LI CHIAMÒ APOSTOLI

 

« Predicate la buona notizia » (Mc 16, 15) 

Simone Pietro (dell'ubbidienza)

Andrea (della povertà)

Giacomo (della povertà nello spirito)

Quello... (della castità)

continua

Filippo (della contemplazione)

Bartolomeo (dell'entusiasmo)

Matteo (dell'amore ai peccatori)

Tommaso (della direzione spirituale)

Giacomo d'Alfeo (della parentela)

Simone lo zelota (dell'amore a Gesù)

Giuda di Giacomo (dell'identità di Dio e dell'uomo)

Mattia (della testimonianza)

Paolo (del vedere Gesù)

Maria (della Chiesa)

***

Noi, i Dodici, alla penna che ha voluto riportare i nostri pensieri: perdoniamo la sua temerarietà e la sua incompetenza, che ha reso solo impropriamente e parzialmente il desiderio del nostro cuore.

Le siamo però riconoscenti per il fatto che ha usato i nostri no mi per dar gloria a Gesù e metterlo al centro dell'attenzione. Per Lui abbiamo sacrificato la vita, per Lui diamo volentieri ancora quest’ulteriore... diminuzione della nostra santità!

(La penna che ha steso queste pagine è una sola, ma l'esperienza raccontata è di molti.

 

SIMONE PIETRO                     (dell’ubbidienza)

«un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21, 28) 

Ero ormai convinto della mia dignità e del mio compito. Il Maestro mi aveva dato le chiavi del Regno e un po' alla volta tutti si erano adattati alla situazione: io, il primo, il capo. Potrei usare un termine... ambito e temuto: autorità.

Io l'autorità.

Ma Gesù quel giorno ha detto una frase che doveva farmi riflettere e darmi il senso della vita e la direzione della mia attenzione: «Un altro ti porterà dove tu non vuoi».

Ho capito allora che io devo abituarmi all'obbedienza.

E così ho cercato di fare. Io per essere vero capo ho il compito di dare esempio agli altri di ciò che essi sono chiamati ad essere.

I discepoli del mio maestro sono chiamati ad essere ubbidienti.

Se non hanno un cuore ubbidiente non somigliano a Gesù. Se non abbiamo un cuore ubbidiente non siamo figli, come Gesù è figlio e di Dio e dell'uomo. Il cuore ubbidiente è somiglianza a Gesù, Signore e Maestro. Egli è sempre stato attento ai desideri del Padre e non ha mai fatto nulla con spirito d'indipendenza e di autonomia. Egli ha sempre fatto tutto nell'unità col Padre. Prima d'intraprendere qualsiasi cosa ha atteso i Suoi segni. Io sono sì «capo» dei discepoli di Gesù, ma sono pure discepolo. Nel mio cuore deve dimorare l'ubbidienza.

Solo Dio è degno di essere ubbidito questo lo so di certo e te lo voglio dire. Ma Dio mi può parlare attraverso gli uomini! Egli mi può ispirare direttamente, se vuole, ma ho capito che generalmente preferisce manifestarmi la Sua Volontà attraverso cose concrete, fatti che capitano, fratelli che parlano. Io devo perciò essere attento ai fratelli. Se non fossi stato attento a loro e non avessi obbedito al loro discernimento mi sarei ingannato più volte. Ho imparato a badare al discernimento di quei fratelli che amano Gesù con cuore puro e libero dai condizionamenti dell'opinione pubblica. Giovanni mi ha fatto correre al sepolcro, il mattino di Pasqua. Ed è stato per me il giorno più decisivo. Ancora Giovanni ma ha aperto gli occhi per riconoscere il Signore, là sulla spiaggia. Giovanni amava Gesù come un bambino.

Io ero attento al suo discernimento. Ero obbediente.

Ciò che conta non è che io sia autorità. L'autorità la vedono semmai gli altri in me, quelli che ricevono con fede da me i segni della Volontà del Padre per loro.

Ma se io non sono obbediente non sono autorità, non sono autorevole. Se non sono ubbidiente non sono più discepolo di Gesù, non sono più figlio del Padre. Ed allora sarebbe meglio che nessuno mi ubbidisse.

L'ubbidienza - l'ho scoperto adagio e a mie spese - è un atteggiamento del cuore, più che un fare ciò che viene ordinato. Quando per ubbidire attendo ciò che viene ordinato, significa che sono succube, non ubbidiente.

Non voglio ubbidire a uomini, mai, ma a Dio.

Sto attento e guardo gli uomini perché attraverso di loro Dio mi può dare i cenni della Sua Volontà.

Ho visto qualcuno dei miei fratelli lamentarsi con me perché avevo dato ordini... poco sapienti e previdenti. Può essere: non ho l'intelligenza di Salomone; il Signore lo sapeva quando mi ha dato il compito. Ma quei fratelli non ubbidivano a Dio: ubbidivano a me... ecco la ragione della loro inquietudine. Hanno perso l'orientamento, la bussola: guardando a me hanno visto solo me.

Non guardavano a me perché volevano essere obbedienti a Dio.

A me spiace di vedere discepoli del Signore che vogliono piacere a me, uomo. Godo di più, immensamente di più, nel vedere chi - come Paolo - mi dice in faccia le mie distrazioni, le mie disobbedienze ai segni di Dio, le mie ipocrisie. In questo modo Paolo mi ha... difeso! Sì, mi ha difeso dalla forza della tentazione, mi ha difeso dal diventare pietra d'inciampo per i fratelli. Egli si è accorto che io non ubbidivo più al Signore, e me l'ha detto. Nel suo cuore c'era spirito d'ubbidienza a Dio, e cercava in me i segni della volontà di Dio. Per questo mi ha avvertito quando ha visto in me attenzione . agli uomini invece che abbandono a Dio.

Avere un cuore ubbidiente è salvezza! Il cuore ubbidiente è gradito a Dio ed Egli fa miracoli, veri e propri miracoli, per colui che gli ubbidisce. Potete guardare nella mia stessa storia: l'ubbidienza a Dio mi ha procurato sofferenze e prigione. Ma avete visto ancora un miracolo così grande quale mi è stato donato? Uscire dal carcere senza che le guardie s'accorgano minimamente dei miei passi?

Per la persona ubbidiente il cuore del Padre s'intenerisce! Io non vi racconto altri fatti, ma voi stessi li sperimenterete.

Mi sono accorto che se sono ubbidiente al Signore sono molto più attento agli uomini: mi fido infatti di più di quanto il Padre mi dice attraverso di loro che di quanto vedo coi miei occhi. Oh, certamente starò attento a non lasciarmi attirare nel peccato dai fratelli, ma la vera ubbidienza non rimane al buio: se un fratello cercasse di mettermi inciampo, lo Spirito Santo non permetterà che l'obbediente si lasci intrappolare.

Il cuore ubbidiente non cerca ragioni per ubbidire. La ragione sua sta tutta nell'amore.

Mi sono accorto che ogni segreto di vita vera sta nell'amore e nell'amore di Gesù. Quando lo amo con tutto il cuore divento anche ubbidiente. E l'ubbidienza allora non mi pesa, anzi, mi diviene uno dei modi attraverso cui posso amare. 

L'amore di Gesù! Non per nulla Egli stesso ha insistito con me su questo punto! «Mi ami tu?».

Gesù era certo che se lo amo gli sono pure ubbidiente, e se lo amo davvero cerco in ogni modo di essere sottomesso, perché anch'Egli lo era. L'amore vero infatti cerca la somiglianza e rende somiglianti. 

Se amo Gesù cerco d'essere ubbidiente, se amo Gesù arrivo a stimare gli altri superiori a me; superiori a me nell'amore, superiori a me nella sapienza, superiori a me nell'intimità con Dio. Ho tutto da guadagnare ad amare Gesù, perché ho tutto da guadagnare se sono ubbidiente: posso godere infatti e sapienza e discernimento e luce di molti. 

Quando sarò vecchio qualcuno mi condurrà dove non voglio. Gesù me l'ha già predetto. Voglio abituarmi fin d'ora ad accettare come dal Padre quella "conduzione". Voglio che il mio io con le sue esigenze e gusti e aspettative muoia, per esser disponibile ad ogni cenno delle aspettative di Dio. «È preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli»: questa parola che abbiamo cantato spesso mi faceva pensare agli altri, a quei fedeli che sono morti... ma ora questa parola sento che vale per me. È un momento prezioso per il Regno di Dio il momento in cui i miei gusti e i miei voleri non vengono né presi in considerazione, né ascoltati. Questi momenti ci sono, ci saranno. Allora, anche allora vorrò essere obbediente... obbediente al Padre. Come Gesù è stato obbediente al Padre quando muoveva i suoi passi verso Pilato, verso Erode, verso il Sinedrio, verso il Calvario. Doveva, era costretto ad andare in quelle direzioni. Chi lo vedeva, credeva fosse succube di costrizione. Ma chi lo guardava bene poteva capire che allora era libero, e nella sua libertà ubbidiva al Padre che gli comunicava la sua Volontà attraverso quelle voci stonate e senza amore. Il cuore ubbidiente di Gesù sapeva vedere amore del Padre là dove non c'era amore dell'uomo. Il cuore ubbidiente vede luce nella notte: perché ama. L'amore più grande di Gesù lo abbiamo visto in quel giorno, in quella ubbidienza che per lui era morte costante.

In conclusione, io, Pietro, vi confesso che mi accorgo di essere somigliante a Gesù, al Figlio di Dio, e di averlo nel cuore quando sono ubbidiente.

E a te, raccomando di renderti simile a Lui, di accogliere il Suo Spirito filiale e ubbidiente: allora vivrai pienezza di vita, della vita divina!

Anche se avrai compiti di responsabilità, soprattutto in questo caso, cerca quell'amore che ti fa essere ubbidiente.

Sarai salvo, salverai molti. Colui che ha ricevuto ogni potere si è fatto ubbidiente in tutto!

Colui che si fa ubbidiente è degno di fiducia e gli si può dare ogni potere.

Così agisce il nostro Dio: in questo, io, Pietro, cerco di darti l'esempio, di aprirti la via già tracciata dal Signore Gesù!

 

ANDREA   (della povertà)             

«Ma che cos'è questo per tanta gente?» (Gv 6, 9)

 

Io sono abituato a calcolare. Sapevo calcolare quanti cesti di pesci era necessario vendere per campare una settimana. Era facile calcolare che per una folla di centinaia e migliaia di persone non bastassero cinque pani d'orzo e due pesci. Non ho avuto paura a comunicare le mie conclusioni al Maestro. Egli però non vi ha fatto caso. Mi ha lasciato ai miei calcoli e ha continuato imperterrito su un'altra via, senza calcoli. Allora ho imparato!

la lezione del Maestro mi ha aiutato a tener conto, a calcolare la presenza e l'amore del Padre! Quando mi ricordo d'aver un Padre, quale me lo ha fatto conoscere e incontrare il mio Signore, allora sono tranquillo. Quando mi ricordo che il mio Padre è il Creatore dell'universo, non ho più paura né della fame né della sete, né del futuro né dell'economia più nera. E quando mi ricordo che il Padre mio è Padre nostro, allora non ho più paura degli uomini. E quando mi ricordo che il Padre vede e sente, allora desidererei essere povero, ancora più povero, per permettergli di mostrarsi papà, di esercitare la sua paternità concretamente nella mia vita.

Vivendo insieme con Gesù - ed eravamo molti, e nessuno di noi aveva un lavoro retribuito dagli uomini -, vivendo con Lui ho imparato a far diversamente i conti. Ho imparato che... uno più uno non fa più due, ma cento! Sì, perché con Gesù all'uno più uno bisogna aggiungere il Padre. Ecco il segreto! Un segreto che si completa così: uno più uno per dare, non uno più uno da prendere! Da quel giorno in cui ho visto i cinque pani davanti a cinquemila bocche non mi lamento più! Allora mi sono lamentato con Gesù della povertà. Ora non posso più lamentarmi. Anzi, desidero la povertà, per poter vedere ancora i miracoli di Dio.

Mi sono accorto che nella povertà noi uomini siamo maggiormente aiutati a confidare in Dio, a vedere il volto del Padre, ad essere attenti alle sue delicatezze! Nelia povertà cresce la nostra fede e con essa anche la capacità di comunione e di essere gli uni per gli altri fratelli. L'ho visto più volte e provato nel mio cuore.

Sì, è grande ricchezza la povertà. È stimolo continuo alla speranza, all'amore, alla dipendenza fiduciosa: e questi atteggiamenti creano serenità, disponibilità e comprensione degli altri.

Ho compassione dei ricchi, che non possono sperimentare la grazia e la bellezza di questa vita!

Per me, abituato a guadagnarmi il pane sudando sulle reti da pesca, abituato a poter dire: io ho lavorato; io ho guadagnato, non dipendo da nessuno, per me, cresciuto in questo modo, è stato duro cambiare mentalità. Col Maestro non c'era più tempo di lavorare, di lavorare in modo da guadagnarsi uno stipendio. Col Maestro prevedevo miseria.

Ma sono passati tanti anni, ed eccomi ancora vivo. Anzi, se dovessi pensarci... non mi è mai mancato nulla!

Anche il Maestro ha lasciato il suo lavoro da falegname ed ha sperimentato che il Padre, che nutre gli uccelli del cielo e veste i fiori, ha una riserva di pane e di stoffe per quei figli che lavorano nel Suo Regno.

Il Padre non manda nessuno a lavorare senza promettergli quanto è necessario. Ma i suoi «operai» dovranno occuparsi solo del Regno, solo del Suo Regno. Quanto è necessario per la loro vita e per il loro lavoro lo troveranno già pronto! Dovranno faticare solo per il Suo Regno. Oh, quanta fatica! Fatica a rimanere nella pace in ogni evenienza, fatica a distogliere lo sguardo da sé per orientarlo a Lui e godere di Lui, fatica per rimanere figlio, fatica a dare agli altri le parole e i sorrisi di Dio. Ma tutta questa fatica viene dimenticata quando vedi il Padre chinato sulla tua povertà per non lasciarti mancare nulla del necessario e talvolta nemmeno del superfluo!

Beati i poveri, mi ricordo di aver udito dal Maestro! Sì, beati i poveri perché possono vedere la mano del Padre che si apre a loro. Beati coloro che scegliendo Gesù non si curano di sé, non si occupano più di questo mondo che crede di esistere quando è ricco: è il momento in cui il mondo s'allontana da Dio, si perde nel suo mare fatto di nulla. Beato chi, per poter amare Gesù, per poter avere nel cuore solo Lui, distribuisca quanto possiede, si stacca da tutto, si fa povero.

Io, Andrea, io che mi sono lamentato della povertà, posso dirtelo: lascia pure tutte le tue perle, non rischiare che qualcuna di esse occupi spazio nel cuore. Tutto il cuore sia per Gesù, ne vale la spesa! Non c'è ricchezza maggiore, perché allora potrai vedere accanto a te il Padre!

 

GIACOMO              (della povertà nello spirito)

« Dicci, quando accadrà questo?... » (Mc 13, 3)

Voi mi conoscete con un soprannome rumoroso: «Boanergès» figlio del tuono! e... non dimenticatelo, perché me lo sono certamente meritato col mio desiderio innato di voler sovrastare gli altri. Un desiderio ereditario sì, ma accresciuto dalla mia prepotenza. Credevo che nel mondo degli uomini bisognasse esercitare la legge dei pesci: quelli grossi mangiano quelli piccoli. Volevo essere un pesce grosso, volevo star a galla... e perciò usavo la voce alta!

Il Maestro mi sopportava, non diceva nulla, ma mai dava un esempio diverso. Ero tentato di credere che quel modo di fare silenzioso, quel tacere sempre, fosse segno di timidezza o di mancanza di personalità, e invece mi sono accorto che era solo amore. Egli non era timido, non mancava di personalità, anzi! ma appunto la sua fortezza la usava per amare, per far sì che noi con Lui ci trovassimo a nostro agio, per permettere che la nostra personalità potesse crescere, svilupparsi, manifestarsi 

Col passar degli anni e con l'accumularsi delle esperienze mie e altrui mi sono accorto Poi che l'esser figlio del tuono era manifestazione di superficialità. Ero molto superficiale, badavo all'apparenza, e perciò non mi spiaceva il rumore! Quando ho iniziato ad intuire la presenza e l'azione dello Spirito Santo, allora ho pure iniziato a vivere ad una profondità diversa, nuova, insolita. Non so cosa arrivassero a pensare quelli che mi avevano conosciuto prima. Ero certamente cambiato, come fosse cambiata la mia personalità. Ma ne ringrazio il Signore: un cambiamento simile lo auguro e lo desidero per tutti. Una vita nuova s'è affacciato in me. Non so come chiamarla, forse vita interiore, o vita divina, o vita spirituale. Forse è questo l'entrare nel Regno di Dio, perché a livello di questa vita non sono più i gusti e desideri del mondo che sovrastano, ma l'amore dei Padre per tutti! Sì, è proprio questa la soglia del Regno dei cieli!

Ero molto superficiale per davvero. Mi verrebbe da arrossire al pensarci. Anche la mia curiosità era solo manifestazione di superficialità. Sì, ero curioso. Anch'io, assieme a mio fratello e ai due figli di Giona, mi sono permesso di chiedere al Maestro cose che non occorreva chiedere. Ma ero superficiale, mi accontentavo e cercavo la scorza della realtà. Gli ho chiesto In quale occasione o in quale anno sarebbero dovuti accadere certi fatti importanti. Era una domanda di curiosità. Volevo sapere per sapere, conoscere i segreti di Dio per il gusto di conoscerli o, chissà cosa c’era in me, forse il desiderio di essere da più degli altri, di essere informato per primo in modo da poter dire: «Lo sapevo già»!

Era curiosità che mi portava fuori dal mio compito, dall'attenzione al mio Signore. La mia vita è in Lui, nell'esser nascosto in Lui: lo dovevo imparare. Non mi serve sapere quando accadrà un fatto importante, ma mi serve invece rimanere oggi immerso nell'amore del Padre, aggrappato a Gesù.

Nemmeno gli angeli sanno il futuro, nemmeno Gesù, il Maestro, se ne preoccupa. Anch'io, suo discepolo, non mi voglio crogiolare nelle fantasticherie e nella ricerca di pronostici e presentimenti. Su queste cose gioca il Maligno.

Per questo i curiosi rimangono sempre lontani dalla realtà, sempre fuori dal cuore di Dio. Egli non lo apre a coloro che si avvicinano a Lui per sapere, ma a coloro che si accostano a Lui per offrirsi, per rendersi disponibili, per amarlo. Ad essi il Padre apre il cuore e manifesta i suoi segreti, senza che lo chiedano, senza che se ne accorgano. Dio non apre il cuore a coloro che lo vogliono studiare e farsi grandi di quanto hanno visto nella Sua luce. Il Padre diviene cuore trasparente a chi vi si immerge con l'amore: e questo capita ai piccoli e agli umili, a chi s'accontenta. Ce l'ha detto un giorno il nostro Maestro, ed io l'ho sperimentato. Quando cerco di capire Dio, m'allontano da Lui. Quando desidero amarlo e sparire in Lui, allora lo comprendo! È meraviglioso e strano il modo di fare di Dio! È sapiente. È beata la povertà nello spirito. Lo spirito umile e povero, che non va in cerca di grandezze, che non cerca di sapere tutto e subito, questo spirito è beato. È nelle condizioni ideali per ricevere la luce del Regno.

È beato chi avvicina il Signore e le sue creature con riconoscenza, non con curiosità! La curiosità rivolta alle cose di Dio o alle sue creature impedisce di vedere Dio. Ho imparato ad accontentarmi di quello che Gesù stesso mi dice: quello è utile e necessario perché la mia vita diventi Sua, manifestazione della Sua!

La curiosità porta con sé desideri di vanità, come è successo proprio a me. Volevo sapere in anticipo qual era il mio posto, per accaparrarmi il primo. E ho attirato in questa stranezza anche mio fratello più giovane: Gesù è stato buono, non mi ha sgridato, ma mi ha portato a vedere che il mio posto deve essere il Suo: offrirmi al Padre, bere al suo calice amaro, donare la vita.

Quando cerco qualcosa per me, sia un posto, sia qualcosa da sapere con curiosità, non vivo vita divina, perché sono egocentrico! Solo quando posso dire «eccomi», «si compia in me la tua Parola», allora la mia vita e quella del Figlio sono una sola! 

Io, Giacomo di Zebedeo, figlio del tuono, sono contento di dirti che la povertà interiore, l'accontentarsi di tutto, lo star silenziosi è grande dono e aiuto ad amare Gesù!

Il non desiderar nulla per sé è grande guadagno: ti attira la pace di Dio e la somiglianza a Lui!

 

QUELLO ...         (della castità)

« ... che Gesù amava » (Gv 13, 23) 

Desidero che il mio nome non compaia scritto sulla carta! Solo quello di Gesù ne è degno. E finché la mia persona può lasciare il posto alla sua ne godo e ne sono onorato. Mi pare sia questo anche il significato di ogni vera adorazione e di ogni vero amore. L'adorazione è il prostrarsi per non fare da ostacolo alla luce di Dio, perché la Sua presenza possa occupare tutto io spazio. E il vero amore è quello che comunica la massima libertà e dà totale fiducia.

Di me perciò voglio dire solo ciò che può dar gloria a Lui, a Gesù!

In me infatti esiste di "vero" e di buono solo ciò che Gesù vi ha messo.

Egli mi ha amato. Egli per me è stato tutto: padre, madre, fratello e amico, Egli è diventato la mia vita. Io sono vivo e presente nel Regno di Dio per quel tanto - veramente molto! - che Gesù mi ha amato.

Sono sicuro che Gesù ha donato a tutti amore, ne ha donato molto a ciascuno. Non voglio però nascondere l'amore che Egli ha donato a me, non lo voglio nascondere nella massa, come se fosse scontato che, avendo Egli amato tutti, si sa che ha amato anche me. No! il Suo amore era personale. Egli ha amato me. Godo continuamente ancora al ricordo di ogni suo piccolo gesto d'amore per me.

Ogni parola che diceva era per me, ogni miracolo che ha fatto era un dono per me, ogni suo silenzio era colmo d'amore per me! Ogni sguardo, ogni passo, ogni sopportazione di fatica era amore per me. Ogni goccia di sangue che perdeva tra le sofferenze più incredibili, era un grande amore per me. Quanto mi ha amato Gesù! Ve lo voglio dire, ve lo vorrei dire affinché sappiate quanto amore c'era nel Suo Cuore!

Egli poi mi ha permesso d'essere uno dei tre testimoni dei momenti più segreti: sul Tabor ho potuto esserci anch'io, e così pure nella casa di Giairo e nel Getsemani. Una preferenza di Gesù per me? Un privilegio? Io l'ho vissuto come un privilegio, ma nel cuore del mio Signore non era preferenza, ma preparazione. Mi voleva preparare ai compiti che m'avrebbe affidato per gli altri suoi e miei amici. Era un atto d'amore per tutti! L'amore di Gesù non chiede nulla. È gratuito.

L'amore gratuito è il più bello, quello che attira di più. Per questo ho scelto anch'io di vivere il suo amore, un amore gratuito. Ho regalato la mia vita a Gesù. Gli ho voluto regalare il mio passato: non lo guardo più, non lo calcolo più mio. Ci sarà stato molto da purificare, ed Egli lo fa di certo.

Gli ho regalato o gli sto regalando il presente, questo momento in cui parlo con te: questo momento è suo, perciò sono più attento a Lui che a te! Gli voglio regalare il futuro; tutto il futuro della mia vita è e sarà Suo! Egli potrà disporre come vuole di me. Per questo non m'impegno con nessuno, per questo tengo il cuore libero da affetto di donna, perché sia tutto Suo il mio cuore. Tengo il cuore libero anche dagli affetti dei parenti e degli amici, perché il mio cuore non è più mio. Forse ti sarai accorto, altrimenti te lo dico senza paura di scandalizzarti, che io non amo te. No, non voglio legare il mio cuore al tuo, né permetto che il tuo si leghi al mio. E ciò avviene in un modo strano, perché tu ti senti ancor più amato, perché sei lasciato libero. Io amo Gesù. Quello che faccio è obbedienza a Lui, e perciò tu ti senti amato per davvero.

Solo Gesù è capace di lasciarsi amare da me, da un uomo, in modo gratuito. Gli uomini vogliono, o in un modo o in un altro, pagare ogni atto d'amore che ricevono. Chi lo paga col denaro, chi con un altro gesto d'amore: ma se il gesto d'amore è fatto per pagare... che amore è?

Io voglio amare solo come Gesù, gratuitamente. Perciò posso amare solo Lui. E ricevere amore solo da Lui, semmai volesse ancora darmene.

Quando tu mi ami, io ringrazio anzitutto Gesù: il tuo gesto d'amore lo prendo come da Lui! difatti se tu sai amare, questo può essere solo dono suo! Ringrazio anche te, come si ringrazia il servo che ha obbedito al suo padrone!

L 'amore di Gesù, quello che Lui ha per me ed il mio per Lui, riempie la mia vita. La riempie talmente che se cercassi un altro amore mi sentirei svuotare!

L'amore di Gesù è così completo, così perfezionante, tanto che chi gode e dona amore da Lui e a Lui non ha bisogno di altre sorgenti d'amore! Egli ha detto infatti che i figli di Dio sono uguali agli angeli! (Lc 20,35).

Il corpo e l'anima non sono più decisivi, sono decisivi solo I cenni di Dio, così come per gli angeli, perché chi non si "sa si occupa solo di come piacere al Signore!

Ho scelto la via di coloro che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli, di coloro che hanno riservato a Gesù tutta la capacità d'amore!

Gli uomini del mondo non apprezzano questa scelta, perché non conoscono Gesù, né quindi la ricchezza e la perfezione del Suo amore! Ma sono io incaricato di farlo loro conoscere, proprio attraverso questa decisione continua; d'ogni giorno!

Sì, qualche persona del mondo, vedendo il mio amore donato tutto a Gesù, potrà accorgersi di quale forza sia carico il Regno di Dio! E qualcuno potrà forse capire che tutto l'amore appartiene a Dio, e si ricorderà che anch'egli è destinato ad immergersi in Lui! Io però non scelgo Gesù perché la mia vita sia una predica... ma solo perché Lui, Gesù, mi ha amato ed è degno di ricevere tutto l'amore. 

Come colui che si sposa lascia il padre e la madre per vivere con il coniuge, così anch'io, avendo donato tutto me stesso a Gesù, ho lasciato i vecchi affetti, quelli che venivano dalla condizione della terra e mi trattenevano parte del cuore. Li ho lasciati.

Gesù è stato buono. Certo non meritavo tanto. Egli mi ha dato il compito di vivere con Sua Madre! Gesù mi ha dato una famiglia e mi ha donato ad una famiglia, la migliore che Egli potesse conoscere, l'unica di cui potesse disporre. Di Sua Madre Egli poteva disporre, perché Ella aveva dichiarato fedeltà a Dio, obbedienza per sempre: « Avvenga in me la tua Parola .!

Con sua Madre ho cominciato a vivere come figlio. Ho inizialo una vita «comune» per amore di Gesù con chi amava Gesù, in ubbidienza a Lui.

Donare tutto il cuore a Gesù è l'inizio di una avventura grande, bella. Le sorprese che Egli prepara sono una ricompensa continua. Se lo amo gratuitamente, sono da Lui ricambiato in maniera "divina"!

Io, il discepolo che Gesù amava, ti incoraggio ad amare solo Gesù, a scegliere Lui solo, come sposo. Sposati con Lui: Egli ne è degno!

 

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