AVRANNO
RISPETTO PER MIO FIGLIO
Marco
10,32 - 13,23
Traduzione CEI 2008
Questo è il quinto della serie di sei opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Marco. Al testo evangelico (traduzione CEI del 2008) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti per sei giorni in un cammino
di esercizi spirituali col metodo della Lectio Divina.
Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità.
Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare l'attenzione sull'una
o sull'altra frase del Testo evangelico. Puoi ripetere queste frasi una ad una molte
volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa
ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare
energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente
"rimasticata", ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene.
Essa è piena e pregna d'amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che
fa risplendere sul tuo volto l'immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d'acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così
la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano,
e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
don Vigilio Covi
Nihil obstat: P.Modesto Sartori, ofm capp., Cens. Eccl., Trento, 12/11/2010
1. NOI SALIAMO A GERUSALEMME Mc 10,32-45
2. CHIAMATELO! 10,46-52
3. IL SIGNORE NE HA BISOGNO 11,1-11
4. ABBIATE FEDE IN DIO 11,12-26
5. RISPONDETEMI 11,27-33
6. AVRANNO RISPETTO PER MIO FIGLIO 12,1-12
7. PERCHÉ VOLETE METTERMI ALLA PROVA? 12,13-17
8. I MORTI RISORGONO 12,18-27
9. IL SIGNORE NOSTRO DIO È L'UNICO SIGNORE 12,28-34
10. SIEDI ALLA MIA DESTRA 12,35-44
11. VOI BADATE A VOI STESSI 13,1-23
1. NOI SALIAMO A GERUSALEMME Mc 10,32-45
32 Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti
a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di
nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli:
33 "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato
ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno
ai pagani;
34 lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e
dopo tre giorni risorgerà".
35 Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro,
vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo".
36 Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:
37 "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua
sinistra".
38 Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere
il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?".
Gli risposero: "Lo possiamo"".
39 E Gesù disse: "Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel
battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati.
40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è
per coloro per i quali è stato preparato".
41 Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni.
42 Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete
che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse
e i loro capi le opprimono. 43 Tra voi però non è così; ma
chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore,
44 e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.
45 Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
1.
Signore Gesù, i tuoi discepoli, stupiti per la decisione con cui tu hai maledetto
la ricchezza (10,25) smorzando così il loro desiderio di possederla, sono
ora spaventati nel vederti deciso a proseguire verso Gerusalemme. Essi sanno che
là, nella città santa, gioia di tutto il popolo, si sta tramando contro
di te. La tua impazienza di raggiungere la città di Davide, vanto di tutta
la terra, li sgomenta. La paura è nel cuore e sul volto di tutti quelli che
camminano con te: tu davanti, essi dietro, tu deciso, essi incerti, quasi costretti,
manifestanti malavoglia. I Dodici trasmettono a tutti gli altri la loro paura, che
non sanno giustificare, paura inconsapevole, ma reale. Tu stesso, accorgendoti della
loro paura ti fermi per permettere loro di raggiungerti e, in disparte, incominci
a rivelare loro tutto ciò che ti attende lassù, a Gerusalemme. Già
due volte hai detto loro con chiarezza qual è la volontà del Padre
per te, ma essi non ti hanno ascoltato con attenzione e hanno subito dimenticato.
Per questo, questa terza rivelazione è come fosse la prima. Ora sei vicino,
mancano pochi giorni al realizzarsi di quelle Scritture che parlano del tuo sacrificio,
e perciò nella tua istruzione abbondi di particolari: il profeta Isaia (53)
ti ha istruito, e tu sai che nessuna delle sue parole andrà a vuoto.
Tu, il Figlio dell'uomo, l'uomo vero e degno di essere amato da tutti come un figlio,
sarai consegnato: prima ai capi che hanno il potere nel tempio e non sopportano
che tu lo sostituisca. Essi infatti ti consegneranno poi agli infedeli: non ti ritengono
degno di far parte dell'alleanza del popolo di Dio, ti rifiutano. E i pagani ti
copriranno del disprezzo che nutrono per il tuo popolo e per Dio stesso. Finalmente,
quando gli uomini non potranno più far nulla, allora Dio interverrà
con la sua potenza d'amore: dopo tre giorni ti darà la vita, quella vita
che non conoscerà più la morte (Os 6,2).
Quando tu avevi parlato così in Galilea, i tuoi si misero a discutere su
chi sarebbe stato il primo, e tu avevi messo davanti a loro un bambino: quello è
grande e degno di essere servito!
La tua lezione non è stata compresa, o è stata dimenticata, ha bisogno
di ripetizione. Noi abbiamo bisogno che tu continui a ripeterci, Signore Gesù,
ciò che dobbiamo imparare per essere davvero discepoli tuoi. Sono troppe
le tentazioni ed è forte l'influsso del mondo sul nostro cuore e nella nostra
mente!
Ora Giacomo e Giovanni, forti del fatto che tu li hai presi con te in casa di Giairo
e sul monte, e del fatto che essi sono tra quelli che tu hai chiamato per primi,
hanno delle pretese. Essi vogliono che tu ubbidisca loro per mettere tutti gli altri
ai loro piedi. Essi vogliono essere onorati e ubbiditi. Sono certi di avere un diritto
che tu non puoi negare: il diritto di essere alla tua destra e alla tua sinistra
nella gloria. Non ricordano più il bambino che tu hai abbracciato? Ad essi
tu ricordi ancora qual è la tua strada per giungere alla gloria, strada che
anch'essi dovranno percorrere: quella di bere il calice e di accettare un battesimo.
Il tuo calice è quello dell'amarezza, bevuto dai malvagi (Sal 75,9), quello
del castigo di tutti gli uomini (Ger 25,15ss), e il tuo battesimo è quello
dell'angoscia della morte tra i flutti che sommergono (Sal 42,8). Tu non rifiuterai
né il calice né il battesimo ai due fratelli che ti hanno seguito,
anzi, vuoi che essi decidano liberamente di accoglierlo. Quanto però ad un
posto di rilievo, come essi vorrebbero, tu non lo prevedi per nessuno, perché
tu stesso ti sei svuotato per occupare l'ultimo posto. Chi desidera un posto di
rilievo, sia esso desiderato per merito o atteso per anzianità, si mette
contro Dio, perché vuole occupare il posto che spetta solo a lui. Nella tua
gloria, alla destra e alla sinistra del tuo trono, ci saranno due ladroni (15,27).
Gli altri dieci hanno udito, ma non hanno ascoltato. La loro indignazione verso
i due fratelli è segno che sono uguali a loro: anch'essi s'aspettano un posto,
anch'essi vantano diritti dimenticando che il loro posto è quello di chi
ama, di chi si sottomette perché il suo amore sia perfetto.
Tu, Gesù, sai che i tuoi si fanno condizionare da quanto avviene nel mondo.
I regni degli uomini dovranno cedere il posto al regno di Dio. Nei regni degli uomini
sta al primo posto la malvagità che opprime: per questo Dio vuole instaurare
qui sulla terra il suo regno, dove i più grandi si fanno servitori e dove
il primo gode d'essere schiavo.
Tu, proprio tu, Gesù, ti fai schiavo, vendendo te stesso perché noi,
molti, siamo riscattati dalla schiavitù del diavolo che ci domina distruggendo
ogni forma di amore e di comunione.
Grazie, Gesù, che sei il primo, il primo servitore di noi tutti con l'offerta
della tua vita.
2. CHIAMATELO! 10,46-52
46 E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a
molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada
a mendicare.
47 Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio
di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".
48 Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più
forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49 Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il
cieco, dicendogli: "Coraggio! Àlzati, ti chiama!".
50 Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
51 Allora Gesù gli disse: "Che cosa vuoi che io faccia per te?".
E il cieco gli rispose: "Rabbunì, che io veda di nuovo!".
52 E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito
vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
2.
Signore Gesù, con i discepoli impauriti e la folla pure spaventata tu giungi
a Gerico, la città che Giosuè abbatté senza usare le armi,
solo facendo suonare le trombe attorno alle sue mura sette volte per sette giorni.
È una città divenuta dimora dei ricchi, che temono di condividere
con i poveri il freddo dell'inverno di Gerusalemme. Qui nessuno ti accoglie, nessuno
si cura di te. Proprio mentre ti allontani da questa fredda Gerico, ultima tappa
prima della città santa, passi vicino all'unico uomo importante, l'unico
che si accorge di te, Bartimeo. Il suo nome, che l'evangelista ripete come un nome
che ci porta un messaggio importante, evoca la cultura greca (Timeo è il
titolo di uno dei dialoghi di Platone!), cultura che si crede ricca per la sua filosofia,
ma che è cieca, incapace di aiutare gli uomini e di salvarli. Bartimeo infatti
è cieco, e quindi mendicante: per vivere non può contare su altra
risorsa che sulla sensibilità degli altri. Egli stesso, impedito di partecipare
alla vita sociale ed economica del popolo, non può fare altro che rimanere
seduto a chiedere l'elemosina. E inoltre, vergogna più grande, non può
mai leggere la Parola di Dio né per sè né per gli altri.
Il rumore e il vociare di coloro che camminano con te raggiunge Bartimeo, che ha
già posto in te ogni sua speranza. Gli hanno riferito il tuo nome e la tua
provenienza da Nazaret, ed egli ha capito e creduto. Con tutta la sua voce ti chiama
per nome e ti supplica. Egli fa risuonare la sua fede gridando: "Figlio di
Davide". Senza vederti egli annuncia la tua regalità, quella regalità
messianica che ha spaventato Erode, ma che fa gioire il popolo. Il suo gridare è
udito da tutti, così il tuo nome, accompagnato dal titolo messianico e dall'invocazione
dell'aiuto divino, arriva agli orecchi di chi nemmeno sa che può aver bisogno
di te. Egli è un mendicante, e perciò tutti pensano che egli desideri
da te un'elemosina. Molti perciò lo fanno tacere, rimproverandolo. Essi ritengono
che non si possa chiedere l'elemosina a te, che tu non debba vedere in una città
ricca la povertà, la miseria sull'uscio degli spreconi. Inoltre essi hanno
paura, giudicano pericoloso per tutti il fatto che anche solo un miserabile ti attribuisca
un titolo messianico qui, dove Erode passa il tempo a gozzovigliare in una delle
sue residenze. Tutti infatti hanno vivo il ricordo della sorte di Giovanni. Inoltre
non sembra ammissibile che un mendicante voglia la tua attenzione, Gesù,
mentre sei così deciso a continuare il cammino verso Gerusalemme. Vari sono
i motivi che possono essere addotti per ritenere doveroso far tacere il presuntuoso
o incauto Bartimeo.
Il figlio di Timeo sa che, se tu passi senza vederlo, egli rimarrà sempre
cieco e sempre mendicante, senza uno scopo e senza una meta per la sua vita. Egli
è inutile, nonostante porti un nome reso famoso dagli scritti di Platone,
ritenuto grande dagli uomini che vagano a tentoni nel mare delle credenze umane.
Egli perciò continua a gridare il tuo nome, ancora più forte, affinché
tu lo veda. Sei tu, Gesù, che poco prima avevi insegnato che i piccoli sono
grandi, e che è vera grandezza servirli. Ti fermi, perciò, obbligando
tutti a fermarsi. È bello vedere che tu non vai verso il cieco, ma a quelli
stessi che lo sgridavano chiedi di umiliarsi, di farlo venire a te, di condurtelo
per mano. Sono essi i ciechi che non vedono chi è veramente degno di attenzione,
e i sordi che non hanno ascoltato i tuoi insegnamenti e perciò non hanno
udito nemmeno l'importanza del grido di Bartimeo.
Chiamandolo, essi gli donano le tue parole: la parola del coraggio, quella con cui
hai dato speranza ai discepoli disperati sul mare in tempesta; la parola della risurrezione,
con cui hai ridato vita alla dodicenne figlia di Giairo; e la parola che lo autorizza
a camminare insieme a te, dietro a te!
Bartimeo esulta e manifesta la sua fede. Anzitutto butta il mantello, la sua unica
sicurezza, la sua proprietà: anche i tuoi discepoli avevano lasciato con
prontezza e con gioia la barca e la rete. Egli dà un taglio netto al suo
passato: sa che con te inizia una vita nuova, la vera vita, quella che né
il suo nome né il denaro raccolto poteva dargli. Egli viene a te presentandosi
non in veste di mendicante, ma nella veste di uno che è pronto a ciò
che tu gli chiederai. E tu anzitutto gli chiedi di esprimere davanti a tutti la
sua richiesta. Così sappiamo che egli non sperava da te un'elemosina, come
da tutti gli altri uomini, ma la luce per una vita nuova. La sua richiesta manifesta
la sua fede in te, qualunque cosa tu faccia e dovunque tu sia diretto. Egli ti ama
come suo maestro, come colui che può orientare tutta la sua vita.
Tu, Gesù, accogli il suo amore e la sua fede, fede che lo salva. Quell'uomo
ha accolto te, e perciò possiede ormai vita eterna. Egli ti vede e può
camminare dietro a te. Dietro a te egli cammina con decisione e con gioia, trascinando
i tuoi discepoli e quella folla formata da uomini ancora impauriti e sgomenti: il
cieco infatti non ha paura di venire con te a Gerusalemme: egli sa e vede che tu
sei la vita!
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