"e noi vedemmo la sua gloria" (Gv 1,14)
Queste
meditazioni sono la continuazione di quelle raccolte nell'opuscolo "IN
LUI È LA VITA", piccolo contributo per puntare con decisione il nostro
sguardo su Gesù, figlio di Dio, venuto nella carne perché siamo salvati da
errori, inganni e menzogne che vorrebbero strappare l'uomo dalla mano del Padre.
Te
le offro con gioia, riconoscente a Gesù stesso, che ci permette di vivere nel
suo Spirito!
don Vigilio Covi
1.
ERA NEL MONDO
E
IL MONDO FU FATTO PER MEZZO DI LUI
MA
IL MONDO NON LO CONOBBE (Gv 1,10)
S.
Giovanni, che scrive queste parole poetiche all'inizio del suo Vangelo, sta
parlando della venuta del Verbo, Parola di Dio, come vita e come luce.
Questa
presenza immeritata e inaspettata dagli uomini s'è trovata in mezzo ad essi.
Gli uomini che ospitano lo sconosciuto Pellegrino sono chiamati
"mondo": un termine che riassume e ingloba in sè non solo uomini e
donne, ma anche il creato in cui essi si muovono, e il loro organizzarsi come
società e come nazioni, il loro darsi degli ordinamenti e consuetudini di vita,
il loro godere dei beni della natura e dei loro reciproci rapporti sia di
parentela che di amicizia e convenienza.
Nel
"mondo" è presente la vita e la luce di Dio, ma questo stesso mondo
non se ne accorge: è tutto preso, tutto occupato da se stesso, tanto da non
vedere e non sentire la Novità.
Hai
mai fatto l'esperienza di amare una persona, una famiglia, un paese, di donarti
ad essi disinteressatamente, e vedere che nessuno s'accorge dell'amore, nessuno
impara ad amare? Tu vivi l'amore, e chi ne beneficia continua ad odiare e a
portar a termine le sue vendette.
È
l'esperienza di molti cristiani che vivono l'amore in ambienti musulmani ed
ebrei: essi presentano l'amore in modo che la sua bellezza e superiorità
risplenda chiaramente.
Ma
gli uomini, pur godendolo e ricevendone i benefici, non lo lasciano penetrare
nel proprio cuore, impegnato ormai all'odio.
È
l'esperienza di molti cristiani nelle fabbriche, nelle scuole, negli ospedali,
negli uffici, nei negozi, sulle strade e sui pianerottoli delle nostre città.
Vivono
come una vocazione divina l'amore per tutti, il sorriso e la comprensione, la
fiducia e il perdono: ma esso non penetra nelle regole della convivenza, non
entra nel gioco commerciale, non si traduce in leggi rispettose, non tocca i
gruppi politici o sindacali o di corporazione già impegnati nei propri
interessi.
Eppure
il mondo è nato dall'amore, viene dalla mente di Dio che sa solo amare. È la
Parola dell'amore che ha fatto esistere il creato e l'uomo e la sua volontà e
capacità di organizzarsi.
Molte
associazioni e società e gruppi d'ogni genere, anche economici, sono nati
dall'amore di qualcuno. Penso agli ospedali, alle scuole, alle cooperative e
federazioni: al loro inizio una persona ha amato e ha organizzato l'amore.
Quante volte ciò che è nato dall'amore non conosce più la propria origine!
IL
MONDO FU FATTO PER MEZZO DI LUI
MA
IL MONDO NON LO CONOBBE.
L'amore
di Dio è rimasto fuori dal muoversi delle sue creature. E quando questo stesso
amore s'è incarnato e si è coinvolto visibilmente con esse, esse lo hanno
trattato da estraneo fino alle estreme conseguenze.
IL
MONDO NON LO CONOBBE.
Non
lo volle coinvolto nella propria storia; preferì continuare la vita dominata
dalla morte e dalle tenebre, la vita senza significato, senza le dimensioni
dell'eternità.
A
chi capisce e a chi ama questa situazione sembra un'assurdità, quasi un
suicidio. E difatti è un privarsi della vita e della luce, della gioia e
dell'armonia.
Gesù,
pienezza dell'amore di Dio, abbi pietà.
Sono
anch'io il mondo. Tu mi fai scoprire talora degli angoli di vita e di convivenza
da cui ti ho escluso, dei brani di esistenza non ancora mossi dall'amore del
Padre, di cui tu sei Voce e Parola.
Gesù,
abbi pietà di me.
Tu
mi hai scelto per farti conoscere come parola dell'amore del Padre, e per questo
mi hai arricchito di doni e capacità. La tua pazienza è grande: io talora
tendo a far conoscere me invece che Te.
Abbi
pietà.
2.
VENNE NELLA SUA CASA
MA
I SUOI NON LO ACCOLSERO (Gv 1,11)
È
ancora e sempre l'amore concreto di Dio, la persona che lo incarna, che viene
nella sua proprietà. Egli venne, egli prese quest'iniziativa d'amore. Egli
volle incontrare la terra plasmata per accoglierlo, architettata appositamente
per lui, costruita per essere la sua reggia, il luogo dove egli potesse
manifestarsi.
Egli
ha realmente varcato i confini dell'eternità e della pienezza per riposare nel
tempo tra i fiori del giardino affidato all'uomo.
Egli
venendo stava realizzando il sogno di tutti i profeti e di tutti gli uomini: il
sogno di vedere qui con i propri occhi il Volto del Padre dei cieli, il sogno di
udire con i propri orecchi la voce dell'amore, il sogno di sentirsi e sapersi
accolti da braccia che danno sollievo e fiducia, il sogno di veder la fine
dell'odio e dello scintillio delle armi.
Venne
per fare della terra un cielo, venne con la forza dell'amore che trasforma e dà
nuovo significato a tutte le cose.
Il
suo venire liberava ogni creatura dalla sua schiavitù.
Liberava
l'oro dalla costrizione di essere strumento di invidia, violenza e morte,
liberava il cuore dell'uomo dalla brama d'incenso che lo rende prepotente e
sprezzante degli altri, liberava la mente delle creature di Dio dal bisogno di
mirra, dal bisogno di rendere perpetua la propria presenza materiale nel mondo,
nel cuore degli altri, nella memoria dei secoli.
La
venuta dell'inviato di Dio è una venuta liberatoria per tutte le creature
costrette ormai a mentire o ad esser strumento di menzogna per potersi
"salvare", per poter essere qualcosa o qualcuno in mezzo alla congerie
di realtà diverse e alla folla di volti desiderosi di emergere. L'Inviato di
Dio presente nel mondo, concentrando su di sè l'attenzione e l'amore e il
servizio, libera l'uomo dal dover esser qualcuno.
Ora
il destino più bello e grande è di poter essere servitore amoroso e attento di
Colui che è venuto e che porta appunto il nome di Salvatore: Gesù.
Egli
è venuto. Egli ha trovato che tutto è suo. Tutto si adatta a Lui
magnificamente, sia il cuore dell'uomo, sia i colori del creato, sia i suoni che
vibrano nel silenzio.
Tutto
è stato fatto per essere al suo servizio, e tutto nel suo servizio trova la
pienezza della gioia e dell'armonia: in particolare l'uomo, e tra gli uomini
"i suoi", quelli da secoli preparati ad ascoltarlo, a vivergli
insieme, a farsi eco della sua voce e dei suoi gesti, ad essere imitatori del
suo amore.
È
venuto tra questi, "i suoi", che abitano la sua casa, la terra che ha
accolto e vissuto le manifestazioni del Padre. La terra toccata dalla gloria di
Dio, percorsa dai suoi Angeli, illuminata e percorsa dal suo fuoco, quella terra
lo ha accolto nel proprio ventre, in una delle sue grotte profumate di terra.
MA
I SUOI NON LO ACCOLSERO.
Coloro
che potevano fargli festa ed esultare sono rimasti freddi, hanno corrugato la
fronte, hanno ammiccato con le palpebre la loro decisione.
Ed
è una decisione che si rinnova nei secoli e nelle generazioni e trascina uomini
e donne a gridare: facciamo senza di lui, è venuto a rovinarci, non è
desiderato né gradito, con lui non possiamo vantarci di nostre grandezze, con
lui l'uomo diventa un nulla!
Gridano,
perdono la pace, la bellezza, la comunione, l'armonia col proprio corpo e col
creato.
Se
n'accorgono, ma continuano a gridare.
I
suoi non l'hanno accolto.
Gesù,
accetta la mia voce debole, ma gioiosa.
Io
ti voglio. Vieni, Signore Gesù!
Ti
voglio accogliere, voglio che tu, che sei venuto, rimanga.
Io
sono stato plasmato per mezzo di te, in vista di te: ora vieni e vieni ancora e
non smettere di venire. In mezzo ai suoni e ai silenzi di rifiuto troverai le
parole e i silenzi di chi t'accoglie e di chi vuol farsi tua dimora e tuo servo.