serie 6. parte 7

Vangelo secondo Marco: capitolo 14,66-72 - 15,1-5

Testo del Vangelo
(trad. CEI 2008
)

Lectio

66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote 67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".
68Ma egli negò, dicendo: "Non so e non capisco che cosa dici". Poi uscì fuori verso l'ingresso e un gallo cantò. 69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è uno di loro".
70Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: "È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo".
71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quest'uomo di cui parlate".
72E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai". E scoppiò in pianto.
15,1-5
1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.
2Pilato gli domandò: "Tu sei il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici".
3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose.
4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!".
5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

7. Signore Gesù, mentre vieni accusato e nessuno ti difende, Pietro, che ti ha seguito di nascosto, illuminato dal fuoco con cui si riscalda, viene riconosciuto da una donna, una serva giovane, che lo rivela ai presenti. Ella lo obbliga a pronunciarsi, dicendo che egli era con te.
Fino a poche ore prima era per lui un onore essere con te, ma adesso egli si vergogna perché tu, al piano superiore, stai per essere condannato dai capi religiosi. Se essi ti condannano, potrebbe pensare Pietro, è segno che tu sei stato forse un impostore anche per lui. Ma probabilmente è solo la paura che prende Pietro e lo fa parlare fingendo di nemmeno conoscerti. La serva non si arrende e parla di Pietro agli altri con sicurezza.
Un gallo canta: la notte sta avanzando. Pietro ripete ancora la sua protesta, fingendo meraviglia per quanto la giovane donna dice. E i presenti prendono sul serio le affermazioni della serva, perché hanno verificato che la regione di provenienza di Pietro è identica alla tua: sei Galileo, gli dicono, come hanno detto a te. Ora Pietro non si limita a negare l'amicizia con te, ma impreca e giura invocando la maledizione su di sè, se ti conosce.
Povero Pietro! La sua solenne e orgogliosa promessa di fedeltà è finita nel nulla, anzi, nel suo contrario. Ora il gallo può cantare di nuovo, secondo la tua parola. "Tre volte mi rinnegherai", e Pietro si scuote e ricorda la tua voce tenera, eppur rimproverante. Con le lacrime egli esprime ora il dolore di averti rinnegato, di non essere riuscito a darti testimonianza. Lacrime benedette, che lavano il peccato, che salvano il discepolo e lo rendono capace di misericordia verso i suoi fratelli!
Pietro si ritrova solo, al buio e al freddo, ma ricomincia ad amarti, ad essere in comunione con te, a percepire il calore del tuo cuore e ad essere illuminato dalla luce del tuo volto.
Nessuno si accorge del pianto di Pietro. I vari gruppi che sostengono il sinedrio e il sinedrio stesso continuano nel loro fermo proposito. Ormai Gesù è nelle loro mani ed essi non vogliono più sentirsi accusati dal suo modo di vivere l'amore di Dio verso gli ammalati, i peccatori, i poveri. Si realizza quanto le Scritture continuano a cantare: "I principi congiurano insieme contro il Signore e il suo Messia (Sal 2,1-2); "Nelle loro mani è la perfidia e la loro destra piena di regali" (26,12); tu sai che "la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d'angolo" (73,19; 118,12), e perciò non ti disperi. Sai che sopra di loro c'è il Padre che realizza il suo disegno servendosi persino della loro malvagità che ora ti calpesta. "Il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti… Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo. Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte" (Is 53,6). "Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori" (53,7).
Nel tuo silenzio, Signore, torni a queste parole e ti rimetti al volere misterioso del Padre. Così è scritto di te, così agisce lui e tu sei nella sua mano, che, dopo aver fatto la piaga, la fascia (Gb 5,18), e dopo aver abbattuto rialza.
Ora di nuovo sei portato via e consegnato, questa volta ai pagani. Tu l'avevi predetto (10,33): ora la tua parola si realizza.
Pilato ti interroga in base alle accuse che gli sono state riferite: sono stati malvagi, hanno formulato accuse per ingannarlo e ottenere da lui ciò che volevano, la tua morte. Non puoi rifiutarti di rispondere alla domanda di Pilato, perché tu sei veramente figlio di Davide e figlio di Dio, re dell'universo: egli ora è disposto ad ascoltarti.
Pilato è sommerso dalle contrastanti accuse dei capi. Egli, il sanguinario e terribile nemico del tuo popolo, rimane sconcertato nel vedere il tuo volto mite e nell'ascoltare il tuo silenzio. Tu, ebreo, accusato e odiato dai capi ebrei! Egli non può odiarti. Ti esorta a rispondere alle accuse, a difenderti. Ma la tua migliore difesa è la preghiera in silenzio. "Dio della mia lode, non tacere, 2perché contro di me si sono aperte la bocca malvagia e la bocca ingannatrice, e mi parlano con lingua bugiarda. 3Parole di odio mi circondano, mi aggrediscono senza motivo. 4In cambio del mio amore mi muovono accuse, io invece sono in preghiera. 5Mi rendono male per bene e odio in cambio del mio amore" (Sal 109,1-5). Essi non possono dimostrare la fondatezza delle loro accuse. Ed è Pilato che deve verificare; ma egli non sa come reagire e come agire: "I re davanti a lui si chiuderanno la bocca perché vedranno un fatto mai ad essi raccontato, e comprenderanno ciò che mai avevano udito" (Is 52,15).
Signore Gesù, liberami dalla mia preoccupazione di volermi sempre difendere, io che sono davvero peccatore!

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