MISTERI DOLOROSI del Rosario

1. L'agonia di Gesù nell'orto del Getsemani  

Gesù andò con loro in un podere chiamato Getsemani e cominciò a provare tristezza e angoscia. (Mc 14, 32-33)

 

Gesù vive la sua più grande tentazione. Il Maligno gli fa vedere la morte come una sconfitta, come una distruzione di tutto il bene fatto, come la fine di tutto.

Gesù lotta interiormente per rimanere fedele al Padre: "Egli è mio Padre. La mia vita è sua, ora e dopo la morte e nella morte stessa. La mia opera, quanto ho compiuto, era obbedienza al Padre: Egli completerà ciò che per mezzo mio ha iniziato".

 

Con l'arma della fede Gesù vince la lotta terribile che lo fa sudare sangue: «Padre, non la mia, ma la Tua volontà sia fatta». E ripete, e ripete ancora: Non la mia, ma la Tua volontà.

Gesù vive da solo questo momento. Discepoli e amici sono spiritualmente assenti. Il sonno è per essi tentazione: impedisce loro di unirsi a Gesù nell'offerta di sé al Padre. La tentazione iniziata col sonno si completa nella fuga.

Gesù è solo. Come nel deserto.

«Ma io non sono solo, il Padre è con me».

E così Gesù cammina in mezzo alle guardie come uno che sa non dover fare altro che amare, nell'attesa della manifestazione dell'amore del Padre.  

Con Gesù viviamo l'amore, lasciando al Padre la nostra difesa.

  

2. Gesù flagellato crudelmente

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare (Gv 19,1)

 

L'odio, l'invidia e la gelosia degli uomini influenti hanno la meglio. Gesù soccombe. Egli viene trattato da delinquente.

Nel suo cuore però l'odio non è entrato. Nel suo cuore la violenza non provoca reazioni. Nel suo cuore i flagelli non riescono a far sorgere ribellione, né contro Dio né contro gli uomini.

Gesù riceve i colpi di flagello come dono del Padre all'umanità. Egli porta il peccato del mondo come agnello, e il peccato merita la correzione. Il peccato fa soffrire l'uomo, ed Egli, innocente, se l'è addossato quando è entrato nelle acque del Giordano.

Ora ogni colpo di flagello è occasione per Gesù di dire al Padre: eccomi, eccomi, fa di me ciò che vuoi. Tu ferisci e tu risani. Eccomi, il mio corpo si apra perché esca il mio sangue e guarisca le ferite che il peccato infligge al cuore degli uomini

 

Voglio vivere anch'io le contraddizioni e i colpi d'inimicizia degli uomini come li ha vissuti Gesù, per completare nella mia vita l'offerta del suo corpo al Padre per la salvezza di tutti. 

 

3. Gesù incoronato di spine 

E intrecciata una corona di spine gliela posero sul capo con una canna nella destra. Mentre gli si inginocchiavano davanti lo schernivano: Salve, Re dei Giudei!  (Gv 19,2)

I soldati si divertono a far soffrire Gesù. t un mistero che si è ripetuto nella vita dei martiri e si ripete ancora. t il mistero del cuore dell'uomo che si lascia possedere da una malvagità così squallida. Ma Dio, il Dio dell'amore, sa adoperare anche questo male dell'uomo: lo adopera come profezia.

I soldati scherniscono Gesù usando per Lui il titolo di Re, e gli configgono sul capo le spine intrecciate a corona.

Noi leggiamo in questo gesto l'invito ad accogliere Gesù come vero re, un re che non domina, ma ama fino al dono di sé. Per noi quel gesto di malvagità dei soldati è divenuto profezia, è divenuto rivelazione delle intenzioni di Dio. Gesù è nostro Re. Egli è mio Re, non per decisione degli uomini, dell'opinione pubblica, ma per mia decisione personale. Io lascio che Egli regni in me.

 

Maria non era presente a questa incoronazione di Gesù, ma nel suo cuore Ella lo aveva già accolto come Re. Lo accolgo e ubbidisco anch'io, come Lei, accettando il suo titolo di Re dal Padre, che me lo ha rivelato nel momento in cui Gesù esercitava la sua regalità di amore.

Anch'io, come la Madre, accolgo Gesù e gli ubbidisco accettando il suo titolo di Re dal Padre...   

4. Gesù condannato a morte porta la croce al Calvario  

Portando la croce si avviò verso il luogo detto in ebraico Golgota. (Gv 19, 17)

 

Tutti gridano: Crocifiggilo! E Pilato si lascia vincere dalla violenza e dal ricatto dei capi dei Giudei.

Gesù, riconosciuto ufficialmente innocente, viene condannato a morire col supplizio dei malfattori.

Egli non s'attendeva altro: già lo aveva predetto ai suoi.

Ora però la realtà è viva e tremenda. Sulle sue spalle grava il pesante legno, un legno che le sue forze non riescono a reggere del tutto. Le cadute sui sassi della strada sporca aumentano il dolore.

Un incontro con le donne piangenti, tra cui la Madre, rendono il cammino verso il Calvario occasione di nuovo annuncio: «Non piangete su di me, ma sui vostri figli». A Gesù non preme la propria vita, a lui preme la vita eterna degli uomini. Ci saranno coloro che la riceveranno da Lui, e ci saranno coloro che la rifiuteranno: questo è il dolore di Gesù, che il frutto del suo sacrificio non sia accolto da tutti.

«Ho il potere di offrire la mia vita» aveva detto: ora Gesù offre se stesso. I soldati non devono forzarlo a camminare. Egli vuole andare al Calvario, perché vuole che io sia salvato dall'inganno del Maligno. Ogni suo passo è un atto di amore.  

Ringrazio Gesù, e lo voglio seguire.

Con Maria lo accompagno e offro al Padre le mie piccole sofferenze d'ogni giorno, anche quelle del vedermi ingiustamente giudicato e condannato. 

 

5. Gesù muore in croce  

Gesù gridando a gran voce disse «Padre, nelle tue mani consegno il

mio spirito». (Lc 23, 46)

Disse: «Tutto è compiuto». E chinato il capo, spirò. (Gv 19, 30)

 

Le ore dell'agonia sono lunghe e buie.

Gesù soffre dell'abbandono dei suoi discepoli.

Egli soffre la tentazione dell'ultima ora: «Se sei figlio di Dio ... ». «Sì, sono figlio di Dio» sembra che Egli risponda: "e proprio per questo rimango abbandonato nelle mani del Padre: a Lui affido la mia vita.

A Lui che non vedo, che sembra assente, che sembra mi abbia lasciato. Sono suo figlio, per questo lascio che Egli si occupi di me fino alla fine. Egli sa ciò di cui ho bisogno, Egli sa come posso essere utile al mondo: mi affido a Lui.

La mia sete la offro a Lui.

La mia completezza di obbedienza alla sua volontà espressa nelle Scritture la offro a Lui.

I miei discepoli li presento a Lui, tramite mia Madre, fedele fino alla fine. E mia Madre la dono a loro perché continui la maternità che il Padre le ha chiesto per me.

E la promessa del Padre a coloro che mi amano la realizzo per il ladrone che mi accoglie, nonostante io appaia verme e non uomo, rifiuto del mio popolo".

Così, con questi sentimenti di amore, Gesù muore.

Il centurione si converte: crede in Lui. 

Io con la Madre e col discepolo prediletto continuo ad amarlo e ad offrirlo al Padre.

E con Lui offro me stesso: Padre, sono anch'io tuo figlio. Fa' di me un testimone di Gesù.

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