CHIEDONO MIRACOLI
CERCANO SAPIENZA
«Noi predichiamo
DI
NUOVI ORIENTAMENTI «RELIGIOSI»
Gli specialisti in materia
parlano di diecimila sètte e gruppi religiosi alternativi presenti negli USA,
tutti o quasi trapiantati nei paesi dell'America Latina. Altrettanto numerosi
sarebbero in Africa. Quanti nei paesi d'Oriente?
In Europa si incontrano gli uni e gli altri. Io non sono specialista, né particolarmente istruito al riguardo. La sbirciata che ho dato a questa realtà mi ha sollecitato a due considerazioni.
- la prima: se nel cuore
dell'uomo non c'è la gioia del Vangelo, la sua mente ed il suo cuore vanno in
cerca ovunque...
-
La seconda: è un dovere per me informare i cristiani, anche se in modo
parziale, perché sappiano in quale mondo si trovano e possano difendersi da
mentalità perniciose che si nascondono dietro etichette religiose o iniziative
umanitarie ecc.
Certamente io non sono né
posso essere completo e nemmeno del tutto preciso, data la complessità e varietà
e mobilità vertiginosa di questo 'mondo' che va alla conquista dei giovani
soprattutto.
Forse riuscirò a metterti in
guardia da tante novità, che possono esser solo tentazioni, anche se vengono
propagandate dai mass-media o dalla pubblicità murale. Ma mia intenzione più
profonda però è di sollecitare in te un amore più grande per la tua fede, per
la tua Chiesa, o meglio, un amore più vivo al nostro Dio e Padre del Signore
Gesù Cristo, unico salvatore per tutti gli uomini, per diventarne testimone
lieto, coraggioso, umile e paziente.
don
Vigilio Covi
1. PASTORE VIGILANTE
Provo
grande gioia quando incontro una persona che si mette alla ricerca sincera di
Dio. I sogni di successo e le ricchezze o addirittura gli amici lo hanno deluso,
oppure non lo appagano pienamente. Se cerca con sincerità ed umiltà mi dà
consolazione, come trovassi una porta aperta dall'amore.
Ma
sarebbe doloroso costatare che chi cerca Dio si mette su una strada sulla quale
non lo incontrerà mai! E se questo tale è mio fratello, o mio figlio, non
tenterò ogni possibilità per aiutarlo ad accorgersi che si sta mettendo nella
situazione di imbattersi in delusioni e inganni dai quali sarà ancor più
difficile esser liberati?
Condivido
perciò la sofferenza manifestata in varie occasioni dal Papa e dai Vescovi di
varie nazioni; anzi, ogni cristiano la condivide.
Il
pastore vuole e deve indicare alle pecore la via del pascolo abbondante e
nutriente, deve guidare le pecore all'acqua fresca, deve tenere unito il gregge
e farlo riposare. Egli vuole impedire che anche una sola delle sue pecore
imbocchi una strada diversa, sconosciuta, o conosciuta come pericolosa e senza
uscita. Un buon pastore inoltre sta attento all'avvicinarsi del lupo, lo
individua per tempo e - se potesse - aiuterebbe le pecore a saper discernere da
sé anche il lupo travestito da agnello.
Non
è sempre facile neanche al pastore riconoscere il lupo (che talvolta appunto si
traveste da pecora), ma non gli è neppure facile difenderne le pecore: ce ne
sono di curiose e di disobbedienti, che finirebbero facilmente tra le sue zanne.
Credo
ti riesca abbastanza facile trasferire l'immagine alla realtà.
Tra
tutte le cose che vengono dette, propagandate, credute e divulgate bisogna
discernere quali di esse sono di Dio e quali gli sono estranee o avverse.
Se
è vero che ogni uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio è pur vero che
quest'immagine può esser deturpata e privata della somiglianza. L'uomo è
capace di ribellarsi a Dio e di attirare altri in questa ribellione. Guide
cieche non sono buone guide: e il mondo ne ha sempre avute, e ne ha ancora.
Tu
conosci abbastanza Gesù Cristo da saper riconoscere in Lui e il pastore e il
cibo e l'acqua e la guida sicura, perché Egli conosce il Padre e ci può quindi
con certezza condurre ad incontrarlo.
Chiunque
altro, per quanto si presenti in maniera attraente, non mi dà garanzie sicure,
poiché chi non raccoglie con Gesù disperde! Anche i «pastori» stabiliti da
Gesù mi devono far camminare con Lui, col Signore, e non dietro a proprie
opinioni o ragionamenti seducenti. Non solo il papa perciò, ma ogni cristiano,
si fa carico di camminare alla luce di Gesù e di condurre a Lui tutti gli altri
e di badare che chi è con Lui non se ne discosti.
Le
persone che cercano, che credono d'aver trovato fontane di vita, che si radunano
senza o contro Gesù sono le persone cui noi, cristiani, siamo mandati ad
annunciare il Vangelo. Noi non possiamo tacere. Abbiamo riconosciuto in Gesù il
vero Salvatore, il vero amico dell'uomo, il vero figlio di Dio, il vero volto di
Dio Amore. Non possiamo tacerlo. Lo dobbiamo dire a tutti, se lo amiamo e se li
amiamo. Dio è uno solo!
Dobbiamo
aprire il nostro cuore anche a quelli che ce lo chiudono, per aiutarli a vedere
che pure per essi c'è amore e gioia, che anche per essi c'è un Padre, che
anche per essi ci sono fratelli che sanno amare disinteressatamente; ma non
apriamo il cuore per lasciarci confondere da loro con bei ragionamenti. Il
nostro cuore è aperto quando siamo nella Verità (in Gesù). Essere nella Verità
significa anche saper dire: «Stai adorando un falso dio, non quel Dio che si è
rivelato in Gesù Cristo, ma quello che l'uomo cerca di fare a propria immagine
e somiglianza».
Per
trovare le parole adatte, ad essi comprensibili, può essere utile conoscere la
vie su cui si trovano. E' opportuno sapere da quali veleni sono stati toccati
per trovare l'antidoto immediato ed efficace, è opportuno conoscere i meandri
del labirinto in cui sono nascosti per aiutarli a trovare la via della luce e
della libertà.
Per
questo m'interesso, e anche tu t'interessi, a quanto si cela o si manifesta
dietro i nomi di sétte e movimenti religiosi o pseudoreligiosi che stanno ora
attirando molte persone assetate di vita e verità.
Dicevo
che «può essere utile conoscere», ma non ritengo necessario dover penetrare
sempre tutte le loro realtà. La mia mente e il mio cuore è bene siano occupati
più stabilmente nella contemplazione della Parola di Dio, nella preghiera, ecc.
E' questo l'alimento vero per la mia vita. Altrimenti corro il rischio di
divenire un uomo di «reazione» o 'in difesa', più che uomo raggiunto dalla
creazione nuova avvenuta in Cristo Gesù. Solo così la mia vita diventa
testimonianza viva.
2. UN SOLO DIO
«Tra
le molte persone che ti conoscono, o che hanno sentito parlare di te, alcuni
dicono che tu sei buono, altri che sei un despota. C'è chi dice che sei
invidioso e geloso, altri che sei generoso. Qualcuno riferisce che sei
amichevole e simpatico, altri che dai soggezione. Taluno ti incontrerebbe
volentieri, altri si camuffano quando devono vederti, ipocritamente.
Tu
sei uno solo. Come mai tante idee su di te? A chi devo credere? Dovrai dirmi tu
stesso di chi posso fidarmi»!
E'
così pressappoco il nostro conoscere Dio. Tutti gli uomini pretendono di poter
dire qualcosa su di Lui. E parlano o in base a qualche loro riflessione o in
base a qualche loro esperienza interpretata secondo la propria cultura. Così
nascono innumerevoli immagini di Dio. Ogni cultura ne genera una, anzi, ogni
uomo ne può costruire di nuove. I cinesi vivono esperienze sociali e familiari
e personali diverse dagli africani, gli africani dai norvegesi, gli spagnoli
dagli italiani, gli italiani del nord dagli italiani del sud, i figli di
famiglie numerose dai figli unici, i cittadini dai paesani, gli operai dai
professionisti...
E'
comprensibile quindi che esistano molte «immagini» di Dio, e quindi molte
religioni, e che continuino a nascerne di nuove.
Ogni
uomo che cerca Dio, se dispone soltanto della propria intelligenza e delle
proprie esperienze, s'immaginerà un Dio diverso da quello che altri hanno
immaginato. Se egli poi vuol vivere in maniera conseguente alle proprie scoperte
inizia una nuova «religione». Se dispone di capacità organizzativi e di
denaro può fondare un nuovo movimento religioso! Tu puoi però comprendere
facilmente come ogni immagine di Dio scoperta o formulata dall'uomo debba essere
inadeguata, se non addirittura completamente errata. Infatti le uniche
esperienze di cui l'uomo - ogni uomo - dispone, e su cui fonda i propri
ragionamenti per la ricerca di Dio, sono esperienze intaccate dall'egoismo,
rovinate dal peccato. Ogni uomo porta in sé qualche impulso egocentrico, ogni
uomo è peccatore! C'è un solo Dio, è vero, ma ci sono moltissime «immagini»
di Dio, cioè immaginazioni di Dio. Io devo cercare Dio rifiutando tutte le
immagini! Come fare? C'è una persona accreditata da Dio stesso: Egli può farmi
incontrare Dio, l'unico. Dio si fida di Gesù Cristo. Egli ha dato prova di
fidarsi di Gesù Cristo risuscitandolo dalla morte. Della persona di Gesù mi
posso fidare. Solo ciò che Gesù mi dice di Dio è garantito da Dio stesso. Di
ciò che dicono gli altri devo star attento, e valutarlo in base a ciò che Gesù
stesso ha detto e vissuto. L'esperienza di Gesù, senza egoismo, senza peccato,
è l'unica che non mi può ingannare. Egli è la strada per giungere al Dio vero
e unico, che Egli stesso chiama «Padre». Di Lui afferma che ci vuol comunicare
il suo stesso Spirito, per conoscerlo, amarlo, accoglierlo in noi.
E
Gesù è venuto per tutti gli uomini, perché senza di Lui tutti resterebbero
prigionieri di false immagini di Dio, anche se seguaci di grandi e antiche
religioni, anche se generosi adepti di nuove scoperte sensazionali. Dobbiamo però
essere attenti a non far troppo riferimento alla nostra esperienza umana quando
pensiamo o parliamo di quel Dio che Gesù ci fa conoscere. La nostra conoscenza
di Dio non è anzitutto il frutto di sapere e di ragionamenti che pure possono
dare un apporto sano e utile (penso alle scienze, alla filosofia, all'arte e in
genere alla cultura umana). E' piuttosto il frutto di una vera esperienza: «ciò
che abbiamo visto e udito, e le nostre mani hanno toccato ... »' questo è
annunziato e questo è ciò che suscita la comunione vera.
La
nostra mentalità e cultura ci può però ingannare: mi spiego con un esempio:
di Dio diciamo che è onnipotente. Questa parola gli è attribuita dalla Bibbia
stessa, dai profeti e dagli apostoli. Noi perciò, fiduciosi nella «onnipotenza»
di Dio, talora desideriamo che Egli faccia morire i violenti, blocchi la mano
dei briganti, paralizzi le gambe di chi fa soffrire gli innocenti. La nostra
esperienza di potenza è un'esperienza di costrizioni, violenze, imposizioni:
senza pensarci tanto attribuiamo a Dio queste caratteristiche della potenza che
noi conosciamo. E così addossiamo a Dio le caratteristiche di Satana.
Come
facciamo presto a falsare l'immagine di Dio! Se non vogliamo deformarla dobbiamo
sempre ricorrere a Gesù. La potenza che Gesù ci mostra è la potenza
dell'amore. Dio può fare tutto: sì, Egli fa tutto ciò che ha deciso, ma Egli
decide sempre e solo l'amore. Vuoi vedere la potenza di Dio? devi guardare Gesù
in croce. E' all'esperienza che Gesù ha di Dio e del mondo che ci dobbiamo
riferire per comprendere il significato di onnipotenza di Dio. Così dovrai fare
anche per tutte le altre parole che si riferiscono a Lui: giustizia,
misericordia, salvezza, amore, verità ecc. L'esperienza di Gesù è unica,
senza peccato, pura su di Lui perciò può fondarsi una sola religione, quella
vera: l'unica che piace all'unico Dio!
E
Dio sarà contento d'esser conosciuto come Gesù lo ha conosciuto e d'esser
adorato come Lui lo ha adorato e amato!
1Gv 1,2
3. I GIUDEI CHIEDONO MIRACOLI
La
sottile intuizione di qualcuno che dice «se siamo figli di Dio dobbiamo
possedere un po' della sua onnipotenza» non mi suona affatto nuova. E' simile,
se non uguale, a quella che il Vangelo chiama «tentazione». Ricordi Gesù nel
deserto? E' stato avvicinato dal pensiero: «se sei figlio di Dio dì a queste
pietre che diventino pane!» cioè: dato che sei figlio di Dio esercita la sua
potenza! In tal modo veniva propinata un'immagine di Dio «mago» o «padrone»:
suo figlio dev'essere mago o padrone. Il figlio di Dio deve poter fare ciò che
egli vuole, come con un tocco di bacchetta o con una parola magica.
Gesù
invece «ragiona» in altro modo: se io sono figlio di Dio, resto figlio,
dipendo da Lui, che - poiché è mio padre - mi ama e si occupa di me. Se sono
figlio, resto figlio! e mi comporto da figlio!
Anche
S. Paolo prende in mano questo problema quando, rivolto ai Corinzi 2
scrive: «I Giudei chiedono miracoli, i Greci cercano la sapienza, noi invece
predichiamo Cristo Crocifisso». «I Giudei chiedono miracoli». I Giudei sono
coloro che pensano di conoscere Dio e sanno di appartenergli perché fanno parte
del suo popolo. Con questa certezza nel cuore essi vantano diritti nei confronti
di Dio, ma questo vantar diritti mette in luce il fatto che essi conoscono Dio
come fosse un padrone. Un padrone ha dei doveri verso i suoi dipendenti, verso
coloro che si comportano bene e lo accontentano. Un padrone deve loro lo
stipendio, e di quando in quando dei premi e delle promozioni. E siccome è un
padrone che può dominare la realtà egli deve poter dare dimostrazione di sé
con dei segni prodigiosi. I Giudei chiedono a Gesù spesso: «quale segno compi
perché possiamo crederti?». Essi vogliono vedere segni miracolosi per credere.
La loro fede sostanzialmente non è fiducia in Dio, ma nei propri occhi. Non
s'accorgono che le opere di Gesù realizzano le profezie, che sono opere divine!
Così Tommaso, l'apostolo, dichiara di poter credere solo dopo aver visto e
toccato: un prodigio. A lui Gesù dirà con amore: «beati quelli che pur non
avendo visto crederanno». Chiedere miracoli a Dio significa non fidarsi di Lui.
Egli può certamente compiere miracoli, ma esigerli da parte nostra e
condizionare la fede ad essi non è amore, non è fiducia, non è esser figli
suoi! Esigere miracoli è condizionare Dio alla nostra ragione: diventeremmo noi
i giudici e del segno e di Dio! L'atteggiamento del chiedere miracoli, cioè del
cercare segni prodigiosi superiori ed estranei al normale è molto diffuso ancor
oggi. Basti pensare o osservare quanti cristiani sono alla ricerca, quasi
spasmodica, non della Parola di Dio, ma della parola che giunga in maniera
miracolosa: messaggi, apparizioni, locuzioni, come pure l'apertura casuale della
Bibbia, non per offrirsi con umiltà a fare la Volontà del Signore - come ha
fatto S. Francesco d'Assisi -, ma per provocare una risposta miracolosa di Dio.
Non
intendo con ciò emarginare Gesù Cristo come 'guaritore' di cui parlano molto
chiaramente i vangeli, né la missione data da Lui ai discepoli di operare nello
stesso senso (Mt 9, 35; Mc
16 ecc.).
Semmai
cerco di lasciarmi condurre dal suo stesso Spirito di figlio a non lasciarmi
ingannare nell'uso della «figliolanza divina».
Molte
nuove forme di religiosità sono basate sulla ricerca di poteri straordinari,
superiori al normale! Tutte le religiosità che vengono importate dall'India e
quelle che ci vengono vendute dall'America sono una ricerca del sensazionale,
del miracoloso: sia che esso lo si reputi nascosto in noi stessi e possa essere
risvegliato con opportuni accorgimenti di 'meditazioni' e di 'ginnastiche' e 'respirazioni',
sia che lo si vada a cercare nell'extraterrestre attraverso mediums o sensitivi
o riti particolari, presumendo contatti con spiriti, anime, reincarnazioni,
oggetti volanti, demoni, personificazioni di inconsci collettivi ecc... Ce n'è
per tutti i gusti.... ma non per chi vuol fidarsi del Padre!
E
inoltre mi pare rientri in questo modo di cercare il divino la tentazione -
tendenza antica quanto l'umanità - della magia. Essa sta assumendo varie forme
anche oggi come sempre: magia bianca, magia nera, magia alta, magia bassa,
palese o nascosta o camuffata ipocritamente da parole cristiane o da immagini
devote. Ogni magia è la tendenza a voler possedere o far credere di possedere
poteri superiori, «paranormali», divini o demoniaci, poco importa!
2
1Cor 1, 22
4. E I GRECI CERCANO SAPIENZA
Continuo
a intrattenerti sulla frase di S. Paolo, che prosegue: «i greci cercano
sapienza». La Bibbia stessa ci esorta a cercare la sapienza, quella sapienza
che viene da Dio, ci fa suoi amici e confidenti. Quella sapienza che proviene
dalla meditazione della parola di Dio ed entra nelle anime umili e obbedienti.
“Noi
parliamo sì di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo...».4
«Cristo Gesù per opera di Dio è divenuto per noi sapienza... ».5 Questa sapienza è detta in greco «gnosi». Ma la
sapienza/gnosi cercata dai greci è un'altra. Con questa parola essi intendono
la conoscenza della realtà come penetrazione delle cose, dei misteri della vita
e della morte al di fuori del rapporto con Dio.
Sperano
di trovare la sicurezza e la «salvezza» nel sapere intellettuale. Questa
sapienza umana è orgogliosa curiosità, avidità intellettuale e porta non a
cercare l'obbedienza a Dio, ma a fare della propria «conoscenza» un dio! La
tentazione è di credere che a questa conoscenza si giunga attraverso una
penetrazione delle cose ed esperienze umane concessa solo a persone
intelligenti, a spiriti superiori e iniziati da qualche particolare maestro
straordinario (vivo o defunto). Secondo queste persone i «poveri ignoranti»,
«le persone semplici», chiamano Dio quello che invece è la «vera realtà» e
che essi definiscono Pura Coscienza o Energia Cosmica, o Realtà ecc.
Per
essi le religioni sono maschere diverse che nascondono tutte la stessa realtà:
contengono la verità, ma la nascondono. Bisogna decifrarle per conoscerne i
segreti; solo essi ne sono capaci, perché hanno uno spirito superiore. Così
essi arrivano a scoprire il vero «lo» che è di essenza divina! 6 Questa «sapienza»
si sostituisce a Dio Padre, impedisce l'accesso al suo incontro. Nel mondo
antico i greci si distinguevano per questo tipo di sapienza. S. Paolo ne aveva
fatto l'esperienza ad Atene, quando i «sapienti» lo derisero e si chiusero
all'annuncio del Vangelo. 7 Oggi vari movimenti che si definiscono gnostici
fanno riferimento alla gnosi/conoscenza non come la intendeva S. Paolo - frutto
dello Spirito Santo -, ma in questa ulteriore accezione ora descritta. Tali
movimenti gnostici ed esoterici con origini diverse gli uni dagli altri (chi
s'ispira all'induismo, chi al buddismo, chi all'Islam, chi allo spiritismo e
persino al cristianesimo ecc.) diffondono la loro comune mentalità, che si può
sintetizzare in alcuni punti di fondamentale importanza: Dio non è un essere
personale, quindi non può interpellarti, né domandarti qualcosa, non può
parlarti e perciò nemmeno tu devi rispondergli! Dio è nascosto in te, e lo
devi scoprire: sei tu dio! Noi siamo divini, dio a noi stessi. Tutto ciò che
facciamo è divino. Non esiste quindi peccato, e perciò nemmeno redenzione. La
Bibbia sbaglia, o bisogna capirla con metodi esoterici. Si muovono su queste
strade anche docenti della religiosità infantile per la preparazione degli
educatori, che tratteranno allo stesso modo - come esperienza religiosa - sia le
tentazioni che i suggerimenti interiori del Signore. E' la conseguenza logica
della secolarizzazione. Chi non crede in Gesù deve pur spiegare a se stesso e
guidare razionalmente il sentimento religioso innato del bambino.
Questa
ricerca della «sapienza» non è quindi una ricerca di Dio, bensì un tentativo
di proclamarsi «dio». Dio non viene incontrato come un «Altro», come «Persona».
Si ritiene dio il proprio io profondo o inconscio, si lascia parlare il proprio
subconscio, dando attenzione ai propri sogni, ai conflitti interiori, ai
desideri; e questo non per valutare se provengono da Dio, per discernere cioè
le tentazioni dalle ispirazioni divine - come farebbe un cristiano - ma per
cercare l'autorealizzazione egocentrica rifiutando categoricamente la possibilità
della croce.
Una
«sapienza» del genere vede un dio terreno, racchiuso nella nostra esperienza
umana. Noi invece contempliamo il Padre nostro che è nei cieli! Egli è al di
sopra e al di fuori delle nostre possibilità, eppure Egli è Qualcuno che ci
ama tanto da darci esistenza, vita e addirittura la sua capacità d'amare. Noi
non lo raggiungiamo con le nostre possibilità, ma Egli ci porta in braccio e ci
responsabilizza e ci incontra nell'amore.
Anche
senza essere gnostici si può sbagliare strada nella ricerca della vera
sapienza. «Gli Ateniesi e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo
più gradito che parlare e sentir parlare».8 Quando cerchiamo la pienezza della
nostra vita nella cultura, nel sapere, nel conoscere... allora libri e incontri
e aggiornamenti e discussioni diventano il pane quotidiano, l'unico alimento che
sostituisce l'adorazione e la preghiera. La scienza, l'istruzione, la cultura
hanno un ruolo importante anche nella vita del credente, ma non potranno mai
sostituire l'incontro col Dio vivo. Al di fuori dell'amore che cerca l'incontro
con Dio nella preghiera, nella lode, nell'adorazione e nella disponibilità a
fare la sua volontà, non è possibile incontrarlo!
«Ti
benedico, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste
queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli! ».9
La fede dunque conduce all'autentica «gnosi» del mondo e di Dio (cfr. in
particolare su questo punto la lettera agli Efesini). La differenza di fondo non
è tra gnosi e qualcos'altro, ma tra «falsa gnosi» e «gnosi autentica».
Questa è data ai piccoli che si aprono allo Spirito Santo.10
3
Sap 7
4
1Cor 2,6
5 1Cor 1, 30
6 Labreque, Le sette e le gnosi, pg. 141
7 Atti 17
8 Atti 17,21
9 Mt 11,25
10 Atti
5,32
5. NOI PREDICHIAMO CRISTO
CROCIFISSO
Il
Dio vero ha scelto una strada strana, nuova, inaspettata per farsi conoscere e
farsi accogliere da me, da te.
Ha
scelto la via della croce, la via del donare sé stesso in maniera del tutto
gratuita fino alla morte. Egli ha fatto così perché Egli è amore, e
nient'altro che amore.
«Noi
predichiamo Cristo crocifisso» proclama S. Paolo.
I
Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza: noi non accontentiamo né
gli uni né gli altri. Nostro compito non è far miracoli né far bei
ragionamenti; noi predichiamo, cioè annunciamo un fatto: Dio ha mandato nel
mondo il Figlio, lo ha abilitato ad agire e a parlare in suo nome e gli ha
chiesto di amare, e di continuare ad amare persino sotto i colpi degli uomini
che gli chiedevano segni e lo interrogavano sulla verità.
E
Gesù ha portato l'amore fin sulla croce.
Così
noi, alzando lo sguardo al crocifisso, vediamo l'amore, vediamo il vero volto di
Dio, la sua unica e vera immagine che gli uomini non possono falsificare, e
nemmeno facilmente strumentalizzare. «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno
trafitto»."
Noi
cristiani annunciamo ciò che Dio ha fatto per venirci incontro, per trovarci là
dov'eravamo e dove siamo: nella ribellione, nel peccato, nell'ignoranza, su
strade sbagliate.
Gli
uni chiedono miracoli e poteri per convincersi di Dio, gli altri cercano bei
discorsi e ragionamenti sottili, noi annunciamo ciò che è già avvenuto: Dio
ci ha amati per primo, Dio ci ama, Dio è amore. Dio non si mostra superiore a
noi con segni prodigiosi sì da farci paura o da ingelosirci, Egli ci incontra
come uno che ci ama, come un papà. Ci viene incontro in modo che noi tutti,
poveri e ricchi, intelligenti e ignoranti, lo possiamo amare.
La
storia di Gesù, dalla nascita a Betlemme alla morte sul Calvario è la
dimostrazione di questi passi che Dio ha già fatto verso di noi.
Noi
non dobbiamo né chiedere né cercare: abbiamo già ricevuto e già trovato.
Gesù
è il figlio di Dio: lo ha riconosciuto persino il centurione che lo ha
inchiodato in croce. Noi incontriamo Dio nella nostra esperienza umana quando
amiamo, quando offriamo la vita, quando doniamo il nostro tempo, le nostre
energie, il nostro essere in maniera gratuita, quando cioè viviamo qualcosa
della vita di Gesù.
«Chi
ama conosce Dio. Chi non ama non conosce Dio perché Dio è amore»!12 Chi
chiede miracoli e chi cerca sapienza può farlo solo perché cerca la propria
grandezza e la propria gloria, e diviene occasione di sofferenza per gli altri.
Trova queste strade più comode. Dio invece si fa trovare sulla via dell'amore,
dell'offerta della propria vita.
Questa
è una strada esigente, che può comportare sofferenza, dimenticare se stessi.
E' una strada sicura, ma alquanto ripida. Forse per questo le processioni più
lunghe e più rumorose si snodano sulle altre strade, quelle dei poteri
paranormali e quelle del conoscere esoterico, quelle delle promesse di felicità
terrene e di salvezza sicura propagandate dalle sètte.
Chi
ama conosce Dio! E' la strada dei piccoli, dei poveri, degli umili, di chi si fa
come bambino, di chi ha il cuore puro, di chi non cerca la propria gloria.
Chi
ama è capace di portare qualche croce e perciò oltre a conoscere Dio per
esperienza - perché fa ciò che Dio stesso fa, cioè ama - diviene egli stesso
rivelazione di Dio. Chi ama rivela il volto di Dio: continua a rivelarlo agli
uomini d'oggi dall'alto della sua piccola croce portata dietro a Gesù e con la
forza che viene dall'unione d'amore con Lui.
La
croce è scandalo per i Giudei, continua a dire S. Paolo, e stoltezza per i
pagani. Chi pensa che Dio sia grande e potente si blocca davanti alla croce, che
è debolezza e umiltà. Chi pensa a un dio intelligenza ritiene la croce pazzia
e se ne distanzia con orrore.
Ma
chi ama trova la croce di Gesù faro luminoso che attrae e che fa comprendere
tutta la realtà, dà armonia a tutta la storia individuale e dei popoli, dà
potenza alla fede umile, e coraggio per continuare ad amare, seminando così nel
mondo lo Spirito di Dio!
Chi
ama in questa maniera non è basato essenzialmente su norme morali, né è
freddo esecutore di precetti. Non è né retorico né sentimentale, né vive in
un mondo di finzioni poetiche. Per grazia di Dio ha perso quel modo di ripetere
assiomi del passato ed è libero da mode devozionali ereditate. Queste sono
manchevolezza che lo Spirito di Dio illumina e guarisce in chi, amando, trova la
croce di Gesù. La croce non è un'apologia, è una grande provocazione costante
per tutti (sia per i cristiani che per quanti cadono nelle varie illusioni
settarie) alla conversione.
11 Gv l9,37 - Zc l2,10
12 1Gv
4,7-8