30.
Dopo la cena Gesù ha sorpreso ancora i discepoli. Tenendo in mano la coppa del
vino, dopo aver ringraziato il Padre, disse una parola che li sbalordì. Egli
pronunciò le parole "mio sangue", "nuova alleanza" e "remissione
dei peccati". Di nuova alleanza parla nella Bibbia il profeta Geremia:
è un'alleanza tra Dio e gli uomini destinata a non essere più interrotta nemmeno
dai loro tradimenti. Ogni alleanza, quella stipulata da Dio con Abramo, con
Mosè, con i Giudici, con Davide, è sempre stata infranta dal popolo con le decisioni
di seguire i propri comodi, cioè i vari idoli di turno, invece che tener fede
alla Parola di Dio! L'alleanza detta "nuova" è diversa: Dio si impegna
a mantenerla comunque, anche se gli uomini non riescono ad essere fedeli. Per
le loro infedeltà viene inaugurata la "remissione dei peccati", ottenuta
non con il sangue di capri o di agnelli, ma con il sangue stesso di Gesù, cioè
con l'offerta della sua vita. Gesù dice queste cose tanto belle tenendo il calice
in mano e porgendolo ai suoi! Il sacerdote le ripete: oggi siamo noi i suoi
discepoli, e il calice del vino è lo stesso che teneva in mano il Signore. Unica
differenza: allora Gesù sarebbe morto poco dopo, ora è già morto e risorto.
Non è una differenza sostanziale, perché comunque la vita di Gesù rimane offerta
in sacrificio. Oggi anche noi facciamo parte del Corpo che egli offre, e il
nostro sangue fa parte del Sangue che egli ha versato. Se pensiamo al sangue
dei martiri, dei testimoni che ogni giorno soffrono e muoiono per la nostra
fede, comprendiamo meglio. Come siamo fortunati e benedetti a poter celebrare
ogni domenica questo mistero!
Il sacerdote alza sia il Corpo che il Sangue di Cristo. Qualcuno pensa che questo gesto venga compiuto perché tutti vedano i santi Doni. E invece è il gesto di presentazione a Dio del sacrificio di Gesù, l'unico sacrificio che noi possiamo offrirgli. I sacerdoti del tempio di Gerusalemme, prima di posare sul fuoco dell'altare le carni o i pani o le altre oblazioni perché fossero bruciate come sacrificio, le alzavano per presentarle a Dio, come gesto di offerta. Da quel momento quelle cose non erano più dell'uomo, erano di Dio! Noi alziamo Corpo e Sangue di Cristo: offriamo al Padre il memoriale del sacrificio di Gesù, che si è offerto per essere innalzato sulla croce! È il sacrificio con cui ci presentiamo a lui!
31.
"Fate questo in memoria di me"!
Con questo comando Gesù ha cambiato finalità alla cena pasquale. Fino a quel
momento questa veniva vissuta come memoria della liberazione del popolo dall'Egitto,
memoria dell'opera di Mosè, nell'attesa di un'altra Pasqua che realizzasse la
liberazione definitiva da ogni giogo di oppressione. Ogni Pasqua era vissuta
come attesa del regno di Dio, il Regno in cui non fossero i potenti a comandare,
e quindi a opprimere! "In memoria di me"! È il dono del corpo e del
sangue di Gesù che ora dà vita e speranza al nuovo popolo fondato sui dodici
Apostoli. Noi non attendiamo più altre liberazioni: quella vera è quella operata
dal Signore quando ha versato il suo sangue per la remissione dei peccati. La
nostra celebrazione è un godere i frutti di quel sacrificio di Gesù Cristo.
Noi gli obbediamo, nutrendoci del pane spezzato e bevendo il vino dal suo calice.
Noi gli obbediamo "spezzando" il nostro corpo, donandoci cioè nell'amare
i fratelli, perché questo comando "fate questo" si esplicita nel "comando
nuovo" "amatevi come io vi ho amato"!
Il sacerdote si inginocchia in segno di adorazione: quel Pane e quel Vino che
sono stati alzati sono davvero Corpo e Sangue del Signore, sono la sua vera
presenza. Egli si inginocchia per adorarli e per dire così a tutti che sull'altare
ora è veramente presente colui che nessuno vede, ma di cui tutti viviamo! In
memoria di Gesù dunque siamo riuniti, per amore suo cantiamo e preghiamo insieme,
grazie a lui e al dono del suo Spirito abbiamo ascoltato la sua Parola. Ci abituiamo
così a vivere tutta la nostra vita in memoria di Gesù: ogni nostra decisione
sarà realizzazione di qualche suo suggerimento, di un aspetto del suo volere,
o meglio del suo amore!
32.
Mistero della fede! Una parola breve, acclamazione di meraviglia per un fatto
che noi stessi compiamo, ma in cui si manifesta la presenza e l'amore di Dio,
Signore del cielo e della terra! Le parole pronunciate sul pane e sul vino non
sono rimaste parole: la nostra fede sa che Dio ha agito e che siamo protagonisti
di un amore che supera la nostra comprensione. Questa acclamazione estatica
viene completata da tutta l'assemblea: Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo
la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta! Così San Paolo aveva interpretato
questo momento: quando mangiamo il corpo del Signore noi siamo profeti e messaggeri
che, senza parole, annunciamo il mistero pasquale, morte e risurrezione di Gesù
e la sua gloria, che si concluderà con la sua venuta alla fine! Queste parole
spesso le cantiamo, perché dobbiamo esprimere la gioia di tutto il popolo di
Dio! Tu non hai voglia di cantare? Canta ugualmente: non devi esprimere la gioia
sentimentale che oggi forse non hai, ma quella dei santi e quella dei peccatori
che attendono la redenzione, che ricevono grazie alla celebrazione di questo
mistero!
33.
Due preghiere dopo la consacrazione sono importanti. La prima riprende l'annuncio
del mistero della morte, risurrezione, ascensione al cielo e della prossima
venuta del Signore Gesù, già cantato da tutta l'assemblea, e continua dicendo
che questo è il clima in cui vogliamo offrire al Padre il "sacrificio vivo
e santo". Che cosa significa " sacrificio "? È un segno della
nostra volontà di essere vicini a Dio: non sapendo come fare, gli presentiamo
ciò che riteniamo più " nostro "! Prima dell'arrivo di Gesù gli uomini
offrono a Dio sangue, non il proprio, bensì quello di animali, uccisi per sostituire
la propria vita. Da quando siamo battezzati la nostra realtà più preziosa è
Gesù! Offriamo al Padre perciò Gesù stesso, cioè l'offerta che egli ha fatto
di sè al Padre sulla croce, anticipata nell'ultima Cena e nel Getsemani. Quello
è il sacrificio certamente gradito a Dio! Noi non abbiamo da presentare al Padre
null'altro che gli piaccia. Questo lo possiamo offrire perché Gesù stesso ce
l'ha detto, anzi, comandato: "Fate questo in memoria di me". La nostra
non è una " ripetizione ", ma una ripresentazione di quell'unico sacrificio
offerto già una volta per tutte.
Con la seconda preghiera chiediamo lo Spirito Santo, che ci unisca in un solo
corpo e un solo spirito. La tentazione più grave e più frequente è quella della
divisione e della discordia, - e noi siamo tenaci nel trovare giustificazioni
alle nostre divisioni -; sappiamo quindi che questa preghiera incontra il desiderio
di Dio, che vuole che la nostra vita nella Chiesa manifesti l'unità, l'amore
vissuto dalla Trinità. Abbiamo fiducia che il Padre ci ascolti e ci doni davvero
lo Spirito Santo perché egli gradisce l'offerta che gli presentiamo e di cui
ci nutriamo, cioè il corpo e il sangue del suo Figlio prediletto!
34.
Abbiamo presentato al Padre il vero sacrificio che gli è gradito. Ora il sacerdote
gli presenta le nostre attese, attese del suo intervento di amore perfetto:
grazie a questo sacrificio Dio ci deve esaudire! Preghiamo quindi per noi, desiderosi
di raggiungere i nostri fratelli ormai al sicuro: di essi nominiamo la Madre,
Maria Ss.ma, gli apostoli e i santi patroni! Li ricordiamo, poiché essi vivono
grazie a Dio, e quindi anche noi li riteniamo viventi, benché non li vediamo
con i nostri occhi! Con i loro esempi di fede e di amore ci sono di stimolo
e di aiuto! Essi sono i primi membri della Chiesa, ambiente in cui viviamo più
intensamente la fede e l'amore, famiglia in cui la speranza è condivisa da tutti.
Preghiamo per essa, in particolare per il papa e per il vescovo, di cui facciamo
il nome: la Chiesa è una realtà concreta, riconoscibile, ordinata; come in una
famiglia, anche nella Chiesa c'è chi è caricato del servizio dell'autorità in
vista dell'unità e dell'armonia. Preghiamo per i sacerdoti e per tutto il popolo,
chiedendo d'essere confermati nella fede e nell'amore: sono queste le nostre
necessità più urgenti, senza le quali la Chiesa stessa non è Chiesa! Non ci
dimentichiamo degli assenti, quelli impediti da infermità o da particolari situazioni,
o quelli che non sono venuti perché hanno ceduto alla tentazione della pigrizia,
del materialismo e dell'egoismo, o quelli la cui fede è divenuta fragile e cede
ai venti contrari. Fanno parte della Chiesa anche i fratelli già defunti, che
hanno completato il loro servizio su questa terra e sono stati "promossi
alla vita eterna" (così dicono i certosini!). Li consegniamo al Padre perché
ci possiamo ritrovare anche con loro quando egli ci chiamerà a sè. In queste
preghiere vediamo la Chiesa nella sua totalità, nella sua ampiezza, che comprende
non solo noi peccatori in pericolo, ma anche i fratelli che attendono la gloria
e quelli che vi sono già ammessi dalla "buona" volontà del Padre,
che ha esaudito i desideri del suo Figlio Gesù!
35.
La preghiera eucaristica si conclude con la dossologia, una lode esplicita alla
Trinità Ss.ma. È una lode che, pur con estrema brevità, riassume tutto il ringraziamento
e l'adorazione della Chiesa, che sa d'essere immersa nella vita divina e gusta
come propria gioia la gloria di Dio. Davvero quando si dà gloria a Dio proviamo
le gioie più intense e profonde, più condivise e più vere! A Dio Padre nell'unità
dello Spirito Santo riconosciamo ogni onore e gloria per mezzo di Gesù Cristo,
insieme con lui e immersi nella sua figliolanza! La vita trinitaria di Dio non
è la convivenza di tre persone che stanno una accanto all'altra, ma è il protendersi
reciprocamente l'uno all'altro, offrendosi l'un l'altro, donandosi fiducia completa
e amorosa obbedienza: all'interno di questa circolazione d'amore Dio accoglie
anche noi, miseri e peccatori! A questa lode, che il sacerdote spesso canta,
tutta l'assemblea risponde con un solenne "Amen"! Con questo Amen,
pronunciato ad alta voce o cantato, tu esprimi la tua fede e dai il tuo assenso
a tutto quanto è avvenuto: la consacrazione del pane e del vino e la loro offerta
al Padre come sacrificio di Gesù per la vita e la missione di tutta la Chiesa!
Con questo Amen l'assemblea partecipa attivamente, diventa un sol cuore e si
prepara a rivolgersi al Padre in modo deciso e filiale.
Preparazione alla Comunione
36.
Quando il Corpo di Cristo è sull'altare, insieme con Gesù ci rivolgiamo al Padre
con le parole coraggiose che egli stesso ha insegnato ai discepoli, e che la
Chiesa al momento del nostro battesimo ci ha consegnato personalmente. Sono
parole coraggiose, tanto che talvolta l'invito a recitarlo suona così: "osiamo
dire"! Perché sono parole coraggiose? Prova a immaginarti per un attimo
di essere un pagano, o un ebreo, oppure un musulmano. Nessuno di questi si sognerebbe
di presentarsi al suo Dio con parole simili: le ritiene o presunzione, o trasgressione,
se non addirittura un'offesa. Padre nostro che sei nei cieli… Ora non ti spiego
questa preghiera, perché non terminerei tanto facilmente. Ti dico solo che nella
prima parte ci rendiamo disponibili a realizzare i desideri e la volontà di
Dio, di quel Dio che si è impegnato con noi dandoci la vita: non per nulla lo
chiamiamo Padre! È come dicessimo: eccomi, voglio santificare il tuo nome lasciandomi
riunire con i tuoi figli, mi rendo disponibile a realizzare il tuo regno, sono
pronto a fare la tua volontà, insieme con Gesù, anche se comporta la croce.
Nella seconda parte ci facciamo mendicanti: chiediamo il pane, quello materiale,
ma soprattutto quello spirituale per ciascuno e per tutta la Chiesa. Il pane
che nutre e tiene unita la Chiesa è lo Spirito Santo che riceviamo tramite l'Eucaristia:
ogni giorno questo Pane la nutre e la fortifica, spesso fino al martirio! Chiediamo
il perdono, e ci disponiamo a perdonare, perché l'amore del Padre pervada tutto
il Corpo di Cristo! Chiediamo protezione, perché grande è la forza delle tentazioni,
e chiediamo liberazione dal Maligno: forse abbiamo raggiunto ricchezza e piaceri,
ambizioni e soddisfazioni ascoltando i suoi consigli, forse abbiamo compiuto
opere malvagie suggerite da lui. Per questo egli vanta dei diritti sul nostro
corpo e sulla nostra anima!
37.
L'ultima frase del Padre nostro viene ripresa per continuare la preghiera. Liberaci
dal male! I mali sono molti, ci sono le tentazioni di divisione, quelle di invidia,
di odio, di vendetta, di impurità, di avarizia, di ingordigia, di ira, di superficialità,
di pigrizia. Molti sono i mali da cui abbiamo bisogno di essere liberati, mali
che ci turbano e ci fanno paura, perché sono il segno della presenza del maligno,
nostro nemico. Ci sono i mali dentro di noi e ci sono quelli che ci assalgono
dall'esterno. Ci sono i peccati detestati e quelli approvati da tutti, quelli
compiuti da noi e quelli compiuti dai nostri familiari, quelli programmati da
grandi organizzazioni e società che sembra non abbiano alcun rimorso di coscienza
e non si facciano scrupoli di sorta pur di raggiungere lo scopo di dominare
per arricchire: preparano guerre e opprimono popoli interi. Liberaci, o Signore!
In mezzo a tutti questi mali noi coltiviamo la gioia dell'attesa di Gesù salvatore!
La sua prossima venuta sarà la definitiva liberazione: a lui appartiene il regno
e la gloria! A lui chiediamo pure la pace, quella che egli ha promesso. La sua
pace è interiore a ciascuno, ed è una pace che avvicina i cuori gli uni agli
altri. Gli chiediamo che egli non decida nulla in base ai nostri peccati, e
così anche noi vogliamo imparare a fare: guardando alla fede della Chiesa non
saremo trascinati o influenzati dal peccato dei nostri fratelli.
38.
Chiesta la pace con la preghiera, il sacerdote la dona ai fedeli riuniti: La
pace del Signore sia sempre con voi! E subito invita tutti a trarre conseguenze
dalla preghiera rivolta a Dio con fede: se la pace è con noi, ce ne scambiamo
il segno stringendoci la mano. A questo punto della Messa non hai mai cercato
di incontrare lo sguardo di qualcuno cui hai fatto un torto o da cui l'hai ricevuto?
Non ti sei mai avvicinato a porgere la mano ad un tuo "nemico"? Se
l'avessi fatto sapresti quant'è bello prendere sul serio Gesù!
E subito un canto si eleva da tutta l'assemblea. Ci stiamo avvicinando al momento
in cui mangeremo il Corpo di Cristo. Ma come fare? Siamo peccatori, lo siamo
davvero! Ci rivolgiamo ancora a Gesù, chiamandolo con quel titolo con cui ce
lo ha presentato Giovanni Battista: Agnello di Dio, che toglie il peccato del
mondo! Il peccato del mondo pesa anche su di noi, perché anche noi lo abbiamo
sviluppato, ampliato, favorito, ce ne siamo resi colpevoli. Abbi pietà di noi!
Ripetiamo tre volte questa preghiera, umile e vera: la prima volta per il nostro
peccato personale; la seconda per quello della nostra famiglia o comunità, cui
abbiamo contribuito; la terza volta per quello diffuso nel mondo e che noi non
riusciamo o non ci impegniamo ad impedire. Riformuliamo poi in altro modo questa
invocazione risvegliando la nostra fede: Non sono degno di partecipare alla
tua mensa: ma di' soltanto una parola e io sarò salvato! È la preghiera del
centurione che sapeva che Gesù, da buon ebreo, non avrebbe potuto entrare in
casa di un pagano. Questo è il momento di riconoscerci con sincerità peccatori.
Per accostarci al Corpo del Signore dobbiamo riconoscere che esso è davvero
il Corpo del Signore. Chi non vuole dare adesione alla fede della Chiesa non
può ovviamente mangiarlo, ma nemmeno chi non ha confessato i propri peccati
gravi o chi vive situazioni irregolari: compirebbe azione menzognera verso il
Corpo di Cristo. Se non sei in queste situazioni, pur sapendo di non essere
del tutto senza peccato, accogli con umiltà e con gioia l'invito che Gesù stesso
ci ha rivolto, e avviati verso il sacerdote che sta distribuendo il Pane della
vita!
39.
Mentre si canta "Agnello di Dio…" il sacerdote compie un piccolo gesto
che tu nemmeno vedi, se non sei particolarmente attento: dopo aver spezzato
l'ostia, ne stacca un frammento e lo lascia cadere nel calice. Il gesto risale
ad un'usanza molto antica e viene ripetuto ancora, anche se oggi non può più
avere il significato originario. È un'abitudine che si era andata consolidando
nella città di Roma allorché si formavano molte comunità distanti da quella
centrale presieduta dal vescovo, cioè dal papa. Quelle comunità si sentivano
unite a quella in cui celebrava il loro vescovo: per esprimere quell'unità attendevano
che arrivasse un diacono con un frammento dell'Ostia consacrata dal papa, lo
mettevano nel loro calice e quindi procedevano a distribuire la s. Comunione!
Un segno di comunione con il proprio vescovo, la consapevolezza di non essere
soli, ma uniti a tutte le altre comunità della diocesi formanti un'unica Chiesa
presieduta dal Vescovo, successore degli Apostoli! Il sacerdote stesso che celebra
sa di poter celebrare perché mandato dal vescovo, perché fa parte di un presbiterio
unito e obbediente, perché ministro, cioè servo della Chiesa, Corpo di Cristo!
Oggi non attendiamo che qualcuno ci porti un frammento dell'Eucaristia dal nostro
Vescovo, non è nemmeno pensabile. Questo gesto però rimane presente nella nostra
celebrazione per ricordare l'unità della Chiesa e l'importanza di avere un Vescovo
che vigila sulla nostra fede e che fa sì che noi tutti abbiamo il cibo spirituale
per la nostra vita!
Comunione
40.
Coloro che partecipano alla santa Comunione si avviano verso l'altare. Qualcuno
però rimane nel banco e, con raccoglimento, fa la comunione spirituale: "Vieni,
Gesù, in me. Non mi sono preparato adeguatamente con la confessione per qualche
peccato che per te è grave,… sono vissuto distratto per tutta la settimana,…
sono in situazione di vita irregolare perché convivo con una donna, o con un
uomo, e per ora non posso cambiare la mia situazione…: se puoi, abbi misericordia
di me e vieni per fare di me un figlio di Dio, adoperami per il tuo regno".
Coloro che invece si mettono in fila, si avvicinano al sacerdote e ricevono
l'Ostia santa con devozione. La possono ricevere direttamente sulla lingua,
oppure presentano la mano sinistra poggiata sulla destra a forma di croce. Così,
diceva S. Agostino, ricevi il Signore come su di un trono formato dalle tue
mani; prima di girarti, inchinandoti, lo porti alla bocca. Scegli tu stesso
il modo che ti dà maggior pace. Il sacerdote ti ha detto: "Corpo di Cristo",
e tu a voce alta hai confermato con il tuo "Amen". È il Corpo di Cristo
ciò che mangi; tu diventi corpo di Cristo; è Corpo di Cristo la Chiesa che te
lo porge! Non è pane quel pezzetto di pane, e tu non sei più un semplice uomo,
e l'assemblea non è più solo un'adunanza di uomini, ma qui ora c'è davvero Cristo
Gesù! Tu mangi lui, sei diventato lui, e vivrai in maniera degna di lui con
la forza che egli stesso ora ti dona; l'assemblea è una schiera di santi, amati
da Dio, che formano il Corpo di Cristo e rispondono a lui con l'amore di chi
vuol vivere ormai solo con lui e per lui! La Comunione! Ombra e splendore di
paradiso!
41.
Mentre ci accostiamo a ricevere la santa Comunione il gruppo che anima il canto
ci aiuta a manifestare la fede, la gioia e la pace di cui godiamo! Normalmente
questo canto è tranquillo, esprime fede e amore al Signore Gesù, e dona serenità,
fiducia, gioia, sicurezza per la vita presente e per l'eternità! Qualche volta
ci viene donata in questo momento anche una pausa di silenzio, momento prezioso
che riempiamo di stupore, di ringraziamento, di adorazione a colui che è entrato
in noi attraverso quel Pane consacrato. In qualche occasione il Pane viene intinto
dal sacerdote nel Vino del calice, oppure ci viene concesso di bere direttamente
dal calice: una partecipazione più significativa al sacrificio del Signore,
anche se non indispensabile. Questa usanza è stata smessa anticamente e oggi
non è tornata in uso per semplici difficoltà pratiche, e per paura che s'allunghi
la durata della celebrazione. Dove i cristiani sono arrivati ad una fede viva
non esiste questo problema: essi vivono la celebrazione eucaristica come il
momento più intenso e prezioso della loro vita, e perciò non guardano l'orologio!
Con la santa Comunione noi siamo diventati Corpo di Cristo, ma anche lui, il
Signore Gesù, è diventato nostro! L'orazione dopo la Comunione conclude il silenzio:
con essa chiediamo a Dio che il Corpo di Cristo porti frutto attraverso di noi
nel mondo in cui viviamo!
Conclusione
42.
La conclusione della Messa è brevissima. Prima di stendere le mani sopra il
popolo per la benedizione, il sacerdote dice per la quarta volta: "Il Signore
sia con voi": la benedizione infatti è un momento importante e solenne.
Essa viene pronunciata in vario modo, con parole diverse nelle varie festività,
ma è conclusa sempre da un segno di croce tracciato sopra l'assemblea nel nome
della Ss.ma Trinità. Quel segno vorrebbe comunicare a tutti la pienezza dell'amore
di Dio, che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito".
Ogni fedele accoglie la benedizione tracciando su di sè il segno della croce,
come all'inizio della celebrazione. La benedizione trasmette forza e serenità
per compiere il proprio servizio nel regno di Dio, un servizio sempre nuovo,
importante, prezioso per la comunità ecclesiale, per la propria famiglia e per
la società. Questa benedizione prepara ad accogliere il mandato: Andate in pace!
Questo non è un congedo, ma la trasmissione di un incarico: " Ora, che
ti sei nutrito della Parola e del Pane di vita, va' a comunicarne la sapienza
e la forza a quanti incontrerai. Ora che ti sei unito al tuo Dio, va' a portarne
la luce nel mondo. Ora che sei stato arricchito dei beni celesti, va' a condividerli
con coloro che non li conoscono ancora. Ora che vivi la vera pace, portala con
te nel mondo, perché molti l'attingano da te come da una fonte sicura! Ora sei
missionario di Dio, mandato come il Figlio: fa' in modo che altri lo possano
conoscere e incontrare. Non farai il predicatore, ma vivrai in modo tale da
generare ammirazione, così che qualcuno ti chieda spiegazione del tuo comportamento,
e allora parlerai del tuo Signore e della Chiesa che te lo ha fatto incontrare
e che te ne dona ogni giorno la Parola e la presenza "!
Aggiunte
43.
Mi hanno raccontato che in America, in varie parrocchie, al termine della Messa
alcune donne invitano tutti i partecipanti a prendere il caffè in una sala adiacente
alla chiesa! Essi hanno così l'occasione di intrattenersi amichevolmente, conoscersi,
condividere la gioia o il dolore di quanto è successo nella settimana, chiedere
o donare qualche consiglio, continuare l'amicizia, rendere cioè effettiva quella
fraternità che è nata o cresciuta con la partecipazione alla liturgia! Questo
momento di incontro è particolarmente importante in un paese dove i cattolici
vivono disseminati in mezzo ad una popolazione in cui sono praticate varie confessioni
cristiane, protestanti e anglicani, o addirittura varie religioni, islamica
e buddista e altre ancora, e dove molti vivono in modo del tutto privo di riferimenti
religiosi. È molto importante poter continuare tra credenti, in svariate modalità,
l'incontro profondo e santo della fede con i segni quotidiani dell'amicizia.
Se non si può farlo subito dopo la celebrazione, lo si può certamente in altri
momenti della giornata. Se nella tua parrocchia esistono questi momenti, fa
di tutto per parteciparvi: ritienilo tuo grave dovere! Se non esistono, attivati
per inventarli! Con la santa Comunione siamo cresciuti come fratelli, grazie
a Gesù, e dobbiamo cercare di manifestare questa nostra identità! Questo diventa
gioia e fonte di speranza per molti!
44.
Sei andato alla S.Messa, hai ascoltato la Parola di Dio, ti sei nutrito del
suo Pane: ora arrivano i frutti di tanta ricchezza di doni! Queste azioni sante
e grandi non possono rimanere senza conseguenze. Non si possono elencare gli
effetti di avvenimenti nei quali è stato all'opera nientemeno che Dio stesso!
L'esperienza ci dice che i frutti della Messa sono molti, e molto belli, frutti
che abbelliscono la persona con quella pace e serietà, armonia e serenità che
vengono da una vita interiore, frutti che arricchiscono la società di relazioni
nuove o rinnovate, frutti che danno ispirazione a iniziative di solidarietà,
di aiuto, di attenzione a coloro che soffrono o che vivono senza nemmeno accorgersi
di soffrire la mancanza della pace e della luce del Signore! Scopri quali sono
i frutti che la tua Messa già porta nella tua vita e nella tua società: ringraziane
il Signore! Aggregati poi a quelle iniziative cui altri hanno dato vita come
frutto della stessa Eucaristia! Se il Signore ti fa vedere altri campi di lavoro
e ti dona anche fantasia e capacità, impegnati in nuove imprese per amore del
suo nome, imprese che facciano crescere gli uomini in sapienza, giustizia e
santità!
45.
Domenica prossima ritornerai a celebrare l'Eucaristia! Questo è il giorno della
gioia di Dio: egli vuole godere di te! È il giorno della gioia di Dio per la
creazione dell'uomo: possa egli godere della tua fede e del tuo amore per lui,
della tua obbedienza alla sua parola che ti rammenta di santificare le feste.
Noi abbiamo ricevuto una festa solenne, quella della risurrezione di Gesù! "Otto
giorni dopo" egli stesso stette tra i suoi discepoli per donare loro la
pace, per farsi riconoscere anche dal discepolo incredulo, per riempirli tutti
di gioia e del suo santo Spirito! Noi non lasciamo passare l'ottavo Giorno senza
riunirci per incontrarlo, per ascoltare la sua Parola e ricevere il suo Corpo
ed il suo Sangue. Non possiamo davvero fare a meno del giorno del Signore, giorno
attraverso cui si manifesta la nostra identità! Siamo cristiani? Lo si vede
in questo giorno! Amiamo Gesù? Lo si vede in questo giorno! Non possiamo amare
Gesù senza amare il Corpo che lo rende visibile nel mondo, senza desiderare
e volere ciò che lui ha fatto, senza continuare ciò che lui ha cominciato. Egli
ha dato inizio alla Chiesa, come Corpo di cui continua ad essere il Capo: noi
lo amiamo vivendo secondo le sue intenzioni! Rinuncerai ad andare ai monti o
al mare, rinuncerai a varie gioie per vivere la gioia di questo giorno, ed essere
così testimone per molti dell'importanza di Gesù Cristo e della sua Chiesa!
46.
Ogni domenica è giorno di Eucaristia! Il cristiano che alla domenica non celebra
l'Eucaristia impoverisce la sua fede, si priva delle occasioni per rendere testimonianza
al suo Signore e soprattutto, a lungo andare, dimentica di essere fatto per
la festa eterna, per il Paradiso! La Chiesa ci dice e ci esorta a frequentare
l'Eucaristia ogni domenica; ce lo dice con forza, e con sicurezza afferma che,
se la evitiamo volutamente, commettiamo un grave peccato. La Chiesa è madre
e maestra: quanto dice lo ha maturato in secoli e secoli di esperienza. Si sono
visti spesso, purtroppo, dei bravi cristiani abituarsi un po' alla volta a disertare
l'Eucaristia domenicale. In tal modo si estraniavano dalla comunità, divenivano
deboli nella resistenza alle tentazioni, incapaci di superare ostacoli e scandali
della fede, trattenuti e dominati sempre più dalle cose di questa terra.
L'Eucaristia però santifica ogni giorno in cui viene celebrata! Coloro che possono
partecipano anche nei giorni feriali a questo momento così carico di eternità,
così pieno di vita e di gioia, così completo dell'abbondanza dell'amore di Dio!
La liturgia romana ha ridotto all'essenziale le preghiere e i riti, in modo
che tutta la celebrazione non occupi tanto tempo, e possa essere celebrata senza
incomodo da molti!
Grazie al Signore Gesù, che ogni giorno ci rende possibile entrare nella pienezza
del suo mistero d'amore e di offerta!
Grazie al Padre, che ogni giorno ci unisce al sacrificio del Figlio!
Grazie allo Spirito Santo, che ogni giorno ci riempie, attraverso l'Eucaristia,
della sua forza e sapienza, e ci riveste della sua luce!
47.
Ho terminato la spiegazione dei vari momenti e riti della S.Messa, ed ho quasi
nostalgia di queste occasioni che mi hanno permesso di intrattenermi con voi
su questa celebrazione dei misteri del Signore! Prima di concludere proprio
del tutto, desidero comunicarvi ancora alcuni pensieri e impressioni che porto
nel cuore: forse potranno essere utili a qualcuno!
Una prima riflessione riguarda le celebrazioni delle solennità più grandi come
Pasqua e Natale. In queste occasioni le chiese si riempiono, ed aumenta la gioia
di tutti. Tutti riceveranno grazia e Spirito Santo sia dall'ascolto della Parola
che dalla preghiera particolarmente intensa di quei giorni. Anche il celebrante
gode in quell'occasione nel vedere l'assemblea raddoppiata di numero, però il
suo cuore non può non soffrire e non percepire la sofferenza di tutta la Chiesa:
molti infatti di coloro che sono presenti in quel giorno solenne non hanno il
cuore aperto per donarsi al Signore Gesù, poiché hanno già deciso che nessuno,
nemmeno Dio, potrà chiedere loro la fedeltà settimanale, manifestata dagli altri
cristiani con la frequenza domenicale all'Eucaristia! Questa chiusura della
volontà rallenta e soffoca gran parte dell'amore e della gioia della comunità,
e spesso riesce a condizionare il sacerdote nella predicazione. Io non so cosa
si possa fare… Ti esorto ad essere sempre disponibile al Signore, attento a
lui e animato da affetto fraterno: chissà che qualcuno, la domenica seguente,
non ritorni, attratto a partecipare dal calore del tuo sorriso sereno e disinteressato,
in cui può aver percepito un dono e un richiamo di Gesù!
48.
Durante l'Eucaristia vedi muoversi attorno all'altare i chierichetti, ragazzi
cui sono affidati piccoli servizi. La loro presenza è preziosa per loro e per
tutta l'assemblea. Essi stessi sono aiutati a partecipare con attenzione e con
gioia e, perché no?, con ambizione! Anch'essi devono essere fieri di appartenere
e di avere un compito nella Chiesa e di collaborare alla sua edificazione. Da
qualche anno, tra i chierichetti - solitamente maschietti - si vedono anche
fanciulle e ragazze. Nessuno è escluso dal servizio nell'assemblea liturgica.
Qualcuno vede in questo fatto una eco della mentalità femminista che reclama
per la donna uguaglianza all'uomo. Qualcuno teme ed esperimenta il pericolo
che, a lungo andare, i maschietti si ritirino dal servizio, perché ad una certa
età ci sono varie implicanze psicologiche che impediscono il collaborare sereno
tra loro o fanno nascere emulazioni strane… Qualche parroco ha trovato il sistema
di affidare compiti diversi agli uni e alle altre, perché allo stesso tempo
tutti si sentano accolti pur senza confondere le sane e sante diversità. I maschietti
stanno attorno all'altare, le ragazze dai primi posti si muovono per portare
le offerte, per tenere la tovaglietta della comunione, per accogliere e congedare
i presenti…! In ogni caso la presenza dei ragazzi è segno e certezza dell'amore
del Padre e di Gesù per i piccoli! Se non ci fossero bambini, saranno gli adulti
ad essere presenti attorno all'altare come "ministranti" per svolgere
i piccoli servizi necessari. Il servizio principale non è tanto ciò che essi
fanno, ma la loro presenza, che fa percepire al celebrante d'essere anche lui
membro di una comunità e fa sentire all'assemblea di essere assemblea attiva
e non platea di spettatori!
49.
I genitori cristiani portano con sè alla celebrazione domenicale anche i bambini,
fin dalla più tenera età. Non capiscono nulla? È vero, ma noi adulti, capiamo
tutto? La celebrazione eucaristica non ci è stata data per essere capita, ma
anzitutto per essere goduta. In essa anche i bambini godono, godono del clima
di Spirito Santo, clima di cui nemmeno a casa possono godere, e nemmeno al nido
o alla scuola materna! I bambini non capiscono, ma vedono, ascoltano, ricevono:
essi più di noi adulti sono liberi e aperti ad essere positivamente influenzati
dalla grazia che il Signore effonde con larghezza mentre noi cantiamo, preghiamo
e stiamo in silenzio adorante dei suoi Misteri. Io godo al vedere i bambini
in braccio ai loro genitori, anche se dormono, o mentre si muovono tra i banchi
alla ricerca di una posizione loro confacente. Le loro espressioni rumorose
non mi disturbano: mi paiono una lode del Signore. Egli li prendeva tra le braccia
e li benediceva: anche oggi li benedice!
50.
Malati e anziani spesso non possono partecipare alla celebrazione eucaristica,
e neppure mamme con neonati o bambini malati, persone che svolgono qualche servizio
o lavoro inderogabile. Chi non può nemmeno partecipare ad un'eventuale celebrazione
al sabato sera, cercherà di essere presente in un altro giorno della settimana.
Gli ammalati, potendolo, ascolteranno la S.Messa che viene trasmessa per radio
o per televisione. Quest'ascolto non sostituisce la partecipazione all'assemblea,
ma aiuta comunque a sentirsi parte della comunità, a pregare, ad ascoltare la
Parola. Se in casa tua c'è un malato o un anziano che sta ascoltando la S.Messa
in tal modo, non disturbarlo nè distrarlo: mettiti piuttosto ad ascoltare insieme
a lui, perché la tua presenza e preghiera gli faccia sentire che appartiene
davvero alla Chiesa, tanto più se in quel giorno attende un ministro straordinario
dell'Eucaristia che gli porterà il Corpo di Cristo!
51.
Talvolta, trovandoti in viaggio o in ferie o in visita ad un amico o ad un parente,
puoi trovarti nella necessità di frequentare l'Eucaristia in una comunità che
non è la tua abituale. Certamente ci saranno delle novità rispetto alla celebrazione
della tua parrocchia: pur usando le stesse formule di preghiera e gli stessi
riti, ogni comunità ha un suo stile, un suo modo di vivere e di abbellire la
propria celebrazione. Tu parteciperai adattandoti alle abitudini di quella comunità
col desiderio di imparare! Osserverai le diversità godendone, perché anche piccoli
accorgimenti a volte arricchiscono di bellezza il volto della Chiesa! Non cederai
ad eventuali tentazioni di giudicare o di disprezzare le diversità, ma invece
sarai riconoscente al Signore che suggerisce altri modi per lodarlo, e gradisce
l'amore dei suoi fedeli che si esprime con tanta abbondanza di espressioni!
Anche qui tu cercherai di amare il Signore, di essere attento a lui, cosicché
il tuo amore sia di testimonianza alla fede dei fratelli che trovi in quella
comunità. È al Signore che tu ti doni e ti consacri, è lui che ti incontra,
è lui che fa di tutti i suoi discepoli dei veri fratelli!
Nihil obstat: Arco, 22 dicembre 2005, P. Modesto Sartori
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare
a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo
nostro Signore.
Nell'ultima cena con i suoi apostoli, egli volle perpetuare nei secoli il memoriale
della sua passione e si offrì a te, Agnello senza macchia, lode perfetta e sacrificio
a te gradito.
In questo grande mistero tu nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola
fede illumini e una sola carità riunisca l'umanità diffusa su tutta la terra.
E noi ci accostiamo a questo sacro convito, perché l'effusione del tuo Spirito
ci trasformi a immagine della tua gloria.
Per questo mistero di salvezza il cielo e la terra si uniscono in un cantico
nuovo di adorazione e di lode, e noi con tutti gli angeli del cielo proclamiamo
senza fine la tua gloria: Santo, Santo, Santo…