SONO BATTEZZATO 

«Non vergognarti

della testimonianza da rendere al Signore nostro,...

ma soffri anche tu insieme con me per il Vangelo

aiutato dalla forza di Dio»

 (2 Timoteo 1,8)

 

Sono contento d'essere stato battezzato.
Sono contento d'esser stato battezzato fin da piccolo.
Sono contento che i miei genitori mi hanno voluto consegnare subito alla vita di Dio.
Sono contento, anche se non ho ancora vissuto appieno il mio battesimo.
Sono contento che anche tu sia stato battezzato, cosicché una realtà invisibile, ma profonda e concreta ci unisce in fraternità.
Sono contento che anche tu voglia vivere a fondo il tuo battesimo: così siamo compagni di viaggio.
Sono contento soprattutto che Dio sia contento di avere dei figli che rendono visibile su questo pianeta il suo amore senza confini. Uno di loro sono io, uno di loro sei tu.
Coraggio, nella gioia!

 don Vigilio Covi 

INDICE

1. Fanno tutti coś

2. Un palo alla fede

3. Il nome, i padrini, un segno di croce

4. Peccatori santi

5. Peccato originale: fuori moda?

6. Annegare il nemico

7. Un bagno nell'acqua del Padre

8. Immersi nel Figlio

9. Nello Spirito Sento

10. Olio sul volto

11. Una veste da reclamizzare

12. Sei contento?

Una mamma per sempre

Un aiuto alla memoria mia e di Dio

Coinvolgimento  

1.

Fanno tutti coś! 

"Signor Parroco, sono venuto a chiederle il certificato di battesimo per uso matrimonio".
Queste parole ritornano dal mio orecchio alla mia mente e da questa al cuore. Il certificato è così semplice: io certifico che il Tal dei Tali, nato il... è stato battezzato il... Semplicissimo, ma... sarà poi vero? Oh, è certamente vero che tu sei stato battezzato, sta scritto qui ed è controfirmato dai padrini. Ma il mio dubbio è ancora più angustiante. Quel che è stato scritto, quel che è avvenuto molti anni fa, è ancor vero?! Vive ancora il tuo Battesimo nella tua vita? C'è qualche traccia sicura? Oppure è rimasto un fatto lontano, senza altre conseguenze che il certificato che ora sto redigendo, a fatica, cercando di interpellare il Signore e di invocarlo, perché, se per caso ora il mio certificato fosse una falsità, diventi verità in seguito?
"Oh, io sono cristiano, ho fatto il chierichetto, mia madre va in chiesa tutti i giorni, ho il rosario appeso in macchina, non faccio del male a nessuno, ... ma insomma che cos'è questo battesimo?".
Ecco: che cos'è il Battesimo?

"Signor Parroco, domenica prossima vorrei battezzare mio figlio. Dovrebbe essere proprio quella domenica, perché i padrini sono liberi, e abbiamo già fissato l'ora del rinfresco al ristorante".
Tutto preparato.
"Ma - mi azzardo a chiedere - voi genitori vi siete preparati? In che modo?".
"Ma è lei che battezza, signor parroco, mica io. Si prepari lei". E così io vengo "costretto" a battezzare una creatura di Dio venuta alla luce in una famiglia di questo mondo.
A volte mi chiedo: perché mai quella famiglia vorrà far battezzare il proprio figlio? Non vedo mai né papà né mamma in chiesa, anzi sì, ai funerali. Se parlo loro di preghiera, ridono, se parlo di amore, fraintendono, se cerco di avvicinarli, cercano ancor più di evitarmi, l'amicizia col prete viene ritenuta pericolosa e malsana, come il colera.
Perché ora, tutto d'un colpo, vogliono portare il bambino in chiesa per il Battesimo? Ne hanno già fatto battezzare uno: dov'è? Ha imparato il segno della croce dalla maestra dell'asilo, non da sua madre; la preghiera per lui è la cosa più nuova, perché non ha mai visto suo padre pregare. Perché ora mi chiede il battesimo per l'altro figlio?
"Che cos'è per te il battesimo?"
"Fanno tutti cosi, si usa da sempre: che c'è di male?".
"Bisogna fare una festa per mio figlio e invitare gli amici".
"Se non lo faccio battezzare, mia suocera non mi saluterà più, e invece... talvolta si ha bisogno... sa ... ".
"Quando andrà a scuola, se non è battezzato, sarà segnato a dito dall'insegnante o dai compagni... la società... ".
Ma il battesimo, che cos'è?

"Signor parroco, tra qualche settimana avremo un figlio. Vogliamo trasmettergli la nostra stessa fede, vogliamo che conosca il Signore e abbia anche lui la gioia che abbiamo noi ad essere cristiani. Lo vorremmo battezzare presto dopo la nascita. Ma prima venga a trovarci, per favore: così ci spiegherà il rito del battesimo, perché vogliamo celebrarlo seriamente, non vogliamo fare una commedia. O, se vuole, veniamo noi da lei, ancora prima che nasca - ci è più facile - anche per chiarire alcuni dubbi che a volte ci vengono sulla fede o su qualche aspetto della morale cristiana. Intanto noi cominciamo a pregare perché il nostro "tesoro" diventi un buon ragazzo, o ragazza, che faccia onore a Gesù Cristo!".

Finalmente! ecco, si, vi spiego volentieri che cos'è il battesimo, almeno quel poco che io ho compreso e un po' di quel che ho vissuto. Vi spiego volentieri come si svolge il rito, e anche quali condizioni preliminari debba avere una famiglia per celebrare il battesimo di un figlio, e a quali impegni deve essere preparata ad assumersi.

2.

Un palo alla fede 

"Sarebbe meglio attendere quando avrà diciott'anni!" sentenzia un mio amico. Non so se egli abbia pensato seriamente a quel che dice e se abbia valutato tutti gli aspetti. So che sono d'accordo con lui, piuttosto che...
Piuttosto che far battezzare un figlio e non fargli mai vedere con la propria vita come si vive da cristiani, piuttosto che abbandonare a se stessa la fede di un bambino, in modo tale che - nonostante gli incontri di catechesi - sia condotto dai genitori stessi a lasciarla a tredici o quattordici anni, piuttosto che essere falsi al momento del battesimo (e con Dio non si scherza!), è meglio attendere i diciotto anni. Il che significa dire al figlio: arrangiati. Nessuno gli dice così per il nutrimento, per la scuola, per i divertimenti!

Ma forse il mio amico non ha riflettuto seriamente, e s'è lasciato portare dall'istinto, che è sempre egoistico. Lasciare che il figlio s'arrangi, per il padre e per la madre può essere una scelta di comodo: essi sentono che presentare al battesimo un figlio è un impegno con Dio, impegno constante che richiede fedeltà, che richiede una vita vissuta diversamente, che richiede da loro due un'attenzione più coerente ai comandamenti di Dio e alla vita della Chiesa. Un impegno che, al giorno d'oggi, è rischioso: costa caro.
"Non lo battezziamo". Una scelta di comodo, perché cosi non si sentiranno costretti a mettersi a tu per tu davanti a Dio per rispondere ai suoi richiami, ai suoi desideri.
Pensava - il mio amico - d'essere aggiornato e progressista nell'affermare la sua teoria. Forse non è vero. Il forse però dipende da lui, dal suo coraggio di mettersi in contatto con Dio e cercare di valutare le sue opere, tra cui anche il battesimo.
In ogni modo rimane qualche perplessità. "Chissà se sarò capace di educare mio figlio alla fede?".
Un mio amico missionario in Africa battezza i figli dei cristiani solo se ambedue i genitori frequentano normalmente la chiesa. Se anche uno solo dei due genitori non fosse assiduo alla messa domenicale e capace di vita onesta, il figlio non viene battezzato. Lo deciderà egli stesso a quindici o sedici o più anni, dopo un corso di tre anni di catechismo e dopo che il consiglio di comunità (che è all'incirca come il consiglio parrocchiale) avrà verificato il suo modo di vivere.

Io qui non sono così severo, perché - finora - in Italia, c'è anche qualche aiuto al di fuori della famiglia per orientare nella fede i fanciulli e ragazzi: comunità parrocchiale, parentela, catechismo... e perciò mi accontento che almeno uno dei genitori sia un "buon" cristiano: per "buon" cristiano non intendo "senza peccato", e nemmeno "stinco di santo": intendo che viva in amicizia personale con Gesù Cristo e in rapporto costante con la Sua Chiesa nella parrocchia, frequentando i Sacramenti.
Se i genitori, o almeno uno dei due, mi testimoniano di essere contenti di essere cristiani, se intendono vivere nella fede della Chiesa e amare il prossimo "come Cristo comanda", sono sicuro che anche il loro figlio potrà respirare un'aria (spirituale) che non asfissia, ma che sviluppa una crescita della fede, un rapporto di simpatia con Gesù Cristo e quindi di ubbidienza a Dio Padre.

Chi pianta un melo o un altro albero nell'orto, prepara prima la terra con cura, gli mette vicino un palo e poi segue con altrettanta cura e con fedeltà costante l'andamento della crescita e delle stagioni. L'albero, pur piccolo e senza fiori, ha già la sua vita indipendente, anche se si appoggia al palo; ma se lo pianti e lo abbandoni, o muore, o vivacchia alla meglio senza dar frutto come si desidera.

È un paragone semplice, ma capisci che è vero. La tua fede è cresciuta perché c'è stato qualcuno, e più d'uno, che t'ha aiutato a svilupparla, esercitarla, maturarla, sostenerla. La mia fede è viva oggi grazie a molte persone che ieri hanno pregato davanti a me, per me, insieme con me, e grazie a molti cuori che hanno amato Gesù e non hanno avuto timore a lasciarmi osservare che ne erano innamorati, e grazie a molte mani che ho visto tendersi ai fratelli con generosità perché in loro una fede potente li spingeva a donare se stessi.

  continua >>>>>