«La legge della Tua bocca mi
è preziosa più di mille pezzi d'oro e d'argento» (Sal 119,72)
«Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano
la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8, 21).
Dalla parola di Dio ascoltata e vissuta nasce la parentela con Gesù, il
legame più stretto con Lui, che è la Vita vera ed eterna. Per questo la Parola
di Dio è cara al cristiano, che la venera e l'accoglie con devozione e
riconoscenza.
Anch'io amo la Parola di Dio:
è uno dei modi con cui dimostro al mio
Signore di essere contento di Lui!
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1.
Parla, Signore
2.
Togliere i sandali
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continua... |
3.
Capirai
dopo 4.
Apro
la bocca 5.
I
quattro “erre” 6.
I
frutti 7. Altri aspetti |
1.
PARLA, SIGNORE
La prima opera di
Dio è la Parola. Egli disse, e tutto fu fatto. Anzi, la Parola non è solo
un'opera di Dio, la Parola «è presso Dio
e la Parola è Dio»!
La Parola di Dio
è il mistero di Dio stesso! parlare della sua Parola è parlare di Lui: per
questo sento allo stesso tempo gioia e trepidazione. Sono contento di parlare
del mio Dio, di pronunciare la sua Parola, di dire a tutti la bellezza e la
necessità e la grandezza della Sua Parola, ma allo stesso tempo mi rendo conto
della mia incapacità ad avvicinarmi al mistero e temo di essere più d'ostacolo che di
aiuto agli altri che lo vogliono adorare e amare. La gioia vince la trepidazione
e l'obbedienza mi lascia sperare che il mio parlare dell'indicibile torni a
vantaggio di qualcuno.
La Parola di Dio,
per il fatto stesso della sua esistenza, mi lascia vedere un volto buono di Dio!
Egli vuole comunicare, Egli vuole aver l'uomo come interlocutore. Dio parla,
perciò non tiene segreti, si dona. Ogni parola di Dio è un grande atto
d'amore. «La bocca parla dalla pienezza
del cuore» disse Gesù! Dalla pienezza del cuore di Dio escono le sue
parole, che sono perciò veicoli dell'amore grande ed eterno di Dio.
Troppo poco però
definire "parole" la pienezza del cuore di Dio: questa pienezza è «la
Parola», «il Verbo», è tutto il dono d'amore del Padre che noi possiamo
contemplare in Gesù, perché in Lui ha preso carne la Parola, è diventata cioè
vicina all'uomo tanto da incorporarlo in sé.
La Parola di Dio
trova la sua più perfetta e stabile espressione in Cristo Gesù. È lui la
Parola.
E tutte «le
parole di Dio, le Sacre Scritture»? Esse sono preparazione ed
esplicitazione della Parola, fanno parte dello stesso mistero d'amore che ha
portato Dio ad esprimersi in Gesù. Le Scritture fanno conoscere Gesù, lo
presentano, gli danno voce, aiutano ad ascoltarlo e ad accoglierlo in tutte le
dimensioni e le forme con cui egli vuole comunicarsi a noi. Lo Spirito Santo che
ha dato corpo al Verbo eterno, che ha dato corpo umano alla Parola di Dio, lo
stesso Spirito in varie forme e varie misure dà corpo alle intenzioni e alle
spiegazioni e ai sentimenti di Dio attraverso le Sacre Scritture.
Chi legge e medita
e conosce le Sacre Scritture si nutre di quel Pane che è Gesù Cristo, la
Parola; chi ignora le Scritture ignora Cristo, ebbe a dire il grande Padre della
Chiesa, S.Girolamo.
Lo stesso Spirito
ha ispirato i profeti e gli apostoli a scrivere e ha adombrato la Vergine Maria.
Per opera dello stesso Spirito è stato concepito il Figlio di Dio e sono
fiorite sulle labbra degli uomini le parole delle Sacre Scritture.
Per opera dello
stesso Spirito il Padre ha donato la sua Parola d'amore all'umanità, rendendola
comprensibile a tutti quando ha mandato i profeti a parlare e il Figlio a morire
per amore. Per opera dello stesso Spirito la Parola di Dio è oggi presente agli
orecchi degli uomini quando viene proclamata e ai loro occhi quando viene
vissuta dai cristiani che l'hanno fatta ragione e ispirazione delle proprie
azioni.
In ogni epoca, in
ogni età, in ogni situazione Dio è capace di esprimersi con l'uomo, di farsi
capire, di aprirsi un varco. è suo desiderio e sua volontà entrare a contatto
con gli uomini, con me! Egli vuole comunicarmi la Sua realtà, la bellezza della
sua vita, la generosità del suo amore.
Dio mi parla.
Conosco la sua Parola, ha il volto d'un uomo, è Gesù. Eppure il mio cuore deve
ancora aprirsi del tutto, non si è ancora del tutto saziato. Proprio perché
conosco Gesù lo voglio conoscere ancora più tramite quanto è stato scritto di
Lui, voglio amarlo in tutte quelle forme con cui il Padre me lo presenta.
2. TOGLIERE I SANDALI
A chi è
indirizzata la parola di Dio?
L'unico
interlocutore di Dio può essere l'uomo. Tutte le creature ricevono la parola di
Dio come creatrice del loro esistere. Anche l'uomo esiste perché Dio l'ha
voluto, ma Egli l'ha voluto capace di colloquiare. L'uomo è libero, è libero
di dire sì ed è libero di dire no. Anche a Dio l'uomo può dire sì o no.
Proprio per questo all'uomo è indirizzata la Parola di Dio. L'uomo è il
terreno adatto per ricevere la Parola di Dio.
Ma come può
l'uomo, creatura così fragile, accogliere la proposta di essere interlocutore
di Dio?
Tra i molti esempi
riferitici dalle Sacre Scritture ne scegliamo due.
Anzitutto
osserviamo Mosè. Quand'egli si accorse d'essere alla presenza del Dio
invisibile, questi gli ordinò di togliersi i sandali dai piedi. A questo gesto
Mosè spontaneamente aggiunse l'altro, velarsi il viso.
Togliersi i
sandali: coi gesti del nostro corpo esprimiamo la nostra vita interiore.
Togliermi i sandali davanti a Dio indica l'atteggiamento di volermi spogliare
della più elementare difesa: voglio fermarmi sulla nuda terra, là dove Dio mi
incontra, totalmente disponibile ad intraprendere un nuovo compito nella vita,
se così lui vuole.
Davanti a Dio che
parla è necessaria questa posizione del cuore; davanti alla parola di Dio non
posso difendere nulla di me. Se avessi qualche precauzione o volessi salvare
qualche mia posizione o convinzione la Parola di Dio troverebbe ostacolo, non
potrebbe esprimere tutta la sua ricchezza né tutta la sua misericordia, né
tutta la sua novità e bellezza. Solo se sono libero la Parola può trovare in
me terreno adatto a far crescere le realtà divine. Solo nel giovane libero da
ricchezze terrene Gesù trova possibilità di
far nascere la perfezione del Regno di Dio. Ma quel giovane che rimane
legato alle sicurezze della terra deve andarsene triste voltando le spalle a Gesù,
Parola del Padre.
Mosè aveva sì
tolto i sandali dai piedi, ma nel cuore non si era arreso a Dio: fin che non è
avvenuto questo passo Dio non ha potuto servirsi di Lui!
Davanti a Dio che
mi vuol parlare mi tolgo i calzari! come se avessi terminato il mio viaggio, la
mia missione, e mi disponessi ad iniziarne una nuova, quella che mi verrà
consegnata. Dio è degno di questo atteggiamento, perché è degno di essere
ascoltato e di essere ubbidito. Facile? Non credo. Il nostro cuore si attacca
facilmente a persone, a cose, a luoghi, a modi di fare, a convinzioni, e crede
di avere in queste realtà sicurezza e stabilità. E queste realtà, benché
belle e buone, fanno talvolta da barriera al desiderio di Dio di comunicarsi a
noi e di farci partecipi dei suoi programmi!
Potremmo
riassumere così il significato del levarsi i calzari e restare a piedi nudi,
come equivalesse a dire: «sono qui,
Signore, non me ne andrò finché Tu non abbia finito di parlare e non mi abbia
indicato in quale direzione muovere i miei passi».
Mosè non si
limita a levarsi i sandali, ma aggiunge spontaneamente un altro gesto non
ordinatogli da Dio: si copre il volto. Egli ha paura. Dio che parla gli fa
paura. Si sente morire se dovesse incontrare Dio con i suoi occhi. Mosè
intuisce che l'incontro con Dio gli fa cambiare la vita, che Dio gli può
chiedere tutto. Ha ubbidito nel togliersi i sandali, ma la paura di rinunciare a
se stesso, ai propri desideri e interessi, lo porta a velarsi il viso.
Quando l'uomo
s'accosta al Dio che parla cerca automaticamente delle difese. Toglie i sandali,
ma si copre gli occhi. Cerca di apparire ubbidiente, o di esserlo, ma a modo
suo!
Per accostarsi
alla Parola di Dio è proprio necessario un cuore da bambino, un cuore libero da
programmi, un cuore disponibile.
Un altro esempio
di incontro con Dio che parla ci presenta proprio un fanciullo, Samuele.
Questo fanciullo
non ha ancora fatto progetti sulla propria vita, se non quello di servire il
Signore.
Quando Dio nella
notte gli fa udire la propria voce, Samuele è pronto, disponibile, aperto.
Eccolo pronto a levarsi dal letto una e due tre volte! e la sua preghiera -
propostagli dal sacerdote Eli - è modello per la nostra preghiera e per la
nostra attenzione: Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta!
Gesù con la
parabola della casa costruita sulla roccia ha voluto far chiaramente capire
l'importanza dell'ascolto ubbidiente. L'uomo può basare la propria vita sulla
parola che viene da Dio attraverso Gesù: se lo fa, la sua vita è al sicuro,
pur nelle violente tentazioni e tribolazioni in cui verrà a trovarsi.