Parla, Signore. continuazione

3. CAPIRAI DOPO 

Dio parla in una maniera adatta all'uomo. Già abbiamo visto che la Parola di Dio nella sua pienezza è Gesù, la persona di Gesù. Egli è veramente adatto ad incontrare l'uomo per raggiungere in profondità la totalità del suo cuore.

Gesù tocca l'uomo in maniera veramente totale e benefica: lo guarisce interiormente, lo rende capace di amare (Zaccheo), lo libera dalla schiavitù dell'opinione pubblica (il cieco nato), lo solleva dall'oppressione del peccato (l'adultera), lo rende desideroso di incontrare il Padre.

Questo è ciò che la presenza di Gesù opera, è ciò che ogni Parola di Dio compie nella vita dell'uomo. L'uomo rinasce, riprende vita e gioia quando si lascia raggiungere dalla Parola di Dio.

Essa è veramente fatta per l'uomo peccatore, è fatta per portarlo ad essere ricreato secondo la sapienza di Dio, ad essere formato secondo la sua immagine e somiglianza.

La Parola di Dio non è destinata soltanto all'intelligenza dell'uomo, ma a tutta la persona, proprio perché l'uomo non è solo né primariamente in grado di capire quello che Dio gli vuol dire, ma è capace di ricevere quello che Dio gli vuol dare attraverso la sua Parola! Dio vuol dare vita, amore, perdono, sapienza e l'uomo perciò riceve ogni comunicazione di Dio, ogni sua «parola» con tutto se stesso, col cuore prima che con l'intelligenza. Perciò Gesù ebbe a dire che il Padre rivela i suoi misteri ai piccoli e ai poveri e li tiene nascosti ai sapienti: i piccoli si lasciano raggiungere nel cuore, mentre i dotti si lasciano raggiungere solo nell'intelligenza, non sono disponibili a lasciarsi cambiare la vita: perciò la Parola di Dio non riesce a diventare vita per loro, rimane estranea alla loro esistenza.

A proposito di questo c'illumina anche il dialogo di Gesù con Pietro durante l'ultima cena. Gesù voleva lavare i piedi al suo discepolo e questi rifiutava l'atto di amore del Maestro. Un atto d'amore che voleva essere una parola, un messaggio importante per Pietro e per gli altri e per tutti i discepoli di tutti i tempi. Ma questa parola Pietro non la poteva capire con l'intelligenza fin che non l'avesse accettata col cuore. Gesù infatti gli rispose: «quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo» (Gv 13,7). Prima lasciarsi amare, poi comprendere. Prima obbedire, poi capire. Prima l'incontro cuore a cuore, poi arriva anche l'intelligenza.

La Parola di Dio è destinata a tutto l'uomo, ad incontrarlo nella sua pienezza interiore, nella sua esperienza di vita.

Commettiamo un grave errore quando vogliamo comprendere la Parola di Dio senza viverla, senza obbedirla, prima di realizzarla: la nostra intelligenza non arriva a capire nulla se non è appoggiata sull'esperienza! "Capirai dopo" continua a ripetermi Gesù. Prima fa quel che dico, capirai dopo quale significato esistenziale profondo hanno le mie parole. «Sulla tua parola getterò le reti» disse Pietro a Gesù: quell'atto di fiducia "cieca" gli ha permesso di incontrare Dio, di capire che Gesù era la Parola di Dio che trasforma la vita. In seguito a quell'obbedienza Pietro ha capito ciò che era importante capire!

La Parola di Dio non è troppo alta per l'uomo: «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. ... Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica». (Dt 30,11.14)

Ogni Parola di Dio è un dono da ricevere con riconoscenza, senza giudicarlo. Riceverlo vuol dire, eventualmente, lasciarsi giudicare dalla Parola. Non sono io ad aver ragione contro la Parola di Dio, è essa che ha ragione, nonostante le mie convinzioni vi si oppongano. Gli scritti profetici della S. Bibbia sono tutti interventi di Dio che si oppongono al normale ragionare dell'uomo. «Le mie vie non sono le vostre vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri»! (Is 55,8)

Eppure l'uomo crede d'aver esperienza sufficiente per poter giudicare la parola che viene dal Padre: non tiene conto che Dio è onnipotente, che la sua sapienza penetra tutti i misteri, che il suo occhio scruta il futuro senza fatica. Ogni Parola di Dio, per quanto "inaccessibile" possa sembrare, è un dono da accogliere con riconoscenza, perché arricchisce la nostra vita terrena d'eternità.

 

4. APRO LA BOCCA 

Quando l'uomo ha rifiutato l'ascolto di Dio si è ritrovato nudo, si è reso conto della propria debolezza, della propria situazione di essere inerme e indifeso di fronte a tutto il creato. L'ascolto della Parola di Dio gli dava il senso di sicurezza, di fiducia, di armonia, di pienezza. L'assenza del dialogo con Dio lo getta in una situazione di solitudine, di paura, di nudità.

L'uomo è veramente un vuoto, un vuoto che attende di essere riempito, è terra assetata e arida che attende l'acqua per fiorire, è ossa aride che attendono un soffio vitale per poter rinascere, è tristezza che attende motivi di gioia per cambiare la veste da lutto in abito di danza. Donde può mai venire la vita a quest'uomo votato alla morte?

La vita di Gesù, la sua venuta nel mondo, la sua azione tra gli uomini è chiamata per l'appunto "vangelo", cioè notizia buona. Essa è la parola che Dio dona e che l'uomo da sempre e per sempre attende: è la Parola che mette nel cuore e nella carne e nelle ossa dell'uomo il fermento della gioia.

«Ecco, verranno giorni, - dice il Signore Dio -

in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore»! (Am 8,11)

La vera fame dell'uomo è questa. L'uomo non è contento di essere uomo fin che non gli viene saziata questa fame. Quando egli può ricevere ancora la parola di Dio sente crescere in sè la figliolanza, la sua vera natura di cui era stato privato. Quando riceve comunicazione da parte di Dio l'uomo comincia a sentire d'essere in casa propria su questa terra, e nel suo cuore prendono vigore i sentimenti di bontà e ricevono coraggio le decisioni che lo trasformano in amore.

«Non di solo pane vivrà l'uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4 - Dt 8,3).

 

Per vivere è necessaria la Parola di Dio, la sua comunicazione, la conoscenza dei suoi pensieri, il rapporto col suo cuore. Questo "nuovo pane" è Gesù, la Parola per eccellenza. Egli è la sazietà dell'uomo: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6,35).

La Parola di Dio è pienezza dell'uomo. Quella Parola che s'è fatta carne per poter incontrare l'uomo può riempirgli la vita.

Il profeta Ezechiele è stato invitato addirittura a mangiare la pergamena su cui era scritta la parola di Dio: «Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutri il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele» (Ez 3,2-3). Una maniera espressiva per far comprendere come la Parola deve essere assimilata dall'uomo, fatta propria: allora riempie di dolcezza. La Parola di Dio non è destinata a rimanere estranea, come parola di un altro, ma a diventare mia convinzione, mia esperienza, mia vita. Anche Gesù, Parola del Padre, ci fa partecipi di questo gesto di mangiare e bere il Suo Corpo ed il Suo Sangue: egli vuol diventare nostra carne, vuol compenetrare la nostra esistenza con la sua propria comunione con Lui, il nostro dialogo con Dio ci fa trasformare in Lui. La nostra presenza nel mondo diventa così parola di Dio al mondo, parola che consola, che illumina, che incoraggia, che rimprovera, che risana.

 

«Quanto son dolci al mio palato le tue parole:

più del miele per la mia bocca. (Sal 119,103)

 

Dai tuoi decreti ricevo intelligenza

per questo odio ogni via di menzogna.

Lampada per i miei passi è la tua parola,

luce sul mio cammino. (104-105)

 

Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti

sono essi la gioia del mio cuore. (111)

 

La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici.

Apro anelante la bocca,

perché desidero i tuoi comandamenti!». (130-131)

 

5. I QUATTRO “ERRE” 

Parlando degli scienziati il libro della Sapienza (13,7-9) osserva che «occupandosi delle sue (di Dio) opere, compiono indagini, ma si lasciano sedurre dall'apparenza, perché le cose vedute sono tanto belle. ...Se tanto poterono sapere da scrutare l'universo, come mai non hanno trovato più presto il Creatore?».

Ci auguriamo che la stessa cosa non succeda a noi o a quanti si accingono a leggere e ad approfondire le Sacre Scritture. Anche la Parola di Dio può essere ascoltata con un metodo scientifico, in modo da scrutarla e scoprirne varie profondità. Di essa impariamo a discernere l'epoca in cui si è formata, il luogo, la situazione geografica, sociale e politica dei singoli scrittori, la loro psicologia, la loro mentalità. Notizie attraenti, scoperte che soddisfano la nostra mente, la nostra curiosità.

Non succeda che ci limitiamo a "scoprire" la parola di Dio senza incontrare Colui che parla, Colui che vuole interpellare il nostro cuore e trasformare la nostra vita. Questo pericolo esiste! La lettura esegetica della Bibbia (una lettura che cerchi di capire come i vari brani si sono formati e quali significati sottostanno ad ogni frase o parola ecc.) è importante, ma non è tutto. È importante, ma non è la cosa più importante. L'ascolto "scientifico" è utile e necessario, ma non avvicina a Dio. È necessario accostarsi alla Parola di Dio con un ascolto spirituale: essere attenti allo Spirito Santo che mi vuol comunicare la vita di Dio attraverso la lettura delle Sacre Scritture.

Questo comporta una grande umiltà e totale disponibilità. E necessaria disponibilità a rivedere la propria situazione, a riformare la propria vita, ed è necessaria l'umiltà di lasciarsi aiutare dai fratelli, dalla Chiesa, che è il luogo-edificio dello Spirito Santo. Non posso legger la Sacra Scrittura ignorando la Chiesa e coloro che nella Chiesa hanno ricevuto il compito di guida: essi hanno il compito e perciò la grazia dell'annuncio della Parola di Dio anche per me.

La mia attenzione allo Spirito Santo mi fa ascoltare la Parola di Dio nell'unità con i fratelli, mi tiene impegnato a mantenere con loro i vincoli dell'amore e dell'obbedienza. È proprio chi ha autorità nella Chiesa a sollecitarmi oggi anche ad un ascolto personale, quotidiano, intenso della S. Scrittura. La Chiesa non vuole privare i singoli membri di un nutrimento così sostanzioso: li esorta anzi a cercarlo con assiduità.

Come fare?

Anzitutto cerchiamo un luogo silenzioso, senza distrazioni.

La Parola di Dio è degna di esser accolta in maniera esclusiva, proprio perché è Dio stesso che mi fa incontrare. Cominciamo a leggere un brano. Può essere un brano offertoci dalla Liturgia del giorno, o un brano progressivo di un Libro del Nuovo Testamento, il Vangelo ad esempio.

Prima di leggerlo invochiamo lo Spirito Santo che illumini e apra il nostro cuore.

Dopo una prima lettura lenta e senza preoccupazione alcuna, lo rileggiamo ancora più lentamente. Poi ancora.

Qualche frase ci colpisce, ci rimane maggiormente impressa, forse senza sapere perché. Ebbene, la ripetiamo molte volte, come un ritornello, ancora senza preoccupazione. Questo ripetere - al dire dei Padri della Chiesa - è come il ruminare degli animali! È la Parola che dal cuore sale alla bocca, dalla bocca torna al cuore. E la Parola così carica di Spirito Santo spreme il suo contenuto di luce e amore, di armonia e di vita divina inondando il nostro intimo. Anche se quella Parola non la capiamo, o non la capiamo del tutto, è pur sempre un dono di Dio, un qualcosa uscito dalla bocca di Dio che occupa ora la nostra bocca: non passerà senza lasciarci qualcosa del sapore di Dio. La nostra vita, il nostro inconscio, il nostro cuore ne viene inondato.

Passeremo poi a ringraziare. Dio attraverso la sua Parola ci ha detto qualcosa, e noi abbiamo capito una parte del mistero della nostra vita e dell'amore eterno che la possiede: ringraziamolo. Dio con la sua Parola ci ha dato qualcosa di sè, ci ha rivelato i suoi progetti, ci ha indicato la via, ci ha riversato nel cuore la sua ricchezza spirituale di amore, di gioia, di luce, di pace, di bontà: ringraziamolo.

Rimane ancora un passo nel nostro incontro con la Parola di Dio: la risposta. Rispondiamo. Egli ci ha detto che ci ama? Rispondiamo donando il nostro amore. Egli ci ha chiesto qualche cosa di noi stessi o ci ha chiesto un cambiamento interiore? Rispondiamo decidendo l'offerta della nostra vita alle sue intenzioni, la nostra disponibilità al suo desiderio.

Così con i quattro “erre” completiamo l'incontro col Dio che parla: rileggere - ruminare - ringraziare - rispondere. Sono i miei passi per accogliere la parola di Dio, per ricevere la pienezza di grazia che questa Parola contiene.

 

6. I FRUTTI

 

Quando la Parola di Dio viene accolta con piena disponibilità e con amore, essa porta nel nostro cuore abbondanza di Spirito Santo. Accogliere la Parola di Dio è accogliere il Suo Figlio, il Suo Amore, è perciò venire riempiti della presenza di Dio.

La Parola perciò produce in noi quei frutti che produce la presenza dello Spirito Santo!

La Parola di Dio dà Vita: «ascoltatemi, e vivrete» dice il Signore! Nella visione di Ezechiele (37) la Parola di Dio annunciata e ripetuta sulle ossa aride le fa pian piano rivivere, come nuova creazione, nuova umanità. Una visione significativa e piena di speranza! «La Tua parola mi fa vivere», prega il salmo 119,50 e ancora «Sostienimi secondo la Tua Parola e avrò la vita» (116). La lettera agli Ebrei afferma: «questo Figlio... sostiene tutto con la potenza della sua parola» (1,3). Con la nostra esperienza possiamo senz'altro confermare che ogni Parola di Dio produce vita interiore profonda in noi e ci dà coscienza d'essere vivi nel mondo. 

La Parola di Dio purifica il cuore dell'uomo: gli vuol togliere le incrostazioni di idolatria e d'incredulità rendendolo umile e docile; chi accoglie la Parola di Dio poco alla volta viene lavato dalla situazione di peccato. «Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato». 

La Parola di Dio difende dai pericoli interiori. Gesù si è difeso dalle tentazioni con la Parola di Dio! «Non dovrò arrossire se avrò obbedito ai tuoi comandi» (119,6). La Parola di Dio è difesa dalla superbia, dalla vanità, dall'invidia e dalle gelosie, è difesa dalle paure degli uomini, del futuro, della morte. Ad esempio: se ho paura del futuro e mi ricordo che Gesù ha detto «il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno», ritorna in me la pace e la sicurezza! «A chi mi insulta dirò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola» (119,42). «Come può un giovane tener pura la sua via? custodendo le tue parole!» (119,9) 

La Parola di Dio nutre: «Apro anelante la bocca perché desidero i tuoi comandamenti» (119,131). L'uomo «vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»! Essa è cibo, alimento, sostegno, forza! «Quanto son dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca»! (119,103) 

La Parola di Dio consola: «Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella tua parola» (119,114) «Ci consola in ogni nostra tribolazione» (2 Cor 1,4).

Non c'è tristezza o sconforto nell'uomo per il quale non possa esserci una parola di consolazione. «Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore, e ne sono consolato» (1 19,5"). «Sono canti per me i tuoi precetti, nella terra del mio pellegrinaggio» (54). Siamo oppressi dalla morte? dalla violenza? dall'ingiustizia? dal nostro stesso peccato? La Parola di Dio ci lascia vedere l'amore del Padre in ogni situazione, e restiamo confortati. «Io piango nella tristezza: sollevami secondo la tua promessa» (28). 

La Parola di Dio incoraggia! «Coraggio, sono Io» gridò Gesù ai suoi presi dalla paura. «Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia, più che in ogni altro bene» (14). «La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge» (109). 

La Parola di Dio corregge le inclinazioni dell'uomo: «Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia!» (2 Tm 3,16). 

La Parola di Dio illumina, istruisce: «Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti» (99). «Ho più senno degli anziani perché osservo i tuoi precetti» (100). «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (105). 

La Parola di Dio unisce e rappacifica. Chi medita a lungo e tiene nel cuore la parola del Signore trova la forza per unirsi agli altri e lasciar cadere pregiudizi o risentimenti o rivalità. I primi cristiani erano «assidui all'insegnamento degli apostoli» per poter godere «l'unione fraterna». È la Parola di Dio che trasmette alle menti e ai cuori che l'ascoltano con amore lo Spirito Santo di comunione, la grazia dell'unità di pensieri e di intenti. 

La Parola di Dio accolta con costanza trasmette al cuore la capacità di amare con amore gratuito e fedele! Ho nel cuore odio o vendetta? Medito la parola del Signore, e questa pian piano trasforma il mio intimo. Sono indifferente? La Parola di Dio mi rende sensibile alle necessità spirituali e materiali del mio prossimo. La Parola di Dio viene dal Suo spirito di amore; è carica di amore, e questo viene comunicato al mio cuore quando l'ascolto!

La Parola di Dio genera in me il Figlio di Dio! Mano a mano che mi lascio investire dalla parola del Signore, questa dà forma alla mia vita, al mio intimo, e mi porta alla somiglianza, anzi all'identificazione col Figlio di Dio, Parola Sua! Siamo stati «rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna». (1 Pt 1,23) 

La Parola di Dio ci trasforma in apostoli e testimoni del Signore. La parola che la Samaritana aveva colto dalla bocca di Gesù ha suscitato in lei la volontà di annunciare la sua Presenza e la sua Grandezza. Ma poi «molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito...». La donna era stata il primo stimolo perché i suoi concittadini s'accorgessero di Gesù! (Gv 4,41 s) 

 

7. ALTRI ASPETTI 

Grave peccato è il disprezzo della parola di Dio: «Perché hai disprezzato la parola del Signore facendo ciò che è male ai suoi, occhi?» (2 Sam 12,9) Disprezzare la parola di Dio è disprezzare Dio stesso. Ignorare la parola di Dio è ignorare Dio. Chi ama Dio ricerca ardentemente la sua parola, perché gli vuole obbedire: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15).

Maria, sorella di Marta, ha espresso proprio così il proprio amore per Gesù, ascoltando attentamente le sue parole. E Gesù si è sentito accolto da lei. Chi non cerca la parola di Dio non può dire di amarlo.

Un'attenzione si rende sempre necessaria. L'esperienza di Gesù nel deserto ci dice che il maligno stesso può usare la parola di Dio per indurre in tentazione l'uomo. Anche questo può succedere. Se ci teniamo nell'atteggiamento di figli fiduciosi e obbedienti al Padre sapremo anche noi discernere se la Parola di Dio è detta in un modo che ci porta ad amare Dio o ad opporci a Lui, a dipendere o a ribellarci, all'adesione a Lui o al sospetto su di Lui.

La Parola di Dio è sempre santa, ma può non essere santo lo spirito di colui che la ripete. È facile, soprattutto nei gruppi settari o anche nei gruppi cristiani che vivono di critica, che la Parola di Dio venga pronunciata per condannare gli altri, non per salvarli, o per contrapporsi e non per cercare l'unità, per disobbedire e non per umiliarsi, per far valere se stessi e non per servire. In questi e simili casi lo spirito che s'appropria della parola di Dio non è lo Spirito Santo. Il cristiano accorto e «prudente come il serpente» non si lascerà ingannare dall'apparenza. Il maligno è nemico della Parola di Dio: la usa subdolamente distogliendola da suo contesto di amore!

Altro nemico della Parola di Dio sono le ricchezze. Nella spiegazione della parabola del seminatore Gesù afferma che «la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto» (Mt 13,22). Chi è ricco di denaro, o anche di cultura, di reputazione, di opere buone ecc., è sempre preoccupato di difendere questi "beni" raggiunti e non è più libero totalmente di accogliere ogni parola di Dio e lasciarla crescere in sè. Se cerco i beni di questo mondo e me ne preoccupo perdo il gusto della ricerca di Dio e dei beni spirituali.

«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). È una promessa che già possiamo verificare. Le vicende del mondo hanno cambiato più volte la faccia della terra e la vita dell'uomo: la parola che Gesù ci fa risuonare è sempre la stessa e conserva il suo valore immutato. «La tua parola, Signore, è stabile come il cielo» (Sal 119,89).

«La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Ebr 4,12).

Queste affermazioni sono avvalorate dalla nostra esperienza: la Parola di Dio ci fa andare in crisi, ci chiede decisioni che veramente toccano le radici della vita e sottomettono allo spirito le facoltà dell'anima, intelligenza, affettività e volontà. Ad esempio, quando abbiamo motivo di arrabbiarci con qualcuno o di avere dei risentimenti, la parola di Dio ci invita al perdono e all'amore: questa parola taglia in profondità, divide anima e spirito e sottomette l'una all'altro!

La Parola di Dio è un parola che si distingue nettamente dalla parola degli uomini: è una parola che al mondo sembra stoltezza, perché esprime la sapienza della croce, cioè dell'amore che giunge a donare se stesso fino alla morte.

«Cristo mi ha mandato a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio» (1 Cor 1,18).

La Parola di Dio è una parola che porta sempre a Gesù, a credere in lui, a sceglierlo come Signore della nostra vita: «Non avete la sua parola che dimora in voi perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita». (Gv 5,38-40) Le Scritture sono a servizio di Gesù, attirano a Lui, ce lo fanno conoscere, ci permettono di ascoltarlo. In lui c'è la pienezza della vita, è Lui la verità e la grazia. Saremo attenti nel leggere le Scritture, ad approfondire il nostro rapporto con Gesù: egli è la mèta, egli è la pienezza e la conclusione del nostro cammino.

«Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto». (Gv 15,5)

 

 

Come infatti la pioggia e la neve

scendono dal cielo e non vi ritornano

senza aver irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare

 

così sarà della parola

uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata!

 

(Is 55, 10-11)

 

Nulla osta: don Iginio Rogger, cens eccl. - Trento, 5 dicembre 1987

torna all'inizio