E' RISORTO, NON E' QUI
Marco 13,24 - 16,20
Traduzione CEI 2008
Questo è il SESTO della serie di sei opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Marco. Al testo evangelico (traduzione CEI del 2008) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti per sei giorni in un cammino
di esercizi spirituali col metodo della Lectio Divina.
Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità.
Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare l'attenzione sull'una
o sull'altra frase del Testo evangelico. Puoi ripetere queste frasi una ad una molte
volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa
ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare
energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente
"rimasticata", ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene.
Essa è piena e pregna d'amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che
fa risplendere sul tuo volto l'immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d'acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così
la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano,
e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
don Vigilio Covi
Nihil obstat: P.Modesto Sartori, ofm capp., Cens. Eccl., Trento,
1. Le mie parole non passeranno 13,24-37
24 "In quei giorni, dopo quella tribolazione
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25 le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli
saranno sconvolte.
26 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti,
dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.
28 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero
e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. 29Così anche voi:
quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è
alle porte.
30 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che
tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32 Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli
angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.
33 Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento.
34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa
e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere
di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà,
se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che,
giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37 Quello che dico a voi, lo
dico a tutti: vegliate!".
1. Signore Gesù, avevi annunciato la distruzione di Gerusalemme e del tempio,
raccomandando ai tuoi di stare attenti e di vegliare. La Città santa col
suo tempio era riferimento sicuro per i Giudei (Ger 7,4), ma sarebbero rimasti privi
del fondamento della loro sicurezza: perderanno ogni speranza per un futuro per
sè e per i propri figli. Ma anche i pagani, vincitori del popolo ebraico,
che confidano nelle loro divinità, vedranno andare in frantumi le loro certezze.
Il Sole, la Luna e le Stelle, che essi hanno divinizzato, perderanno la parvenza
di luce, di eternità e di sicurezza, e lasceranno nella disperazione quanti
confidano in essi. Tutto ciò in cui l'uomo pone la fiducia e da cui si fa
guidare nelle scelte della vita diventa tenebra e vuoto. È facile anche per
i tuoi discepoli lasciarsi influenzare dal mondo per dare importanza a doti umane,
a cariche sociali, a considerazioni pubbliche, a ideologie imponenti e diffuse,
a mode allettanti e a politiche attraenti, e decidere i propri passi alla luce di
queste presunte "lampade". Tutto si oscura, tutto cade, tutto alimenta
confusione.
I tuoi discepoli non dovranno temere. Io non devo aver paura. L'unica luce del mondo
sei tu. E tu vieni in maniera imprevista quando tutto ciò in cui confidavo,
compresa la mia intelligenza e il mio ragionamento, viene meno. Tu sei il Figlio
dell'uomo e vieni da Dio, mandato da lui portando il suo amore. Sei uomo, uno di
noi, ma superiore a noi. Non vieni nei modi con cui vengono gli uomini, ma nel modo
con cui viene Dio: sulle nubi del cielo (Dn 7,13). Non vieni ragionando, né
convincendo o guardando al passato di ciascuno, nemmeno alle nostre capacità.
Tu vieni come viene Dio, improvvisamente e in modi imprevisti, in modi che cambiano
il cuore e lo rendono dono di Dio: vieni "con grande potenza e gloria".
Tu vieni manifestando nel mondo il vero volto di Dio, cioè il suo amore concreto
per ogni uomo sulla terra.
Tu vieni e verrai, Gesù. Tu verrai quando tutto il resto scomparirà
dal nostro cuore e perderà ogni attrattiva su di noi. Allora saremo pronti
ad accogliere l'invito dei tuoi messaggeri che ci annunciano la tua presenza. Allora
i tuoi annunciatori potranno spargersi nel mondo per raccogliere in unità
tutti coloro che, delusi dalle loro certezze, cominciano ad attendere te.
Tu sei in arrivo, Gesù, quando tutte le cose che occupano il cuore inutilmente
ti faranno posto. Fin che badiamo a ciò che è del mondo e ai suoi
idoli, non ti vediamo venire. Come la primavera è attesa dell'estate, così
quando scompaiono dalla nostra attenzione le realtà passeggere, tu sei vicino.
Ciò accade sempre. Ogni anno viene l'estate, ogni anno tu sei alle porte.
Ognuno di noi può attenderti. Ogni uomo vive il momento in cui il sole e
la luna, - le realtà di ogni giorno -, perdono il posto di cose essenziali
alla vita. Allora le tue parole, con la loro sapienza e la loro forza, diventano
vita e salvezza.
La domanda, ritenuta importante dai discepoli, quando cioè accadranno questi
cambiamenti, non ha risposta. Per ogni persona il tempo è conosciuto da Dio.
Nemmeno tu, Gesù, lo vuoi sapere, perché tu sei sempre pronto a venire.
E tu vuoi che anche noi siamo pronti, attenti, che non ci lasciamo distrarre, ma
che ti cerchiamo con amore: vuoi che siamo in ogni momento pronti ad accoglierti.
Noi siamo i servi di quel padrone che è andato lontano affidando tutto a
loro. Nessuno di essi è rimasto senza compito, senza responsabilità.
Le mansioni sono diverse, quelle degli uni a servizio degli altri, così che
nessuno coltivi invidia o gelosia. Importante è il compito di chi custodisce
la porta. Egli deve saper tener chiuso l'ingresso al ladro o all'imbroglione che
volesse entrare a mettere scompiglio e deve tenerla chiusa anche ai servi che volessero
uscire nei momenti del pericolo. Deve essere pronto ad aprirla per il ritorno del
padrone: allora dovrà avvisare tutti gli altri. Il padrone arriverà
nelle ore della notte, ore difficili, le ore in cui tu sei stato tradito, condannato,
rinnegato e consegnato. Siamo noi quei servi, sempre impegnati ad amare colui che
non è presente, ma ritornerà sicuramente. Amando lui con amore serviamo
coloro che lo attendono con noi.
Vieni, Signore Gesù, vieni! Ti attendo. Ho già visto che il mondo
non dà vita e inganna. Vieni quindi con la tua luce e la tua potenza d'amore.
Vieni: sono attento a te, Figlio dell'uomo!
2. Ha unto in anticipo il mio corpo 14,1-11
1 Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Azzimi, e i
capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturarlo con un inganno per
farlo morire. 2 Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non
vi sia una rivolta del popolo".
3 Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre
era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo
di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò
il profumo sul suo capo. 4 Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: "Perché
questo spreco di profumo? 5 Si poteva venderlo per più di trecento denari
e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6 Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché la infastidite?
Ha compiuto un'azione buona verso di me. 7 I poveri infatti li avete sempre con
voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. 8 Ella ha
fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la
sepoltura. 9 In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo,
per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto".
10 Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti
per consegnare loro Gesù. 11Quelli, all'udirlo, si rallegrarono e promisero
di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
2. Signore Gesù, sei al centro dell'attenzione, anche dei tuoi nemici. Questi
sono i capi religiosi, che usano il loro potere, e persino il tempo da dedicare
alla preparazione della festa, per catturarti con inganno, come dicono le Scritture
(Sal 10,7; 35,20; 52,2).
Essi sanno che il popolo ti ama, sanno di non aver motivi veri e plausibili per
ucciderti, eppure questo proposito tengono nel cuore, pur nell'imminenza della Pasqua.
Tu, Gesù, non hai paura: sai d'essere nelle mani di Dio. Egli è il
Dio amico dei poveri e consolatore degli afflitti. La casa in cui ti trovi a soggiornare
è proprio a Betania, "casa del povero", "casa dell'afflitto":
il povero e l'afflitto si consegna a Dio con fiducia.
Simone, soprannominato lebbroso, è il tuo ospite che ti accoglie a tavola.
Egli non dice nulla, perché sei tu sempre il primo e l'unico signore in ogni
casa e in ogni situazione.
Nemmeno la donna, che giunge inattesa e imprevista, ti toglie il posto che occupi,
anzi, con il suo gesto completa la tua manifestazione. Ella porta con sè
un vaso di alabastro, vaso prezioso che contiene il preziosissimo olio profumato.
Esso è tutto per te: nessun altro è degno di condividere quel profumo
di nardo, che il Cantico dei Cantici attribuisce alla dignità regale (1,12;
4,13) e che i sacerdoti usano per confezionare l'incenso che viene offerto nel tempio.
L'amore di questa donna è perfetto, completo. Ella ti ama mentre i capi decidono
la tua morte, e, dato che devi morire, spezza il vaso prezioso, proprio come si
deve fare in ogni sepolcro al momento della sepoltura. L'olio profumato scende sul
tuo capo, come era sceso sul capo di Aronne (Es 30,22), il sacerdote, e sul capo
di Davide, il re scelto e amato da Dio (1Sam 16,13).
Tu sei degno di essere conosciuto come colui che da Dio è consacrato Sacerdote,
Re e profeta (1Re 19,16). Dato che nessuno ti unge, lo fa lei, la donna senza nome,
donna che rappresenta la Chiesa, che ti ama e vuole esprimere la sua gioia per la
tua presenza nella casa degli uomini per mangiare con loro. Ella ti onora in anticipo,
sapendo che gli uomini ti rifiuteranno e ti uccideranno. Ella non impedisce il compiersi
del disegno di Dio, ma vuol dire a tutti che non tutti ti odiano e ti eliminano
dal loro cuore, perché Dio ti ama e ti manifesta come il suo consacrato.
Il suo gesto è profezia della tua regalità e del tuo eterno sacerdozio:
sei sacerdote e re che offri la tua vita. Il profumo sul tuo capo attira verso di
te gli sguardi e l'attenzione di tutti: sei colui che deve venire, il Messia atteso.
Quella donna, come la Chiesa, lo vuol dire e testimoniare.
Chi non condivide l'amore per te grida allo scandalo: ci sono i poveri! Per i poveri
essi certamente non hanno mai fatto nulla. Essi non amano i poveri: se li amassero
non saprebbero forse che proprio i poveri per primi sono felici di vederti onorato
e consacrato? Tu sei uno di loro, sei il vero Povero di Dio, quel povero che arricchisci
molti della vita vera e santa, la vita divina ed eterna. Chi si arrabbia contro
la donna pensando di amare i poveri, non ama il Povero: cerca invece solo di nascondere
la propria menzogna, la propria schiavitù a mammona. Chi ama i poveri assenti,
spesso non ama il povero che vive con lui.
Tu, Gesù, avverti che il rimprovero indirizzato alla donna è rivolto
a te. Anche qui c'è qualcuno che sostiene la decisione dei sommi sacerdoti
e degli scribi. Coloro che vogliono la tua morte hanno ovunque chi li appoggia.
Tu intervieni per difendere la donna: essa non va rimproverata. Quanto ha fatto
è "buona azione", perché seppellire i morti è buona
azione (Tb 2,4), ed è più urgente dell'elemosina che si deve elargire
a Pasqua. Tu dici a quegli uomini: se volete aiutare i poveri, fatelo col vostro
denaro, non con quello degli altri. I poveri non mancheranno mai (Dt 15,11). Ma
ricordatevi che il primo "Povero" sono io, qui nel villaggio il cui nome
significa "casa del Povero". Volete amare me? Fatelo adesso, fin che odorate
questo profumo: dopo non potrete più.
La donna ha compiuto un gesto esemplare, come la vedova che aveva donato i suoi
ultimi spiccioli (12,44). Tutt'e due hanno fatto tutto quello che potevano per Dio.
E Dio le ricompensa tutt'e due. Il loro gesto verrà ricordato ovunque nel
mondo, sarà elogiato, ma soprattutto imitato, e persino superato da coloro
che offrono tutta la propria vita a te, Gesù, nel servizio umile e nascosto
ai poveri del mondo.
Gesù, uno dei tuoi non ha imitato la donna, nemmeno l'ha approvata dopo il
tuo intervento, anzi, ha progettato di vendere te per denaro; chi ama il denaro
vende il povero per saziare la propria avidità. Giuda sta rallegrando i tuoi
nemici, si allontana dalla Chiesa, ti tradisce. Egli è Uno dei Dodici: anche
nella Chiesa dovremo essere vigilanti, perché il maligno può arrivare
a tentare anche chi è tuo da sempre.
Signore Gesù, abbi pietà di noi, che siamo in pericolo. Concedimi di condividere l'amore della donna di Betania per te, e di spezzare per te tutti i miei tesori preziosi.
3. Questo è il mio corpo 14,12-26
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la
Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare, perché
tu possa mangiare la Pasqua?".
13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: "Andate in città
e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. 14Là
dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è
la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". 15Egli
vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta;
lì preparate la cena per noi". 16I discepoli andarono e, entrati in
città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola
e mangiavano, Gesù disse: "In verità io vi dico: uno di voi,
colui che mangia con me, mi tradirà". 19Cominciarono a rattristarsi
e a dirgli, uno dopo l'altro: "Sono forse io?". 20Egli disse loro: "Uno
dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell'uomo se
ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo, dal quale il Figlio dell'uomo
viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò
e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". 23Poi
prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro:
"Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti.
25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della
vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio".
26Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
3. Signore Gesù, dopo l'unzione che hai ricevuto in modo inatteso e che
ti ha manifestato come il Messia, ecco avvicinarsi il tuo giorno, quello profetizzato
dal gesto della donna. Tutti i gruppi venuti per la Pasqua immolano i loro agnelli.
Anche tu prepari la tua immolazione, che deve essere compresa dai tuoi discepoli.
Sono essi impazienti, e si offrono a preparare il pasto, quello per cui sei venuto
a Gerusalemme nonostante il pericolo d'essere messo a morte. Tu fai la volontà
del Padre. Essi ti chiedono dove vuoi celebrare il rito, al quale è ovvio
che essi parteciperanno. Tu ti comporti ora come pochi giorni prima, quando hai
preparato il tuo ingresso a Gerusalemme e nel tempio. Ora prepari il tuo ingresso
nella sala del convito eucaristico, il nuovo tempio, dove la Presenza di Dio si
manifesta nel tuo offrirti in sacrificio. A due discepoli indichi un segno che poi
si compirà. È un segno semplice, com'era semplice quello del puledro
che doveva portarti sui tappeti improvvisati con i mantelli sulla strada. Qui il
segno è un servo con una brocca d'acqua che si farà loro guida fino
alla sala già pronta, la grande sala già arredata per la festa, al
piano superiore, fuori cioè dagli sguardi indiscreti dei disturbatori e dei
curiosi.
Avviene come tu hai detto. E i discepoli preparano il pasto mentre il Padre fa giungere
l'Ora: ad essa ti avvicini con la tua "Chiesa". Signore Gesù, è
bello e importante questo momento, solenne e pieno di attesa. Le tue parole solenni
però svelano la morte. Sei tu l'agnello che viene mangiato, l'agnello che
viene offerto. È un mistero: il tuo offrirti è l'amore più
grande e perfetto, che dona gioia e pace all'universo intero. Ma questo avviene
dentro il peccato più grave, il peccato dell'amico. Anzitutto tu, Gesù,
sveli ai discepoli fin dove arriva il tuo amore per il peccatore. Non copri il peccato,
ma copri il peccatore: è uno che tu ami come un amico, e lo nascondi alla
curiosità degli altri. "Uno di voi, colui che mangia con me": un
po' di tradimento lo teniamo dentro tutti, nessuno di noi può dirsi innocente.
Io non posso né giudicare né accusare Giuda prima di inginocchiarmi
a chiedere perdono per me. E se riconosco la mia parte di menzogna non giudicherò
nessuno, ma soltanto pregherò per chi si lascia sopraffare dalla tentazione.
Siamo tutti immersi in quel peccato da cui tu, Gesù, vuoi liberarmi. Giuda
si fa - misteriosamente - strumento di questa liberazione. Purtroppo, e per sua
disgrazia, lo fa peccando, allontanandosi da te, Figlio dell'uomo, mandato dal Padre.
E così si allontana anche dal Padre e da tutti i suoi figli. "Meglio
non fosse mai nato". Il suo sguardo si è lasciato attrarre dal denaro.
Le domande angosciate dei suoi amici, "Sono forse io?", non lo distolgono
dal suo disegno.
Questa rivelazione trasmette a tutti qualcosa della sofferenza che si muove nel
tuo cuore, Gesù. Il pasto di gioia diventa pasto di afflizione.
Ora tu sorprendi i discepoli afflitti. Compi i gesti che essi ti avevano visto
compiere molte volte: prendi con le tue mani il pane azzimo, rivolgi la benedizione
a quel Dio che ha donato il pane benedicendo il lavoro faticoso di molte persone,
lo spezzi e lo distribuisci. Gesù, i tuoi hanno visto spesso questi tuoi
gesti compiuti per loro e davanti a loro, ma non hanno mai udito le parole: "Prendete,
questo è il mio corpo". Hai appena parlato del tuo essere consegnato:
che cosa vuoi dire con queste parole nuove? Il tuo corpo è quel pane? Il
pane è il tuo corpo? Capire non si può. Si può credere e si
può mangiare. E se si mangia quel pane si riceve l'energia del tuo corpo,
un'energia che ci unisce a Dio, quel Dio che è amore.
E poi il calice: il tuo sangue dell'alleanza, l'alleanza nuova di cui Geremia dice
che è per la remissione dei peccati (Ger 31,31-34).
Il tuo sangue, Gesù, salva molti, tutti quelli che lo accoglieranno in sè,
che berranno da quel calice che la tua parola riempie di un nuovo significato. Tu
muori, entri nel regno, ma il tuo sangue versato rimane a nostra disposizione. Tu
non lo bevi più, lo doni a noi, che ce ne dissetiamo per essere liberi dal
peccato e gioire finalmente della tua gioia.
Grazie, Signore Gesù.
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