Vangelo secondo Luca
Capitolo 23,2-12
| 2 e cominciarono 
      ad accusarlo: "Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il 
      nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere 
      il Cristo re". 3 Pilato lo interrogò: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". 4 Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: "Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna". | Signore Gesù, ora ascoltiamo le accuse che i 
      capi Giudei muovono contro di te davanti a Pilato. Egli non sa nulla di 
      te e perciò può credere a tutto quanto gli vien detto, anche se falso. Noi sappiamo che tu non hai messo in agitazione il popolo. Il popolo ti seguiva perché tu facevi ciò che nessuna autorità faceva: lo istruivi e lo sfamavi, gli davi senso di sicurezza e certezza d'essere amato. Non impedivi a nessuno di pagare le tasse, ma esortavi a obbedire seriamente a Dio (20,20-26). Hai affermato di essere il Cristo, ma il Cristo che soffre, che serve, che vive la regalità dell'amore, non quella del potere e del dominio. Gesù, le realtà più belle della tua vita diventano motivo di accusa sulle labbra di chi è mosso da invidia e sente minacciate dal tuo amore le sue pretese di superiorità e di potere, di ambizione e di ricchezza. L'autorità romana ti interroga riguardo ad una sola accusa. Le altre sono secondarie, sono conseguenza di questa. Ti proclami davvero re, un re che sobilla le folle, un re che poi si farà pagare le tasse distogliendole dalle casse dell'impero? Sei un re in contrasto con Erode, e anche con l'imperatore? Pilato non conosce una regalità che si ponga al servizio, che cerchi di portare gli uomini ad obbedire a Dio. Tu, Gesù, dovresti spiegargli a lungo la fede di Israele e la sua attesa del discendente di Davide, che sarà chiamato alla destra del trono dell'Altissimo! La tua risposta è un invito a discernere con i propri criteri, a rendersi conto personalmente del tipo di regalità che tu rivesti, a considerare la tua regalità come occasione di libertà interiore. Tu sei re per chi ti vuole obbedire, per chi liberamente ti accetta come suo re! Pilato, che non è prevenuto nei tuoi riguardi, riconosce l'inconsistenza delle accuse, frutto di invidia e di false paure. Con solennità egli dichiara che tu non sei un disobbediente, né un ribelle. I ribelli non si comportano come ti comporti tu. | 
| 5 Ma essi insistevano: "Costui 
      solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato 
      dalla Galilea fino a qui". 6 Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo 7 e, saputo che stava sotto il potere di Erode, lo rinviò a Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme. | I capi non accettano il giudizio di Pilato: ripropongono con 
      insistenza la prima accusa facendo riferimento all'estensione geografica 
      del pericolo del tuo insegnamento. Ti ringraziamo, Gesù, perché la tua Parola è risuonata ovunque, l'hai portata a tutti, donandola a poveri e a ricchi, a buoni e a cattivi, senza ritenere nessuno incapace di udirla e di metterla in pratica! Pilato così scopre che vieni dalla Galilea. Là domina Erode, che ora si trova proprio a Gerusalemme. Questi è suo nemico, ma questa occasione di riconoscergli autorità per un problema così limitato è per lui molto conveniente e favorevole. | 
| 8 Vedendo Gesù, Erode si 
      rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito 
      parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9 Lo interrogò, facendogli molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. 10 Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell'accusarlo. | Erode finalmente può soddisfare il suo sogno (9,9): da molto 
      tempo desidera vederti. Non è suo desiderio ascoltare la tua parola. Egli 
      ha paura delle tue parole: potrebbero richiamargli quelle di Giovanni. E 
      non pensa nemmeno di chiederti perdono per averlo ucciso! Vuole vederti 
      per curiosità, perché non ha mai visto i miracoli di Dio, non ha mai assistito 
      ad una guarigione, lui che non ha mai amato se non se stesso e i propri 
      vizi. Egli ti interroga a lungo, ma non ti chiede aiuto per la sua salvezza, 
      né ti dà occasione di annunciargli l'amore del Padre. È più eloquente il 
      silenzio, che ti manifesta come "l'agnello condotto al macello", 
      come "il Servo di Dio" davanti al quale anche "i re si chiuderanno 
      la bocca", come il giusto Servo che giustificherà molti (Is 53). Le domande di Erode non sono le domande di un discepolo né assomigliano a quelle di un cercatore della verità. Sono domande di uno che non vuole cambiare vita: non sono domande di un uomo, ma di una volpe (13,32) alla ricerca di preda. Questo è il momento in cui tu hai finito di scacciare demoni e di compiere guarigioni (13,32). Erode ti può vedere, secondo il suo desiderio, ma non può udire la tua voce, perché non vuole la tua Parola. Egli ti vede a Gerusalemme, perché tu sei il profeta che deve morire a Gerusalemme. Per lui il tuo silenzio è parola che lo giudica. | 
| 11 Allora Erode, con i suoi 
      soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida 
      veste e lo rimandò a Pilato. 12 In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti fra loro vi era stata inimicizia. | Egli però rifiuta il tuo giudizio, e coinvolge i suoi soldati 
      nel burlarsi di te: si burla pure dei tuoi accusatori; non li ascolta nemmeno.La 
      veste bianca splendente che ti mette addosso è il riconoscimento della tua 
      non colpevolezza e - malgrado le sue intenzioni - della tua superiorità, 
      della tua divinità, della luce che irradia dal tuo volto, riflesso dell'amore 
      di Dio! Erode ti rimanda a Pilato: non vuole prendere decisioni riguardo a te, e così anch'egli riconosce potere al suo nemico. Con la tua passione, Gesù, con la tua regalità nascosta nel rifiuto degli uomini, doni pace al mondo: i nemici diventano amici quando ti vedono e si occupano di te! Un anticipo del frutto della tua morte, anche per coloro che ti disprezzano! |