3. Ricordati di santificare le feste
Un
comandamento per la memoria. Ricordati! ...
Qualcuno
ebbe a definire l'uomo come l'animale che dimentica », contrariamente alla
usuale definizione «animale che ragiona»! Le dimenticanze dell'uomo infatti
sono molte. Ce ne sono di innocue, ma ce ne sono di fatali.
Che
l'uomo dimentichi il significato della propria esistenza, la sua origine ed il
suo destino, è una delle dimenticanze peggiori. E' una dimenticanza che porta a
conseguenze di vita menzognere e ingannatrici a livello personale e sociale. Il
ricordo invece di tali princìpi è più che mai salutare, aiutando l'uomo a
crescere nella direzione esatta della propria pienezza.
L'uomo
deve cercare i modi più semplici e più belli per ricordare a se stesso e
aiutare la memoria degli altri a non dimenticare quale è lo scopo della sua
vita. Il modo più bello è... non relegare il fine della vita alla fine della
stessa, ma piuttosto anticiparlo e pregustarlo!
Scopo
della vita è far festa con Dio, far festa in Dio, nella sua amicizia! Solo così
la vita sarà realizzata pienamente!
Oggi
non si può vivere di feste: chi non lavora non mangia! Però oggi già
si deve ricordare che alla festa siamo destinati, e alla festa con Dio. Ci
dobbiamo ricordare che la nostra festa sarà con Dio e che perciò le cose, il
denaro, il lavoro non sono il tutto della vita, non sono la pienezza dell'uomo.
Per ricordarlo non basta dirlo, è necessario farlo! Ci è così facile
lasciarci prendere dall'ingranaggio del lavoro e del guadagno, fino al punto da
diventare schiavi di ritmi e occupazioni incalzanti, tali che non lasciano
all'uomo la possibilità di gustare la gioia di vivere, di essere uomo, di avere
relazioni disinteressate con gli altri uomini.
Ed
ecco il comandamento che... obbliga l'uomo a far festa! Sembra un controsenso,
che l'uomo debba esser comandato anche a questo! Eppure, ne costatiamo la
necessità. Chi osserva questo « ordine» vive un ritmo lavoro-riposo che gli
permette anche psicologicamente e fisiologicamente una vita sana e serena.
L'attenzione non è però solo al corpo e alla psiche: anche lo spirito ha
bisogno di un suo riposo, che può ricevere solo a contatto con Colui da cui è
venuto; ed ecco il giorno di festa diventare l'occasione privilegiata per
nutrire il cuore con la Parola di Dio, con la lode e il ringraziamento, col
ricordo delle opere dell'amore del Padre, col rivivere la Cena del Signore in
unione e armonia con gli altri cristiani.
Un
cristiano non santifica la festa dormendo tutto il giorno o divertendosi tutto
il giorno. La santifica solo se vi mette dentro cose sante: preghiera, amore
gratuito del prossimo, dei sofferenti, celebrazione dei misteri di Dio, ascolto
della sua Parola, coltivare l'unità della famiglia... Chi alla domenica o alle
feste vede solo sé e adopera il tempo per i propri divertimenti, anche se non
ha lavorato, non ha santificato il giorno del Signore! Si è illuso! Non è
stata una festa. Ha escluso Colui che solo dà senso alla vita e gioia
all'esistenza. Chi pensa al proprio divertimento non trascorre il tempo col Dio
dell'amore!
Tralasciare
il lavoro è l'occasione che viene data e ricevuta per avere il tempo di
diventare dono, di compiere l'opera di Dio che è l'amore per Lui e per il
prossimo. Chi non arriva a questo alla domenica è caduto nella menzogna! E'
rimasto all'egoismo. L'egoismo non fa festa, non vede né tocca Dio.
E
anche colui che alla domenica bada al proprio sentimento, se non se la sente,
non partecipa all'assemblea cristiana (la Messa), anche costui esprime egoismo e
idolatria: ubbidisce più a quel che sente la sua coscienza che agli inviti del
Signore: «Venite a me voi tutti!». « Fate questo in memoria di me!». «Non
disertate le nostre riunioni come alcuni hanno l'abitudine di fare (Ebr 10, 25).
Costui non manifesta d'avere un Dio al di sopra di sé’. Il Dio che crede di
adorare se lo tiene sotto! «Ricordati di santificare le feste » equivale a «fa
qualcosa di concreto, perché la tua vita sia preservata dagli idoli e giunga
invece a gustare il riposo e la festa eterna, cui sei destinato, con il tuo Dio
e con tutti i suoi figli, a gustarla in modo tale da favorire al tuo spirito il
desiderio di essere sempre orientato al Padre che è nei cieli, e la certezza di
esser già ora guidato da Lui.
4. Onora il padre e la madre
Onorare
non è propriamente sinonimo di obbedire! L'uomo non deve imparare ad obbedire
ai genitori, deve imparare ad obbedire a Dio! e difatti dal ragazzo, dal giovane
che ubbidisce a Dio i genitori ricevono onore! L'uomo che fin dalla giovinezza
avrà imparato ad ubbidire a Dio saprà onorare degnamente anche la sua nazione,
la sua comunità umana e politica: chi rende onore ad una nazione e alle autorità
di una nazione se non le persone che vivono obbedienti a Dio ed esigono tale
obbedienza anche da coloro che hanno il compito di rappresentarne ed esercitarne
la giustizia?
E
nella Chiesa avviene la stessa cosa: fanno onore alla santa madre Chiesa quei
suoi figli che ubbidiscono a Dio in essa! e così sono un aiuto, richiamo e
sostegno anche per coloro che hanno compiti di guida e paternità. San Paolo ha
onorato la Chiesa quando ha rimproverato Pietro, che riconosceva suo superiore,
per la sua non chiara e decisa testimonianza al Signore Gesù. E Pietro, pur
umiliato e sofferente - umiliato dallo scoprirsi così infedele - s'è sentito
onorato d'avere un fratello di fede così attento alla volontà di Dio e capace
di rimproverarlo.
Gesù,
ragazzo dodicenne, ha onorato i genitori con la sua... disobbedienza. «Bravi»
si potrebbe dire, «genitori che hanno saputo educare il loro figlio ad
un'attenzione tale al Padre dei cieli »!Ai bambini e ai ragazzi diciamo che il
Signore vuole che essi ubbidiscano ai loro genitori. E diciamo bene: ragazzi che
sanno obbedire, essere attenti alla volontà altrui, essere docili, hanno
garanzia di mantenere tale docilità e attenzione anche nei confronti di Dio. Ma
non possiamo dire ai ragazzi di obbedire ai genitori senza dire ai genitori,
prima ancora, di obbedire a Dio! Altrimenti dovremmo dire ai ragazzi di
disobbedire! Così non si può dire ai membri di una nazione o di una comunità
umana o di un ambiente di lavoro di obbedire alle autorità civili o ai loro
superiori e capi senza aver prima ottenuto da essi che obbediscano a Dio! E
nella Chiesa stessa vescovi e sacerdoti possono chiedere obbedienza ai fedeli
solo se essi stessi sono nell'obbedienza alla Parola e alla Grazia di Dio: e per
averne garanzia esercitano una grande disponibilità all'unità tra di loro. Ad
un vescovo che non sia in unità con gli altri vescovi non puoi obbedire! E
ugualmente ad un prete che non sia in unità coi suo vescovo.
«Onora il padre e la madre »: fa attenzione alla persone che sono incaricate
di esercitare il servizio dell'autorità su di te, nella tua comunità
familiare, sociale, ecclesiale.
Onorare
comporta certamente rispettare, riconoscere il loro servizio, aiutarle con amore
perché lo svolgano come servizio e non come potere, aiutarle all'attenzione ai
veri bisogni delle persone per il cui bene devono occuparsi.
E
se perde il senno? Onorarlo ancora, dice la Bibbia. La persona di cui Dio s'è
servito per darti la vita o per rendertela matura e preziosa e ordinata è
sempre degna di ricevere il tuo grazie! E se uno esercita bene il suo servizio
dell'autorità? A costui doppio onore, dice san Paolo.
E
il padre e la madre, i superiori e le autorità quale rapporto coltiveranno con
i loro figli e inferiori?
Essi
sanno che il loro servizio è stato loro affidato e lo esercitano con le doti e
le capacità che hanno ricevuto. Terranno gli occhi rivolti al Padre, per
cogliere da Lui qual è il modo vero d'esser padre e madre, per sapere da Lui
qual è il vero bene individuale e sociale dell'uomo.
«Voi
padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino! » (Coi 3, 21),
« ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore » (Ef 6, 4).
Voi
padroni, non fate diventare macchine i vostri operai!
Voi
sindaci o consiglieri comunali, non ritenetevi despoti della comunità del
vostri fratelli!
Voi
membri dei comitati di gestione di società o cooperative, non consideratevi
autorizzati a sfruttare il vostro prossimo!
Voi
albergatori, trattate con uguale amore e attenzione ospiti e dipendenti!
Voi
capi di società sportive, sappiate che i ragazzi sono più preziosi delle
coppe!
Voi
capiofficina, date il lavoro e non l'abitudine alla bestemmia! Voi maestri e
professori, date la sapienza dei secoli e non le vostre scoperte anarchiche!
Attirate all'unico Maestro, non a voi stessi!
Ognuno
eserciti il suo compito verso gli altri con l'energia ricevuta da Dio, con
l'amore che Lui nutre verso tutti!
5. Non ammazzare
Caino
ha dato l'esempio a molte persone. E Pilato non s'immaginava di esserne un
seguace: di essere strumento dello spirito di Caino presente in centinaia e
migliaia di uomini.
L'ammazzare,
il gesto che fa terminare una vita, è solo l'ultimo dei gesti provocati da una
serie di atteggiamenti precedenti e il primo di una nuova serie che ne
scaturisce.
L'acqua
non bolle se prima non hai acceso un fiammifero e messo la legna nel fuoco. Se
non vuoi arrivare ad ammazzare - come credo - devi smorzare molti sentimenti che
nascono nel segreto del cuore. Quali?
Tutti
quelli che tolgono vita ai prossimo, tutti quelli che potrebbero essere
impedimento ai pieno svilupparsi e maturarsi della vita umana di un'altra
creatura di Dio.
tuoi.
pensieri di superiorità limitano la libertà interiore del tuo prossimo e
quelli di inferiorità non ti permettono di donare il frutto delle tue doti ai
fratelli. I sentimenti di antipatia ti portano a non accoglierli e i sentimenti
di simpatia li legano a te, non li lasciano pienamente liberi.
La
tua curiosità fa chiudere il cuore del fratello, e la tua indiscrezione lo
blocca nell'intimo.
Le
tue rabbie fanno star male chi vive con te, che è obbligato ad attenzioni
esagerate nei tuoi confronti.
Il
tuo alzar la voce rovina la salute fisica e psichica sia tua che degli altri.
La
tua invidia e gelosia rendono il tuo occhio offuscato e non ti lasciano vedere
con amore.
Il
tuo bere alcolici manda in rovina il fegato del tuo corpo e l'economia
familiare, ti toglie la possibilità di fare elemosina con larghezza, e corrode
la lucidità e prontezza del tuo spirito.
Il
fumo delle tue sigarette, oltre ad alimentare in te l'illusione di una sicurezza
psicologica inesistente e menzognera, obbliga gli altri a respirare male e
sgradevolmente.
L'esagerata
attenzione alla tua salute ti fa essere superficiale alle necessità altrui! E
la poca cura del tuo corpo obbligherà gli altri a stare al tuo capezzale.
Le
distrazioni in macchina e la voglia di correre sono un pericolo
per
te e per gli altri.
Qualche
divertimento chiamato sport s'avvicina troppo al suicidio e all'omicidio: ne porta qualche connotato: alpinismo estivo e
invernale, pugilato ecc...
Non
ammazzare! Non togliere spazio vitale né fisicamente né psicologicamente a
nessuno! Nemmeno a te stesso.
Tu
sei chiamato e sei dotato per dare! per donare la vita! Se le tue forze ed
energie, se la tua presenza invece che essere fonte di gioia e di bontà e di
pace diviene occasione di inquietudine, di ansia e di blocco dei tuoi fratelli,
allora tu sei nella menzogna: non riveli il volto di Dio, né doni i segni della
sua bontà.
Dio
è paziente, Dio è comprensivo, è fedele ed è pacifico, è mite e umile, è
semplice e benigno. Se vuoi donare vita e contribuire alla vita dona anche tu
questi atteggiamenti. Altrimenti doni morte! Se sei attento a questi « piccoli
» atteggiamenti, o meglio alla grande possibilità di esprimere e donare la
vita di Dio - che è il suo amore - certamente starà lontana da te la
tentazione dell'ammazzare o dell'approvare anche solo nel cuore il male
provocato agli uomini, buoni o cattivi che siano. Starà lontano da te anche il
pericolo di approvare il bloccare la vita nascente nel grembo della madre.
Riconoscendo che la tua vita è iniziata nel grembo di una madre non ti lascerai
prendere da «compassioni » che portano ad uccidere gli inizi dell'esistenza di
chi potrà essere tuo fratello e figlio di Dio!
Se,
soprattutto, sei attento al Padre dei cieli, datore di ogni vita, che ama tutti
i viventi, ti guarderai bene anche dall'usare la maldicenza e la mormorazione.
Anche se il male c'è realmente nel cuore e nelle azioni del tuo prossimo, non
ti incaricherai di farlo conoscere. Facendolo conoscere gli accresci
l'importanza ed inoltre offendi la vita di coloro che lo hanno compiuto. Ad essi
basta la sofferenza di essere stati vittima del maligno, senza divenire ancora
oggetto di scherno da parte degli uomini. Semmai li aiuterai a vincere la loro
lotta spirituale, con il tuo consiglio o con la tua preghiera, perché possano
uscire dalle tentazioni da cui non sono stati capaci finora di difendersi. Non
accontentarsi di non ammazzare: aiuta a vivere, e uscirai dalla menzogna.
E
se ti capita, aiuta anche ad affrontare coscientemente il momento della morte ai
tuoi parenti ed amici, senza togliere ad essi la possibilità di offrire la vita
e presentarla con amore a Colui da cui l'hanno ricevuta!
6. Non fornicare
Adamo
ed Eva, appena hanno tolto a Dio il suo posto di Padre nel loro cuore, hanno
avuto bisogno di vestiti. I loro occhi non riuscivano più ad amare l'altro, ma
solo a vedere nell'altro uno strumento del proprio piacere.
Era
necessario difendersi, come si poteva, da questa tentazione di strumentalizzare
il proprio e l'altrui corpo. Hanno trovato il vestito come un aiuto. Aiuto
superficiale, necessario sì, ma superficiale, perché gli occhi, se non sono
dominati da un cuore puro, penetrano anche i vestiti. Va cambiato il cuore.
L'uomo
che ama Dio e che ama gli uomini e che ha un vero amore per se stesso cambia il
cuore. Il cuore cambiato porta gli occhi a vedere ciò che Dio vede, a
contemplare il corpo dell'uomo con l'amore puro ed eterno e profondo del Padre.
Il
Padre gode d'aver dato all'uomo la capacità e il compito di dar vita ad altri
uomini: di dar origine alla loro vita, di crescerla e svilupparla fisicamente,
psicologicamente, spiritualmente. La vita, dono Suo, è nelle possibilità
dell'uomo! Ed il Padre gode che l'uomo in questo compito, oltre alle difficoltà,
trovi anche gioia e piacere che glielo rende attraente. E gode ancora, il Padre
che sta nei cieli, di aver nei padri della terra una possibile immagine di sé
per i figli degli uomini.
Tutto
ciò di cui il Padre gode, quando viene messo nelle mani dell'uomo, rischia di
esser rovinato. Ed è il caso anche dell'istinto sessuale. Se non è rapportato
costantemente alla destinazione data dal Padre Creatore, diviene trappola per
l'uomo. L'uomo crede di trovarvi gioia e pienezza ed invece vi trova inganno,
menzogna, turbamenti psichici, annebbiamento spirituale e anche rovina fisica.
L'uomo
deve sempre riservare alle cose l'uso per cui sono state previste, così pure
alle proprie doti e capacità. Per quanto riguarda l'istinto sessuale, il cuore
dell'uomo s'accorge, caso mai, di uscire dalla via di Dio, dalla verità;
difatti preoccupazione prima diviene il nascondere, anzi, cercare di nascondere
(perché l'uomo non può mai nascondere nulla dei propri sentimenti e pensieri!)
le azioni a cui l'istinto sessuale, usato egoisticamente, porta. Di qui viene
anche il termine arcaico «non fornicare»: non nascondetevi dietro i fornici!
Fornici erano serie di colonne di porticati e edifici, che fornivano angoli bui
ai «giochi sessuali di ragazzi e giovanotti. Non nascondetevi! La vita
dell'uomo deve svolgersi alla luce. Se cominci a nascondere entri nel buio. La
tua vita inizia un cammino di menzogna per te stesso e per chi incontri e
t'illudi di amare.
«Quanto
alla fornicazione e ad ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli
tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità.
insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di
grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro «che è
roba da idolatri» avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Cercate ciò che è
gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma
piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in
segreto è vergognoso perfino parlare » (Ef 5, 3-5.10-12).
La
parola « amare» viene usata - purtroppo - anche col significato di...
possedere sessualmente, oppure di... provare piacere sessuale insieme a qualcun
altro. Usare così la parola « amare per indicare egoismo è ulteriore menzogna
per sé e per gli altri. Il matrimonio non risolve tutti i problemi. li
matrimonio fa diventare « dovere » ciò che è anche piacere. Ma gli sposi che
non sono riusciti a vivere nella luce e nella verità da giovani e da fidanzata,
si ritroveranno il loro egoismo anche nella loro camera da letto. Credendo di
amarsi, ameranno ciascuno se stesso. Ed il loro istinto sessuale non diventerà
un aiuto all'unità del cuore e alla condivisone della vita e alla generosità
nella procreazione e alla partecipazione all'educazione dei figli. Il loro
istinto sessuale rimarrà un pericolo per la fedeltà, con conseguente nascita
di gelosie, incomprensioni, pretese, divisioni, sofferenze, strumentalizzazioni.
L'uomo obbligherà la donna ad imbottirsi di pillole o modificare altrimenti i
ritmi della vita, ad ammalarsi psichicamente, perché lui, il suo istinto
sessuale, non ha mai saputo dominarlo e orientarlo e integrarlo nell'armonia
dell'amore vero. Non fornicare! Significa in fondo «educatevi all'amore vero»,
all'amore che rispetta gli altri come figli di Dio e se stesso come tempio dello
Spirito Santo. Se gli altri sono figli di Dio non prenderò nessuno con me,
finché Dio non me lo/la consegna da amare e non mi dà il compito di dare
insieme con lui/lei la vita ad altri figli di Dio.
Se
io sono tempio di Spirito Santo, Spirito d'amore, non terrò in me desideri e
pensieri che siano solo egoismo sessuale. E non permetterò che altri, uomini,
donne, attraverso film, TV, giornali, discorsi, barzellette, alimentino in me
una visione della sessualità estranea a quella della mente e del cuore del
Padre dei cieli.
7. Non rubare
Da
ragazzino giocavo con... l'eco! e mi avevano insegnato a chiedere all'eco: «Come
si fa a far roba?» e l'eco, immancabilmente, rispondeva: « Roba! ». Non
c'erano alternative! Qualcuno, difatti, deve aver scritto già molti secoli fa,
che i ricchi sono tali perché hanno rubato. Era nientemeno che s. Agostino.
Generalmente
i ricchi non pensano d'avere la coscienza sporca!
E,
forse, non ce l'hanno. Ma sta di fatto che Gesù deve aver detto che i cammelli
hanno una probabilità in più dei ricchi.
La
ricchezza, che cos'è? E' nientemeno e niente più che... i beni di questo mondo
ammucchiati. C'è chi se li trova già ammucchiati e chi se li ammucchia, in
vari modi, onesti e disonesti. I modi disonesti li distinguono tutti: rubare,
frodare, imbrogliare, speculare...
I
modi « onesti» sono onesti. Eppure, anche i modi onesti di ammucchiare sono un
impedimento al Regno di Dio. Il guaio sta nell'ammucchiare. Che siano onesti o
disonesti i modi, già il fatto di voler ammucchiare è indice di una posizione
del cuore. «Là dove è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore»
Se
li mio cuore è in Dio, se il mio cuore è dato al Padre, non cercherà la sua
gioia nel possedere, nell'avere sicurezze per questa vita. Il Padre nei cieli è
la sicurezza più grande. Chi ammucchia ripone fiducia nei beni materiali, e
toglie man mano fiducia al Padre: non accetta e non richiede che Egli si occupi
della propria vita. Chi ammucchia proclama una sicurezza falsa: quella di vivere
ancora di certo un anno, due anni, cinque anni ... ! ma chi gli ha dato questa
sicurezza?
Qualcuno
mi dirà che bisogna essere previdenti, che non si può tentare Dio - lasciando
a Lui ogni preoccupazione. Anch'io cerco di essere previdente, ma vedo che più
aumentano le «previdenze», più aumentano le preoccupazioni ed il bisogno di
nuove previdenze. Le mie previdenze devono essere limitate all'essenziale! Non
voglio tentare Dio, ma nemmeno escludergli la possibilità di dimostrarsi padre
tenero e premuroso per me!
Tu,
che non hai figli, fai presto a parlare! ». E' vera anche questa osservazione.
Un papà di famiglia deve avere molte più previdenze di me, prete. Ma un papà
di famiglia deve anche sapere che fa crescere e maturare di più i suoi figli un
atto di fede in Dio che qualche milione in banca. Un papà cristiano deve
educare al risparmio e ad una sana economia, ma soprattutto e anzitutto alla
generosità, alla povertà, alla lealtà, alla fede concreta. la sete del
portafoglio, l'avidità del denaro, il desiderio di arricchire oltre ad avere
così malsane e menzognere radici, ha pure ovviamente - altrettanto menzognere
conseguenze. Consideriamole per un attimo: evasione fiscale (quella che sembra
più innocua!), cambio dei pesi; aumentano i prezzi... di poco, ben si intende,
quel poco... che mi faccia far giornata! sfruttamento delle ore straordinarie...
(non si denunciano), periodi di cassa integrazione trascorsi con un altro
lavoro, giornate di cassa malattia non necessarie, imbrogli alle assicurazioni,
lavoro d'ufficio lasciato al giorno dopo..., doppio lavoro! Coi doppio lavoro
guadagni di più e onestamente! Ma, onestamente, col doppio lavoro non rubi un
posto di lavoro ad un disoccupato? e coi doppio lavoro non rubi il tempo che
devi donare alla moglie e ai figli, ai poveri, ai comitati di quartiere o
parrocchiali? Col doppio lavoro non rubi forse energie al lavoro che ti viene
pagato? e non rubi ancora il tempo alla tua persona che deve anche riposare e
trovare tempo per pregare e istruirsi?
Veramente
la sete del portafoglio diviene micidiale, e non solo per il proprio cuore, ma
anche per la famiglia e per la società stessa.
Basti
dire che, talvolta, è proprio la sete del portafoglio che fa vedere come
legittima la limitazione delle nascite, addirittura tramite aborto, perché un
figlio in più è una spesa in più!
Questa
stessa sete del portafoglio poi fa fare delle spese che veramente sono inutili e
sono una provocazione all'ira di Dio: cambio di macchina per motivi... di
prestigio, cambio di mobili ancora buoni, cambio di vestiti, spese esagerate di
divertimento per sé e per gli altri, case sfitte o affittate in modo strozzino,
ecc. ecc...
Non
so se hai capito: chi ammucchia qui, non ammucchia là. Quando andrai al di là
ti troverai nudo, coperto solo dalla pece della vergogna: perché l'ammucchiare
ricchezze è la menzogna che nasconde la paternità del Padre nostro che è nei
cieli.
8.
Non dire falsa testimonianza
Ho
detto bugie! E' una confessione frequente, soprattutto tra i bambini. E poi i
grandi, confessandosi ripetono: ho detto bugie. E non dubitano che l'ottavo
comandamento possa contenere ulteriore sapienza per la vita.
Dire
bugie è veramente una situazione antipatica. Dire ciò che non è, affermare
d'aver fatto ciò che non si è fatto o viceversa è indice di poca serietà di
vita. Talvolta affermazioni bugiarde diventano offesa per qualche persona,
quando non addirittura calunnia. E la calunnia è parte di omicidio.
La
bugia generalmente è volontà di nascondere. Non c'è bisogno di nascondere il
bene, dì solito si nasconde li male. La bugia è il segno che s'è sbagliato e
non si vuole rimediare.
Dio
è luce, ci dice s. Giovanni, e in Lui non vi è tenebra alcuna. Mettere
qualcosa della nostra vita nelle tenebre della bugia significa uscire dalla
luce, dalla luce di Dio. Di solito la bugia va a braccetto coi furto e con la
frode, o con la fornicazione. Talvolta si accompagna all'omicidio. Non di rado
con tutti questi insieme. C'è, a volte, una bugia integrata così bene nella
vita tanto da non accorgersi d'averla sulla bocca. Capita agli alcoolisti con
naturalezza.
Ma
io ritengo che ci sia una falsa testimonianza ancora peggiore delle bugie. Provo
a spiegarmi. lo sono figlio di Dio. Egli stesso mi ha scelto per questo. Ora
succede che io, se vivo da figlio di Dio, compio le sue opere, coltivo i suoi
pensieri, allora do testimonianza vera della Sua vita. Ma se invece non agisco
secondo l'opera del Padre, se nella mia vita non si può leggere l'amore e la
pazienza, e il perdono e la purezza e la generosità del Padre, allora io do una
testimonianza falsa. Tutti sanno che i figli assomigliano un po' ai genitori. La
mia testimonianza sarebbe falsa se chi cerca nella mia vita i segni della vita
di Dio, mio Padre, trova invece segni falsi, che conducono su strade sbagliate.
Attraverso di me si arriverebbe a conoscere un Dio che non è quello vero. Di
qui comprendo l'importanza di una vita vissuta secondo Dio. Non solo per amore
della mia onestà e della mia santità, ma soprattutto per amore di Dio, perché
possa esser riconosciuto com'è in verità, e per amore dei fratelli, perché
siano aiutati dalla mia vita ad amare e conoscere il Padre di Gesù Cristo.
Comprendo
perciò anche l'importanza di ascoltare e meditare la Parola di Dio. Se la mia
vita deve manifestare il suo Amore, devo cercare con insistenza e decisione la
sua Parola. E' l'unica Parola di cui mi posso fidare.
le
parole degli uomini, difficilmente sono testimonianza vera. Generalmente gli
uomini sono spinti a parlare da sentimenti vari e superficiali, oppure anche
carichi di egoismo e di odio, di curiosità e di vanità. Le loro parole,
vengono dall'abbondanza del cuore. Le parole degli uomini sono parola vera
quando riflettono la sapienza di Dio.
lo
devo abituarmi a discernere le parole degli uomini, perciò, la vera dalla falsa
testimonianza, le parole che mi arricchiscono dell'amore di Dio da quelle che me
lo vorrebbero togliere dal cuore.
devo
abituarmi a discernere anche il mio spirito per non permettere a me stesso di
divenire diffusore di parole che non escono dalla bocca e dal cuore di Dio.
Dovrò
discernere con attenzione se il mio spirito è nell'amore, oppure se è nella
vendetta, nella curiosità, nella vanità, nell'orgoglio, nella critica, nella
superficialità, nell'ironia, nella diffidenza, nel sospetto, nell'impurità,
nell'avidità, nella pigrizia. La verità si accompagna solo all'amore. Dovrò
discernere e lo potrò fare se la Parola di Dio si è diffusa a tutte le
dimensioni della vita.
Se
la Parola di Dio diviene carne in me, se trova occasione di esser vissuta con
decisione, la mia vita continuerà a dire e a dare testimonianza vera.
9.
Non desiderare la donna d'altri
Si
può intervenire sui desideri? I desideri vengono senza volerli, ma se si vuole,
non restano. L'amore vero nasce nel cuore, proprio là dove nascono anche i
desideri. I desideri infatti potrebbero essere definiti la spinta del cuore
verso ciò che si ama.
Se
nel cuore c'è amore vero, ci sarà il desiderio di donare se stesso, come nel
cuore di Gesù, in cui c'era amore, c'era il desiderio di dare se stesso, di
offrirsi per il bene di molti.
Quando
il cuore non sa e non vuole amare, allora cerca se stesso, cerca il proprio
compiacimento, è egocentrico. Davanti a tutto c'è l'io. In un cuore così
l'istinto sessuale agisce facendo desiderare anzitutto che il proprio corpo
serva ad accontentare il piacere. E così si vuole che serva anche il corpo
degli altri. L'uomo - in tal caso - vede le altre persone come strumenti per
soddisfare il proprio istinto.
L'uomo
deve imparare a discernere i propri desideri, a esaminarli per vedere se e
quanto combacino con i desideri di Dio.
Per
quanto riguarda i rapporti tra uomo e donna conosciamo il desiderio di Dio con
chiarezza, e sappiamo anche da esperienza secolare che il desiderio di Dio è il
vero bene dell'uomo. « L'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due non
saranno più due, ma una carne sola ». «Ciò che Dio ha congiunto l'uomo non
lo separi» (Mt 19, 4-6). «Avete udito che fu detto: non commettere adulterio,
ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso
adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5, 27-28).
Chi
lascia la radice della gramigna nell'orto sa che prima o poi la gramigna spunterà.
Chi lascia vivere i desideri nel cuore, prima o poi questi porteranno il loro
frutto. Ma già il desiderio malvagio coltivato allontana il cuore dalla luce,
gli impedisce di vedere Dio e di crescere interiormente. Sono un... tumore,
qualcosa che cresce fuori posto e toglie vitalità alle buone qualità.
Beati
i puri di cuore, perché vedranno Dio! Desiderio dei figli è vedere il Padre!
Se sono vero figlio di Dio coltivo il desiderio di vederlo: ì puri di cuore lo
vedranno! Tengo perciò il mio cuore libero da altri desideri che appagano il
corpo o il bisogno di affetto, ma mi tengono invece inesorabilmente lontano
dalle gioie di Dio.
In
me inoltre deve crescere «l'uomo interiore », « l'uomo nuovo » creato
secondo Dio nella santità, nella verità e nella giustizia.
Questa
crescita viene favorita soltanto dal distacco dalle creature (santità), e dalla
volontà di essere figlio per il Padre (giustizia) e dal desiderio di portare
nella mia vita i segni di somiglianza a Lui (verità).
Ora
il desiderio di essere amato o di donarmi ad una donna è santo e vero e giusto
se Dio me lo manifesta come sua volontà e mi dà la benedizione per farlo.
Altrimenti diventa ostacolo. Amare una donna solo perché mi piace esprime
ancora solo egoismo. Amare una donna che mi piace, ma che ha già il compito di
amare un altro uomo, è volerla distogliere dalla sua missione ed è rubare a
quell'uomo ciò che gli spetta. Amare una donna che mi piace quando ho già un
compito d'amore verso quella cui ho promesso fedeltà e condivisione di vita è
ingiustizia grande verso la mia famiglia, figli compresi, se ci sono. Ed è
chiara disobbedienza al Padre. Lo Spirito Santo non può regnare né produrre
frutto nel cuore di chi desidera diversamente dai desideri di Dio. San Paolo
nella sua lettera ai Romani lo dice con una chiarezza decisa: «I desideri della
carne portano alla morte » (8, 5). «I desideri della carne sono in rivolta
contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero.
Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio» (8, 7-8).
Tutto
sta nel decidere: dove voglio andare? Voglio camminare verso il Padre? Allora
prendo la strada che mi porta là.
Nella
tua decisione terrai presente l'esperienza di vita che hai già accumulato, così
come ha fatto sant’Ignazio di Loyola: egli ha osservato il proprio cuore:
quando leggeva romanzi cavallereschi e pensava ai suoi amori si esaltava ed
aveva gioia fintanto che il suo pensiero rimaneva là, poi scompariva e tornava
la noia e la tristezza. Quando leggeva vite di santi e il Vangelo, invece, la
gioia era più mite, ma rimaneva a lungo e permeava le ore della giornata.
L'esaminare con sincerità questa situazione lo ha portato a scegliere ciò che
gli dava di più!
Essere
furbi in questo senso vuoi dire saggezza! Mettere nel cuore ì desideri dello
Spirito di Dio non è solo salutare per l'al di là, è formarsi un uomo
interiore, è scegliere una vita diversa, ma l'unica che porta a maturità tutto
l'uomo e tutte le doti di cui egli è ricco.
Se
poi ti viene il desiderio di depositare o investire il tuo bisogno e le tue
capacità di amare completamente ed esclusivamente per il regno di Dio, sappi
fin d'ora che è un desiderio santo che può venirti solo da Dio! San Paolo ne
godrebbe (1 Cor 7, 32-35) e Gesù si sentirebbe capito (Mt 19, 10-12).
10.
Non desiderare la roba d'altri
Un
altro comandamento per i desideri! Si sa, veramente i desideri ricoprono una
funzione decisiva nella vita dell'uomo, ed allora vanno scrutati, incanalati
bene, sottomessi ad un'intelligenza sana e piena.
Il
desiderio di avere, di possedere, è uno di quei desideri - come quello
d'accontentare l'istinto sessuale - che può orientare la vita intera, e la può
incanalare in direzioni aberranti. Perciò da questo desiderio bisogna
difendersi, altrimenti diventa così forte da separare la vita definitivamente
da Dio e dagli uomini. Il desiderio di avere, se trova compiacenza nel cuore,
separa da Dio: non te lo lascia più vedere come Padre buono, capace di
provvedere ai suoi figli come ai passeri! Non ti lascia più vedere gli altri
come fratelli, ma solo come clienti, o come concorrenti, come possibili...
vacche da mungere.
In
tale situazione ti trovi isolato da tutti, solo! E non c'è solitudine peggiore,
perché ti senti responsabile della tua vita in modo pesante. E nemmeno per la
tua vita c'è più la luce giusta: ti pare di dover vivere per almeno cent'anni
ancora e non tieni più conto che forse già stanotte potrai dimenticare di
respirare!
Preferisco
non precipitare così, dove tutti precipitano volontaria-
mente
e gridando, come se fossero gli altri ad averli buttati. Conosco una strada
ripida, ma che sale a libertà sempre maggiore. E' la strada della piena fiducia
al Padre. Egli provvede al pane per oggi, provvederà a quello del domani.
Desideri di avere non restano e non producono i loro frutti dì morte.
Il
mondo dice: non è bene fidarsi così di Dio! Se oggi va bene, ma domani? Il
mondo ti dice: «aiutati che Dio t'aiuta». E quell’«aiutati » contempla un
«fa tutto tu, Dio non sa fare nulla ». Ebbene, proprio in questo mondo dico:
affidati a Dio, getta su di Lui ogni preoccupazione, non angustiarti per nulla,
non attaccare il cuore alle ricchezze anche se abbondano. Vorrei quasi fare una
scommessa con qualcuno... solo per aiutare a capire, non per vantarmi. Posso
vantarmi solo d'avere un Padre buono e fedele, che mantiene le sue promesse. Tu
cerchi di avere, di possedere, di prevedere il domani e il dopodomani. lo mi
occupo del regno di Dio, e non mi curo d'avere conti in banca.
Vediamo,
chi di noi due avrà un cuore più generoso?
Chi
di noi due saprà creare amicizia tra gli uomini?
Chi
di noi due saprà agire da disinteressato?
Di
quale di noi due si fiderà di più il povero e il sofferente?
Chi
di noi due potrà dire una parola libera a tutti?
A
chi di noi due il Signore affiderà l'amministrazione dei suoi beni?
Chi
di noi due manifesterà qualcosa del cuore di Dio?
Questo
è il mio desiderio, di fidarmi solo del Signore. Sono peccatore, e spesso ciò
non succede. Ma voglio coltivare questo desiderio: ne ho scoperto la bellezza e
la grandezza. Lo propongo anche a te: non desiderare la roba, desidera essere
pienamente figlio del Padre dei cieli. La libertà del figli ti alzerà il capo,
ti illuminerà gli occhi, darà vigore e sicurezza alle tue mani, sosterrà il
tuo cuore.
Nulla
è più bello per l'uomo e nulla più pieno e vero che l'esser figlio. Ma un
figlio non è figlio se non si abbandona al padre e alla madre, se non permette
foro di occuparsi di lui, di vestirlo, di nutrirlo, di... amarlo.
Ti
propongo, man mano che s'allontana da te la paternità e la maternità umana, di
lasciare al Padre dei cieli di esserti papà e mamma. Hai tutto da guadagnare.
T'accorgerai che Egli ti lascerà lavorare, ti lascerà responsabilità, ma con
Lui nulla più è pesante. Il lavoro e le responsabilità diventeranno amore,
occasioni di amore. Il portafoglio non sarà più così gonfio come l'hai ora,
ma sarà pieno e traboccante il cuore: traboccante di pace, di gioia, di gloria!
Non è questo che cerchi? Se mancasse la pace e la gioia, cosa ne faresti del
mondo intero?
Aiutami
anche tu, con il tuo esempio, ad essere figlio, e ad arricchire le famiglie, il
paese, il mondo di figli di Dio! «Tutto è nulla all'infuori di Me» (Isaia).
Grazie
E'
grande cosa aver scoperto d'esser peccatore.
Il
primo passo per guarire una malattia è scoprire di che malattia si tratta.
Ringrazia quindi il Signore se hai scoperto in te peccati che nemmeno pensavi ci
fossero, se hai scoperto che stai vivendo una vita menzognera. Ringrazialo,
perché la luce ha raggiunto angoli nuovi della tua vita.
Ma
non disperare e non ti scoraggiare: Dio è contento di perdonare! Non aspetta
che questa occasione! Egli è contento di perdonarti, ed è felice di rivestirti
di una forza nuova, e di un nuovo amore che trasforma la vita.
Dio
ama i peccatori. Ha mandato Gesù per essi. Il suo amore è così forte che
trasforma la vita dei peccatori in vita di santi. Se t'affidi a Gesù, lo potrà
fare anche con te.
Quando
avrai ricevuto il perdono sarai capace anche tu di perdonare. Perché avrai a
cuore l'onore del Padre tuo che è nei cieli! Sarai capace di perdonare e di
desiderare la salvezza dei peccatori, perché potrai riconoscere che i peccatori
non sono degni di odio, né di vendetta, né di rancore. Essi sono stati vittima
del male, che s'è scatenato forse contro di te, ed hanno perciò bisogno di
essere risollevati, aiutati a uscire dalla tentazione. Il Signore può chiedere
a te di portare la sofferenza della croce che li salverà, di farti partecipe
dell'amore dell'Agnello che porta i peccati del mondo.
A
nome di questo mondo io ti dico grazie! E anche a nome mio, perché porti la
sofferenza di Gesù anche per i miei peccati. Non ti ringrazio a nome di Dio,
perché voglio lasciare solo a Lui la gioia di farlo. E tu sai che chi offre
anche solo un bicchier d'acqua non rimarrà senza ricompensa da parte di Dio.
Tanto più se porti la sofferenza del peccato del mondo, tanto da diventare una
cosa sola con Gesù crocifisso.
don Vigilio Covi
Sul
perdono, vedi l'opuscoletto: «Sono
perdonato».