Vangelo secondo Luca
Capitolo 15,17-24
17 Allora rientrò
in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. |
Signore Gesù, hai raccontato gli effetti del
peccato nella vita dell'uomo, grande sofferenza, solitudine, disperazione.
Sono la conseguenza della ricerca di libertà lontano dal padre, situazioni
che l'uomo si è procurato da sé, non castighi di Dio. Il figlio se ne rende conto e, finalmente, comincia a rinsavire. Egli rientra in sé! Nel profondo di ciascuno c'è verità, perché c'è il ricordo del Padre. Questa verità viene riscoperta quando si rompe l'orgoglio e l'ostinazione del voler far da sé, del voler essere indipendenti, del ritenersi autosufficienti. Gesù, tu che non conosci il peccato, conosci però molto bene il peccatore, perché lo ami e lo vuoi salvare. Nella descrizione che fai ora dell'esame di coscienza del figlio giovane ci istruisci e ci indichi la strada che noi dobbiamo percorrere! |
20 Partì e si incamminò verso suo padre. | Il figlio ricorda che il padre è padre, non è padrone! Ma
egli non pensa più alla possibilità d'essere figlio: egli vi ha rinunciato
per sempre. Presso il padre ci sono degli operai, dei servitori. Ad essi
non manca nulla, essi sono trattati bene, con rispetto, vengono soddisfatti!
L'ambiente della casa del padre ritorna familiare; gli sembra quasi di respirarne
già l'aria! Si può ritornare? Come si fa? Egli non ha nulla da presentare,
se non miseria, per riguadagnare fiducia. Tornerà col pentimento, si presenterà
direttamente al padre per confessare il proprio peccato, un vero peccato
contro Dio e contro gli uomini. Il padre potrà perdonare e accoglierlo come
un operaio, come un servo. Ora si è abituato ad essere servo nei campi in
mezzo ai porci, potrà continuare ad essere servo coi servi di suo padre.
Si aspetta una vita di umiliazioni, non merita altro! E tu Gesù inviti proprio a fare così: "s'incamminò verso suo padre"! Questo è il vero modo di agire per incontrare il Padre! La preghiera dell'umile penetra le nubi! L'umiltà e l'abbandono di ogni pretesa, di ogni diritto, è il modo di avvicinare il Padre! |
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. |
Il Padre vede subito questo cambiamento, vede subito il desiderio
umile del figlio: il figlio è ancora "lontano", è ancora sporco,
ancora immondo e scalzo, ma il padre lo vede! Gli occhi del padre sono attenti,
sono aperti, riflettono tutto il suo amore. Il figlio è ancora nel paese
"lontano", ma ormai incamminato verso di lui: egli lo vede e si
commuove e corre incontro. Il padre risparmia i passi al figlio, gli risparmia l'umiliazione, anticipa i tempi, annulla le distanze, accorcia l'attesa. Sei tu, Gesù, lo sguardo del Padre per i peccatori che ti circondano. Essi non sono ancora arrivati e tu li raggiungi! Il figlio è ancora sporco, ma il Padre lo abbraccia e lo riempie di baci. Da quando lo attendeva? Il padre non interroga e non rimprovera, manifesta solo gioia: non accoglie un peccatore, accoglie un figlio! Non abbraccia un pentito, abbraccia l'atteso! |
21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. | Ora tu, Gesù, metti in bocca al figlio le sole parole che
questi può dire al padre: ho peccato! Non sono più degno… Ho sbagliato,
non ho più pretese. Non ho diritti. Dipendo dalla tua bontà, la mia vita
dipende dalla tua misericordia! Io sono nulla, tu sei tutto, anche per me. Quello che fa ora il padre, lo fa pubblicamente. Tutti debbono vedere, tutti devono sapere come si accoglie un peccatore che si converte. E così il Padre non fa nulla e non dice nulla al figlio direttamente, ma fa fare tutto ai servi. Coloro che sono servi nella tua Chiesa continueranno a guardare con gioia i peccatori che si umiliano e a servirli. |
22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. |
Presto! Il padre ha fretta! Colui che è immensamente paziente
ora ha fretta: ha fretta di vedere il suo amore realizzato! Il vestito di prima: il figlio è sempre stato figlio. Il suo peccato non gli ha tolto la dignità. Il peccato fa solo soffrire, ma non cambia la natura dell'uomo, reso figlio da Dio. Ciò che Dio fa, l'uomo non lo cambia con la sua disobbedienza. L'anello al dito: non solo la dignità, ma anche la responsabilità e i compiti di fiducia! Il figlio può disporre di tutto nella casa del padre! I calzari ai piedi: deve distinguersi dai servi. Egli è ora come il padre, libero e sicuro. Ora che ha accolto finalmente l'amore gratuito del padre può amare anche lui gratuitamente. |
23 Portate il vitello grasso,
ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. |
E infine la festa col vitello grasso. Questo va ucciso per
far festa! Perché non parli di agnello, Gesù? Allora avremmo capito subito che sei tu colui che muore perché noi possiamo fare la festa del nostro ritorno! Parli di vitello grasso, un vitello "che ha mangiato il grano", "vitello di grano": quasi fosse pane invece di carne! |
E cominciarono a far festa. | La mia gioia è poca cosa al confronto con la gioia
del Padre! Ed è la sua gioia per aver ritrovato me che risuona anche nel
mio cuore! Egli sapeva che io ero morto, e tu Gesù mi hai ridato vita. Grazie,
Signore Gesù! Incontrando te, i peccatori hanno già incontrato l'amore del Padre. Incontrando te, noi peccatori abbiamo incontrato il servo che ci riveste, ci mette l'anello e i calzari e c'imbandisce la mensa! Incontrando te! Incontrando te dimentichiamo il nostro peccato e contempliamo il volto gioioso del Padre! |