PACE
A VOI
Rileggiamo
il vangelo della Risurrezione così come ci è riferito nel cap. 20 da S.
Giovanni. Ne leggerò un breve versetto: cercherò quindi di rileggerlo adagio,
con la mia esperienza, con semplicità, pensando che possa esser utile anche per
te.
Gesù
è risorto per essere vivo in mezzo a noi; egli ci tiene uniti col suo Santo
Spirito. Lo ringraziamo per questa unità che fa di noi Chiesa vivente.
Viene fatto un riferimento di tempo: «Nel
giorno dopo il sabato»: quel sabato era il giorno più importante per i
Giudei, ma per i discepoli di Gesù quel sabato è passato come un lampo; essi
non l’hanno nemmeno visto. È stato un giorno triste, un giorno silenzioso, un
giorno oscuro.
È nel «giorno
dopo il sabato» che Maria di Magdala si muove, in un giorno nuovo.
Il giorno dopo il sabato è il primo giorno della
settimana e, nella tradizione biblica, ricorda il giorno in cui Dio ha iniziato
a creare il mondo creando la luce.
Credo che non sia senza significato questo accenno così
preciso dell’evangelista: nel
giorno dopo il sabato, di buon mattino, quando spunta la prima luce.
Questo alzarsi, mettersi in cammino al primo sorgere
della luce, è un richiamo al significato della risurrezione di Gesù: Gesù è
la luce del mondo; Gesù, risorgendo, porta nel mondo una nuova vita, una nuova
dimensione del tempo, dona un nuovo significato a tutto ciò che passa.
«Nel giorno
dopo il sabato Maria di Magdala si recò al sepolcro»: è un giorno bello,
questo, che ci può dare coraggio e consolazione per ogni volta che anche noi
trascorriamo qualche momento di Calvario. Dopo la nostra sofferenza viene ancora
un primo giorno: un giorno pieno di luce, pieno di novità e di santità.
Che il giorno di oggi, trascorra così, anche per te. Insieme preghiamo
il Signore che ci doni, oggi, la sua pace e la luce del suo volto.
Signore Gesù Cristo, che sei risorto dai morti, abbi pietà di noi,
salvaci, e riempi il nostro cuore della tua gioia perché possiamo testimoniarti
in tutto questo giorno!
2.
«Nel giorno dopo il sabato Maria di
Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio».
Chi è Maria di Magdala? Ella è una delle donne ricordate più volte dai
vangeli. Gesù l’ha liberata da sette demoni. Ella è dunque una donna che ha
alle spalle grandi sofferenze e grandi umiliazioni: portare in sé un demonio, o
sette demoni addirittura, è certamente una situazione molto umiliante e triste.
Sicuramente ella è molto riconoscente a Gesù d’averla liberata da quella
schiavitù così terribile e disperata.
Maria di Magdala ha poi seguito Gesù; anche lei, insieme ad altre donne,
lo ha assistito con i suoi beni. Insieme con la Madre di Gesù, con un’altra
Maria e con un’altra donna ancora è stata poi ai piedi della croce.
Maria di Magdala: è lei che prende l’iniziativa solitaria di andare al
sepolcro di buon mattino. Ha lasciato le altre, si è alzata da sola. Ha preso
il coraggio a due mani, non ha badato a quel che fanno gli altri, non ha detto:
«Tu cosa fai... tu cosa non fai...». Ha detto: «Io vado!». Maria di Magdala
sa impegnarsi in prima persona per Gesù, vuol vedere, vuol rendersi conto di ciò
che sta succedendo, vuol essere vicina al corpo del Signore, al luogo dove Egli
si trova, o, meglio, dove ella pensa di trovarlo.
Maria di Magdala può essere anche per noi, in questo giorno, un grande
esempio e un grande dono di Dio. Ella ci dice: «Non aspettare che gli altri si
muovano, muoviti tu; non aspettare che gli altri corrano, corri tu; non
aspettare che gli altri amino il Signore, comincia tu! Dietro a te, verranno
anche gli altri. Comincia tu, non aspettare gli altri».
Vieni, Spirito Santo, rendici coraggiosi e forti, cosicché non ci
lasciamo intimidire da ciò che fanno o dicono gli altri, ma sappiamo tenere il
nostro sguardo rivolto continuamente a Gesù amandolo per primi, senza attendere
che qualcun altro ci debba spingere.
Grazie, Spirito Santo, che vieni nella nostra vita e nel nostro cuore per
operare in noi un grande cambiamento!
3.
«Nel giorno dopo il sabato, Maria di
Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio».
«Maria di Magdala si recò al
sepolcro». Perché si reca al sepolcro? Maria pensa di trovare là
Gesù, pensa di amare Gesù accudendo al suo cadavere e al luogo dove questo è
deposto.
Maria di Magdala non è ancora capace di immaginare cose nuove. Ella è
ferma al passato: va al sepolcro, al luogo della morte, al luogo che ricorda
soltanto momenti tristi, momenti di dolore che ancora le pesano nel cuore. Maria
si reca al sepolcro.
Quest’immagine della corsa di Maria, solitaria, al sepolcro, mi fa
venire alla mente quei momenti in cui anche noi andiamo a ripensare ai nostri
dolori, alle nostre sofferenze. Quando abbiamo avuto un’esperienza triste, una
malattia, un avvenimento di quelli che chiamiamo «disgrazie», il nostro cuore
rimane per molto tempo fermo lì. La nostra mente rimane per ore, giorni, forse
anche settimane e mesi, ferma lì, a quel momento, al momento del nostro dolore,
e, in questo ricordo, piangiamo, diventiamo tristi, oppressi o depressi. Siamo
rivolti all’indietro, al passato, a ciò che ci ha fatto soffrire, e così
rimaniamo, in fondo, ripiegati su noi stessi; in questo rimanere rivolti
all’indietro, non sappiamo essere attenti alle nuove chiamate del Signore.
Vogliamo domandare al Signore una grazia nuova: quella di orientare il
nostro cuore a lui, a lui vivente.
Nei momenti del nostro dolore, nei momenti di sofferenza, di «disgrazia»,
di lutto o di malattia, guardiamo avanti, verso il Signore; e diciamo:
Signore, tu certamente hai qualcosa da dirmi in questa situazione; se io
adesso sono nel dolore, è perché tu mi vuoi parlare, tu mi vuoi donare
qualcosa di nuovo; vuoi rendere la mia vita un segno e un dono per i fratelli.
Grazie, Signore Gesù; aiutami a comprendere, aiutami a vedere; donami la
tua luce, quella luce che sta per sorgere.
4.
«Nel giorno dopo il sabato, Maria di
Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio».
Notiamo ancora come l’evangelista
specifica questa realtà un po’ strana: «quand’era
ancora buio« e «di buon mattino».
«Di buon mattino« significa
che sta per venire il giorno nuovo, sta per sorgere la luce, sta per iniziare un
tempo di speranza, di vittoria e di salvezza.
«Quand’era ancora buio». A
che cosa si riferisce l’evangelista Giovanni con questo piccolo particolare:
«era ancora buio»? Dov’era buio,
se sta per venire la luce?
Era ancora buio nel cuore di Maria.
Maria, come abbiamo visto già, era orientata alla morte, al passato, al
sepolcro. Era ancora buio nel suo cuore, non c’era ancora la speranza in lei,
ma soltanto la sofferenza, la disperazione, la cecità. Maria non era riuscita a
vedere «opera di Dio« nella morte di Gesù, non era riuscita a vedere «opera
di Dio« nel modo in cui Gesù aveva accolto la sofferenza, il rifiuto degli
uomini, la morte, perciò il suo cuore è ancora al buio.
Ella corre, ama il Signore, o almeno, in qualche modo, cerca di amarlo,
gli è grata; però il suo cuore è ancora nell’oscurità; non riesce a vedere
Dio all’opera nei fatti che sono successi; nel momento del dolore, Dio, per
lei, è rimasto nascosto: «era ancora
buio».
Quante volte si ripete questo buio! Anche se l’opera di Dio è evidente
e sta diventando sempre più grande, la sofferenza fisica o morale, la
sofferenza per qualcosa che è successo su questa terra ci tiene al buio; non
riusciamo forse talvolta non vogliamo vedere Dio all’opera dentro la nostra
sofferenza.
Gli chiediamo di aiutarci.
Signore Gesù, tu che sei risorto, dona luce ai nostri occhi, metti luce
nel nostro cuore perché possiamo vederti, perché possiamo scorgee l’opera
del Padre nei momenti in cui noi proviamo dolore, sofferenza, abbandono o
ingratitudine. Donaci allora di veder Dio all’opera, Dio che è nostro Papà e
che in quei momenti ci vuol bene in modo particolare.
5.
«Nel giorno dopo il sabato, Maria di
Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio, e vide
che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro».
Ci fermiamo su quest’ultima parola:
«Vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro». Maria sapeva di
doversi fermare davanti al sepolcro, sapeva che ci sarebbe stata la pietra che
copriva l’ingresso: ma ecco la sorpresa quella pietra non sta più
all’ingresso del sepolcro, essa è ribaltata, è tolta via: il sepolcro è
aperto, vi si può entrare.
Chissà che stupore ha preso Maria! Ma ella vede solo con gli occhi, solo
così con lo sguardo materiale; non vede in profondità, non coglie ancora il
significato di quello che sta osservando. Ella vede la pietra ribaltata, ma non
s’accorge che questo è un segno di vittoria, un segno della risurrezione; e
non canta l’alleluia.
Non pretendiamo che abbia potuto accorgersi di questo, però l’evangelista
ce lo fa notare usando, per questo termine «vedere»,
un verbo della lingua greca che indica soltanto l’osservare in maniera
superficiale, l’accorgersi di una cosa senza comprenderne il significato.
Quante cose noi vedremo durante questa giornata! Quante cose osserveremo!
Cose normali, cose nuove, cose che ci stupiscono... E come ci comporteremo noi
di fronte ad esse? Possiamo soltanto vederle e passare oltre, senza comprendere
che in esse c’è l’amore di Dio, c’è la vittoria di Dio, c’è la sua
grazia - qualche volta nascosta, qualche volta visibile, ma reale. E come ci
comporteremo noi dunque davanti al nostro «vedere»?
C’impegniamo, quando «vediamo« qualcosa, anche di molto vicino,
dentro casa nostra, negli incontri che faremo durante questo giorno, a cercare
di «vedere« qualcosa di più; a non
fermarci alla superficie dei fatti o degli incontri; cercheremo di «vedere
dentro», di vedere con quanto amore Dio li ha preparati, oppure di vedere i
fatti, le persone che incontriamo, come delle domande di amore da parte di Dio.
Cercheremo di vedere Dio che vuole portare la sua vittoria anche
attraverso di noi dentro i fatti di questa giornata; vuole portare la
risurrezione di Gesù attraverso una nostra presenza più consapevole e attiva,
una nostra partecipazione più sentita e, soprattutto, spirituale, fedele a lui.
Chiediamo al Signore la grazia della luce per i nostri occhi, per
riuscire a «vedere».
Spirito Santo, donaci questa luce perché possiamo anche noi «vedere«
l’amore di Dio in quei fatti che, apparentemente, sono soltanto delle cose
normali che capitano o delle cose strane che ci toccano: donaci la grazia di «vedere«
l’amore del Padre, di «vedere« la
vittoria di Gesù, di «vedere«
quello che Egli oggi mi chiede.
Grazie, Spirito Santo!
6.
«Nel giorno dopo il sabato, Maria di
Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand’era ancora buio e vide che
la pietra era stata ribaltata dal sepolcro».
«Maria di Magdala vide che la
pietra era stata ribaltata dal sepolcro». La pietra non copre più
l’ingresso del sepolcro. Maria di Magdala non ha compreso. Ella ha pensato
subito, come vedremo, che questa pietra fossestata ribaltata da qualcuno
dall’esterno.
Vedendo la pietra ribaltata ha pensato: «Qui qualcuno è intervenuto».
E invece s’ingannava: la pietra non era stata ribaltata in quel modo; la
pietra del sepolcro era stata spostata dall’interno, non dall’esterno.
Gli uomini non c’entravano. C’entrava solo «Qualcun Altro»,
c’entrava solo la potenza di Dio: la potenza dell’amore di Dio per il suo
Cristo, per il suo Figlio Gesù; la potenza dell’amore di Dio per colui che
aveva offerto la propria vita fino alla fine.
Io mi accorgo che spesso, quando vedo qualcosa che va bene o che mi
aspetteri diversa, cerco subito di dar la colpa a qualcuno, così come farà
Maria di Magdala. Vedo la pietra ribaltata dal sepolcro come rovesciata
dall’esterno, come se qualcuno volesse intralciare i piani di Dio, come se
qualcuno volesse toccare la storia che Dio vuol fare con me, con noi, con la
Chiesa, col mondo.
E invece no! Le cose di cui io mi lamento o per le quali attribuisco
colpa agli altri, possono essere semplicemente azioni che Dio permette o vuole
per guidare egli stesso la mia vita, la nostra vita, la vita della Chiesa. Egli
la guida con una sapienza infinitamente più grande, più luminosa, più bella
della nostra.
Perciò oggi, quando vedrò qualcosa che non m’aspetto, qualcosa di
diverso da quello che desidererei, non mi lamenterò, non brontolerò: può
esserci dietro la mano di Dio, un disegno nuovo del Signore, qualcosa di
positivo e grande, che vuol cambiare la mia esistenza e quella di quanti mi
stanno attorno secondo l’amore che il Padre ha per noi; saprò godere di ogni
cosa.
La pietra ribaltata del sepolcro non necessariamente è ribaltata
dall’esterno, dagli uomini: a muoverla può esser stata la mano di Dio.
Preghiamo ancora il Signore perché è suo dono la capacità di
vederloall’opera dentro i fatti inaspettati, dentro i contrattempi.
Signore Gesù, donaci di comprendere la tua Risurrezione!
Donaci di comprendere che anche nella nostra vita interviene la mano di
Dio per ribaltare dall’interno la pietra del sepolcro, cioè per muovere egli
stesso la storia delle nostre giornate, della nostra vita, secondo i suoi
disegni imperscrutabili.
7.
«Maria
di Magdala corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello
che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non
sappiamo dove l’hanno posto»».
«Maria di Magdala corse»:
torna indietro, si allontana dal sepolcro; ha visto una cosa, l’ha attribuita
agli uomini e va a darne l’annuncio. A chi? «Corse
da Simon Pietro e da quell’altro discepolo, quello che Gesù amava».
Perché Maria di Magdala è andata da loro?
Maria è andata decisa proprio da questi due discepoli; noi non sappiamo
se assieme a questi due ci fossero anche gli altri; comunque l’evangelista
ci riferisce questo particolare, e io credo che Maria di Magdala sia andata di
corsa da Pietro e dal discepolo che Gesù amava, perché sapeva che essi erano
stati gli unici a seguire Gesù fino nel cortile di Anna e di Caifa; gli unici
due discepoli che avevano osato entrare in quel cortile, nemico per Gesù, ma
nemico anche per loro. Uno era rimasto fedele a Gesù, l’altro gli è stato
infedele.
Maria di Magdala va da questi due discepoli.
Credo che non troviamo strana questa decisione di Maria di Magdala, perché
anche noi ci comportiamo così: quando abbiamo qualcosa da confidare, una
notizia che ci sta a cuore, che impegna la nostra vita, che ci fa soffrire, da
chi corriamo? A chi andiamo a dirla? Da chi cerchiamo aiuto? Anche noi andiamo
volentieri e con decisione da quelle persone che sappiamo esser state capaci di
soffrire con il Signore, di esser state fedeli a Gesù nel dolore e
nell’insuccesso. Anche noi andiamo da quelle persone che hanno saputo
soffrire: solo a quelle siamo capaci di aprire il nostro cuore.
Trascorreremo questo giorno con la gioia nel cuore per la Risurrezione
del Signore, ma anche con la gioia di sapere di aver noi pure sofferto, di aver
noi pure offerto la nostra vita a Gesù e al Padre. Siamo sicuri che le
sofferenze che abbiamo offerto diventano capacità di aiutare qualcuno che si
trova nella prova.
Noi siamo posti nella Chiesa per esserci di aiuto gli uni gli altri. Ci
chiamiamo fratelli appositamente perché ci possiamo aiutare, ci possiamo dare
una mano; ebbene, l’aiuto più grande che possiamo darci gli uni gli altri è
questo: ascoltare le sofferenze dei fratelli, ascoltarle per poter donare loro
forse non una parola, ma un sorriso, un gesto di partecipazione al dolore o,
meglio ancora, un orientamento alla croce di Gesù, perché, guardandola,
cominciamo già a godere la speranza della risurrezione. Non ci lamentiamo delle
sofferenze che abbiamo vissuto negli anni passati o nei giorni scorsi, perché
esse diventano motivo di forza interiore per essere d’aiuto ai nostri
fratelli.
Lodiamo il Signore Gesù che rende la nostra vita un dono di Dio per la
Chiesa, per gli uomini.
8.
«Corse allora [è
Maria di Magdala] e andò da Simon Pietro
e dall’ altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro...».
Ci fermiamo su questa definizione dell’altro
discepolo: «l’altro discepolo, quello
che Gesù amava».
Questo discepolo, stranamente, non è mai chiamato per
nome nel vangelo; egli è nominato sempre e soltanto così: «Il discepolo che Gesù amava». Noi supponiamo, insieme con tutti
gli studiosi dei vangeli, che questo sia l’evangelista
stesso, colui che sta scrivendo, Giovanni. Però, ci chiediamo, perché egli non
dice mai il proprio nome? Io credo che il motivo ci sia, e sia profondo e bello;
un motivo bello perché coinvolge anche noi: il discepolo che Gesù amava è
qualunque discepolo. Qualunque vero discepolo di Gesù gode l’amore del suo
maestro, del suo Signore.
Il «discepolo
che Gesù amava« è il discepolo che si accorge di essere amato dal
Signore. Si accorge di non essere il primo ad amare, di non essere capace di
meritarsi l’amore, ma si accorge di essere amato e stupisce continuamente
dell’amore che il Signore gli rivolge: si accorge infatti ogni giorno che
l’amore che il Signore gli dona è un amore gratuito, perché il discepolo,
anche quello che Gesù ama, è un discepolo peccatore; è un discepolo, poco o
tanto, infedele, incapace di essere all’altezza dell’esempio e degli
insegnamenti che riceve dal suo Maestro; e allora si stupisce di essere amato.
È come se dicesse: «Io non lo merito! Che cosa faccio per meritare l’amore
del Signore? Eppure Egli mi ama tanto, dà la vita per me! Su questa terra egli
non pensa mai a se stesso, pensa soltanto ad obbedire al Padre per me»!
Ecco: «il
discepolo che Gesù amava« è ogni vero discepolo di Gesù, ogni discepolo
che vuole essere attento al Signore, che vuole rispondere all’amore che riceve
dal Signore Gesù. Ed allora, il «discepolo
che Gesù amava« sono anch’io, sei anche tu. Pensa un po’, sei «il
discepolo che Gesù amava».
Ti stupisci se qualcuno ti dice: «Fratello, Gesù ti
ama!»? Forse nessuno te l’ha mai detto; ebbene, lascia che te lo dica io
quest’oggi: «Gesù ti ama! Ti ama, ti apprezza, ti ascolta, ti guarda, ti
osserva, perché vuol vedere come intervenire nella tua vita, vuol pensare cosa
donarti in questo giorno. Gesù ti vuol veramente bene, non solo: egli apprezza
tanto i tuoi doni, le tue doti e pensa come può chiederti d’impegnarle per
lui».
Fratello, sei anche tu il «discepolo che Gesù amava». Gesù ti dona la sua vita, la sua
gioia, la sua pace e, siccome ti ama, ti chiede qualcosa. Anche oggi ti chiederà
di fare un po’ di fatica per lui. L’amore più grande, infatti, che una
persona può avere per me è quello di chiedermi di fare fatica per lei: questo
è segno che ha fiducia in me, è segno che mi ama davvero.
Gesù ti ama; oggi ti chiederà d’impegnarti un po’ per lui o,
addirittura, d’impegnarti del
tutto per lui.
Grazie, Signore Gesù, che ci ami; grazie per il tuo amore che è sempre
nuovo, pieno, grande, insospettato!
9.
«Maria di Magdala andò da Simon Pietro
e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava
e disse loro: “Hanno portato via il
Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”».
Ecco il messaggio che Maria di Magdala porta ai due
discepoli da lei scelti per confidarsi: «Hanno
portato via il Signore dal sepolcro». Maria, che non era stata capace di
vedere nella pietra ribaltata la mano di Dio, ma aveva interpretato quel segno
come un vandalismo oppure come una violazione, come un atto sacrilego, si fa
portatrice presso i due discepoli di un’accusa, una denuncia, come si direbbe
oggi, contro ignoti: «Hanno portato via
il Signore dal sepolcro». Maria fa una denuncia, sta pensando male di un
po’ di gente, non sa di chi, non hanno volto le persone che lei pensa
colpevoli di quel furto sacrilego; esse non hanno un nome, ma lei pensa male, ha
nel cuore l’accusa.
«E non sappiamo
dove l’hanno posto»: non soltanto lei non lo sa, ma non lo sanno nemmeno
gli altri; è convinta che anche gli altri pensino come lei.
E il bello è che questo atteggiamento accompagna
Maria di Magdala in uno dei momenti più grandi, quando succede l’avvenimento
più importante: la risurrezione di Gesù, che cambia la storia. Ebbene, proprio
in quel momento ella si mette ad accusare qualcuno. Perché?
Ha cominciato Adamo ad accusare Eva e noi continuiamo
con questo metodo: quando succede qualcosa che non comprendiamo, puntiamo il
dito, accusiamo qualcuno.
Metterò ogni impegno a cercare di vedere il dito di
Dio, la mano di Dio, il suo amore per me, «sempre», in modo da riuscire a
pensare sempre bene dei miei fratelli, a non accusare mai nessuno. Anche se
avessi da soffrire per davvero a causa di qualcuno, non accuso: voglio invece
difendere gli uomini dal maligno, dall’accusatore. Cercherò quindi di
mettermi nelle mani di Dio e lasciare a lui la mia difesa... Forse egli stesso
ha permesso la mia sofferenza, affinché impari, ami di più, e riesca a
trasformare la vita in un atto d’amore continuo.
Ti ringrazio, Signore Gesù! Tu non ci accusi, tu ci ami. Anche nel
momento della tua più grande sofferenza, tu non hai accusato nessuno; tu hai
continuato ad amarci.
Ti ringraziamo e ti chiediamo questo tuo Santo Spirito.
Grazie, Signore Gesù!
10.
«Maria di Magdala corse allora, andò
da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:
“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno
posto!”. Uscì
allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di
Pietro e giunse per primo al sepolcro».
«Uscì allora
Simon Pietro insieme all’altro discepolo»: Pietro e l’altro discepolo
restano impressionati dalla dichiarazione di Maria di Magdala; le credono e
corrono, vanno a vedere, vogliono rendersi conto di persona di quello che è
successo. Una cosa strana senza dubbio, e nuova.
Questo tragitto lo fanno correndo e, naturalmente,
nella corsa si vede chi è più giovane o più spedito: è l’«altro discepolo». Pietro arriva dopo.
Questa corsa dei due discepoli mi fa pensare a quei
momenti della nostra vita in cui anche noi siamo attratti dalle novità, e
attratti con curiosità ci muoviamo senza riflettere, senza fermarci a pregare,
a chiedere luce al Signore, a chiedere un vero discernimento spirituale su che
cosa sia bene fare. Con molta facilità noi ci lasciamo prendere dalla fretta:
sentiamo una notizia, corriamo senza fermarci, e così riusciamo a fare molte
cose inutili, a far molta fatica senza nessun risultato.
Non dico che la corsa di Pietro e dell’altro
discepolo verso il sepolcro sia stata inutile: è stato senz’altro un atto
d’amore al Signore, ma è stato un gesto istintivo; ci saremmo meravigliati,
forse, se non l’avessero fatto; questo episodio però mi dà occasione di
pensare a tutte quelle cose che noi compiamo inutilmente.
Noi corriamo, andiamo di qua, andiamo di là, senza
prima consultarci col Signore, e senza prima consultarci tra di noi per vedere
se è veramente volontà di Dio quello che facciamo. Non ci aiutiamo a
discernere se nelle notizie che sentiamo, nei fatti che succedono, non ci sia già
l’opera di Dio, il suo amore per noi e per l’umanità. Allora il nostro
andare sarebbe più posato, i nostri interventi veramente più attenti, più
preparati.
Vogliamo in questo giorno vivere così, senza fretta,
le nostre incombenze, i nostri doveri; li compiamo sì, ma come risposta a
chiamate di Dio; li compiamo col suo Spirito, che non è spirito di fretta, ma
spirito di saggezza e di amore.
Prima di compiere qualunque gesto, qualunque azione - anche quelli
richiesti dal nostro dovere quotidiano - vogliamo metterci un istante davanti al
Signore per dirgli:
«Signore, donami luce, dammi amore per compiere questo lavoro in modo
che io non soltanto lo compia, ma lo compia col tuo Santo Spirito. Fa’ che
questa mia azione porti l’amore che viene da te».
11.
«Uscì allora Simon Pietro assieme
all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano tutti e due insieme,
ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al
sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò».
Ci fermiamo qui. Chinatosi, l’altro discepolo,
quello più veloce, vide le bende per terra, ma non entrò. Che significato
hanno queste parole e che significato possono avere per noi, oggi?
«Vide
le bende per terra»: l’altro discepolo, quello che aveva fatto la corsa
insieme a Pietro, vede qualcosa. Ora, questo vedere le bende, e veder soltanto
le bende, senza il corpo, fa sorgere certamente un punto di domanda nella sua
mente, nel suo cuore. Qualcosa è successo. Questo discepolo non si scompone,
non si scoraggia; può darsi che già intuisca qualche cosa, che cominci a
pensare nella direzione delle promesse di Gesù, quando diceva: »...
e il terzo giorno risusciterò».
Questo discepolo, poi, non entra nel sepolcro; è
arrivato per primo, guarda dentro, ma non entra. Cede il passo a Pietro. Questo
è un gesto di grande fortezza e umiltà. Il discepolo che arriva per primo non
vuol essere il primo. Il discepolo che corre più veloce vuol lasciare il passo
al discepolo che ha ricevuto un incarico da Gesù: l’incarico di essere il
primo lo aveva avuto Pietro. L’incarico di guidare e di sostenere gli altri
apostoli lo aveva avuto Simon Pietro. E quest’altro discepolo che corre con
lui gli lascia perciò il primo posto, gli cede il passo.
È bella questa, chiamiamola così, «ubbidienza« del
discepolo che Gesù amava. Egli non si vanta di essere il primo, non prende il
posto che spetta all’altro discepolo. È umile ed è forte con se stesso,
perché certamente anch’egli può aver avuto la tentazione di dire: «Ah, io
sono il primo e quindi entro per primo!». No, egli è umile e sa tenere il suo
posto. Benché le sue gambe siano più forti di quelle di Pietro, egli sa
rimanere «secondo».
L’immagine di questi due discepoli che corrono
insieme - e uno arriva per primo, ma cede il posto all’altro - è
un’immagine molto bella. Essa ci lascia guardare nei nostri rapporti reciproci
di cristiani. A quante tentazioni di vanagloria, di crederci primi, noi siamo
soggetti!
L’insegnamento di Gesù, invece, è:
«Chi vuol essere il primo, si faccia il servo di tutti, l’ultimo di tutti».
«L’ultimo di tutti»: questo è
l’insegnamento di Gesù, e il discepolo che sa di essere amato da lui
ubbidisce agli insegnamenti del suo maestro; è per questo che lo vediamo cedere
il passo ed è per questo che anche noi, oggi, cercheremo di vivere in questo
modo, non mettendoci mai davanti a nessuno.
Anche se talvolta siamo capaci di avere un
discernimento più pronto di altri, se siamo capaci di credere prima di qualcun
altro, sappiamo cedere il passo, sappiamo star dietro, lasciare che sia il
nostro fratello ad arrivare prima di noi. Certo, non è facile, perché le
tentazioni sono molto grandi nel nostro cuore, però è possibile; la grazia
dello Spirito Santo ci rende capaci di stare al secondo posto, di stare
indietro.
E la grazia dello Spirito Santo farà sì che questo
secondo posto che noi scegliamo sia ricompensato, e largamente: ci ritroveremo
ad essere strumento di armonia, di unione, di carità.
Com’è importante questo atteggiamento nelle nostre famiglie, tra
marito e moglie, tra fratelli, tra genitori e figli! Com’è importante e
com’è bello! È un atteggiamento divino, è un atteggiamento che viene dalla
grazia del Signore; lo chiediamo a lui:
«Spirito Santo, entra con potenza nel mio cuore perché possa cedere il
passo a mio fratello, perché abbia il coraggio di essere secondo, di mettermi
dietro agli altri. Grazie, o Spirito Santo, che ascolti questa preghiera, perché
quello che ti chiediamo ci rende simili al Signore Gesù risorto per noi».