serie 3. parte 11

Vangelo secondo Marco: capitolo 7,31-37

Testo del Vangelo
(trad. CEI 1977)

Lectio

31 Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passò per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.


32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano.

33 Presolo in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;

34 guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effatà", cioè: "Apriti!".


35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.




36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano


37 e, pieni di stupore, dicevano:

"Ha fatto bene ogni cosa:

fa udire i sordi e fa parlare i muti!".

Signore Gesù, ti trovi ancora nelle regioni dei pagani, e anche queste vuoi percorrerle tutte, pur senza annunciare il Regno. Dai l'impressione di volervi rimanere a lungo, quasi per anticipare i tempi della Chiesa. Anche a Sidone ti rechi, quasi in pellegrinaggio per respirare là dove "la vera parola del Signore" si rivelò sulla bocca di Elia (1Re 17,24). E ritorni nella Decapoli, dove l'indemoniato, divenuto sano di mente, ha parlato di te. Qui portano davanti a te uno che non sente e che riesce solo a emettere suoni confusi. Egli non può vivere la normale vita sociale degli uomini, ma nemmeno ascoltare te, e perciò nemmeno riesce a parlare di te. Sembra che la potenza creatrice di Dio in lui non abbia completato la sua opera, certamente ostacolata dal peccato del mondo. Dio adopera te per compiere il suo disegno di redenzione sulla vita dell'uomo e sul perfezionamento della sua comunione.
Ti chiedono di imporre la tua mano su di lui. La tua mano ha guarito il lebbroso e ha rialzato la figlioletta dodicenne dal suo sonno mortale: quella mano può certamente operare ancora nuovi prodigi.
Ma tu, che sei abituato ad obbedire a Dio, non ubbidisci agli uomini. Essi non hanno i pensieri di Dio. Anzitutto tu prendi con te in disparte l'uomo che non ode e non parla: egli è come uno dei tuoi discepoli, e deve stare in mezzo ad essi, e soltanto con loro godere di te. Lo porti lontano dalla folla, perché non diventi un "caso" che suscita curiosità, ma soprattutto perché egli impari a vedere solo te, a udire solo te, e non subisca l'influsso di ciò che pensano e dicono e fanno gli altri. Egli deve prendere posizione personale riguardo a te, perché tu sai che egli sarà perfetto e pienamente uomo non solo se sarà capace di udire e di parlare, ma se avrà incontrato te e avrà riconosciuto nelle tue parole la Parola del Dio vivente. I tuoi discepoli infatti hanno sì udito la tua voce, ma non hanno capito ancora chi tu sei: li impedisce proprio ciò che dicono tutti. Tu hai visto a Nazareth com'è difficile per noi cancellare dal cuore e dalla mente le conoscenze superficiali per accogliere quelle di Dio!
Gesù, ora sei in luogo appartato. Come può il sordo capire chi tu sei e qual è il significato di ciò che tu fai per lui? Egli non ode, però vede. Dai tuoi gesti egli può comprendere le tue intenzioni. Le tue dita s'immergono nei suoi orecchi, come le dita di Dio che plasmano l'uomo dalla polvere della terra. Poi sputi sulle tue dita per portare la tua saliva sulla lingua che non riesce a formulare parole. Sono gesti significativi. Quando egli udrà le voci degli uomini dovrà sempre ricordare che è solo il tuo dito che ci fa partecipi gli uni dell'esperienza degli altri. E quando egli aprirà la bocca si premurerà di dire ogni cosa in sintonia con te, come frutto del tuo spirito che tu gli hai messo sulla lingua.
Ora tu alzi gli occhi verso il cielo: nessuno prima di te ha compiuto questo gesto. Spetta a te farlo per primo, perché su di te i cieli si sono aperti. Gli uomini possono solo abbassare lo sguardo perché peccatori. Ora che siamo, grazie a te, membra del tuo corpo, anche noi alziamo gli occhi al cielo da te aperto, come Stefano (At 7,55), per contemplare te alla destra del Padre.
Con lo sguardo immerso nel Padre emetti un sospiro: non è soltanto partecipazione alla sofferenza degli uomini che gemono con tutta la creazione che attende d'essere liberata dalla schiavitù, cui il peccato la assoggetta (Rm 8,19-27), ma è segno di quella speranza, che tu per primo nutri, nella certezza che il Padre ci salva. Il tuo gemito è rivolto al Padre, che ti esaudisce, perché sei Figlio! Il tuo gemito è lo Spirito, che, uscendo dalla tua bocca, diventa parola, parola adatta agli orecchi e alla lingua dell'uomo: "Effatà"! La tua parola non torna senza effetto: è Parola di Dio! Mentre tu odi il suono della tua parola, anche il sordo la ode, e la ripete anzitutto al proprio cuore. Apriti, apriti a credere che Gesù è il Dio con noi, che agisce per noi, per metterci in relazione gli uni con gli altri con Spirito di comunione, perché in mezzo a noi ci sia la tua Presenza salvifica! Apriti, apriti a dire la grandezza e la bellezza di colui che dà la vita, di colui che compie le promesse di Dio annunciate al popolo dai profeti (Is,35,5). Apriti lingua mia a dire ciò che Dio vede quando guarda la sua creatura: "Ha fatto bene ogni cosa" (Gn 1,31)! Il sordo ora può ascoltare la tua voce: è il primo suono che entra nei suoi orecchi. Egli parla, e rivolge a te per primo la parola! Ora egli è un uomo completo: ascolta te e parla con te. Un uomo maturo farà sempre così, ovunque e con chiunque si trovi: ascolterà e parlerà sempre alla tua presenza!
Siamo in territorio pagano: tu non vuoi essere conosciuto per i miracoli. Sai che persino gli ebrei non li sanno decifrare, nemmeno i tuoi discepoli (6,52). Ma come si possono tacere le grandi opere di Dio? Ciò che dicono questi pagani, senza che essi se ne rendano conto, è un aiuto ai tuoi discepoli perché finalmente capiscano. "Ha fatto bene ogni cosa": quindi per mezzo tuo Dio stesso, il creatore del mondo, ha agito! Ogni cosa è buona perché creata da Dio, anche la terra pagana. "Fa udire i sordi e parlare i muti": tu sei il Dio che "viene a salvarvi"! "Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, … griderà di gioia la lingua del muto … Fuggiranno tristezza e pianto" (Is,35,5).

Signore Gesù, mi unisco anch'io allo stupore dei pagani per ripetere la mia fede in te, mio Dio, mio salvatore: "Hai fatto bene ogni cosa"! Hai partecipato alla creazione della mia vita: io sono quel che sono grazie a te! Grazie a te riesco a udire la Parola di Dio mescolata tra le parole degli uomini! Grazie a te riesco a comunicare con gli altri e ad alimentare la comunione tra noi, manifestando e rivelando così il mistero dell'amore di Dio, del vero Dio di cui tu sei la Parola e di cui tu sei il vero ascolto, la vera ubbidienza! Grazie, Signore Gesù!

 

 

 

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