serie 6. parte 6

Vangelo secondo Marco: capitolo 14,53-65

Testo del Vangelo
(trad. CEI 2008
)

Lectio

53Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.
54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.
55I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. 56Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. 57Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: 58 "Lo abbiamo udito mentre diceva: "Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d'uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d'uomo"". 59Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde.
60Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".
61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?".
62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: "Fa' il profeta!". E i servi lo schiaffeggiavano.

Signore Gesù, tu che camminavi sempre davanti ai tuoi discepoli ora vieni condotto, come un criminale, senza più alcuna dignità tra gli uomini. Ti trovi proprio in mezzo ai capi religiosi, le persone ritenute le più qualificate per riconoscere il Messia, i "costruttori di Gerusalemme". Essi agiscono di notte, come i ladri e gli omicidi.
Pietro vuole essere fedele alla sua promessa, ma la paura lo tiene distante. Ti ha "seguito da lontano" e ora sta a guardare, senza però lasciarsi coinvolgere. Riesce a entrare nel cortile, tenta di confondersi tra i servi del tuo nemico, favorito dal buio della notte e godendo del calore del fuoco che gli illumina il volto. Tra di loro tu vedi solo lui.
Il Sinedrio, con la sua autorità, ha già deciso di farti morire e si riunisce nella notte, clandestinamente. In particolare i capi delle famiglie sacerdotali hanno fretta e cercano solo le giustificazioni per il loro intento. Sono necessari due testimoni concordi, ma non si trovano, finché dalle loro bocche non risuona l'eco del tuo rimprovero al modo con cui era gestito il Tempio e della tua profezia con cui annunciavi te stesso come luogo della Presenza di Dio. Riesce difficile trovare concordanza al modo con cui anche questo tuo detto era compreso e riferito. Chi non ti ama non può ripetere le tue parole: esse sono giudizio per lui. Qui nessuno ti ama e perciò nessuno riporta con verità e precisione quanto tu hai fatto risuonare agli orecchi dei tuoi ascoltatori. Il fatto che non si trovano testi concordi, testimonia la tua innocenza.
È proprio il Sommo Sacerdote che interviene, rivelandosi il più accanito, deciso a volere la tua morte. Egli vuole che tu apra la tua bocca: non sopporta che tu sia il Servo di Jahwè che "maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca" (Is 53,7; Sal 38,14).
Ma tu, Gesù, conosci le sue e le loro intenzioni e sai che ogni tua parola potrebbe essere travisata. Non ti ascolterebbero. Il tuo silenzio è la parola più vera ed efficace. Il tuo silenzio manifesta la tua verità e la loro menzogna. Da che cosa dovresti infatti difenderti, se nessuna accusa plausibile e dimostrata viene mossa contro di te?
Il Sommo Sacerdote, nominato qui per la terza volta, ti fa una domanda precisa, che non è un'accusa: egli vuole sentire da te una parola che appaia bestemmia, se un uomo la pronuncia. "Sei tu il Cristo", ti chiede, "il Figlio del Benedetto?". Forse egli sapeva quello che aveva detto Pietro a Cesarea di Filippo (8,29)? Oppure i demoni che pronunciavano con odio la tua identità (3,11; 5,7)? Aveva sentito raccontare quanto è stato udito al tuo battesimo al Giordano? Se tu lo affermi egli ti condannerà, perché un uomo qualunque non può attribuirsi questa identità. Ma tu, Gesù, non sei un uomo qualunque, non sei un peccatore che cerca giustificazione per sè, sei il Servo che cerca di giustificare i peccatori. Tu non vuoi e non puoi mentire.
Grazie, Gesù, che ti sei manifestato. "Io sono", tu dici solennemente. È il nome di Dio conosciuto da Mosè (Es 3,14), il nome che rivela l'amore del Padre al suo popolo in vista della salvezza di tutti i popoli. E aggiungi le parole dei profeti che ti avevano annunciato. Zaccaria aveva detto: "Lo vedranno coloro che lo hanno trafitto" (12,10) e così manifesti anche le loro intenzioni, senza doverle dire esplicitamente. E aggiungi che colui che trafiggeranno è colui che è stato annunciato dai profeti come Figlio dell'uomo (Dn 7,13), che dopo la sofferenza siederà alla destra della Potenza, come giudice quindi, che nessuno potrà contestare, perché verrà con le nubi del cielo, forte e sicuro dell'autorità di Dio.
Tu, Gesù, sarai il loro giudice: essi ritengono di poter pronunciare la tua condanna, ma sarai tu a giudicare il loro rifiuto di te. E sarà terribile!
Quel sommo sacerdote compie un gesto per lui proibito (Lv 21,10). Disobbedisce a quella Legge che vuol difendere, e così dichiara ufficialmente finito il sommo sacerdozio del tempio: si straccia le vesti; non lo avrebbe potuto fare. Ora sei tu il Sommo Sacerdote vero, la cui tunica non viene strappata (Gv 19,23) nemmeno di fronte al peccato di tutti gli uomini. Quell'uomo ormai senza veste, senza dignità, ti accusa di bestemmia senza ragione: non ha verificato se quanto hai detto fosse menzogna, e col suo dire condiziona tutti a pronunciarsi contro di te. Si fa testimone e fa tutti i presenti testimoni accusatori. Ora, Gesù, sei condannato. È la settima volta che risuona il termine testimone o testimoniare: sei tu il testimone del Padre e siamo noi i testimoni di te: abbi pietà di noi!
C'è chi ti sputa addosso in segno di disprezzo, mentre tu col tuo sputo avevi risanato il muto e il cieco. Ti bendano il volto, che era stato risplendente della gloria di Dio (9,7); ti percuotono e ti vogliono indovino, tu che avevi rivelato a tutti l'amore del Padre. Ti danno schiaffi i servi, mentre tu con le tue mani avevi sollevato ammalati e persino dei morti. Gesù, pietà di me.

 

 

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