loro.
Essi sono con te, ma non sono ancora con te. Li distrae l'essersi accorti di non
aver fatto provvista di cibo. Hanno un pane solo con sè! Abbi misericordia
di loro, Signore Gesù! Sono anch'essi come i loro antenati che, pur accompagnati
dai continui prodigi nel deserto, continuavano tuttavia a mormorare ad ogni difficoltà,
che Dio poi puntualmente risolveva in modo prodigioso.
Tu, con grande sapienza, e con generosa pazienza, cogli l'occasione per far comprendere
il significato di questo nuovo viaggio sul lago. L'hai voluto per allontanarli dal
pericolo del lievito dei farisei, ma anche da quello di Erode, pericoli che si mescolano
l'un l'altro. Il pane che si presenta a Dio (Es 23,18) dev'essere puro, senza lievito,
come il pane della festa di Pasqua. Se ci offriamo a Dio per compiere il suo volere
ed essere a lui graditi e da lui giustificati, dobbiamo accogliere colui che egli
ha mandato con semplicità e purezza di cuore. Se volessimo aggiungere nostri
meriti, nostri diritti, o il vanto di nostre capacità, oppure segrete aspirazioni
a comandare a Dio e agli uomini per poter soddisfare gli impulsi e le passioni,
questo sarebbe un lievito che trasforma il cuore e impedisce a Dio di accoglierlo
alla sua Presenza. Erode rifiutò di convertirsi all'appello di Giovanni Battista,
lo uccise, e ora ritiene te una sua apparizione: non ti vuole riconoscere, non ti
vuole ascoltare. I farisei sono certi, con il loro impegno, di rendere Dio debitore
verso di loro e di non aver bisogno quindi di un Salvatore. Ciò li rende
ambiziosi e orgogliosi: ti ritengono inutile, e ti rifiutano senza ripensamenti.
I tuoi discepoli non hanno nulla da imparare da costoro, nemmeno se sono ammirati
e rispettati dal popolo: essi sono solo distrazione e tentazione.
La discussione sulla dimenticanza di fornirsi di cibo è un altro lievito
che trasforma i discepoli e li allontana dal cuore di Dio. Perché non si
accontentano di te, il Pane unico che hanno con sè sulla barca? Non è
forse sufficiente il pane della Chiesa, il pane che è stato loro dato dal
cielo? Quell'unico pane non sazia forse ogni fame per sempre?
Gesù, tu esprimi la tua meraviglia perché i tuoi non hanno ancora
capito chi tu sei per loro! Non hanno capito che, se ci sei tu con noi, non ci manca
nulla, perché tu sei il pastore che ci guida ai pascoli verdi e alle acque
tranquille. Essi non hanno compreso il significato dei cinque pani e poi dei sette,
né delle dodici sporte nè dei sette cesti di pezzi spezzati, avanzati,
raccolti con cura e portati via!
Quando capiranno i tuoi discepoli? Quando tu spezzerai il pane con loro, solo con
loro, e sarai l'unico pane spezzato per molti, allora comprenderanno, Gesù.
Grazie, che doni anche a me di capire che, continuando a mangiare il tuo pane senza
lieviti, divento pane di Dio offerto agli uomini perché non vengano meno
lungo il cammino!
3. MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA? (8,22-30)
22 Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo.
23 Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli
messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?".
24 Quello, alzando gli occhi, diceva: "Vedo la gente, perché vedo come
degli alberi che camminano".
25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu
guarito e vedeva a distanza ogni cosa.
26 E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".
27 Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a
Cesarea di Filippo; e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: "La
gente, chi dice che io sia?".
28 Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri
uno dei profeti".
29 Ed egli domandava: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro gli rispose:
"Tu sei il Cristo".
30 E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
. (29)
Signore Gesù, ora scendi dalla barca, e non ci salirai più. Essa non
servirà più a tenere i tuoi apostoli separati dalla folla: essi infatti
stanno accorgendosi di essere separati da essa in modo più profondo tramite
la conoscenza che hanno di te.
A Betsaida, dove sei conosciuto, qualcuno ti chiede di toccare un cieco. Tu saresti
contento di toccare e sanare la cecità dei tuoi discepoli, che non hanno
capito il significato dei pani e il valore del Pane unico che avevano con sè.
Tu pensi a loro quando prendi per mano il cieco e lo conduci fuori. Insieme a lui
anch'essi sono presi per mano e condotti fuori, distanti dalle distrazioni e tentazioni,
là dove possano mettersi con attenzione a tu per tu con te. Nella solitudine
silenziosa sputi sugli occhi chiusi e bui: l'uomo che non vede nulla capisce così
che tu ti occupi di lui, della sua cecità. La medicina è il tuo soffio
condensato nella saliva, come medicina agli occhi chiusi dei discepoli è
il tuo Spirito. Anche sui loro occhi, nella barca, avevi "sputato" quella
serie di sette domande riguardo la loro cecità interiore.
Al cieco ora imponi le tue mani, mani divine che completano la creazione della sua
vita. Sei tu poi che chiedi se egli vede, e che cosa vede! Lo chiederai ai discepoli
in un luogo più distante ancora.
Ora il cieco non è più cieco. Egli vede, ma non sa dire cosa vede,
non capisce la differenza tra gli uomini e le cose. Gli uomini sono alberi? Egli
ha bisogno ancora delle tue mani, che si posano nuovamente su di lui, sui suoi occhi.
Così il discernimento dei tuoi avrà bisogno di alcuni interventi perché
comprendano chi tu sei veramente!
Il cieco vede, vede chiaramente anche a distanza. Egli non ha più bisogno
di te e può tornare a casa. Egli ti ha visto, dopo aver sentito il calore
della tua mano e della tua saliva e aver accolto il peso delle tue mani sul suo
capo. Egli va a casa, ma tu non vuoi che si mostri in pubblico: "Non entrare
nel villaggio"! Tutti verranno a sapere chi tu sei, Gesù, quando vedranno
il cieco che vede e tace. Sapranno che tu vieni da quel Dio che ama l'uomo, che
lo ama con umiltà, che non fa dell'amore un vanto, un'occasione di vanagloria.
Sapranno che tu agisci nel nascondimento, come Dio, solo per amore. Il tuo amore
parla da sè, anche se tu venissi nascosto sotto terra. I discepoli avranno
capito?
Tu parti con loro verso luoghi solitari, lontano dalle città dove sei conosciuto.
La tua meta è alle sorgenti del Giordano, ai piedi dell'Hermon, monte da
cui scende la rugiada per dissetare la terra! Là sei al confine col mondo
pagano, dove la città, nuova, con i suoi abitanti, è dedicata alla
venerazione d'un uomo, come fosse Dio e Signore. Fin qui tu accompagni i discepoli
per vedere se essi vedono o se sono ciechi, per chiedere loro quanto vedono del
tuo volto, e per iniziare con loro il tuo ritorno a "casa", dal Padre
tuo, che avverrà a Gerusalemme!
Tu li interroghi. La tua domanda li aiuta a mettere il mondo di fronte a te, li
aiuta a rendersi conto dove si trovano, qual è il clima spirituale che li
circonda. "La gente, chi dice che io sia?". Per conoscere la gente non
serve sapere cosa dica di Erode o di Cesare, cosa pensi degli scribi e dei farisei,
e nemmeno se conosce le Scritture, neppure se è onesta o disonesta. La gente
la si conosce da come si pone di fronte a te. I discepoli hanno sentito la gente,
e forse si sono lasciati influenzare dai loro discorsi. Sì, la gente parla
di te e di te ha grande stima. C'è chi ti ritiene uno risorto dai morti.
Persino Erode si è espresso dicendo che tu sei il Battista, ucciso da lui,
quindi anche tu già giudicato e condannato da lui. La gente invece ti apprezza,
come ha apprezzato Giovanni, o ti ritiene quell'Elia che verrà ad aprire
la porta al Messia e a convertire i cuori (Ml 3,23). Qualcuno dice che sei il profeta
grande come Mosè.
Tu sei sicuro che i discepoli non condividono queste valutazioni benevole, ma inadeguate,
della gente. Saranno capaci di dire quale idea si sono fatti di te? Pietro risponde.
Forse solo lui. Forse soltanto per primo, e poi tutti gli altri: "Tu sei il
Cristo". Finora essi si erano chiesti, riguardo a te: "Chi è costui,
che il vento e il mare gli ubbidiscono?". Ora devono rispondere alla loro stessa
domanda. La risposta di Pietro ti piace, Gesù, perché egli ha finalmente
capito che tu sei il Pane unico e che tu hai il pane per tutti. Ma ha capito fino
in fondo? Ha capito tutto? Tu sai che non può essere, perché Pietro
non ti ha ancora visto in croce. Anche lui e gli altri devono continuare a tenere
per sè quanto hanno capito. Il seme ha iniziato a crescere, ma non è
ancora maturo per la mietitura. Quanto essi sanno di te non è ancora ciò
che tu sai di te stesso.
4. VA' DIETRO A ME (8,31 - 9,1)
31 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto,
ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire
ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
32 Gesù faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e
si mise a rimproverarlo.
33 Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e gli
disse: "Va' dietro a me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma
secondo gli uomini".
34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: "Se qualcuno
vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
35 Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà
la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
36 Che giova infatti a un uomo guadagnare il mondo intero e perdere la propria vita?
37 E che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita?
38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione
adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando
verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi".
9
1 E diceva loro: "In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti,
che non morranno prima di aver visto il regno di Dio venuto nella sua potenza".
4.
Signore Gesù, ora devi completare l'insegnamento ai tuoi: essi sanno chi
sei, ma non sanno cosa significa il termine con cui Pietro ti ha chiamato, "il
Cristo"! La loro familiarità con le Scritture non è sufficiente,
anzi; essi non sanno prendere sul serio le profezie e si lasciano distrarre dalle
aspirazioni degli uomini. Devi spiegare l'affermazione di Pietro: "Tu sei il
Cristo"!
Certamente, è vero che tu sei il Cristo! Tu lo vuoi essere come Dio lo intende,
vuoi essere quel Consacrato che Dio Padre vuole che tu sia. Tu sei il Figlio dell'uomo
cui è dato sì il regno, ma dopo la persecuzione (Dn 7,13-14; 25-27),
sei il Servo di Dio che realizza le profezie per le quali "deve" (Is 53;
Sal 37,32; 85,14), sei il Giusto che viene messo alla prova dall'empio (Sap 2,12-20;
5,1-7), il profeta colpito dal popolo di Dio (Ger 2,30). La tua sofferenza sarà
quella più dolorosa, perché sarai maledetto dai capi religiosi ed
allontanato dai capi del popolo di Dio. La tua sofferenza sarà una morte
in tutti i sensi; ma quando gli uomini non potranno più nulla contro di te,
interverrà Dio stesso con la sua potenza, e risorgerai! Tu manifesti tutto
ciò che ti attende, sconfitta e vittoria, ai tuoi. La tua sconfitta però
non è sconfitta, anzi, è passaggio che evidenzia la grandezza della
vittoria, è compimento della volontà d'amore di Dio, compimento della
sua opera di salvezza. Dio stesso l'approverà intervenendo dopo tre giorni,
com'è solito fare quando manifesta tutta la potenza del suo amore (Os 6,2).
Tu risorgerai, e inizierà un mondo nuovo senza più paura della morte!
Gesù, tu il Maestro, stai insegnando il primo insegnamento ai tuoi, a coloro
che ti seguono. Questo è l'inizio del tuo insegnamento, ora che i tuoi hanno
cominciato a capire. Ma com'è grande la tua delusione! Il discepolo che sa
chi tu sei non vuole imparare. Egli sa che sei il Messia, ma ora vuole mettersi
al tuo posto, ti vuole insegnare. Devi imparare tu da lui? Egli ti si pone davanti
e ti rimprovera: ti prende in disparte come tu hai preso in disparte il cieco. Pietro
ti ritiene cieco, e ti vuole guarire con la sua parola. Lo fa in disparte, ritenendosi
migliore degli altri: non è stato lui infatti a dire che tu sei il Cristo?
Gesù, nostro Signore dolcissimo, sei diventato terribile, per noi, per amarci,
per insegnarci il vero discernimento. Rivolgi lo sguardo agli altri discepoli perché
li vuoi partecipi di quanto avviene. Non guardi Pietro davanti a te. Davanti a te
dev'esserci solo il Padre e il suo volere. Tu vuoi che Pietro ritorni insieme agli
altri per ascoltare la tua parola, dietro a te, unico Maestro che conosci i pensieri
di Dio. Tu hai vinto nel deserto e nelle discussioni con gli scribi e i farisei
la tentazione di considerare il tuo compito alla maniera miope degli uomini. Che
questa stessa tentazione debba riaffiorare e vincere nel cuore dei tuoi discepoli?
Ti ringrazio d'aver ordinato a Pietro di tornare al suo posto, insieme agli altri,
nella Chiesa, dietro a te, al posto del discepolo. Egli ha dato spazio al tentatore,
il nemico, colui che impedisce il cammino verso il Padre, colui che ti vuole diverso
da come sei perché vuole la perdizione degli uomini, non la loro salvezza.
Com'è facile pensare secondo gli uomini, ma com'è bello e liberante
pensare i pensieri di Dio! Continua ad essere nostro Maestro, Gesù!
Quanto tu insegni vuoi che lo sentano tutti. Ormai hai visto che i tuoi discepoli
non sono diversi dagli altri, e perciò chiami la folla. Siamo nei pressi
di Cesarea di Filippo: la folla in questo luogo raccoglie ebrei e pagani. Tutti
devono ascoltare le regole principali del discepolo, anzi, le condizioni per esserlo.
Per camminare dietro a te e arrivare al Padre, per riuscire ad affrontare la morte
e poi risorgere nella vita, è necessario volerlo. Nessuno sarà tuo
discepolo automaticamente o perché lo hanno voluto altri. Ognuno decide questo
passo per sè, passo prezioso, ma che costa. Il prezzo è rinnegare
se stesso: smettere di voler conoscere se stesso, smettere di considerarsi intelligente,
sapiente, a posto, smettere di far riferimento a sè. Perché questa
morte? Perché tu, Gesù, sei la vita da conoscere, l'intelligenza e
la sapienza cui fare riferimento, tu sei a posto! In tal modo il tuo discepolo salva
la propria vita, la pone al sicuro: l'amore per te e per la tua luce santa è
salvezza!
Le cose belle e buone del mondo non sostituiranno mai te e la tua grazia. Tu sei
l'unico prezzo accolto dal Padre in cambio della nostra vita! Ci darai tu stesso
gioia di riconoscerti davanti al mondo intero e davanti ai tuoi nemici, e poi ci
presenterai al Padre nel giorno della tua gloria!
Gesù, mio Signore Gesù, rendimi saggio e prudente, perché possa
anch'io godere del tuo regno che viene, ed esserne strumento semplice e nascosto,
affinché l'orgoglio non mi prenda.
Vieni, Gesù, vieni. Io sono tuo, salvami!
5. SEI GIORNI DOPO (9,2-13)
2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e
li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a
loro
3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra
potrebbe renderle così bianche.
4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
5 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello
per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una
per Elia".
6 Non sapeva infatti che cosa rispondere, perché erano spaventati.
7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una
voce: "Questi è il Figlio mio, il prediletto: ascoltatelo!".
8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non
Gesù solo, con loro.
9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò
che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti.
10 Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse
dire risorgere dai morti.
11 E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire
Elia?".
12 Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa;
ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.
13 Ma io vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che
hanno voluto, come sta scritto di lui".
5.
Signore Gesù, sei sempre attento al volere del Padre e alle Scritture. Hai
rivelato ai tuoi discepoli il compimento del disegno della salvezza nella passione
e nella gloria. "Dopo sei giorni": il Padre, sei giorni dopo la creazione
della luce consacrò il settimo giorno (Gn 2,3), Mosè dopo sei giorni
sul monte fu coperto dalla nube (Es 24,16)!
Questo è il settimo giorno da quando hai rivelato il tuo modo di essere Messia:
ora sali su un alto monte, il monte della visione e dell'ascolto di Dio, dove egli
può manifestarsi (Es 24). Con te prendi i tre discepoli che hanno visto risorgere
la figlia di Giairo. Tu sai già cosa vorrai rivelare: questi tre sono già
un po' preparati. Essi vengono con te, non come gli accompagnatori di Mosè,
che si dovevano fermare a distanza. Vi accompagna il silenzio e la solitudine e
le forti parole pronunciate sei giorni prima: certamente tu ed essi vi aspettate
un evento importante, un dono grande dall'alto, sublime come il dono del sabato,
stupendo come la vita che vince la morte! Ed ecco, vieni trasfigurato: i tre vedono
te, diverso, avvolto da luce divina che irraggia persino dalle tue vesti. Queste
diventano molto più splendenti di quelle dei messaggeri celesti (Mc 16,5;
At 1,10), bianche come quelle dei martiri, tuoi testimoni (Ap 7,14), e dei ventiquattro
vegliardi che circondano il trono e cantano la lode di Dio (4,4). Essi vedono pure
il profeta che ti ha preceduto e che continua a precederti, Elia. Egli ha annunciato
la fede nell'unico Dio amante dell'uomo, è stato perseguitato dalla regina
che lo avrebbe voluto uccidere, è stato assunto in cielo dalla potenza di
Dio! È accompagnato da Mosè, che ha condotto il popolo dall'idolatria
dell'Egitto, idolatria che lo faceva mormorare e ribellarsi, alla libertà
di servire Dio nella gioia e nell'osservanza dei comandi sapienti del Padre. Elia
con Mosè conversano con te, Gesù. Che cosa potevi dire tu ad Elia,
che cosa a Mosè, che cosa essi a te che potesse essere utile alla gloria
di Dio?
Elia gioisce perché tu sei il compimento delle profezie, Mosè esulta
perché tu offri te stesso affinché si formi un popolo nuovo, che dia
gioia a Dio, disgustato dalle mormorazioni e dalle ingiustizie del popolo antico.
Tu sei confortato dagli esempi e dalle parole di Elia e di Mosè per continuare
la lotta contro Satana, che vorrebbe impedirti il cammino verso Gerusalemme, dove
ti aspetta il rifiuto e la croce.
È ancora Pietro che presta la voce al tentatore. È vero che "è
bello essere qui": ma "essere qui" non è la situazione definitiva,
non compie la salvezza del mondo. Le tre "capanne" che Pietro vorrebbe
fare ostacolerebbero il compiersi del mistero di Dio. Pietro pensa ancora secondo
gli uomini. Questa volta tu non lo rimproveri. Tu sai quanto la paura può
influire sul cuore e sulla volontà dell'uomo. L'esser qui ora è dono
di Dio, è reso "bello" dalla sua presenza. Se l'"essere qui"
fosse costruito dall'uomo, perderebbe tutta la preziosità e tutta la bellezza.
Ma ecco la nube e la voce che Mosè aveva visto e udito sul Sinai. La nube
rivela la Presenza nascosta di colui la cui voce ha creato il mondo. Ora quella
voce si rivolge ai tre discepoli spaventati, e parla loro di quel Maestro che sei
giorni prima aveva annunciato la propria morte e risurrezione. Pietro allora aveva
detto : "Tu sei il Cristo"! Ora la voce dice: "Questi è il
Figlio mio, il prediletto". Gesù, com'è bello udire queste parole!
Tu sei amato da Dio come un figlio, come l'unico, come Abramo amava Isacco e come
Giacobbe amava Giuseppe. Dio ti porterà su un altro monte, sopra un altare,
e ti vedrà venduto dai fratelli: gli rimarrà la tunica intrisa di
sangue. Gesù, sei il prediletto di Dio, l'unico che gli rimane da mandare
agli uomini: ma essi non avranno rispetto nemmeno del Figlio.
Agli orecchi dei tre discepoli risuona ancora la parola: "Ascoltatelo"!
Proprio Mosè aveva detto a tutto il popolo che sarebbe venuto un altro profeta
cui bisognava dare ascolto (Dt 18,15). Sei tu, Gesù, quel profeta: lo dice
Dio stesso ora sul monte! A nessun altro dobbiamo dare ascolto. Tu sei la Parola
del Dio vivente. Elia e Mosè scompaiono e tacciono, il loro ministero ora
è compiuto. Ora rimani tu, tu solo.
Tu scendi con Pietro Giacomo e Giovanni. Essi devono custodire come un segreto l'avvenimento
di cui sono stati testimoni. Non sarebbero capaci di parlarne in modo adeguato,
nessuno riuscirebbe a credere loro e a cogliere il significato di quant'è
successo. Quando si conoscerà la tua gloria di risorto dai morti allora conoscere
questo fatto sarà di grande aiuto per tutti. I tre però non sanno
che significa risorgere dai morti, e per paura di dover accettare la separazione
da te e il rinnegamento di sè, non ne vogliono parlare. Ti interrogano a
riguardo di Elia, che essi pensano debba preparare al Messia la strada in modo che
gli sia facile e senza intoppi: così insegnavano gli scribi. Tu allora ricordi
loro come invece Elia è stato perseguitato (1Re 19,1ss), e che al ricordo
di Elia va associato quello di Giovanni (Ml 3,23; Sir 48,10), veramente ucciso dal
re per volere della sua donna. Anche per te si compiranno le Scritture che parlano
di sofferenza, disprezzo e morte. I discepoli devono prepararsi ad entrare nel mistero
dell'amore di Dio, il cui compimento passa per il rinnegamento di sè, come
già tu hai rivelato.
6. PORTATELO QUI DA ME (9,14-29)
14 E arrivando presso i discepoli, videro attorno ad essi molta folla e gli scribi
che discutevano con loro.
15 E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.
16 Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?".
17 E dalla folla uno gli rispose: "Maestro, ho portato da te mio figlio, che
ha uno spirito muto.
18 Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si
irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".
19 Egli allora disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando sarò
con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me".
20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni
il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando.
21 Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?".
Ed egli rispose: "Dall'infanzia;
22 anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se
tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci".
23 Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede".
24 Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiuta la mia incredulità".
25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro
dicendogli: "Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare
più".
26 Gridando, e scotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò
come morto, sicché molti dicevano: "E' morto".
27 Ma Gesù, presolo per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
28 Entrato in casa, i discepoli gli domandavano in privato: "Perché
noi non siamo riusciti a scacciarlo?".
29 Ed egli disse loro: "Questa specie di demoni non si può scacciare
in alcun modo, se non con la preghiera".
6.
Signore Gesù, hai parlato di Elia con i tre discepoli, scendendo dal monte.
Elia è il profeta della fede forte, la cui preghiera è stata esaudita
da Dio. Fede e preghiera sono atteggiamenti necessari ai discepoli, ma ancora mancano
ai tuoi. Tu assente, essi discutono. Si lasciano distrarre dagli argomenti degli
scribi, forse per farsi ammirare dalla folla incuriosita. Ma la folla cerca te,
soltanto te. Quando ti vede accorre da te, lasciando soli i discepoli. Essi dovrebbero
essere i primi ad avvicinarsi a te! Tu ti sei accorto che era in corso una discussione:
certamente essi parlavano di te, dei tuoi insegnamenti e delle tue scelte, disapprovate
e disprezzate dagli scribi. Vorresti aiutare i tuoi discepoli, o a rispondere alle
domande o a lasciar perdere la discussione. Ti risponde invece uno dalla folla.
Egli aveva fiducia in te ed era accorso, pensando che tu fossi con i discepoli,
e invece eri assente. Allora ha rivolto ad essi la richiesta destinata a te per
suo figlio: questi, di quando in quando, vien preso da una forza che gli toglie
sempre la parola, la capacità di comunicare, e vorrebbe togliergli pure la
vita. I tuoi discepoli, cui tu avevi dato potere sugli spiriti immondi (3,15; 6,7)
hanno provato a liberarlo, ma senza alcun esito.
La tua prima reazione, Gesù, è diretta ai discepoli. Ti rivolgi a
loro come Dio al popolo di Mosè, quando lamentandosi e mormorando esprimeva
la sua mancanza di fede: "Fino a quando sopporterò…?" (Nm 14,27).
Dov'è la fede dei tuoi discepoli? Pensano di farcela con le proprie forze
o con le proprie parole e non con la potenza di Dio che è in te?
Vuoi vedere il ragazzo, che, appena ti scorge è disturbato dallo spirito.
È uno spirito o una malattia? Per te non c'è differenza; lo spirito
si serve di una malattia, che gli impedisce di stare in ascolto e di rispondere.
Tu allora ti rivolgi al padre del ragazzo; egli pure soffre, perché ama suo
figlio. È lui infatti che chiede il tuo intervento, ed è lui che risponde
alle tue domande, è lui impegnato a custodire la vita del ragazzo dal fuoco
e dall'acqua. Ogni cosa è nemica per chi è in balia degli spiriti!
Quell'uomo si rivolge di nuovo a te. I tuoi non sono stati capaci di liberare suo
figlio. Egli teme che forse nemmeno tu possa farlo, perciò esprime anche
questa paura: "Se tu puoi qualcosa…". È bella la fede di quest'uomo,
ma è tentennante. Tu vuoi anzitutto correggerla, rafforzarla, renderla stabile
e sicura.
La tua risposta, Gesù, ci mostra com'è la tua fede e ci incoraggia
a prenderla in noi (Gc 1,6-8; 1Gv 5,14-15; Gv 16,23). Anch'io voglio credere con
te e come te. "Tutto è possibile a chi crede"! A Dio nulla è
impossibile (cf Gn 18,14), chi crede si appoggia sulle capacità di Dio, non
sulle proprie capacità, nemmeno sulle nostre capacità di credere.
Per quanto noi crediamo, non siamo capaci di credere. Il nostro credere è
sempre rovinato dal nostro peccato, dall'egoismo, dall'orgoglio, dalla vanagloria.
Dobbiamo continuamente ricevere la fede come dono di Dio, come sua azione. Gesù,
rendici partecipi della tua fede. Tutto è possibile a chi crede, ma solo
tu credi. Solo il tuo credere è puro, libero dal peccato. "Aiuta la
mia incredulità", sostienila con la tua fede. La mia fede è un'incredulità
che si apre a te, ad accogliere la tua fede.
Ti basta vedere questa umiltà e verità del padre del ragazzo per dare
il tuo ordine allo spirito che impedisce l'ascolto e la parola, che impedisce di
ricevere e di dare, impedisce la vita divina di comunione umile, sincera e fiduciosa.
Lo spirito immondo esce, pur non risparmiando la sofferenza e nemmeno l'esperienza
della morte. Molti dicevano infatti "è morto", cioè non
credevano all'efficacia della tua parola.
Tu sei la vita, tu sei novità: prendi per mano il ragazzo, come hai fatto
con la suocera di Pietro e con la figlia di Giairo, e lo fai risorgere. Chi diceva
che è morto deve ora dire che tu l'hai risorto.
I tre discepoli, che sono scesi con te dal monte, cominceranno a comprendere ciò
che tu hai loro detto riguardo alla tua risurrezione dai morti?
Gli altri nove sono preoccupati per la brutta figura della loro incapacità,
di cui tutta la folla è stata testimone. Come mai il potere che tu hai dato
loro non è stato efficace? La loro vita e la loro sequela è inutile?
Sono preoccupati della salvezza del ragazzo o della brutta figura che hanno fatto
di fronte alla folla?
La tua risposta, Gesù, è una nuova istruzione che suona pure come
rimprovero. I demoni che tormentano gli uomini scappano solo dalla preghiera: è
la preghiera che tiene il discepolo unito a te, suo maestro, l'unico che può
comandare ai demoni. Si vede che la preghiera non era presente in loro. Pregare,
imparare a pregare, continuare a pregare, vigilare nella preghiera: il nostro cuore
e la nostra mente devono essere sempre orientati a te, immersi in te, occupati da
te!
7. SE UNO VUOL ESSERE IL PRIMO (9,30-37)
30 Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno
lo sapesse.
31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene
consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo
tre giorni risorgerà".
32 Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
33 Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa
stavate discutendo per la strada?".
34 Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più
grande.
35 Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo,
sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti".
36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
37 "Chi accoglie un bambino come questi nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie
me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
7.
Signore Gesù, inizi il tuo viaggio verso Gerusalemme partendo dal luogo più
lontano, al confine con le terre pagane. Questo viaggio è un vero pellegrinaggio:
arrivando compirai l'unico sacrificio vero, gradito al Padre, preannunciato e inconsapevolmente
atteso da tutti i sacrifici offerti dagli uomini. Attraversi quindi la Galilea,
la regione in cui tutti ti conoscono perché ti hanno ascoltato oppure hanno
potuto sentir parlare di te. Durante questo viaggio non vuoi essere trattenuto da
nessuno, né da malati né da peccatori né da coloro che sono
"come pecore senza pastore". Il vero cibo e la guida definitiva e perenne
la darai loro proprio a Gerusalemme: ora vuoi preparare i tuoi discepoli ad esserne
partecipi. La tua istruzione non dev'essere interrotta, né disturbata. Essi
devono conoscere e comprendere il tuo mistero, devono essere preparati per accogliere
quanto ti accadrà nella città di Davide.
Tu hai già rivelato quanto ti accadrà, ma essi hanno chiuso gli orecchi,
anzi, hanno rifiutato di crederti e hanno tentato di opporsi al volere di Dio, diventando
tentazione per te. Ora, in Galilea, dove tutti sono testimoni dei miracoli e prodigi
compiuti da te, continui a ripetere il tuo insegnamento, e lo fai con le parole
dei profeti, parole che nessuno può mettere in discussione. "Il Figlio
dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini"! I discepoli ragionano:
Il Figlio dell'uomo è l'inviato di Dio, come potrà cadere nelle mani
degli uomini? Eppure così dicono le profezie: Dio consegna agli uomini, che
non hanno dato ascolto ai profeti, l'ultimo che gli resta, il Figlio, la pienezza
del suo amore.
"Nelle mani degli uomini": qui non dici dei peccatori, o dei pagani, o
dei nemici, ma "degli uomini". Tutti gli uomini sono figli di Adamo, peccatori
e nemici, disobbedienti, egoisti; essi fanno a te quello che avrebbero voluto fare
a Giuseppe i suoi fratelli: ti uccideranno. Ma colui che ti consegnerà loro
non ti abbandonerà. Quando gli uomini avranno fatto tutta la loro parte,
parte di cattiveria e di morte, egli, il Padre, compirà il suo progetto:
ti farà risorgere! Ti risusciterà dopo tre giorni, così si
saprà che Dio è il tuo protettore!
Questo è l'insegnamento che continui a donare, il più importante e
il più incomprensibile. E difatti non capivano. Non capivano, come noi non
comprendiamo, perché la morte per noi non è un passo utile, non è
un momento gradito a nessun uomo. Noi non sappiamo come Dio possa adoperare la nostra
morte, anzi, pensiamo che essa metta fine anche all'agire di Dio per noi, che ci
impedisca di sperimentare il suo amore. Tu devi continuamente insegnare che Dio
è Dio per noi anche dopo la nostra morte, che egli è sempre Dio dei
viventi. Egli ti farà risorgere. Che Dio possa far risorgere dai morti lo
ha creduto anche Abramo mentre accompagnava il figlio diletto verso il sacrificio
(Ebr 11,19). I tuoi discepoli devono crederlo per te, e lo devono credere anche
per sè, altrimenti come potranno rinnegare se stessi per seguirti?
Dovrai insegnarlo ancora, Gesù, perché i discepoli non solo non capiscono,
ma neppure vogliono capire. Pur potendo, non ti chiedono spiegazione: hanno paura!
Arrivi a Cafarnao, dopo un lungo viaggio. Ed è l'ultima volta che entri nella
casa che avevi scelto come dimora per te, tua madre e i tuoi fratelli. E qui, finalmente,
ti siedi, chiamando i Dodici ad essere molto attenti. Essi non hanno voluto risponderti
quando hai chiesto l'argomento della loro precedente discussione. Hanno taciuto,
vergognandosi che, per loro, unica conseguenza dell'annuncio della tua morte sia
stato mettersi a pensare a chi avrebbe preso il tuo posto tra di loro, e nel regno
di Davide che tu avresti ristabilito. L'argomento è molto importante, ma
è facile lasciarsi ingannare… da se stessi.
Chi è il più grande? Qualcuno vuol essere il primo? È necessario
che ci sia un "primo", uno cui ubbidire. Il primo, colui che prende il
tuo posto, dev'essere come te, servitore di tutti e ultimo di tutti. I Dodici non
hanno ancora visto del tutto come tu sei servitore e ultimo: lo vedranno a Gerusalemme,
se saranno capaci di vedere!
Intanto tu dai ai loro occhi un anticipo: prendi tra le braccia un bambino. Al bambino
nessuno dà ascolto, il bambino viene sempre fatto tacere, viene allontanato
dal consesso dei grandi: tu lo prendi tra le tue braccia, lo accogli in modo che
lui si senta grande, amato, preferito, apprezzato proprio per la sua piccolezza.
Inoltre, essendo ospite in quella casa, abbracciando il bambino ti rendi partecipe
dell'amore della madre per quel bambino, e ti fai accogliere da tutti per questa
umiltà.
I tuoi discepoli devono sapere che solo Dio è grande! Se essi vogliono essere
grandi devono avere Dio in sè. Ciò è possibile, basta accogliere
te, Gesù, il Figlio. E per accogliere te, Gesù? "Nel suo nome",
per tuo amore, posso accogliere il bambino, il disprezzato, l'inascoltato, colui
che è sempre lasciato fuori. Sarò grande, sarò il primo nel
cuore di Dio, sarò il primo anche nel suo Cielo!
8. ENTRARE NELLA VITA (9,38-50)
38 Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel
tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non ci seguiva".
39 Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è
nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me.
40 Chi non è contro di noi è per noi.
41 Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché
siete di Cristo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa.
42 Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio che
gli venisse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato nel mare.
43 Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è bene per te
entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella
Geènna, nel fuoco inestinguibile. [44].
45 E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è bene per
te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato
nel fuoco della Geènna. [46].
47 E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è bene
per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due essere
gettato nel fuoco della Geènna,
48 dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue .
49 Ognuno infatti sarà salato con il fuoco.
50 Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli
darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri".
8.
Signore Gesù, ora i tuoi discepoli sanno come comportarsi tra di loro, sanno
che sarà grande chi si farà servo di tutti. E con gli estranei come
debbono comportarsi? Ti pone la domanda, o meglio, ti manifesta il suo parere Giovanni,
il figlio del tuono. In un momento in cui tu non eri presente i discepoli hanno
impedito ad uno di invocare il tuo nome contro il diavolo. Gliel'hanno impedito
semplicemente perché quel tale non stava con loro dietro a te! Essi manifestano
la convinzione che tu appartieni a loro, e non essi a te. In tal modo essi impediscono
a te di agire al di fuori della loro cerchia, limitano la tua autorità entro
la Chiesa. Metterebbero così la Chiesa stessa nella condizione di non poter
crescere, di non poter accogliere più nessuno: tu infatti chiami chi si trova
ancora fuori di essa! Santo è il tuo rimprovero: essi non possono sostituirsi
a te! Hanno agito male, perché chi invoca il tuo nome evidentemente dà
gloria a te e ti amerà maggiormente, fino a divenire discepolo! Chi non manifesta
ostilità verso di te e verso la tua Chiesa è già sulla buona
strada, è aperto ad accogliere la tua luce e il tuo amore. I tuoi discepoli
stessi sono beneficati da chi non è ancora membro della Chiesa, ma ha simpatia
per te! E Dio stesso gode per ogni persona che favorisce la vita e la missione di
coloro che ti appartengono: li ricompenserà. La ricompensa di Dio è
la salvezza! Sei tu stesso la ricompensa del Padre per coloro che ti amano!
I tuoi discepoli dovranno affrontare molte difficoltà. Ci sarà chi vorrà distoglierli dal credere in te, dall'ascoltarti, dal seguirti. C'è chi lo farà persino con persecuzioni. Ebbene, questi deve sapere che agendo così non danneggia solo loro, ma ancor più se stesso.
Ogni discepolo deve però vigilare anche e soprattutto su se stesso, perché
le tentazioni più forti per rinnegarti vengono dal di dentro. La nostra stessa
mano, il nostro piede e il nostro occhio possono ostacolarci nel darti adesione.
Queste membra del corpo possono esserci di tentazione in vari modi. La mano vuole
afferrare e possedere, il piede raggiungere le cose bramate e l'occhio cercare le
ricchezze da afferrare. La ricchezza bramata e posseduta impedisce di seguirti.
Tu hai detto che è difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli (10,25),
perché l'amore alla ricchezza prende il posto dell'amore per te, e inoltre
genera avarizia, e questa invidia, e poi superbia, atteggiamenti che ci mettono
sulla strada del potere e del dominio sugli altri. Per te non c'è posto in
un cuore dove si sviluppano queste radici.
Signore Gesù, abbi pietà di me, abbi pietà di noi e della tua
Chiesa. Rendici attenti, vigilanti e decisi. Evitare la Geenna e il suo fuoco terribile
è possibile, con la tua grazia. Grazie al tuo aiuto userò mani e piedi
e occhi per te, per cercare te, il tuo volto e il tuo sguardo, per seguirti e raggiungerti
ovunque tu sia. Aprirò le mani per tenderle ai fratelli ancora ciechi e condurli
a te, perché abbiano la vita e gustino la gioia e la pace del regno di Dio.
Grazie al tuo aiuto sarò deciso nel distogliere il desiderio da ciò
che passa, anche se bello e buono, perché né occhio né piede
né mano restino impigliati in ciò che poi inevitabilmente trascina
lontano da te. È preferibile infatti, come tu dici, essere poveri, ignoranti,
deboli e disprezzati dal mondo, ma essere con te!
Signore Gesù, tu sai che noi, uniti a te, siamo e diventiamo sacrificio gradito al Padre. Il sacrificio viene bruciato, e prima salato (Lev 3,13). Per offrirci a Dio dobbiamo essere cosparsi di sale! Il sale che dà il sapore gradito alla nostra vita è la sapienza della tua parola: essa deve rimanere in noi, compenetrarci profondamente. Allora potremo esser dati al fuoco dell'amore che ci brucia e ci presenta a Dio come profumo a lui gradito. Sale che ci conserva e ci dà sapore è ancor più il tuo nome stesso, Gesù! Il tuo nome deve rimanere in me, nel mio cuore e nella mia mente, nei miei desideri e nei miei rapporti con gli altri tuoi discepoli, e anche con chi ancora non ti conosce. Il tuo nome fa di me un luogo di pace. Se il tuo nome è il motivo e la forza di ogni mia azione e di ogni incontro, tutti coloro che s'imbattono in me riceveranno te, che sei la pace di Dio!
9. DIO HA CONGIUNTO (10,1-16)
1 Partito di là, venne nella regione della Giudea, al di là del fiume
Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era
solito fare.
2 Alcuni farisei, avvicinatisi, per metterlo alla prova gli domandavano se è
lecito a un marito ripudiare la propria moglie.
3 Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".
4 Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di mandarla
via".
5 Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per
voi questa norma.
6 Ma all'inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina;
7 per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua
moglie
8 e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una
sola carne.
9 Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto".
10 A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro:
11 "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso
di lei;
12 se la donna, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".
13 Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
14 Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate
che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti
appartiene il regno di Dio.
15 In verità io vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come l'accoglie
un bambino, non vi entrerà".
16 E, abbracciandoli, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
9. Signore Gesù, hai lasciato la Galilea per salire a Gerusalemme, dove
sarai consegnato agli uomini. Evitando di passare per la Samaria ti trovi al di
là del Giordano, terra governata da quell'Erode che ha fatto decapitare Giovanni,
e che va dicendo che tu sei lui risorto. Anche qui la folla ti riconosce e ti raggiunge
per ascoltarti.
Si radunano pure i tuoi nemici, quelli che - insieme agli erodiani - hanno già
deciso che devi morire (3,6). Vogliono tenderti un nuovo tranello per poterti denunciare.
Il comportamento del tetrarca, che ha fatto uccidere Giovanni, è un'occasione
eccezionale: egli aveva divorziato per sposare Erodiade. Appunto per questo era
stato disapprovato da Giovanni: "Sei tu davvero lui risorto? O, altrimenti,
sei d'accordo con lui?" Essi sono certi che, in ogni caso, tu, Gesù,
non ti opporrai alle dichiarazioni di Giovanni, e allora ti si potrà denunciare.
Essi ti chiedono dunque se Dio permette il divorzio.
Questa domanda pare tanto strana a te, che sei sempre attento alla Parola e alla
volontà del Padre! Egli infatti non ha istituito il divorzio, egli non ha
consacrato né benedetto la divisione! Egli, il Padre, che con te è
una cosa sola nello Spirito d'amore, fa vivere nel suo regno gli uomini e dona loro
la sua stessa tensione all'unità e alla comunione. Per questo egli ha messo
tale tensione all'unità nell'anima e nel corpo degli uomini, creandoli diversi
in vista di potersi completare l'un l'altro: "Maschio e femmina li creò"
(Gn 1,27)! Tale unità è addirittura superiore a quella sacra che i
figli devono mantenere con i propri genitori: uomo e donna devono lasciare padre
e madre per realizzare pienamente la propria vita di comunione. Dio ha stabilito
l'unità, non la divisione: questa è conseguenza del peccato, che distrugge
l'opera di Dio, ne impedisce la manifestazione, e introduce la sofferenza nella
vita dei coniugi e dei loro figli. La sofferenza è ancora più straziante
se si pensa che la divisione impedisce di vedere la fedeltà di Dio alle sue
promesse. La divisione dei coniugi somiglia ad una bestemmia, perché dichiara
che l'alleanza di Dio con il suo popolo non è importante, non è sicura,
non occorre testimoniarla, è sufficiente una qualsiasi scusa per ignorarla.
Tu affermi che l'uomo non ha alcun diritto né alcuna facoltà per dividere
ciò che Dio ha messo insieme e unito in una sola obbedienza. Il divorzio
è la distruzione dell'opera di Dio.
Gesù, le tue parole sono forti, sicure, chiare. I farisei avrebbero voluto
che tu riconoscessi come "permesso" il peccato dell'uomo, quel peccato
di cui Mosè aveva tentato di ridurre le conseguenze di sofferenza per la
donna, vittima delle passioni dell'uomo. Tu invece ristabilisci l'ordine vero e
santo dei disegni di Dio. Tu inizi tempi nuovi, dove Dio dev'essere adorato e ubbidito,
dove il suo volere dev'essere eseguito per una realizzazione piena dell'uomo e dell'umanità.
Con te, e solo con te, diventa possibile l'amore perfetto tra i coniugi, perché
chi accoglie te diventa capace di dare la vita per l'altro, anche se peccatore.
Chi accoglie te vuol manifestare il mistero dell'amore del Padre insieme a te, fino
a dare la vita, portando il peccato del mondo.
Nella casa, nell'intimità dove tu puoi dare rilievo ad ogni cosa e ripeterla
con forza, i discepoli ti interrogano ancora. Questo mistero infatti è tanto
importante per la tua Chiesa! In vista della sua edificazione e della sua missione
il mistero dell'amore umano è rivelazione del mistero dell'amore divino:
chi segue te non li può disgiungere. Tu unisci Dio all'uomo e l'uomo con
Dio. Grazie a te tutto l'uomo con le sue relazioni d'amore è assunto nel
mistero di Dio. E Dio vuole arricchire gli uomini con la possibilità di comunione,
non impoverirli con la divisione e la discordia.
Mentre tu, Gesù, parli del disegno di Dio e della incapacità dell'uomo
peccatore a realizzarlo, ecco, arrivano dei bambini. I bambini sono quelli che soffrono
maggiormente per il peccato dell'uomo, per le divisioni dei genitori. Essi sono
il frutto di sacri gesti di comunione, e devono soffrire le conseguenze di decisioni
di divisione, dell'incapacità di amare. Essi sono davvero poveri e malati,
malati della malattia peggiore che gli adulti possano far pesare su di loro, la
divisione generata dal non voler sacrificare se stessi. Ti vengono presentati, come
ti sono stati presentati la figlia di Giairo e il ragazzo muto.
Come mai i discepoli non vogliono che i bambini si avvicinino a te? Si vergognano
d'avere un maestro che si occupa dei piccoli, che interrompe discorsi importanti
per toccare i bambini? Tu ti arrabbi con loro, manifesti la tua disapprovazione:
i piccoli infatti sono veri maestri, tuoi collaboratori. Essi possono insegnare
come si accoglie il regno di Dio. Essi non presumono di avere meriti, non vantano
diritti come i farisei, o come gli stessi tuoi discepoli che possono ritenere un
merito il seguirti. Il regno di Dio è un dono, e i bambini sono capaci di
accoglierlo così.
Grazie, Gesù: abbracciando i bambini fai sentire loro quell'amore che ancora
non hanno ricevuto, benedicendoli li inserisci nella grande famiglia dei figli di
Dio, ponendo le mani su di loro li incarichi di cooperare con te alla salvezza del
mondo!
10. PERCHÉ MI CHIAMI BUONO? (10,17-22)
17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio
davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere
in eredità la vita eterna?".
18 Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è
buono, se non Dio solo.
19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare,
non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre".
20 Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla
mia giovinezza".
21 Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse:
"Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai
un tesoro in cielo; e vieni, seguimi!".
22 Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato:
possedeva infatti molti beni.
10.
Signore Gesù, nei tuoi occhi è riflessa ancora la gioia che hai donato
ai bambini che hanno accolto con la loro semplicità il regno di Dio.
Ora un uomo corre verso di te: tu lo vedi e lo guardi con attenzione. Chi può
essere? Perché corre? Perché s'inginocchia lì all'aperto, davanti
a te? Tu lo lasci in ginocchio, perché ogni ginocchio deve piegarsi al tuo
nome (Fil 2,10). Così, senza saperlo e senza parole, quest'uomo dichiara
la tua più nascosta e più manifesta identità: tu sei Dio! Ora,
in ginocchio, egli apre la bocca e ti dice: "Maestro buono!". È
bello udire questa parola riferita a te! Tutti sanno che veramente buono è
solo Dio: "Dica Israele che egli è buono" (Sal 118,2). E tu sei
di Dio, sei tutto di Dio, perciò tu sei buono. Voleva quel tale pregare davanti
a te il salmo della bontà di Dio? È davvero un salmo profetico, che
parla di te, salvezza di Dio, pietra scartata dagli uomini, ma scelta da Dio per
essere la pietra angolare! Riesce quell'uomo a pensare che, se tu sei buono, anche
la tua parola è buona, divina, e la tua risposta alla sua domanda degna di
essere abbracciata con decisione e con gioia?
La sua domanda è seria, merita grande attenzione: è vero che manifesta
un modo di avvicinarsi a Dio che riflette gli insegnamenti degli scribi e gli esempi
dei farisei. Ma la domanda stessa dice che questi insegnamenti ed esempi non soddisfano
il cuore dell'uomo, non lo riempiono di quella vita che solo Dio può dare
e che l'uomo non riesce a conquistare. Tu hai appena proposto ai tuoi di accogliere
il regno di Dio come si accoglie un dono, come sanno fare i bambini. Quest'uomo
pensa invece che lo si possa guadagnare "facendo" qualcosa che solo tu
sai, perché tu sei come Dio, buono! Addirittura egli pensa che si possa fare
qualcosa per avere poi diritto della vita eterna, come si ha diritto all'eredità.
Gesù, ti ringrazio, perché rispondi con calma, gradualmente, alle
parole, ai desideri, alle necessità di quell'uomo.
Anzitutto gli chiedi se si rende conto del significato delle parole che egli stesso
ha pronunciato. Se ti chiama "maestro" e ti definisce con l'aggettivo
che è solo di Dio, significa che è disposto a fare quanto gli dirai.
Egli, con quella parola, dice di aver già scelto di ubbidirti come si ubbidisce
a Dio, senza tentennamenti, senza discussioni. Ora tu cerchi di metterlo a suo agio.
Certamente uno, che desidera la vita eterna in piena comunione con Dio, si è
già messo sulla strada indicata dalle Scritture: "Tu conosci i comandamenti"!
E gli ricordi non quelli più facili, ma quelli più difficili, attraverso
cui si esprime l'amore del prossimo nel distacco dalle passioni. Chi osserva questi
comandamenti, in effetti, ubbidisce a Dio ed è sulla strada che conduce alla
vita.
La parola di quell'uomo in ginocchio ti commuove, Gesù. Egli fin da ragazzo,
fin da quando è stato dichiarato responsabile delle sue scelte, ha dato attenzione
ai comandi di Dio e li ha custoditi. Ma a te non risulta strano che uno che ha sempre
ubbidito a Dio si accorga di non possedere ancora la vita, di essere ancora in pericolo.
Difatti, chi può essere sicuro di se stesso? Persino il re Davide, nel momento
in cui godeva della tua benedizione, è caduto nell'adulterio e nell'omicidio,
peccati che portano alla morte (2Sam 11). E anche Salomone, che da Dio aveva ricevuto
una sapienza invidiata e ammirata da tutti, ha ceduto sotto l'impulso delle passioni
(1Re 11,9).
Non è strano che un uomo che teme Dio desideri ancora la vita, e perciò
rivolgi a lui uno sguardo colmo di tenerezza e di simpatia, uno sguardo che parla
più di un lungo discorso e trasmette l'amore stesso di Dio! I tuoi occhi
entrano in lui per comunicargli la tua luce e introdurre in lui una forza che può
venire solo da te. A nessun altro hai potuto dire: "Una cosa sola ti manca"!
È un uomo già pronto per seguirti, per essere il discepolo che tu
ami. Una cosa sola! A lui manchi solo tu! Egli ti vede come maestro, gli manca accoglierti
come Signore. Perché ciò possa avvenire gli proponi di sbarazzarsi
di ciò che glielo impedisce, di distaccarsi da quelle cose che hanno signoria
sul suo cuore. "Vai, quello che hai vendilo e dallo ai poveri". Egli,
per avere la vita eterna, deve staccarsi da ciò che non è eterno,
farne oggetto di amore a coloro che attendono tutto da Dio. In tal modo avrà
pensato al futuro, perché i poveri avranno motivo per intercedere per lui
nel momento del giudizio. Quando nulla più lo legherà a qualche luogo
e a qualche cosa, potrà venire, sarà disponibile e capace di seguirti.
Tu stai già andando verso Gerusalemme. Là potrà venire anche
lui per fare di se stesso un'offerta al Padre insieme a te. Questa è la vita,
questa la vita eterna.
La decisione di quell'uomo, in contrasto con i suoi santi propositi, ha impedito
ai tuoi occhi di continuare a entrare in lui.
Ora che lui è andato, guarda me, e salvami, Gesù!
11. TUTTO È POSSIBILE A DIO (10,23-31)
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto
è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!".
24 I discepoli erano stupefatti delle sue parole; ma Gesù riprese: "Figli,
quanto è difficile entrare nel regno di Dio!
25 E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco
entri nel regno di Dio".
26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi può
essere salvato?".
27 Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: "Impossibile agli uomini,
ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio".
28 Pietro allora prese a dirgli: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo
seguito".
29 Gesù gli rispose: "In verità io vi dico: non c'è nessuno
che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per
causa mia e per causa del vangelo,
30 che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli
e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel
tempo che verrà.
31 E molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi".
11.
Signore Gesù, quell'uomo che tu hai guardato con amore non sta più
davanti a te. I tuoi occhi cercano, con misericordia e con desiderio di salvare,
qualcuno su cui posarsi, qualcuno che ti ascolti. Ci sono i tuoi discepoli. Il tuo
amore incontra il loro sguardo che manifesta perplessità ed esitazione. La
certezza la doni tu con le tue parole, che commentano e spiegano la tristezza dell'uomo
che non se l'è sentita di mettere te al di sopra e al posto di tutto. "Entrare
nel regno di Dio" è difficile per chi ha già un altro tesoro
da custodire. Da queste tue parole comprendiamo che cosa intendi dicendo "entrare
nel regno di Dio": è venire e seguirti! Questo è il regno di
Dio e la vita eterna. Chi possiede ricchezze è svantaggiato, perché
deve fare la grande fatica di lasciarle: con te può stare solo chi non possiede
nulla, chi ha il cuore libero, chi non ha un tesoro sulla terra.
Lo sguardo dei tuoi discepoli manifesta uno sconcerto ancora più accentuato:
delusione? tristezza? incomprensione? Tu li tranquillizzi subito chiamandoli "figli".
Essi non devono temere, sono amati, nonostante tutto, nonostante i tuoi frequenti
rimproveri, nonostante la loro incapacità a comprenderti. Essi sono amati
da te perché sono figli di Dio: tu doni loro il tuo tempo, la tua parola,
la tua attenzione, la tua presenza. Essi sanno che una madre mai abbandonerebbe
i suoi figli, così e ancor più tu non ritirerai il tuo affetto da
loro. "Figli"!
Il loro sguardo ora è pronto ad accogliere la tua nuova parola, più
chiara e più decisa. È una parola che 'maledice' la ricchezza: questa
è un grave ostacolo, è uno scandalo. Essa impedisce di passare la
porta che introduce al regno di Dio anche a chi lo vorrebbe. I tuoi discepoli capiscono:
o la ricchezza o il regno! O la ricchezza o l'essere con te. Essere con te significa
salire la croce. E chi può salire la croce se deve custodire ricchezze?
Tu vuoi smorzare lo sgomento dei discepoli con un paragone comico: il cammello vuol
passare per la cruna d'un ago! Ma essi non ridono: questa volta capiscono. Questa
volta si rendono conto che la cosa è seria, e manifestano sbigottimento,
poiché sanno che entrare nel regno equivale ad essere salvati. Nessuno potrà
essere salvato, perché tutti desiderano ricchezze, anzi, le ritengono benedizione
di Dio, sua approvazione all'uomo fedele.
Tu ora fissi i loro volti: non devono pensare agli altri in questo momento, ma a
se stessi. Tu li guardi con un amore ancora più profondo di quello che hai
manifestato all'uomo che poco fa era inginocchiato davanti a te. La salvezza è
opera di Dio, essi non devono preoccuparsi. È Dio che salva coloro che accolgono
il Salvatore nella propria vita. Essi sono con te: sono salvati. Non aggiungi nulla,
ma essi capiscono che devono solo preoccuparsi di rimanere con te! Dio può
salvare anche i ricchi: egli mette in loro la volontà di vendere tutto per
acquistare il campo che nasconde il tesoro e di dare con gioia tutte le perle per
quella preziosa. A Dio è possibile anche questo, e anche di più. Gli
è possibile far sì che il cuore d'un uomo che pende dalla croce accolga
e, senza vergognarsi, manifesti amore per te.
Ora i discepoli hanno capito, forse hanno capito tutto e sono contenti. Parla Pietro,
dopo aver pensato anche agli altri. Egli ripensa al cammino percorso e s'accorge
che essi hanno fatto quello che tu avevi proposto all'uomo attaccato alle ricchezze.
Essi hanno lasciato tutto per seguirti. Hanno lasciato barca e reti, padre e lavoro,
la posizione sociale e progetti di vita. Tu per loro sei diventato più importante
di tutto: per questo sono lì con te. Pietro non aggiunge null'altro. Chissà,
forse pensava che le cose sarebbero cambiate quando tu ti saresti manifestato a
tutti come il Cristo, il Messia? Ma tu avevi già chiarito che la tua via
è quella della passione e della morte. Comunque non vuoi lasciare né
Pietro né gli altri nell'incertezza: fai loro una promessa solenne. "In
verità io vi dico": ti impegni con tutta l'autorità che hai ricevuto.
Chi mette te e la tua parola al posto delle sicurezze, degli affetti umani e delle
proprietà… Chi ha lasciato queste realtà che occupano i pensieri,
generano preoccupazioni, tengono legato il cuore, chi le ha lasciate per far posto
a te e alla tua parola, per avere te in cima ai pensieri, in fondo al cuore, preoccupato
di realizzare la tua parola che annuncia l'amore del Padre per tutti,… ecco, costui
non sarà abbandonato, anzi! La gioia che avrebbero potuto dare tutte quelle
realtà sarà centuplicata! La sofferenza che il mondo può provocare
col rifiuto con cui ti consegna alla morte sarà coperta già qui da
gioie e consolazioni infinite. E tu assicuri anche il futuro col dono perfetto di
Dio, la vita eterna (Sap 2,1-22; 2Cor 4,8-11; 6,4-10).
Tutto sarà realizzato da Dio: non volerti mettere tra i primi, non ti dispiaccia
se sei ultimo. Primo e ultimo: il confronto tra noi uomini, non è conosciuto
da Dio! Egli agisce con la sua libertà, con un amore che sorpassa i nostri
modi di vedere e di giudicare!
Nihil obstat: P.Modesto Sartori, ofm capp., Cens. Eccl., Trento,
23/07/2010