serie 6. parte 3
Testo
del Vangelo |
Lectio |
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava
la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare,
perché tu possa mangiare la Pasqua?". 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi". 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. 17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: "In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà". 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l'altro: "Sono forse io?". 20Egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo, dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!". 22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: "Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio". 26Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. |
Signore Gesù, dopo l'unzione che hai ricevuto
in modo inatteso e che ti ha manifestato come il Messia, ecco avvicinarsi il
tuo giorno, quello profetizzato dal gesto della donna. Tutti i gruppi venuti
per la Pasqua immolano i loro agnelli. Anche tu prepari la tua immolazione,
che deve essere compresa dai tuoi discepoli. Sono essi impazienti, e si offrono
a preparare il pasto, quello per cui sei venuto a Gerusalemme nonostante il
pericolo d'essere messo a morte. Tu fai la volontà del Padre. Essi ti
chiedono dove vuoi celebrare il rito, al quale è ovvio che essi parteciperanno.
Tu ti comporti ora come pochi giorni prima, quando hai preparato il tuo ingresso
a Gerusalemme e nel tempio. Ora prepari il tuo ingresso nella sala del convito
eucaristico, il nuovo tempio, dove la Presenza di Dio si manifesta nel tuo offrirti
in sacrificio. A due discepoli dai un segno che poi si compirà. È
un segno semplice, com'era semplice quello del puledro che doveva portarti sui
tappeti improvvisati con i mantelli sulla strada. Qui il segno è un servo
con una brocca d'acqua che si farà loro guida fino al luogo già
pronto, la grande sala già arredata per la festa, fuori dagli sguardi
indiscreti dei disturbatori e dei curiosi. La tua parola si avvera. E i discepoli preparano il pasto mentre il Padre fa giungere l'Ora: ad essa ti avvicini con la tua "Chiesa". Signore Gesù, è bello e importante questo momento, solenne e pieno di attesa. Le tue parole solenni però svelano la morte. Sei tu l'agnello che viene mangiato, l'agnello che viene offerto. È un mistero: il tuo offrirti è l'amore più grande e perfetto, che dona gioia e pace all'universo intero. Ma questo avviene dentro il peccato più grave, il peccato dell'amico. Anzitutto tu, Gesù, sveli ai discepoli fin dove arriva il tuo amore per il peccatore. Non copri il peccato, ma copri il peccatore: è uno che tu ami come un amico, e lo nascondi alla curiosità degli altri. "Uno di voi, colui che mangia con me": un po' di tradimento lo teniamo dentro tutti, nessuno di noi può dirsi innocente. Io non posso né giudicare né accusare Giuda prima di inginocchiarmi a chiedere perdono per me. E se riconosco la mia parte di menzogna non giudicherò nessuno, ma soltanto pregherò per chi si lascia sopraffare dalla tentazione. Siamo tutti immersi in quel peccato da cui tu, Gesù, vuoi liberarmi. Giuda si fa - misteriosamente - strumento di questa liberazione. Purtroppo, e per sua disgrazia, lo fa peccando, allontanandosi da te, Figlio dell'uomo, mandato dal Padre. E così si allontana anche dal Padre e da tutti i suoi figli. "Meglio non fosse mai nato". Il suo sguardo si è lasciato attrarre dal denaro. Le domande angosciate dei suoi amici: "Sono forse io?" non lo distolgono dal suo disegno. Questa rivelazione trasmette a tutti qualcosa della sofferenza che si muove nel cuore di Gesù. Il pasto di gioia diventa pasto di afflizione. Tu ora sorprendi i discepoli afflitti. Compi i gesti che essi ti avevano
visto compiere molte volte: prendi con le tue mani il pane azzimo, preghi
la benedizione a quel Dio che ha fatto del pane il frutto del lavoro di molte
persone, lo spezzi e lo distribuisci. Gesù, i tuoi hanno visto spesso
questi tuoi gesti compiuti per loro e davanti a loro, ma non hanno mai udito
le parole: "Prendete, questo è il mio corpo". Hai appena
parlato del tuo essere consegnato: che cosa vuoi dire con queste parole nuove?
Il tuo corpo è quel pane? Il pane è il tuo corpo? Capire non
si può. Si può credere e si può mangiare. E se si mangia
quel pane si riceve l'energia del tuo corpo, un'energia che ci unisce a Dio,
quel Dio che è amore. |
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