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continua: IL VERBO SI FECE CARNE
3.
A QUANTI PERÒ L'HANNO ACCOLTO
HA
DATO POTERE DI DIVENTARE FIGLI DI DIO:
A
QUELLI CHE CREDONO NEL SUO NOME. (Gv 1,12)
Lo
hanno accolto.
C'è
qualcuno che apre il cuore e dona tempo e attenzione. C'è qualcuno tra la folla
che rifiuta, qualcuno tra le moltitudini che fa spazio nella propria vita al
Verbo di Dio, a Colui che viene dall'Alto, al Figlio di Dio.
È
un miracolo.
Noi
viviamo sempre come un miracolo l'esperienza di un uomo che apre il cuore a Dio
Padre. Questa apertura non è frutto delle capacità dell'uomo, non è
conseguenza di ragionamenti, non è frutto di convinzioni. Ragionamenti e
convinzioni possono preparare il terreno, ma ciò che fa germogliare la vita è
il Seme di Dio.
Un
miracolo è ogni uomo che accoglie il Figlio di Dio.
Il
Figlio che trova spazio in me mi trasforma: io divento figlio di Dio, figlio del
Padre.
Dal
momento che accetto di amare Gesù entra nel mio essere una sim-patia profonda
col Padre: non mi sento più orfano, ma amato, accolto, salvato. E non solo
"mi sento" così, ma "so" con certezza che Gesù in me è il
Figlio generato dall'Essere stesso del Dio Amore che vive proteso verso il Padre
nel desiderio ardente di rispondere Amore.
Con
Gesù nel cuore sono figlio! non sono più un essere vagante, indipendente,
autonomo: sono invece un bambino cullato, sostenuto, portato, nutrito,
custodito, educato, interpellato dal Padre. Non oso più chiamarlo Dio, per non
permettere a chi mi ascolta di confonderlo con le immagini che gli uomini si
stanno immaginando di una divinità Trascendente, lontana, così alta e così
suprema che non possa toccare la mia miseria e piccolezza.
Non
lo voglio chiamare Dio, perché non sia compreso da nessuno, nemmeno dal mio
inconscio, come qualcuno che possa esser confrontato con altri dèi. Lo chiamo
solo Padre, oppure Papà, perché la mia vita d'amore, la mia pace e armonia
scaturiscono continuamente dal rapporto intimo che ho col suo Figlio unigenito.
La
mia vita continua a nascere, a venir generata insieme a quella del Figlio,
insieme a Gesù: è una vita che non trova più alimenti né ostacoli sulla
terra. Non mi nutrono più le varie cose propostemi dal ...mondo della cucina,
della cultura, dello sport, della politica, della moda, ecc....
Non
mi ostacolano più le offese e le incomprensioni degli uomini che incontro. Esse
mi appaiono solo il luogo ancora buio sul quale posso effondere la luce
dell'amore che ho ricevuto.
A
QUELLI CHE CREDONO NEL SUO NOME!
Accoglierlo
e credere nel suo Nome sono espressioni che si equivalgono. Credo nel Nome
dell'Unigenito Figlio di Dio: mi fido cioè della salvezza che Lui merita per
me.
Mi
sento sicuro perché Gesù ha versato il suo sangue per me, per noi.
Non
mi fido delle mie opere buone, né dei miei sacrifici, nemmeno delle mie
preghiere. Mi fido solo di Gesù.
Mi
affido al suo amore per il Padre, e così è come fossi innestato, io ramo
selvatico, sull'albero buono. Divento figlio di Dio, figlio del Dio che è
Padre. Anche sul mio volto appariranno i segni della paternità, dell'amore che
offre se stesso senza nulla pretendere.
Signore
Gesù, grazie a te divento figlio anch'io.
Grazie
a te posso essere figlio di Dio, posso muovermi con libertà nella sua casa,
posso godere della sua fiducia e occuparmi dei suoi progetti.
Grazie
a Te, che vivi risorto dai morti!
4.
I QUALI NON DA SANGUE,
NÉ
DA VOLERE DI CARNE,
NÉ
DA VOLERE DI UOMO
MA
DA DIO SONO STATI GENERATI. (Gv 1,13)
L'evangelista
insiste nelle sottolineature: non vuole dare spazio alla nostra fantasia e alla
nostra ambizione di suscitare tentazioni né di seguire tendenze di stampo
farisaico o gnostico o secolaristico pagano.
Egli
vuol dirci con forza che i figli di Dio sono figli di Dio per davvero, non solo
di nome. Dio è per davvero capace di essere Padre: egli è Padre anzitutto. Lo
è proprio perché genera, comunica la sua vita e perciò dà origine a
esistenza nuova!
Colui
che è generato da Lui è un Figlio unico, e gli uomini che si uniscono a quel
Figlio in maniera sacramentale e spirituale sono generati da Lui, perché in
essi prende spazio l'unica figliolanza. In essi c'è vita divina, cioè l'amore
divino, bello, forte, fedele e puro come il suo, perché è suo!
In
essi risplende la sua santità. In essi prende spazio la gloria, concretezza
dell'amore infinito di Dio.
Questa
vita divina nascosta dalle fattezze e dal carattere dei singoli uomini, ma
rivelata dal loro unirsi a Gesù portando la croce dell'amore, è una vita che
viene dall'alto, viene dal Padre, scaturisce dall'Eternità.
Inutile
vantarsi. Inutile gloriarsi. Inutile, anzi menzognero è il volersi innalzare su
piedistalli, fare monumenti all'uomo e alla sua intelligenza. Non è il sangue né
la capacità dell'uomo che può generare l'amore puro e santo.
Esso
non è una virtù costruita con la forza di volontà, col coraggio, con
l'ambizione dell'amor proprio.
La
vita divina in noi viene dal Padre: la nostra parentela con lui è dono suo!
Credersi qualcuno perché riusciamo ad amare, credermi qualcuno perché sono un
buon cristiano significa non esserlo più.
L'orgoglio
toglie da me la figliolanza divina, il legame concreto con lui è solo amore.
Pensare
d'essere bravo perché mi sono consacrato a Dio o perché ho deciso qualche
gesto significativo di amore nella vita di fede o nel servizio ecclesiale o nel
servizio sociale volontario, oppure ritenermi fortunato o arrivato perché ho
capito qualcosa del mistero di Dio, vuol dire attribuire potenza di vita al
sangue e alla carne e al volere dell'uomo. In quel momento ho perso lo sguardo
contemplativo, la luce che mi mostra la verità.
È
il Padre che dà la vita alla nostra somiglianza a Lui. Noi non costruiamo
santità con le nostre forze, non costruiamo Regno di Dio, né siamo capaci di
dargli Gloria.
Possiamo
solo accogliere nella nostra vita la santità e il Regno e la Gloria dell'unico
Dio: la santità coll'offrirgli il nostro cuore, il Regno con l'ubbidirgli
coscienziosamente, la Gloria col portare amore nelle croci su cui gli uomini ci
crocifiggono.
Il
nostro esser nati in paese cristiano, da famiglie cristiane e esser stati
educati nella religione cristiana non fa di noi dei cristiani! Questo spetta
solo al Padre, è dono e miracolo suo, deciso e voluto e realizzato da Lui, col
nostro "si" riconoscente.
È
il Padre che mi genera figlio suo quando io accolgo il suo Unigenito come mia
santità, mio Regno, mia Gloria!
Padre,
Ti ringrazio.
Ti
ringrazio perché sei tu il papà.
Sei
tu che fai sgorgare in me qualcosa del tuo amore, mi dai partecipazione alla
vita del tuo Unigenito, riversi in me la tua potenza d'amore.
Grazie,
Padre, perché eserciti la tua paternità anche per me.
Ti
sei servito di molte persone e di molti fatti, ti sei servito di grandi e di
piccoli eventi per comunicarmi il tuo vivere, il tuo amare. Ma esso viene da Te!
Gloria
a Te, in Gesù tuo Figlio e mio Signore!
5.
E IL VERBO SI FECE CARNE (I) (Gv 1,14)
(Dio
incontra Adamo)
Noi,
che siamo di carne, non sappiamo con precisione né che cosa significhi
"Verbo", né che cosa significhi "carne"! Il
"Verbo" è Dio, viene da Dio e vive proteso a Lui come Figlio al
Padre: noi contempliamo con umiltà e stupore, essendo per noi un mondo tutto
nuovo!
La
carne fa parte sì della nostra esistenza; ma nella nostra esistenza questa
carne porta segni e stimoli estranei, che non dovrebbe avere. La conoscenza
della carne che noi abbiamo per esperienza è rovinata, incompleta, inadeguata.
La nostra carne è portatrice di conseguenze del peccato, è strumento di
egoismo e quindi preda di confusione.
IL
VERBO SI FECE CARNE
Possiamo
conoscere "la carne", la vera natura di noi uomini, la realtà della
nostra vita liberata dai condizionamenti negativi dell'egoismo, guardando e
toccando, avvicinando e "mangiando" la "carne" del Verbo!
E
potremo conoscere, amare e avvicinare il Verbo appressandoci ora a quella carne
che Egli ha rivestito, nella quale si manifesta ai nostri sensi e alle nostre
capacità di percezione fisiche, psichiche e spirituali.
IL
VERBO SI FECE CARNE!
È
la novità più piena e più grande della storia dell'umanità. Mi ha fatto
impressione la grotta dell'Annunciazione a Nazareth. Sull'altare che vi è stato
collocato è scritto: HIC Verbum Caro factum est: QUI il Verbo si è fatto
carne! QUI.
C'è
un luogo sulla terra dove è avvenuto il mistero che ha trasformato la vita
degli uomini. C'è un luogo, un tempo, una persona scelti da Dio per rendere
concreto il suo donarsi agli uomini. Gli uomini sono amati da Dio: c'è un
luogo, un tempo, una persona che ne sono testimoni. Il luogo è quella grotta,
il tempo è un giorno di duemila anni fa, la persona è Maria, giovane
fidanzata.
IL
VERBO SI FECE CARNE.
L'amore
di Dio, l'amore che Dio Amore dona, l'amore immenso che Dio vuol comunicare e
trasmettere alle sue creature, all'Adamo che lo sfugge, si è chiuso nella
carne, s'è fatto vita d'un uomo.
Un
Uomo ora potrà incontrare Adamo, senza che questi si spaventi. L'Uomo Gesù
potrà incontrare Adamo (ogni uomo) senza che questi sappia di essere alla
presenza del suo Dio.
L'amore
di Dio ha trovato il modo di incontrare Adamo a casa sua, nella sua tenda; ha
trovato il modo di amarlo e di suscitarne l'amore, piccolo e fragile fin che si
vuole, ma amore. E così ha trovato il modo di rimettere Adamo sulla strada del
ritorno, dell'incontro col Padre, della vita eterna cui era destinato fin
dall'inizio.
IL
VERBO SI FECE CARNE!
L'uomo
potrà trovare sulle proprie strade umane l'amore del suo Dio e Padre. Non ci
occorre deviare, non ci occorre cambiare. Non siamo noi che amiamo Dio, è Lui
che ha amato noi.
E
noi siamo amati in modo tale da poterlo percepire, sperimentare, vedere. È
l'amore con cui siamo amati che susciterà nella nostra stessa carne la capacità
e l'esigenza e la volontà e la gioia e lo stupore di rispondere. E anche la
risposta che saremo in grado di dare la sentiremo ancora come amore che
riceviamo. Saremo solo capaci di dire: Grazie! La nostra vita sarà tutta un
rendimento di grazie, un'eucarestia.
Grazie,
Padre, per l'amore con cui ci ami.
Grazie
che hai voluto che il tuo amore per noi divenisse carne.
Grazie,
Verbo di Dio, che hai fatto - nella tua risposta d'amore al Padre un gesto
inimmaginabile: hai assunto la carne che noi conosciamo solo peccatrice, e l'hai
portata fino alla risurrezione dai morti.
Grazie,
Spirito Santo di Dio, che realizzi tra noi e il Verbo la comunione, l'incontro,
il contatto, in modo che noi siamo purificati e Lui trovi anche nella nostra
carne nuova possibilità di presenza amante nel tempo e nei luoghi della terra!
Grazie,
mio Dio! Padre, Figlio e Spirito!
6.
IL VERBO SI FECE CARNE. (II) (Gv 1,14)
La
carne che porta in mezzo a noi "il Verbo" ha un nome: Gesù. È questo
il Nome che vuol esprimere ancora l'amore di Dio: un Dio che salva, un Dio che
da questo momento si può chiamare Padre, perché ora si prende un uomo come
figlio, come portatore della propria "divinità", portatore del
proprio Amore.
Prima
non era possibile chiamarlo Padre, ora invece sì. Ora, mentre l'amore che Egli
dona diviene uomo, Egli può ricevere il nome Padre.
E
l'uomo che ci troviamo accanto, Figlio. E noi, uomini amati tramite Gesù, da
Gesù, in Gesù, figli.
IL
VERBO SI FECE CARNE.
Noi
siamo diventati figli. Quant'è bello questo mistero! Un mistero che s'inserisce
nei nostri rapporti, nella comprensione che abbiamo di noi stessi, e la cambia.
Siamo trasformati, perché ci sentiamo amati e resi capaci di amare, perché la
carne di cui noi siamo fatti ha potuto accogliere l'eternità dell'amore divino.
E
la "carne" di quell'uomo che ha iniziato a vivere nel tempo là, nella
grotta di Nazareth, certamente non gli basta. Anche la mia carne gli può
servire, anche questa mia vita, questi miei anni, questa mia mano che ora
scrive, questi miei occhi che ora leggono, questa mia mente e questo mio cuore.
La
mia carne può "completare" un tassello in più al mosaico dei
"patimenti di Cristo a pro del suo corpo, la Chiesa".
I
patimenti di Cristo non sono solo le sofferenze, ma tutto ciò che egli ha
sperimentato e offerto vivendo l'amore divino nella vita umana. La mia carne ne
è partecipe. È partecipe dell'amore di Gesù per la Chiesa, per l'opera di
salvezza dell'umanità, per la trasmissione del nome "Gesù", salvezza
di Dio!
IL
VERBO SI FECE CARNE.
Non
ho paura più del mio corpo, delle mie doti umane, dei miei limiti. Non ho più
paura di ciò che la mia carne vive: gioie e dolori, soddisfazione e morte. È
questa carne che Dio ha apprezzato tanto. È di questa carne che Dio si fa
chiamare Padre. È in questa carne che vive Gesù, salvezza di Dio.
Non
è dalla mia carne che mi viene la morte. Non è dalla carne che viene il
rifiuto di Dio, dell'amore. Morte e peccato mi vengono da fuori, dal nemico di
Dio.
Se
Dio tocca col suo amore la mia carne e questa vive, anche il suo nemico vuol
toccare la mia carne per farla morire, facendola entrare nel movimento
dell'egoismo, attraverso superbia e ambizione, orgoglio e confronti generatori
di invidie e gelosie.
Ma
io continuerò a tenermi unito, legato, attaccato alla carne del Verbo, mi terrò
nutrito della carne del Verbo e il Nemico non mi farà del male. Continuerò a
contemplare colui che porta il Nome "Gesù", e sarò salvo.
Lo
guarderò in croce per vedere la pienezza dell'amore "tutto compiuto"
e ricevere forza d'amare.
Berrò
il suo sangue, e la mia carne conserverà in sé l'amore e sentirà come
inadeguate e repellenti le proposte dell'egoismo, benché rivestite di una
luminosità apparente di bene.
Farò
risuonare alle mie orecchie le parole pronunciate dall'uomo Gesù, e quella voce
mi permetterà di discernere il rumore del nemico della mia carne.
Masticherò
e ruminerò le parole uscite dal cuore di Gesù, ed esse lasceranno nelle mie
viscere il sapore dell'Amore eterno del Padre.
IL
VERBO SI FECE CARNE
e
la mia carne si purifica al contatto con la sua e può ricevere e contenere
l'amore di Dio.
Anche
i limiti e la morte, situazioni vissute dalla 'carne', divengono luogo ove si
manifesta l'amore del Padre! La malattia, la sofferenza, le umiliazioni,
l'agonia stessa diverranno gloria di Dio!
Grazie
mio Dio, mio Padre!
Grazie
per questa mia carne, grazie per il luogo e le condizioni e il tempo in cui è
vissuta e vivrà.
Grazie
perché tramite essa mi hai messo a contatto del tuo Verbo, e tramite essa
comunichi il tuo amore al mondo: è questa carne - la carne del Risorto dai
morti - che tu mandi e doni come missionaria del tuo amore agli uomini che
ancora vuoi salvare.
7.
IL VERBO SI FECE CARNE. (III) (Gv 1,14)
(e
rimane sempre carne)
L'amore
eterno e incommensurabile di Dio giunge a me, a noi, a tutti attraverso la carne
che egli ha assunto e rivestito.
Noi
non lo possiamo 'spogliare' di quella carne. Lungo la storia gli uomini hanno
tentato anche questa strada: spogliare il Verbo di Dio, la Parola d'amore del
Padre; hanno tentato di spogliarla della carne dell'uomo Gesù.
Ed
erano orgogliosi di riuscirci. Credevano di poterlo fare impunemente. Ritenevano
che quella carne fosse stato solo apparente, oppure necessaria solo per le
persone ignoranti, e non per quelle iniziate ad una penetrazione particolare
della realtà, delle parole della fede, dei doni di Dio.
Pensavano,
e taluno pensa ancora di poter incontrare il Dio vero ed eterno al di fuori o al
di sopra della carne dell'uomo Gesù. Ritengono d'incontrarlo nella propria
mente divenuta superiore. Son giunti ad una "conoscenza" che
sostituisce Gesù: è questa conoscenza che li salva, non Gesù!
Non
s'accorgono, ma questo tentativo di togliere la "carne" al
"Verbo" impedisce loro di ricevere lo Spirito Santo. E noi ci
accorgiamo subito: con loro non c'è comunione di Spirito Santo. Con loro non
nasce la comunione semplice e fruttuosa di cui godono i figli di Dio. Nemmeno
tra di loro esiste comunione, ma solo semmai soddisfazione d'essere qualcuno, di
aver doti migliori, d'esser riusciti a penetrare con la mente il mistero, ormai
non più mistero.
E
l'amore del Padre non vive più in loro; solo una parvenza, qualche sforzo di
filantropia, il sorriso verso gli altri, ma quel sorriso che si compiace di sè.
Spogliando
il Verbo della carne nella propria mente son costretti a dare alla propria carne
un nuovo significato. Essa stessa prende il ruolo di Dio e non più solo dimora
di Dio! In questo ruolo - che dev'essere sviluppato e raggiunto gradualmente con
sforzi ascetici ed esercizi di concentrazione - le tentazioni possono riuscire a
prendere il posto delle ispirazioni: non solo, ma l'uomo ormai è ripiegato su
di sé, intento a scoprire e mettere in moto la propria divinità. Non c'è più
spazio per la ricerca del dialogo col Padre, né col Figlio. Non c'è più lo
scambio d'amore tra Colui che ama e l'uomo che risponde il proprio grazie. Per
questo non esiste in questa vita lo Spirito Santo, e non ne riscontri i frutti,
in particolare la comunione interiore, semplice e sincera.
Questa
tendenza di spogliare il Verbo di Dio della carne dell'uomo distrugge l'umanità,
perché non permette più all'uomo d'esser figlio e quindi gli toglie la capacità
d'essere fratello e di cercare i fratelli.
IL
VERBO SI FECE CARNE.
È
grande il mistero di Dio che ama gli uomini.
Siccome
Dio è davvero Dio, ciò che Egli decide e realizza è mistero per l'uomo: amore
nascosto!
L'uomo
che entra nel mistero, che si lascia amare da Dio e si lascia amare dal suo modo
d'amare può anche comprendere il perché è amato così: e può offrirsi e
unirsi a Lui.
Chi
si lascia amare da Dio attraverso l'umanità di Gesù riceve Spirito di figlio e
comprende il Padre. Non solo, ma addirittura si offre a Lui e viene inserito nel
movimento d'amore del Padre verso gli uomini attraverso la carne 'del Verbo'. La
sua conoscenza del mistero sarà così compenetrata alla sua vita da aver la
forza e la grazia del martirio.
Signore
Gesù, Verbo del Dio vivente, Ti ringrazio.
Vivendo
con Te, lasciandomi amare da Te e amando Te ricevo lo Spirito Santo, Spirito
d'amore e di verità! Sei tu solo, vero uomo, che mi fa diventare figlio di Dio
e fratello degli uomini. Fondate su di te nascono e crescono le famiglie umane,
le comunità e le fraternità in cui è possibile sperimentare l'amore del
Padre: Tu sei il Verbo di Dio! La tua carne umana io adoro e accolgo in me: essa
mi fa entrare nel mistero dell'amore eterno del Dio vivo!
8.
E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI. (Gv 1,14)
Chi
traduce il testo del Vangelo dal greco dice che questa frase potrebbe essere più
precisa in questo modo: 'e pose la sua tenda in mezzo a noi', oppure: 'si accampò
in mezzo a noi'.
L'evangelista
ci immagina non come persone isolate, ma come popolo in cammino, popolo che non
ha patria sulla terra e perciò con facilità è pronto a levare la tenda per
ripiantarla altrove.
Il
Verbo che è divenuto uomo, Gesù, si mette in mezzo a noi.
Egli
non ha paura di contaminare la sua purezza a contatto con la nostra impurità.
Egli non ha preoccupazione di mantenere distacco onde impedire alla ricchezza e
bellezza del suo amore di sfigurare in mezzo all'orribile depravazione del
nostro egoismo.
E
soprattutto non ha paura né preoccupazione che la sua 'carne' desti invidia,
gelosia, odio, dovendosi trovare a confronto con la nostra, macchiata e privata
del colore della verità e della santità.
E
VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI.
Il
suo amore lo ha portato vicino, accanto a noi, in mezzo a noi. Proprio in mezzo.
Tra
me e te ora c'è Lui. Tra me e voi c'è il Verbo fatto carne. Gesù è qui,
nella tenda, provvisorio, tra te e me. Io ti vedo alla sua luce. Tu vedi me
illuminato da lui. Altrimenti non mi vedresti, non t'accorgeresti che io posso
esser amato. Né io mi accorgerei che tu puoi essere amato e accolto. Soffri di
solitudine? Non c'è ancora Lui, Gesù, tra te e gli altri. Ti lamenti di non
essere amato? ti pare di non saper amare? Non c'è Lui, il Verbo, l'amore eterno
fatto carne, tra te e gli altri.
Lasciagli
piantare la sua tenda davanti alla unica apertura della tua.
Gesù
in mezzo a noi è la salvezza, salvezza mia e nostra. Possiamo essere famiglia e
popolo perché c'è Lui.
Il
popolo che lo esclude smette d'essere popolo. La famiglia che lo esclude smette
d'essere famiglia. Il popolo che non lo accoglie, ancora non sa cosa significhi
essere popolo; i suoi membri non godono la gioia della comunione.
E
VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI.
In
mezzo a noi Egli porta il suo Spirito: Spirito di figlio che ama ubbidendo e
rendendosi disponibile. In mezzo a noi la sua carne è in pericolo, perché col
suo amore mette in luce la mancanza d'amore della nostra carne. Quando la sua
carne sarà uccisa, l'amore in essa contenuto non potrà sparire, anzi, la rifarà
vivere d'una vita nuova, gloriosa ed eterna.
Mistero
della fede! Mistero che comprendono coloro che, amando, si uniscono a lui nel
morire.
Quando
vivo nell'amore una sofferenza, quando offro a Gesù un'umiliazione, un
rimprovero, quando per causa di Gesù rispondo con un gesto d'amore ad
un'offesa, allora "comprendo" la risurrezione della carne del Verbo,
perché anche la mia carne - in misura solo di segno - vi partecipa.
Il
Verbo fatto carne pianta la tenda in mezzo a noi. È Lui pronto a cambiar di
posto se noi leviamo le tende! Non andiamo a cercarlo, è Lui che viene! Non
rimpiango perciò il passato, come se lui fosse stato con noi allora, quando la
cultura era più favorevole, la mentalità più consona, i tempi migliori! Non
attendo un futuro diverso perché Gesù possa dimorare con noi. Non mi preoccupo
di donare 'prima' qualcos'altro, prima il benessere, prima la salute, prima l'alfabetizzazione...
Egli pone la tenda in mezzo a noi: è capace di stare tra gli ammalati, tra gli
ignoranti, tra gli affamati, tra i poveri. Da lui impareranno e riceveranno la
forza per vivere l'amore, dopo potranno... tutto il resto, perché - dopo -
tutto il resto avrà un significato pieno e gioioso.
Signore
Gesù Cristo, ti ringrazio.
Tu,
e solo Tu, puoi riempire di Spirito Santo la mia vita e rendermi capace di
comunione.
Tu
riempi la mia continua solitudine, tu rendi il mio vivere in mezzo agli uomini
dono per me e per loro, perché Tu - pronto a morire - mi fai perdere la paura
della morte e così mi rendi disponibile all'amore generoso e gratuito.
Signore
Gesù, grazie perché vivi in mezzo a noi risorto dai morti!
9.
E NOI VEDEMMO LA SUA GLORIA (Gv
1,14)
Ora
l'evangelista continua col "noi": il Verbo venne ad abitare in mezzo a
noi.
A
noi... Chi sono questi "noi"? A chi si sente unito l'evangelista da
poter parlare così a nome di altri? "Noi" sono quelli in mezzo ai
quali ha piantato la sua tenda il Verbo: il popolo di coloro che fanno
riferimento alla sua dimora, alla sua 'carne'.
Questo
'noi' è la Chiesa! Anch'io vi sono compreso. Il mio 'vedere' è sicuro perché
è appoggiato sul vedere di altri, perché 'vedo' insieme ad altri.
E
"vedemmo" che significa? solo che abbiamo aperto gli occhi di carne e
abbiamo visto una figura?
Vedemmo:
questo termine indica un'esperienza soggettiva di un fatto oggettivo: ci siamo
accorti, abbiamo notato, abbiamo constatato ed ora siamo sicuri. La nostra
testimonianza si basa su di un'esperienza vera, condivisa da molti.
L'unico
che vede realmente è Dio. Gli occhi di Dio sono gli occhi che 'vedono' la realtà,
il suo significato, il suo scopo; gli occhi di Dio vedono in ogni cosa l'amore
che vi è contenuto e l'amore con cui sono state create e l'amore cui possono
servire.
Gli
occhi di Dio 'vedono' e continuano a 'vedere', da quando Egli 'vide che era cosa
buona': 'vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona'! (Gen 1,31)
Il
vedere di Dio è l'unico vedere vero, limpido; è un vedere che è amore. Perciò
Dio cerca di vedere l'uomo, di vederlo anche dopo il suo peccato: se riuscisse a
'vederlo' lo potrebbe riempire ancora di amore. Ma Adamo non si lascia vedere:
si nasconde.
Quando
potrà Dio 'vedere' l'uomo? Quando l'uomo cercherà di usare i propri occhi per
vedere Dio!
Zaccheo
cerca di vedere Gesù. Allora Gesù lo 'vede': gli sguardi che s'incontrano
producono vita nuova e santa.
Gesù
vede il giovane ricco che lo ferma per strada: lo fissa con amore. Purtroppo le
ricchezze chiudono lo sguardo dell'uomo, abbagliato da falsa luce.
Gesù
vide Andrea e l'altro discepolo e disse loro: "venite e vedrete"!
Filippo a Natanaele: "vieni e vedi"! Ma quando Natanaele venne a 'vedere',
Gesù lo aveva preceduto: "ti ho visto quand'eri sotto il fico"!
E
la Samaritana dopo aver riconosciuto che Gesù è il Messia dice ai suoi
concittadini: "venite a vedere"! I Samaritani dopo aver visto Gesù e
averlo ascoltato possono dire: "ora sappiamo che Egli è il Salvatore del
mondo". Non solo credono, ma sanno! Il "vedere" dell'uomo è
l'esperienza personale necessaria perché la fede diventi stabile e sicura.
NOI
VEDEMMO LA SUA GLORIA!
Che
cosa abbiamo visto? la sua gloria. Può l'uomo vedere la gloria?
Gloria
è tutta la bellezza, l'importanza, la maestà di Dio! Ma Dio è Padre, è
amore! Come facciamo a vedere la grandezza e la sublimità dell'amore?
dell'amore puro e disinteressato, dell'amore pieno del Padre che vuole attirare
a sè gli uomini per beneficarli?
La
purezza dell'amore del Padre, la vera realtà dell'amore che si dona e dimentica
se stesso, noi la possiamo vedere quando il Figlio è innalzato sulla croce.
Quello
è il momento in cui 'vediamo' com'è fatto l'amore divino, l'amore vero; quello
è il momento in cui possiamo contemplare la pienezza del dono dell'amore e la
sua purezza. La croce di Gesù è la gloria di Dio. È là che sappiamo che Dio
non è un Dio geloso, desideroso di manifestare onnipotenza punendo e
condannando il peccatore.
La
croce di Gesù mostra il vero Volto di Dio, il Volto dell'amore che non
costringe, che dà libertà, che agisce da Padre rispettoso dei figli, anche dei
figli ribelli.
"Volgeranno
lo sguardo a colui che hanno trafitto": questo sguardo non si distoglie più
da colui che pende dal legno. È uno sguardo che penetra i cieli, che vede
l'amore; è uno sguardo che cambia l'esistenza e la attrae nel movimento
dell'amore, di quell'amore che non disdegna la rinuncia, il sacrificio, la
morte. Quando rinnego me stesso per amare, allora faccio risplendere anch'io
qualche raggio della sua gloria!
Ti
adoro, Signore Gesù!
Tu
mi hai fatto vedere la gloria di Dio, il suo amore di Padre. La sua gloria è la
tua, e la tua è la sua.
Tu
gli hai chiesto di glorificarti sulla terra perché tu possa glorificare lui.
E
il Padre ti ha ascoltato: ti ha messo nella condizione di mostrare la pienezza e
la purezza del tuo amore, là, sul Calvario. E là tu hai fatto risplendere
l'amore del Padre per tutto il mondo, per tutti i peccatori. Il ladrone che lo
ha riconosciuto è stato subito salvato.
E
noi godiamo la tua presenza vicino a noi e in noi, risorto!
Grazie,
Gesù!
10.
GLORIA COME DI UNIGENITO DAL PADRE
PIENO
DI GRAZIA E DI VERITA'.
La
gloria che contempliamo in Gesù è completa. Dio non la divide come un'eredità
tra molti figli; Gesù è il Figlio, l'unico. Egli eredita in sé tutto l'amore
del Padre.
Come
il Padre ama di amore pieno e gratuito, così colui che da lui è generato. Il
Figlio riceve per 'generazione' la capacità d'amare del Padre. Anche il Figlio
perciò dà la vita, continua a generare figli di Dio, figli che amano come il
Padre.
Egli
è l'Unigenito: non cercherò altrove altri figli del Padre. Non mi lascerò
ingannare da chi ne avesse la pretesa. E su di lui confronterò chiunque, ogni
uomo, ogni realtà. Ovunque ci sono i segni dell'amore del Padre, che è il
creatore di tutti e di tutto.
Ma
io metterò tutto alla luce del Figlio perché è lui che mi permette di
discernere in ogni realtà, in ogni uomo che cos'è autentico e che cosa non lo
è più. È alla luce del Verbo, del Figlio unigenito di cui vedo la gloria, che
posso riconoscere ciò che di Dio è nascosto ovunque e in chiunque. La luce del
Figlio non m'inganna. Essa mi permette di discernere ciò che nell'uomo è
frutto di egoismo, di peccato, o ciò che è frutto di una falsa immagine di
Dio.
Il
Figlio unigenito è pieno di grazia e di verità!
La
grazia e la verità le posso ricevere solo da lui, da Gesù. La grazia è
l'amore gratuito del Padre e la verità è ancora il suo amore fedele e stabile.
Io
ricevo e conosco l'amore del Padre per mezzo del Figlio. Ricevo l'amore paterno
di Dio quando Gesù mi perdona, quando Egli mi rivela il mio peccato e mi mette
nel cuore la compunzione e il desiderio di accogliere in me lo stesso amore del
Padre per donarlo! Quest'amore in me matura come volontà di perdono e
d'accoglienza, desiderio di salvezza per tutti, che tutti possano gustare quello
stesso amore che mi fa vivere e sperare!
Dopo
aver sperimentato la gratuità dell'amore del Padre finalmente lo conosco, o
almeno comincio a conoscerlo. La verità appare ai miei occhi! La verità!
Questa
fedeltà dell'amore di Dio che continua ad essere padre anche per il peccatore,
anche per me!
Questa
fedeltà dell'amore divino è la verità che dà significato a tutti gli
avvenimenti, che cambia il significato alla mia vita: vivo per ricevere e
diffondere l'amore fedele di Dio.
Gesù
è pieno di verità! la sua vita mi manifesta la fedeltà del Padre, mi mostra
il vero volto - finora nascosto - del mio Dio! Gesù è la verità!
Pieno
di grazia e di verità!
Quando
Gesù mi ama gratuitamente e mi mostra così il vero volto del Padre, allora
vedo la gloria! allora la gloria di Dio riempie il mio cuore, i miei occhi, i
miei passi, la mia bocca, le mie mani!
È
Lui e solo Lui che io cerco. Lui solo mi ha cercato fino nel luogo della morte.
Fino là egli ha portato l'amore e la verità di Dio.
Gesù,
mia gioia, mia verità!
Signore
Gesù, ti ringrazio. La tua vita è preziosa per me, è il pane delle mie
giornate: senza di te non conoscerei l'amore, senza di te sarei orfano. Tu sei
prezioso perché sei il dono del Padre, sei la vita che Egli mi dona
gratuitamente, sei la verità che mi fa risplendere continuamente la fedeltà di
Dio.
Signore
Gesù, pieno di grazia e di verità, Unigenito del Padre!
11. GIOVANNI GLI RENDE TESTIMONIANZA E GRIDA: "ECCO L'UOMO DI CUI IO DISSI: COLUI CHE VIENE DOPO DI ME MI È PASSATO AVANTI, PERCHÉ ERA PRIMA DI ME."
Giovanni
Battista riconosce Gesù. Di lui egli ha già parlato. Ma le parole che
riguardano Gesù sono misteriose, esprimono sempre più di quanto io possa
comprendere, perché esprimono il mistero. E il mistero non può esser chiuso
nelle parole dell'uomo, nemmeno in quelle del profeta. Il mistero è lo
svolgersi dell'amore del Padre nei giorni della nostra esistenza, è l'eternità
che riempie il tempo e ne trabocca.
La
persona di Gesù, come ce la esprime il suo precursore, porta nel mondo -
attraverso il suo essere uomo - la pienezza dell'amore divino.
Egli
è uomo: vive come vivo io, il suo cuore pulsa come il mio, le sue membra si
muovono come le mie.
Egli
è uomo come me: conosciuto e sconosciuto a me stesso, intreccio di materia e di
spirito, costruito su esperienze del passato e su sogni per il futuro.
Egli
è uomo come me, ma non è come me. In lui agisce senza ombre l'amore del Padre.
L'amore del Padre mi segue poiché mi precede. Il Padre segue con amore il mio
cammino perché egli già mi ama da sempre.
Il
suo amore segue i passi della mia libertà perché egli mi ha già amato
donandomi la capacità di muovere liberamente i miei piedi.
Gesù
è l'uomo dell'amore del Padre, è l'uomo che viene dopo il mio errare, mi
raggiunge sui sentieri sbagliati del mio peccato perché egli mi ha visto e
amato prima che io potessi peccare.
Egli
si mette davanti, nel luogo del mio errore, perché io possa trovare la strada
vera seguendo le sue orme.
Egli
mi passa avanti perché io non continui la fuga dall'amore del Padre. Mi passa
avanti come è passato avanti a Giovanni.
Giovanni
- "clemenza di Dio" - viene superato da Gesù - "salvezza di
Dio" -.
Dopo
aver perdonato, Dio - in Gesù - salva l'uomo, lo rende capace di compiere le
sue opere stesse, di rappresentare sulla terra la sua paternità. Mentre
Giovanni col suo battesimo toglie solo l'impurità del peccato dall'uomo, Gesù
porta lo stesso uomo avanti verso la santità, la somiglianza col Padre, la vera
figliolanza.
Egli
mi passa avanti: il suo posto è davanti a me. Egli mi precede e mi segue. Io
sono sempre preceduto e accompagnato dall'amore del Padre.
ERA
PRIMA DI ME.
Giovanni
riconosce l'eternità del Verbo/Parola di Dio che ha preso carne in Gesù. Gesù
stesso affermerà: "prima che Abramo fosse Io sono"! (Gv8,58) e
S.Paolo nella lettera ai Colossesi (1,17): "Egli è prima di tutte le cose
e tutte in Lui sussistono". L'autore della lettera indirizzata agli Ebrei
presenterà Gesù come "lo stesso ieri, oggi e sempre" (13,8).
ERA
PRIMA DI ME!
Io
sono nato per lui, in vista di lui. La mia vita si realizza quando si mette a
servizio della sua presenza, della sua luce e della sua gloria.
Io
sono destinato a vivere! e ciò avviene quando accolgo nei miei giorni e nel mio
agire la Persona di Gesù. Allora passato presente e futuro trovano armonia in
me e io stesso posso vivere senza rimpianti e senza attese perché Gesù dà
pienezza al tempo, egli che è la pienezza dell'amore del Padre. Con lui mi
trovo già immerso nella sua eternità
Signore
Gesù, godo della testimonianza che di te ha dato Giovanni. Egli mi assicura
della clemenza di Dio Padre che in te si realizza pienamente per me: per il mio
passato, per il futuro, per l'oggi. La storia del mio esistere è illuminata da
te. Non ho più paura d'essere travolto dalla tenebra dei miei peccati, né
dall'influsso del peccato dei miei antenati.
Ci
sei tu che vieni dopo e mi passi avanti perché eri prima!
Gloria
e adorazione a Te, mio Signore!
12. DALLA SUA PIENEZZA NOI TUTTI ABBIAMO RICEVUTO E GRAZIA SU GRAZIA. (16)
Gesù,
Figlio unigenito del Padre, non conosce i sentimenti della gelosia. Questi li
conosciamo e li accogliamo noi: essi sono il segno dell'influsso di Lucifero
nella nostra anima.
Gesù,
che vive come figlio in maniera autentica e completa, dona se stesso come il
Padre suo dona se stesso: proprio perché Egli è amore divino ha ricevuto
tutto, e può e vuole donare tutto senza restrizioni!
Egli
dona tutto, e noi, che lo vogliamo amare perché viene dal Padre, riceviamo da
lui quel 'tutto' che si riversa dal suo cuore. E'una pienezza il suo dono! La
sua vita è pienezza: Dio che dona se stesso non limita il suo donare. Il Figlio
vive la pienezza dell'amore, del dono, dell'offerta.
Noi
siamo poveri, piccoli, soprattutto limitati. Il nostro limite è il peccato che
s'è insinuato nel nostro cuore e nel nostro corpo, un peccato fatto
sostanzialmente di egoismo. L'egoismo ferma il dono, blocca il fluire del
donare.
Noi
perciò non possiamo ancora ricevere la sua pienezza, ma riceviamo dalla sua
Pienezza quel tanto di cui il nostro cuore è capace! Riceveremo ancora più
quando elimineremo l'egoismo, la pretesa, la voglia d'essere i primi o d'essere
migliori. Se il nostro cuore e la nostra volontà si svuotano dell'attenzione al
nostro 'io', se rinunceremo a volerci salvare e lasceremo la nostra vita e la
sua difesa alle cure del Padre, allora la Pienezza di Gesù trova un posto
allargato in noi.
Il
suo esser figlio di Dio diverrà più evidente e più pieno nella nostra vita.
Che
cosa riceviamo? che cosa ci trasmette Gesù? Grazia su Grazia!
Che
significa quest'espressione? sovrabbondanza di grazia, oppure una grazia che sta
di fronte
alla
grazia!
Usiamo
il termine 'grazia' per esprimere l'amore completamente gratuito di Dio! Se Egli
dona il suo amore gratuito, questo, nel mio essere, si trova sempre di fronte
quello che continua a venirmi da Lui.
Il
mio amore gratuito e libero, ricevuto come dono, è
continuamente
sopraffatto dal suo, che lo sollecita e lo rinnova, lo brucia e lo riempie di
luce in un perenne movimento di dono e risposta di dono, di amore e risposta
d'amore che mai s'esaurisce.
Mi
trovo ad esser travolto dal fluire dell'amore di Dio, mi trovo ad essere
strumento passivo e attivo di questo donarsi dell'amore del Padre. Non posso che
continuare ad esclamare: eccomi, prendi me! eccomi, usa me! eccomi...
E
non posso che ripetere un grazie incessante fin che tutta la vita e tutti i
sentimenti e tutta la volontà non è diventata un grazie, una 'eucaristia'!
Questo
termine significa infatti una bella risposta d'amore gratuito a quell'amore del
tutto gratuito che mi ha salvato: mi ha salvato appunto traendomi fuori dalla
stasi della morte che è il mio egoismo, per mettermi dentro il movimento
perenne dell'amore divino.
DALLA
SUA PIENEZZA NOI TUTTI ABBIAMO RICEVUTO...
Abbiamo
già ricevuto! Già si sta realizzando il disegno di Dio! Anzitutto è
sottolineato il fatto che non è l'uomo che si dà alla conquista della grazia
divina! Io non merito, io non acquisto, io posso solo porgere mani vuote perché
siano riempite! Però ancora devo correggermi: non 'io', ma 'noi'!
L'amore
gratuito del Padre, con le sue molteplici espressioni, viene ricevuto da noi:
noi, legati al Figlio dal suo Spirito, noi uniti in comunione come corpo, noi
chiesa del Dio vivente. Nella Chiesa, unito con vincolo santo e spirituale agli
altri figli di Dio in Cristo Gesù, là sperimento la grazia che sgorga dalla
pienezza del Verbo!
Signore
Gesù Cristo, ti ringrazio e ti dono la mia vita.
Eccomi,
ricoprimi insieme ai tuoi fratelli della tua pienezza.
Brucia
e strappa l'egoismo che blocca l'amore del Padre e vorrebbe farne strumento
d'orgoglio o d'ambizione: abbi pietà di me!
Non
lasciarmi nel buio di ciò che mi piace, strappami con forza, perché entri con
decisione nel movimento d'amore che si dona riconoscente! Tu mi salvi!
Abbi
pietà di me, mio Signore.
13. PERCHÉ LA LEGGE FU DATA PER MEZZO DI MOSE', LA GRAZIA E LA VERITA' VENNERO PER MEZZO DI GESÙ CRISTO.
È
un dono per l'uomo conoscere la volontà di Dio. È un dono di cui si può andar
fieri come il popolo d'Israele che dichiarava: quale popolo ha leggi così sagge
come il nostro popolo?
Mosè
ha fatto conoscere al popolo di Dio la Sua volontà: e questa Volontà suonava
per gli israeliti come legge, legge che viene dall'esterno, legge sulla quale
poi si confrontano le singole persone per verificare la propria salute
spirituale.
Mosè
è un uomo, e Dio per mezzo di un uomo non può dare che leggi, norme, precetti.
Essi sono un dono, ma risultano pure essere un pericolo perché colui che le
riceve le può ricevere con disposizioni interiori non adeguate.
La
legge può attirare l'attenzione su di sé distogliendola da colui che l'ha
donata. In altre parole io potrei fissare la mia intelligenza e volontà
sull'osservanza della legge dimenticandomi di amare il Padre! Questo errore di
prospettiva può portarmi ad osservare particolari minuziosi con un cuore duro e
chiuso. Il mio osservare la legge mi renderebbe opaco alla luce della presenza
di Dio. Dalla mia osservanza Dio potrebbe apparire - a chi mi vede - come un
duro padrone odioso!
Inoltre,
quando io riuscissi ad osservare bene la legge, chi mi preserverebbe
dall'orgoglio? o dal sentirmi migliore di chi non la osserva? o dal ritenermi un
arrivato? o dal credermi a posto? o dal giudicare gli altri? E se non fossi
capace di osservare la legge chi mi salverebbe dallo scoraggiamento? dal
sentirmi un dannato, un perduto? chi mi potrebbe dare speranza?
Sì,
di fronte alla legge io sono in pericolo. La legge non mi pone di per sé in
rapporto d'amore al Padre, non mi dà cioè lo Spirito Santo!
Conoscere
la legge e osservare la legge non è tutto. Per completare la nostra vita e la
nostra fede Dio ci ha dato il Figlio. Senza di lui anche la vita del più fedele
osservante rimarrebbe priva di una propria luce e di un proprio
"motore"! Con Lui invece guardiamo una Persona, incontriamo un cuore.
"Per mezzo di Gesù Cristo vennero la grazia e la verità".
La
venuta di Gesù introduce una grande novità nel vivere dell'uomo con Dio! Per
mezzo suo possiamo conoscere e ricevere l'amore gratuito del Padre, la grazia!
Gesù è un uomo come noi, ma un uomo che incarna l'amore divino nella sua
perfezione e completezza. Egli può avviarci ad un rapporto a Tu per Tu col
Padre, un rapporto che non vuol escludere nulla della sapienza contenuta nella
legge, ma supera la formulazione di essa.
Gesù
ci porta ad amare il Padre, a cercare la sua volontà, ad obbedirgli per amore.
Anzi, Gesù - donandoci la "grazia" - mette in noi la stessa sapienza
divina, per cui noi non obbediamo più ad una legge, ma amiamo il Padre e
assumiamo la sua volontà come nostra, per amore.
Oltre
la 'grazia' anche la 'verità' è giunta a noi attraverso Gesù! La realtà vera
e profonda, l'amore del Padre, il suo volto d'amore che sta nascosto dietro ogni
cosa e dentro ogni avvenimento, anche questo viene a noi tramite Gesù.
La
morte di Gesù in croce e la sua risurrezione ci rivelano il volto del Padre
dentro la nostra morte e dentro ogni fatto doloroso - e perciò oscuro - della
vita.
Grazie
a Gesù quindi noi vediamo l'amore del Padre (verità) e lo riceviamo
gratuitamente (grazia)! Mosè non poteva fare di più di quanto ha fatto: la sua
gioia è stata grande quando ha assistito alla venuta di Gesù.
Con
Mosè il popolo mormorava per ogni prova e sofferenza. Con Gesù i discepoli
sono lieti d'essere oltraggiati per il suo nome e di soffrire calunnie e
persecuzioni: trovano in esse l'occasione della propria beatitudine. Con Mosè
il popolo ubbidiva a una legge, e si sentiva talora costretto come schiavo.
Con
Gesù amiamo il Padre e siamo lieti e onorati di realizzare, come figli, i suoi
desideri!
Ti
ringraziamo, Signore Gesù! Tu ci riempi dell'amore del Padre. Tu ci riveli il
suo amore che si nasconde dentro ogni evento, anche in quello apparentemente
triste e senza significato. Tu inondi la mia vita con l'amore e la luce del
Padre.
Non
ci sono più misteri né dubbi né paure da quando ci sei Tu: perché tutto si
svolge sotto lo sguardo attento e premuroso e previdente del Papà tuo e nostro!
Grazie,
Signore Gesù!
14. DIO NESSUNO L'HA MAI VISTO: PROPRIO IL FIGLIO UNIGENITO, CHE È NEL SENO DEL PADRE, LUI LO HA RIVELATO. (v.18)
Questa
affermazione dell'apostolo Giovanni è un grande dono. Noi vorremmo vedere Dio e
spesso manifestiamo il dispiacere di non poterlo 'vedere'. Dicendo 'vedere' però
esprimiamo un'esperienza del nostro corpo, dei nostri sensi. Desiderando
quest'esperienza desideriamo ancora troppo poco, desideriamo anzi qualcosa di
impossibile.
I
nostri sensi non sono sufficienti a cogliere la Pienezza dell'amore di Dio:
questo è così grande che essi ne verrebbero travolti, morirebbero! La pienezza
dell'amore infatti consiste nel donare la vita, nel donare se stesso.
Possiamo
'vedere' Dio soltanto nel momento della morte vissuta come offerta completa
della vita!
Nessuno
ha mai 'visto' la pienezza dell'amore!
Il
Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato.
L'unico
Figlio del Padre, il dono d'amore offerto dal Padre, il Verbo fatto carne per
dimorare in mezzo a noi, Egli lo ha rivelato, Egli, che non solo ha 'visto', ma
è Dio, amore pieno.
Il
Figlio Gesù è uomo di carne come noi. Egli può influire sui nostri sensi in
maniera 'normale', perché Egli non è diverso da noi.
In
Lui dimora la Pienezza dell'amore, senza che noi ne 'vediamo' il fulgore. Solo
per un momento questo è stato goduto da tre apostoli, quando 'sul santo monte'
sono stati testimoni della sua gloria (2Pt 1,17-18).
La
pienezza dell'amore, pienezza della divinità, è stata portata da Gesù
umilmente e nascostamente, eppure in lui l'abbiamo vista, e la vediamo. La
vediamo sempre nella sua vita, ma soprattutto i nostri occhi si aprono a
contemplarla quando a Lui essa costa morire offrendo la vita al Padre.
Gesù
ci ha rivelato Dio!
Ce
lo ha rivelato così com'egli è, amore che si offre! Ce lo ha rivelato non come
un estraneo, né come fosse qualcuno che sta al di fuori di lui, ma in se
stesso. Nella propria vita che si offre il Figlio ci rivela il Padre.
Nessun
altro può né potrà farci 'vedere', cioè donarci la certezza della Presenza
dell'amore di Dio. Egli, il Figlio, è l'Unigenito. Nessun altro potrà
togliergli o diminuirgli questo ruolo. Altri 'profeti', altri 'sapienti', non
potranno presumere di farsi maestri di verità: è solo il Figlio Gesù, venuto
nella carne, che ci rivela il Volto nascosto da secoli, che ci apre lo sguardo a
vedere ciò che non si vede!
Gli
altri uomini, o partecipano del suo amore e collaborano con Lui come discepoli,
oppure disperdono e seminano ancora tenebra; coloro che attirano l'attenzione su
di sé pongono ostacolo alla conoscenza del Padre, impediscono di vederlo, sono
menzogneri. Anche nel caso godessero l'approvazione di molti nel mondo, essi non
sono che un muro che rende impossibile godere la luce del Padre.
Gesù
non ha cercato la propria gloria, egli è vissuto e vive "nel seno del
Padre", immerso nel suo amore: non cerca null'altro che il suo amore per
realizzarlo nella propria vita a favore di tutti gli uomini e di tutto il
creato, che sussistono per l'amore del Padre.
Gesù,
figlio dell'uomo, offrendosi nell'amore ci rivela il volto del Padre. E il Padre
ci rende convinti che quest'uomo è suo figlio, il suo Figlio prediletto in cui
può porre ogni compiacenza, perché gli somiglia perfettamente e gli è
perfettamente unito.
Signore
Gesù, ti ringrazio. Tu mi riveli il Padre, mi concedi di "vederlo",
di esser sicuro del suo amore dolce e forte.
Tu
sei l'Unigenito, l'unico uomo che mi fa incontrare Dio.
Ti
adoro, perché la mia conoscenza di Te mi apre il cuore e lo sguardo interiore a
scorgere la luce dell'Amore che mi ha creato, mi ha chiamato e mi attende.
Ti
adoro, Verbo incarnato, Parola completa e comprensibile di mio Padre, amore
perfetto che non solo mi fa 'vedere' Dio, ma me lo mette addirittura nel cuore;
ti adoro, Figlio eterno che abiti la carne mortale: ti adoro, perché tu
divinizzi anche me: fai diventare anche me capace di amare!
Nihil Obstat: Mons.Iginio Rogger, Trento, 21 luglio 1993
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