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3. Ricordati di santificare le feste  

Un comandamento per la memoria. Ricordati! ...

Qualcuno ebbe a definire l'uomo come l'animale che dimentica », contrariamente alla usuale definizione «animale che ragiona»! Le dimenticanze dell'uomo infatti sono molte. Ce ne sono di innocue, ma ce ne sono di fatali.

Che l'uomo dimentichi il significato della propria esistenza, la sua origine ed il suo destino, è una delle dimenticanze peggiori. E' una dimenticanza che porta a conseguenze di vita menzognere e ingannatrici a livello personale e sociale. Il ricordo invece di tali princìpi è più che mai salutare, aiutando l'uomo a crescere nella direzione esatta della propria pienezza.

L'uomo deve cercare i modi più semplici e più belli per ricordare a se stesso e aiutare la memoria degli altri a non dimenticare quale è lo scopo della sua vita. Il modo più bello è... non relegare il fine della vita alla fine della stessa, ma piuttosto anticiparlo e pregustarlo!

Scopo della vita è far festa con Dio, far festa in Dio, nella sua amicizia! Solo così la vita sarà realizzata pienamente!

Oggi non si può vivere di feste: chi non lavora non mangia! Però oggi già si deve ricordare che alla festa siamo destinati, e alla festa con Dio. Ci dobbiamo ricordare che la nostra festa sarà con Dio e che perciò le cose, il denaro, il lavoro non sono il tutto della vita, non sono la pienezza dell'uomo. Per ricordarlo non basta dirlo, è necessario farlo! Ci è così facile lasciarci prendere dall'ingranaggio del lavoro e del guadagno, fino al punto da diventare schiavi di ritmi e occupazioni incalzanti, tali che non lasciano all'uomo la possibilità di gustare la gioia di vivere, di essere uomo, di avere relazioni disinteressate con gli altri uomini.

Ed ecco il comandamento che... obbliga l'uomo a far festa! Sembra un controsenso, che l'uomo debba esser comandato anche a questo! Eppure, ne costatiamo la necessità. Chi osserva questo « ordine» vive un ritmo lavoro-riposo che gli permette anche psicologicamente e fisiologicamente una vita sana e serena. L'attenzione non è però solo al corpo e alla psiche: anche lo spirito ha bisogno di un suo riposo, che può ricevere solo a contatto con Colui da cui è venuto; ed ecco il giorno di festa diventare l'occasione privilegiata per nutrire il cuore con la Parola di Dio, con la lode e il ringraziamento, col ricordo delle opere dell'amore del Padre, col rivivere la Cena del Signore in unione e armonia con gli altri cristiani. 

Un cristiano non santifica la festa dormendo tutto il giorno o divertendosi tutto il giorno. La santifica solo se vi mette dentro cose sante: preghiera, amore gratuito del prossimo, dei sofferenti, celebrazione dei misteri di Dio, ascolto della sua Parola, coltivare l'unità della famiglia... Chi alla domenica o alle feste vede solo sé e adopera il tempo per i propri divertimenti, anche se non ha lavorato, non ha santificato il giorno del Signore! Si è illuso! Non è stata una festa. Ha escluso Colui che solo dà senso alla vita e gioia all'esistenza. Chi pensa al proprio divertimento non trascorre il tempo col Dio dell'amore!

Tralasciare il lavoro è l'occasione che viene data e ricevuta per avere il tempo di diventare dono, di compiere l'opera di Dio che è l'amore per Lui e per il prossimo. Chi non arriva a questo alla domenica è caduto nella menzogna! E' rimasto all'egoismo. L'egoismo non fa festa, non vede né tocca Dio. 

E anche colui che alla domenica bada al proprio sentimento, se non se la sente, non partecipa all'assemblea cristiana (la Messa), anche costui esprime egoismo e idolatria: ubbidisce più a quel che sente la sua coscienza che agli inviti del Signore: «Venite a me voi tutti!». « Fate questo in memoria di me!». «Non disertate le nostre riunioni come alcuni hanno l'abitudine di fare (Ebr 10, 25). Costui non manifesta d'avere un Dio al di sopra di sé’. Il Dio che crede di adorare se lo tiene sotto! «Ricordati di santificare le feste » equivale a «fa qualcosa di concreto, perché la tua vita sia preservata dagli idoli e giunga invece a gustare il riposo e la festa eterna, cui sei destinato, con il tuo Dio e con tutti i suoi figli, a gustarla in modo tale da favorire al tuo spirito il desiderio di essere sempre orientato al Padre che è nei cieli, e la certezza di esser già ora guidato da Lui. 

 

4. Onora il padre e la madre

Onorare non è propriamente sinonimo di obbedire! L'uomo non deve imparare ad obbedire ai genitori, deve imparare ad obbedire a Dio! e difatti dal ragazzo, dal giovane che ubbidisce a Dio i genitori ricevono onore! L'uomo che fin dalla giovinezza avrà imparato ad ubbidire a Dio saprà onorare degnamente anche la sua nazione, la sua comunità umana e politica: chi rende onore ad una nazione e alle autorità di una nazione se non le persone che vivono obbedienti a Dio ed esigono tale obbedienza anche da coloro che hanno il compito di rappresentarne ed esercitarne la giustizia? 

E nella Chiesa avviene la stessa cosa: fanno onore alla santa madre Chiesa quei suoi figli che ubbidiscono a Dio in essa! e così sono un aiuto, richiamo e sostegno anche per coloro che hanno compiti di guida e paternità. San Paolo ha onorato la Chiesa quando ha rimproverato Pietro, che riconosceva suo superiore, per la sua non chiara e decisa testimonianza al Signore Gesù. E Pietro, pur umiliato e sofferente - umiliato dallo scoprirsi così infedele - s'è sentito onorato d'avere un fratello di fede così attento alla volontà di Dio e capace di rimproverarlo. 

Gesù, ragazzo dodicenne, ha onorato i genitori con la sua... disobbedienza. «Bravi» si potrebbe dire, «genitori che hanno saputo educare il loro figlio ad un'attenzione tale al Padre dei cieli »!Ai bambini e ai ragazzi diciamo che il Signore vuole che essi ubbidiscano ai loro genitori. E diciamo bene: ragazzi che sanno obbedire, essere attenti alla volontà altrui, essere docili, hanno garanzia di mantenere tale docilità e attenzione anche nei confronti di Dio. Ma non possiamo dire ai ragazzi di obbedire ai genitori senza dire ai genitori, prima ancora, di obbedire a Dio! Altrimenti dovremmo dire ai ragazzi di disobbedire! Così non si può dire ai membri di una nazione o di una comunità umana o di un ambiente di lavoro di obbedire alle autorità civili o ai loro superiori e capi senza aver prima ottenuto da essi che obbediscano a Dio! E nella Chiesa stessa vescovi e sacerdoti possono chiedere obbedienza ai fedeli solo se essi stessi sono nell'obbedienza alla Parola e alla Grazia di Dio: e per averne garanzia esercitano una grande disponibilità all'unità tra di loro. Ad un vescovo che non sia in unità con gli altri vescovi non puoi obbedire! E ugualmente ad un prete che non sia in unità coi suo vescovo.

«Onora il padre e la madre »: fa attenzione alla persone che sono incaricate di esercitare il servizio dell'autorità su di te, nella tua comunità familiare, sociale, ecclesiale. 

Onorare comporta certamente rispettare, riconoscere il loro servizio, aiutarle con amore perché lo svolgano come servizio e non come potere, aiutarle all'attenzione ai veri bisogni delle persone per il cui bene devono occuparsi. 

E se perde il senno? Onorarlo ancora, dice la Bibbia. La persona di cui Dio s'è servito per darti la vita o per rendertela matura e preziosa e ordinata è sempre degna di ricevere il tuo grazie! E se uno esercita bene il suo servizio dell'autorità? A costui doppio onore, dice san Paolo. 

E il padre e la madre, i superiori e le autorità quale rapporto coltiveranno con i loro figli e inferiori? 

Essi sanno che il loro servizio è stato loro affidato e lo esercitano con le doti e le capacità che hanno ricevuto. Terranno gli occhi rivolti al Padre, per cogliere da Lui qual è il modo vero d'esser padre e madre, per sapere da Lui qual è il vero bene individuale e sociale dell'uomo. 

«Voi padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino! » (Coi 3, 21), « ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore » (Ef 6, 4). 

Voi padroni, non fate diventare macchine i vostri operai!

Voi sindaci o consiglieri comunali, non ritenetevi despoti della comunità del vostri fratelli! 

Voi membri dei comitati di gestione di società o cooperative, non consideratevi autorizzati a sfruttare il vostro prossimo! 

Voi albergatori, trattate con uguale amore e attenzione ospiti e dipendenti! 

Voi capi di società sportive, sappiate che i ragazzi sono più preziosi delle coppe! 

Voi capiofficina, date il lavoro e non l'abitudine alla bestemmia! Voi maestri e professori, date la sapienza dei secoli e non le vostre scoperte anarchiche! Attirate all'unico Maestro, non a voi stessi! 

Ognuno eserciti il suo compito verso gli altri con l'energia ricevuta da Dio, con l'amore che Lui nutre verso tutti! 

5. Non ammazzare 

Caino ha dato l'esempio a molte persone. E Pilato non s'immaginava di esserne un seguace: di essere strumento dello spirito di Caino presente in centinaia e migliaia di uomini.

L'ammazzare, il gesto che fa terminare una vita, è solo l'ultimo dei gesti provocati da una serie di atteggiamenti precedenti e il primo di una nuova serie che ne scaturisce. 

L'acqua non bolle se prima non hai acceso un fiammifero e messo la legna nel fuoco. Se non vuoi arrivare ad ammazzare - come credo - devi smorzare molti sentimenti che nascono nel segreto del cuore. Quali?

Tutti quelli che tolgono vita ai prossimo, tutti quelli che potrebbero essere impedimento ai pieno svilupparsi e maturarsi della vita umana di un'altra creatura di Dio.

 

tuoi. pensieri di superiorità limitano la libertà interiore del tuo prossimo e quelli di inferiorità non ti permettono di donare il frutto delle tue doti ai fratelli. I sentimenti di antipatia ti portano a non accoglierli e i sentimenti di simpatia li legano a te, non li lasciano pienamente liberi.

La tua curiosità fa chiudere il cuore del fratello, e la tua indiscrezione lo blocca nell'intimo. 

Le tue rabbie fanno star male chi vive con te, che è obbligato ad attenzioni esagerate nei tuoi confronti. 

Il tuo alzar la voce rovina la salute fisica e psichica sia tua che degli altri.

La tua invidia e gelosia rendono il tuo occhio offuscato e non ti lasciano vedere con amore.

Il tuo bere alcolici manda in rovina il fegato del tuo corpo e l'economia familiare, ti toglie la possibilità di fare elemosina con larghezza, e corrode la lucidità e prontezza del tuo spirito. 

Il fumo delle tue sigarette, oltre ad alimentare in te l'illusione di una sicurezza psicologica inesistente e menzognera, obbliga gli altri a respirare male e sgradevolmente.

L'esagerata attenzione alla tua salute ti fa essere superficiale alle necessità altrui! E la poca cura del tuo corpo obbligherà gli altri a stare al tuo capezzale.

Le distrazioni in macchina e la voglia di correre sono un pericolo

per te e per gli altri.

Qualche divertimento chiamato sport s'avvicina troppo al suicidio e all'omicidio: ne porta qualche connotato: alpinismo estivo e invernale, pugilato ecc... 

Non ammazzare! Non togliere spazio vitale né fisicamente né psicologicamente a nessuno! Nemmeno a te stesso. 

Tu sei chiamato e sei dotato per dare! per donare la vita! Se le tue forze ed energie, se la tua presenza invece che essere fonte di gioia e di bontà e di pace diviene occasione di inquietudine, di ansia e di blocco dei tuoi fratelli, allora tu sei nella menzogna: non riveli il volto di Dio, né doni i segni della sua bontà. 

Dio è paziente, Dio è comprensivo, è fedele ed è pacifico, è mite e umile, è semplice e benigno. Se vuoi donare vita e contribuire alla vita dona anche tu questi atteggiamenti. Altrimenti doni morte! Se sei attento a questi « piccoli » atteggiamenti, o meglio alla grande possibilità di esprimere e donare la vita di Dio - che è il suo amore - certamente starà lontana da te la tentazione dell'ammazzare o dell'approvare anche solo nel cuore il male provocato agli uomini, buoni o cattivi che siano. Starà lontano da te anche il pericolo di approvare il bloccare la vita nascente nel grembo della madre. Riconoscendo che la tua vita è iniziata nel grembo di una madre non ti lascerai prendere da «compassioni » che portano ad uccidere gli inizi dell'esistenza di chi potrà essere tuo fratello e figlio di Dio! 

Se, soprattutto, sei attento al Padre dei cieli, datore di ogni vita, che ama tutti i viventi, ti guarderai bene anche dall'usare la maldicenza e la mormorazione. Anche se il male c'è realmente nel cuore e nelle azioni del tuo prossimo, non ti incaricherai di farlo conoscere. Facendolo conoscere gli accresci l'importanza ed inoltre offendi la vita di coloro che lo hanno compiuto. Ad essi basta la sofferenza di essere stati vittima del maligno, senza divenire ancora oggetto di scherno da parte degli uomini. Semmai li aiuterai a vincere la loro lotta spirituale, con il tuo consiglio o con la tua preghiera, perché possano uscire dalle tentazioni da cui non sono stati capaci finora di difendersi. Non accontentarsi di non ammazzare: aiuta a vivere, e uscirai dalla menzogna. 

E se ti capita, aiuta anche ad affrontare coscientemente il momento della morte ai tuoi parenti ed amici, senza togliere ad essi la possibilità di offrire la vita e presentarla con amore a Colui da cui l'hanno ricevuta!

 

6. Non fornicare

Adamo ed Eva, appena hanno tolto a Dio il suo posto di Padre nel loro cuore, hanno avuto bisogno di vestiti. I loro occhi non riuscivano più ad amare l'altro, ma solo a vedere nell'altro uno strumento del proprio piacere.

Era necessario difendersi, come si poteva, da questa tentazione di strumentalizzare il proprio e l'altrui corpo. Hanno trovato il vestito come un aiuto. Aiuto superficiale, necessario sì, ma superficiale, perché gli occhi, se non sono dominati da un cuore puro, penetrano anche i vestiti. Va cambiato il cuore.

L'uomo che ama Dio e che ama gli uomini e che ha un vero amore per se stesso cambia il cuore. Il cuore cambiato porta gli occhi a vedere ciò che Dio vede, a contemplare il corpo dell'uomo con l'amore puro ed eterno e profondo del Padre.

Il Padre gode d'aver dato all'uomo la capacità e il compito di dar vita ad altri uomini: di dar origine alla loro vita, di crescerla e svilupparla fisicamente, psicologicamente, spiritualmente. La vita, dono Suo, è nelle possibilità dell'uomo! Ed il Padre gode che l'uomo in questo compito, oltre alle difficoltà, trovi anche gioia e piacere che glielo rende attraente. E gode ancora, il Padre che sta nei cieli, di aver nei padri della terra una possibile immagine di sé per i figli degli uomini.

Tutto ciò di cui il Padre gode, quando viene messo nelle mani dell'uomo, rischia di esser rovinato. Ed è il caso anche dell'istinto sessuale. Se non è rapportato costantemente alla destinazione data dal Padre Creatore, diviene trappola per l'uomo. L'uomo crede di trovarvi gioia e pienezza ed invece vi trova inganno, menzogna, turbamenti psichici, annebbiamento spirituale e anche rovina fisica.

L'uomo deve sempre riservare alle cose l'uso per cui sono state previste, così pure alle proprie doti e capacità. Per quanto riguarda l'istinto sessuale, il cuore dell'uomo s'accorge, caso mai, di uscire dalla via di Dio, dalla verità; difatti preoccupazione prima diviene il nascondere, anzi, cercare di nascondere (perché l'uomo non può mai nascondere nulla dei propri sentimenti e pensieri!) le azioni a cui l'istinto sessuale, usato egoisticamente, porta. Di qui viene anche il termine arcaico «non fornicare»: non nascondetevi dietro i fornici! Fornici erano serie di colonne di porticati e edifici, che fornivano angoli bui ai «giochi sessuali di ragazzi e giovanotti. Non nascondetevi! La vita dell'uomo deve svolgersi alla luce. Se cominci a nascondere entri nel buio. La tua vita inizia un cammino di menzogna per te stesso e per chi incontri e t'illudi di amare.

«Quanto alla fornicazione e ad ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità. insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro «che è roba da idolatri» avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare » (Ef 5, 3-5.10-12).

La parola « amare» viene usata - purtroppo - anche col significato di... possedere sessualmente, oppure di... provare piacere sessuale insieme a qualcun altro. Usare così la parola « amare per indicare egoismo è ulteriore menzogna per sé e per gli altri. Il matrimonio non risolve tutti i problemi. li matrimonio fa diventare « dovere » ciò che è anche piacere. Ma gli sposi che non sono riusciti a vivere nella luce e nella verità da giovani e da fidanzata, si ritroveranno il loro egoismo anche nella loro camera da letto. Credendo di amarsi, ameranno ciascuno se stesso. Ed il loro istinto sessuale non diventerà un aiuto all'unità del cuore e alla condivisone della vita e alla generosità nella procreazione e alla partecipazione all'educazione dei figli. Il loro istinto sessuale rimarrà un pericolo per la fedeltà, con conseguente nascita di gelosie, incomprensioni, pretese, divisioni, sofferenze, strumentalizzazioni. L'uomo obbligherà la donna ad imbottirsi di pillole o modificare altrimenti i ritmi della vita, ad ammalarsi psichicamente, perché lui, il suo istinto sessuale, non ha mai saputo dominarlo e orientarlo e integrarlo nell'armonia dell'amore vero. Non fornicare! Significa in fondo «educatevi all'amore vero», all'amore che rispetta gli altri come figli di Dio e se stesso come tempio dello Spirito Santo. Se gli altri sono figli di Dio non prenderò nessuno con me, finché Dio non me lo/la consegna da amare e non mi dà il compito di dare insieme con lui/lei la vita ad altri figli di Dio.

Se io sono tempio di Spirito Santo, Spirito d'amore, non terrò in me desideri e pensieri che siano solo egoismo sessuale. E non permetterò che altri, uomini, donne, attraverso film, TV, giornali, discorsi, barzellette, alimentino in me una visione della sessualità estranea a quella della mente e del cuore del Padre dei cieli. 

7. Non rubare

 

Da ragazzino giocavo con... l'eco! e mi avevano insegnato a chiedere all'eco: «Come si fa a far roba?» e l'eco, immancabilmente, rispondeva: « Roba! ». Non c'erano alternative! Qualcuno, difatti, deve aver scritto già molti secoli fa, che i ricchi sono tali perché hanno rubato. Era nientemeno che s. Agostino.

Generalmente i ricchi non pensano d'avere la coscienza sporca!

E, forse, non ce l'hanno. Ma sta di fatto che Gesù deve aver detto che i cammelli hanno una probabilità in più dei ricchi.

La ricchezza, che cos'è? E' nientemeno e niente più che... i beni di questo mondo ammucchiati. C'è chi se li trova già ammucchiati e chi se li ammucchia, in vari modi, onesti e disonesti. I modi disonesti li distinguono tutti: rubare, frodare, imbrogliare, speculare...

I modi « onesti» sono onesti. Eppure, anche i modi onesti di ammucchiare sono un impedimento al Regno di Dio. Il guaio sta nell'ammucchiare. Che siano onesti o disonesti i modi, già il fatto di voler ammucchiare è indice di una posizione del cuore. «Là dove è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore»

Se li mio cuore è in Dio, se il mio cuore è dato al Padre, non cercherà la sua gioia nel possedere, nell'avere sicurezze per questa vita. Il Padre nei cieli è la sicurezza più grande. Chi ammucchia ripone fiducia nei beni materiali, e toglie man mano fiducia al Padre: non accetta e non richiede che Egli si occupi della propria vita. Chi ammucchia proclama una sicurezza falsa: quella di vivere ancora di certo un anno, due anni, cinque anni ... ! ma chi gli ha dato questa sicurezza?

Qualcuno mi dirà che bisogna essere previdenti, che non si può tentare Dio - lasciando a Lui ogni preoccupazione. Anch'io cerco di essere previdente, ma vedo che più aumentano le «previdenze», più aumentano le preoccupazioni ed il bisogno di nuove previdenze. Le mie previdenze devono essere limitate all'essenziale! Non voglio tentare Dio, ma nemmeno escludergli la possibilità di dimostrarsi padre tenero e premuroso per me!

Tu, che non hai figli, fai presto a parlare! ». E' vera anche questa osservazione. Un papà di famiglia deve avere molte più previdenze di me, prete. Ma un papà di famiglia deve anche sapere che fa crescere e maturare di più i suoi figli un atto di fede in Dio che qualche milione in banca. Un papà cristiano deve educare al risparmio e ad una sana economia, ma soprattutto e anzitutto alla generosità, alla povertà, alla lealtà, alla fede concreta. la sete del portafoglio, l'avidità del denaro, il desiderio di arricchire oltre ad avere così malsane e menzognere radici, ha pure ovviamente - altrettanto menzognere conseguenze. Consideriamole per un attimo: evasione fiscale (quella che sembra più innocua!), cambio dei pesi; aumentano i prezzi... di poco, ben si intende, quel poco... che mi faccia far giornata! sfruttamento delle ore straordinarie... (non si denunciano), periodi di cassa integrazione trascorsi con un altro lavoro, giornate di cassa malattia non necessarie, imbrogli alle assicurazioni, lavoro d'ufficio lasciato al giorno dopo..., doppio lavoro! Coi doppio lavoro guadagni di più e onestamente! Ma, onestamente, col doppio lavoro non rubi un posto di lavoro ad un disoccupato? e coi doppio lavoro non rubi il tempo che devi donare alla moglie e ai figli, ai poveri, ai comitati di quartiere o parrocchiali? Col doppio lavoro non rubi forse energie al lavoro che ti viene pagato? e non rubi ancora il tempo alla tua persona che deve anche riposare e trovare tempo per pregare e istruirsi?

Veramente la sete del portafoglio diviene micidiale, e non solo per il proprio cuore, ma anche per la famiglia e per la società stessa.

Basti dire che, talvolta, è proprio la sete del portafoglio che fa vedere come legittima la limitazione delle nascite, addirittura tramite aborto, perché un figlio in più è una spesa in più!

Questa stessa sete del portafoglio poi fa fare delle spese che veramente sono inutili e sono una provocazione all'ira di Dio: cambio di macchina per motivi... di prestigio, cambio di mobili ancora buoni, cambio di vestiti, spese esagerate di divertimento per sé e per gli altri, case sfitte o affittate in modo strozzino, ecc. ecc...

Non so se hai capito: chi ammucchia qui, non ammucchia là. Quando andrai al di là ti troverai nudo, coperto solo dalla pece della vergogna: perché l'ammucchiare ricchezze è la menzogna che nasconde la paternità del Padre nostro che è nei cieli.

 

8. Non dire falsa testimonianza

 

Ho detto bugie! E' una confessione frequente, soprattutto tra i bambini. E poi i grandi, confessandosi ripetono: ho detto bugie. E non dubitano che l'ottavo comandamento possa contenere ulteriore sapienza per la vita.

Dire bugie è veramente una situazione antipatica. Dire ciò che non è, affermare d'aver fatto ciò che non si è fatto o viceversa è indice di poca serietà di vita. Talvolta affermazioni bugiarde diventano offesa per qualche persona, quando non addirittura calunnia. E la calunnia è parte di omicidio.

La bugia generalmente è volontà di nascondere. Non c'è bisogno di nascondere il bene, dì solito si nasconde li male. La bugia è il segno che s'è sbagliato e non si vuole rimediare.

Dio è luce, ci dice s. Giovanni, e in Lui non vi è tenebra alcuna. Mettere qualcosa della nostra vita nelle tenebre della bugia significa uscire dalla luce, dalla luce di Dio. Di solito la bugia va a braccetto coi furto e con la frode, o con la fornicazione. Talvolta si accompagna all'omicidio. Non di rado con tutti questi insieme. C'è, a volte, una bugia integrata così bene nella vita tanto da non accorgersi d'averla sulla bocca. Capita agli alcoolisti con naturalezza.

Ma io ritengo che ci sia una falsa testimonianza ancora peggiore delle bugie. Provo a spiegarmi. lo sono figlio di Dio. Egli stesso mi ha scelto per questo. Ora succede che io, se vivo da figlio di Dio, compio le sue opere, coltivo i suoi pensieri, allora do testimonianza vera della Sua vita. Ma se invece non agisco secondo l'opera del Padre, se nella mia vita non si può leggere l'amore e la pazienza, e il perdono e la purezza e la generosità del Padre, allora io do una testimonianza falsa. Tutti sanno che i figli assomigliano un po' ai genitori. La mia testimonianza sarebbe falsa se chi cerca nella mia vita i segni della vita di Dio, mio Padre, trova invece segni falsi, che conducono su strade sbagliate. Attraverso di me si arriverebbe a conoscere un Dio che non è quello vero. Di qui comprendo l'importanza di una vita vissuta secondo Dio. Non solo per amore della mia onestà e della mia santità, ma soprattutto per amore di Dio, perché possa esser riconosciuto com'è in verità, e per amore dei fratelli, perché siano aiutati dalla mia vita ad amare e conoscere il Padre di Gesù Cristo.

Comprendo perciò anche l'importanza di ascoltare e meditare la Parola di Dio. Se la mia vita deve manifestare il suo Amore, devo cercare con insistenza e decisione la sua Parola. E' l'unica Parola di cui mi posso fidare.

le parole degli uomini, difficilmente sono testimonianza vera. Generalmente gli uomini sono spinti a parlare da sentimenti vari e superficiali, oppure anche carichi di egoismo e di odio, di curiosità e di vanità. Le loro parole, vengono dall'abbondanza del cuore. Le parole degli uomini sono parola vera quando riflettono la sapienza di Dio.

lo devo abituarmi a discernere le parole degli uomini, perciò, la vera dalla falsa testimonianza, le parole che mi arricchiscono dell'amore di Dio da quelle che me lo vorrebbero togliere dal cuore.

devo abituarmi a discernere anche il mio spirito per non permettere a me stesso di divenire diffusore di parole che non escono dalla bocca e dal cuore di Dio.

Dovrò discernere con attenzione se il mio spirito è nell'amore, oppure se è nella vendetta, nella curiosità, nella vanità, nell'orgoglio, nella critica, nella superficialità, nell'ironia, nella diffidenza, nel sospetto, nell'impurità, nell'avidità, nella pigrizia. La verità si accompagna solo all'amore. Dovrò discernere e lo potrò fare se la Parola di Dio si è diffusa a tutte le dimensioni della vita.

Se la Parola di Dio diviene carne in me, se trova occasione di esser vissuta con decisione, la mia vita continuerà a dire e a dare testimonianza vera. 

 

9. Non desiderare la donna d'altri 

Si può intervenire sui desideri? I desideri vengono senza volerli, ma se si vuole, non restano. L'amore vero nasce nel cuore, proprio là dove nascono anche i desideri. I desideri infatti potrebbero essere definiti la spinta del cuore verso ciò che si ama.

Se nel cuore c'è amore vero, ci sarà il desiderio di donare se stesso, come nel cuore di Gesù, in cui c'era amore, c'era il desiderio di dare se stesso, di offrirsi per il bene di molti.

Quando il cuore non sa e non vuole amare, allora cerca se stesso, cerca il proprio compiacimento, è egocentrico. Davanti a tutto c'è l'io. In un cuore così l'istinto sessuale agisce facendo desiderare anzitutto che il proprio corpo serva ad accontentare il piacere. E così si vuole che serva anche il corpo degli altri. L'uomo - in tal caso - vede le altre persone come strumenti per soddisfare il proprio istinto.

L'uomo deve imparare a discernere i propri desideri, a esaminarli per vedere se e quanto combacino con i desideri di Dio.

Per quanto riguarda i rapporti tra uomo e donna conosciamo il desiderio di Dio con chiarezza, e sappiamo anche da esperienza secolare che il desiderio di Dio è il vero bene dell'uomo. « L'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due non saranno più due, ma una carne sola ». «Ciò che Dio ha congiunto l'uomo non lo separi» (Mt 19, 4-6). «Avete udito che fu detto: non commettere adulterio, ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5, 27-28).

Chi lascia la radice della gramigna nell'orto sa che prima o poi la gramigna spunterà. Chi lascia vivere i desideri nel cuore, prima o poi questi porteranno il loro frutto. Ma già il desiderio malvagio coltivato allontana il cuore dalla luce, gli impedisce di vedere Dio e di crescere interiormente. Sono un... tumore, qualcosa che cresce fuori posto e toglie vitalità alle buone qualità.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! Desiderio dei figli è vedere il Padre! Se sono vero figlio di Dio coltivo il desiderio di vederlo: ì puri di cuore lo vedranno! Tengo perciò il mio cuore libero da altri desideri che appagano il corpo o il bisogno di affetto, ma mi tengono invece inesorabilmente lontano dalle gioie di Dio.

In me inoltre deve crescere «l'uomo interiore », « l'uomo nuovo » creato secondo Dio nella santità, nella verità e nella giustizia.

Questa crescita viene favorita soltanto dal distacco dalle creature (santità), e dalla volontà di essere figlio per il Padre (giustizia) e dal desiderio di portare nella mia vita i segni di somiglianza a Lui (verità). 

Ora il desiderio di essere amato o di donarmi ad una donna è santo e vero e giusto se Dio me lo manifesta come sua volontà e mi dà la benedizione per farlo. Altrimenti diventa ostacolo. Amare una donna solo perché mi piace esprime ancora solo egoismo. Amare una donna che mi piace, ma che ha già il compito di amare un altro uomo, è volerla distogliere dalla sua missione ed è rubare a quell'uomo ciò che gli spetta. Amare una donna che mi piace quando ho già un compito d'amore verso quella cui ho promesso fedeltà e condivisione di vita è ingiustizia grande verso la mia famiglia, figli compresi, se ci sono. Ed è chiara disobbedienza al Padre. Lo Spirito Santo non può regnare né produrre frutto nel cuore di chi desidera diversamente dai desideri di Dio. San Paolo nella sua lettera ai Romani lo dice con una chiarezza decisa: «I desideri della carne portano alla morte » (8, 5). «I desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio» (8, 7-8). 

Tutto sta nel decidere: dove voglio andare? Voglio camminare verso il Padre? Allora prendo la strada che mi porta là. 

Nella tua decisione terrai presente l'esperienza di vita che hai già accumulato, così come ha fatto sant’Ignazio di Loyola: egli ha osservato il proprio cuore: quando leggeva romanzi cavallereschi e pensava ai suoi amori si esaltava ed aveva gioia fintanto che il suo pensiero rimaneva là, poi scompariva e tornava la noia e la tristezza. Quando leggeva vite di santi e il Vangelo, invece, la gioia era più mite, ma rimaneva a lungo e permeava le ore della giornata. L'esaminare con sincerità questa situazione lo ha portato a scegliere ciò che gli dava di più! 

Essere furbi in questo senso vuoi dire saggezza! Mettere nel cuore ì desideri dello Spirito di Dio non è solo salutare per l'al di là, è formarsi un uomo interiore, è scegliere una vita diversa, ma l'unica che porta a maturità tutto l'uomo e tutte le doti di cui egli è ricco. 

Se poi ti viene il desiderio di depositare o investire il tuo bisogno e le tue capacità di amare completamente ed esclusivamente per il regno di Dio, sappi fin d'ora che è un desiderio santo che può venirti solo da Dio! San Paolo ne godrebbe (1 Cor 7, 32-35) e Gesù si sentirebbe capito (Mt 19, 10-12). 

 

10. Non desiderare la roba d'altri 

Un altro comandamento per i desideri! Si sa, veramente i desideri ricoprono una funzione decisiva nella vita dell'uomo, ed allora vanno scrutati, incanalati bene, sottomessi ad un'intelligenza sana e piena. 

Il desiderio di avere, di possedere, è uno di quei desideri - come quello d'accontentare l'istinto sessuale - che può orientare la vita intera, e la può incanalare in direzioni aberranti. Perciò da questo desiderio bisogna difendersi, altrimenti diventa così forte da separare la vita definitivamente da Dio e dagli uomini. Il desiderio di avere, se trova compiacenza nel cuore, separa da Dio: non te lo lascia più vedere come Padre buono, capace di provvedere ai suoi figli come ai passeri! Non ti lascia più vedere gli altri come fratelli, ma solo come clienti, o come concorrenti, come possibili... vacche da mungere. 

In tale situazione ti trovi isolato da tutti, solo! E non c'è solitudine peggiore, perché ti senti responsabile della tua vita in modo pesante. E nemmeno per la tua vita c'è più la luce giusta: ti pare di dover vivere per almeno cent'anni ancora e non tieni più conto che forse già stanotte potrai dimenticare di respirare!

Preferisco non precipitare così, dove tutti precipitano volontaria-

mente e gridando, come se fossero gli altri ad averli buttati. Conosco una strada ripida, ma che sale a libertà sempre maggiore. E' la strada della piena fiducia al Padre. Egli provvede al pane per oggi, provvederà a quello del domani. Desideri di avere non restano e non producono i loro frutti dì morte.

Il mondo dice: non è bene fidarsi così di Dio! Se oggi va bene, ma domani? Il mondo ti dice: «aiutati che Dio t'aiuta». E quell’«aiutati » contempla un «fa tutto tu, Dio non sa fare nulla ». Ebbene, proprio in questo mondo dico: affidati a Dio, getta su di Lui ogni preoccupazione, non angustiarti per nulla, non attaccare il cuore alle ricchezze anche se abbondano. Vorrei quasi fare una scommessa con qualcuno... solo per aiutare a capire, non per vantarmi. Posso vantarmi solo d'avere un Padre buono e fedele, che mantiene le sue promesse. Tu cerchi di avere, di possedere, di prevedere il domani e il dopodomani. lo mi occupo del regno di Dio, e non mi curo d'avere conti in banca. 

Vediamo, chi di noi due avrà un cuore più generoso?

Chi di noi due saprà creare amicizia tra gli uomini?

Chi di noi due saprà agire da disinteressato?

Di quale di noi due si fiderà di più il povero e il sofferente?

Chi di noi due potrà dire una parola libera a tutti?

A chi di noi due il Signore affiderà l'amministrazione dei suoi beni?

Chi di noi due manifesterà qualcosa del cuore di Dio?

Questo è il mio desiderio, di fidarmi solo del Signore. Sono peccatore, e spesso ciò non succede. Ma voglio coltivare questo desiderio: ne ho scoperto la bellezza e la grandezza. Lo propongo anche a te: non desiderare la roba, desidera essere pienamente figlio del Padre dei cieli. La libertà del figli ti alzerà il capo, ti illuminerà gli occhi, darà vigore e sicurezza alle tue mani, sosterrà il tuo cuore.

Nulla è più bello per l'uomo e nulla più pieno e vero che l'esser figlio. Ma un figlio non è figlio se non si abbandona al padre e alla madre, se non permette foro di occuparsi di lui, di vestirlo, di nutrirlo, di... amarlo. 

Ti propongo, man mano che s'allontana da te la paternità e la maternità umana, di lasciare al Padre dei cieli di esserti papà e mamma. Hai tutto da guadagnare. T'accorgerai che Egli ti lascerà lavorare, ti lascerà responsabilità, ma con Lui nulla più è pesante. Il lavoro e le responsabilità diventeranno amore, occasioni di amore. Il portafoglio non sarà più così gonfio come l'hai ora, ma sarà pieno e traboccante il cuore: traboccante di pace, di gioia, di gloria! Non è questo che cerchi? Se mancasse la pace e la gioia, cosa ne faresti del mondo intero? 

Aiutami anche tu, con il tuo esempio, ad essere figlio, e ad arricchire le famiglie, il paese, il mondo di figli di Dio! «Tutto è nulla all'infuori di Me» (Isaia). 

Grazie 

E' grande cosa aver scoperto d'esser peccatore.

Il primo passo per guarire una malattia è scoprire di che malattia si tratta. Ringrazia quindi il Signore se hai scoperto in te peccati che nemmeno pensavi ci fossero, se hai scoperto che stai vivendo una vita menzognera. Ringrazialo, perché la luce ha raggiunto angoli nuovi della tua vita.

Ma non disperare e non ti scoraggiare: Dio è contento di perdonare! Non aspetta che questa occasione! Egli è contento di perdonarti, ed è felice di rivestirti di una forza nuova, e di un nuovo amore che trasforma la vita.

Dio ama i peccatori. Ha mandato Gesù per essi. Il suo amore è così forte che trasforma la vita dei peccatori in vita di santi. Se t'affidi a Gesù, lo potrà fare anche con te.

Quando avrai ricevuto il perdono sarai capace anche tu di perdonare. Perché avrai a cuore l'onore del Padre tuo che è nei cieli! Sarai capace di perdonare e di desiderare la salvezza dei peccatori, perché potrai riconoscere che i peccatori non sono degni di odio, né di vendetta, né di rancore. Essi sono stati vittima del male, che s'è scatenato forse contro di te, ed hanno perciò bisogno di essere risollevati, aiutati a uscire dalla tentazione. Il Signore può chiedere a te di portare la sofferenza della croce che li salverà, di farti partecipe dell'amore dell'Agnello che porta i peccati del mondo.

A nome di questo mondo io ti dico grazie! E anche a nome mio, perché porti la sofferenza di Gesù anche per i miei peccati. Non ti ringrazio a nome di Dio, perché voglio lasciare solo a Lui la gioia di farlo. E tu sai che chi offre anche solo un bicchier d'acqua non rimarrà senza ricompensa da parte di Dio. Tanto più se porti la sofferenza del peccato del mondo, tanto da diventare una cosa sola con Gesù crocifisso. 

don Vigilio Covi 

Sul perdono, vedi l'opuscoletto: «Sono perdonato».