RICEVI QUEST’ANELLO

Introduzione 

INTRODUZIONE

Quando penso alle coppie di sposi cui ho benedetto le nozze mi viene il vivo desiderio che perseverino ad essere famiglia santa. E che manifestino con la loro vita i misteri di Dio.
Ho incontrato troppi sposi che pensano alla santità come a una situazione da cui "ormai" sono tagliati fuori: è roba da preti e suore! Concepiscono la fede come qualcosa che tocca sì la loro vita, ma non il loro Matrimonio. E molti fidanzati pensando al Matrimonio, non sanno come contemplarlo in Dio.
Libri più grossi e ben fatti sono già stampati e aiuterebbero la comprensione di questo Sacramento in modo più esauriente che non queste poche pagine: le ho scritte perché conosco la difficoltà di molti a prendere in mano grossi volumi, sia per mancanza di tempo, sia per mancanza di familiarità con i libri, sia - talora - per mancanza di buona volontà. Spero che queste poche pagine non spaventino nessuno e aiutino invece gli sposi cui le darò a scoprire nella loro vita comune le conseguenze della fede.
Possono leggere fidanzati e giovani sposi. Anche chi si prepara a celebrare le nozze d'argento può dare un'occhiata.
don Vigilio Covi

L'attrattiva uomo-donna è naturale, viene senza cercarla, senza deciderla, perciò è del tutto naturale sposarsi! E i cristiani possono vedere il fatto di essere sposati o di accedere al matrimonio come lo vedono tutti gli altri uomini.
I cristiani che vivono tutta l'esistenza nella fede in Dio Padre, considerano la propria vita come risposta a lui che li chiama: come egli li ha chiamati al mondo, così li continua a chiamare perché collaborino con lui al suo Regno. Essi sanno perciò che anche il matrimonio è risposta ad una chiamata di Dio: vivono quindi la vita della famiglia come "vocazione" (= chiamata).
I fidanzati credenti vogliono considerare perciò il cammino di preparazione al matrimonio come un periodo di verifica e si chiedono: "il nostro amore è segno di una chiamata di Dio? Siamo noi chiamati dal Signore a formare una famiglia?". E la vita comune nel Matrimonio si fonderà sulla gioia e sulla pace che vengono dalla convinzione: "È Dio che ci ha chiamati a stare insieme, ad amarci e a donare alla Chiesa e al mondo la rivelazione dell'amore di Dio".
Raggiunta questa persuasione, gli sposi troveranno forza e consolazione nelle difficoltà e criterio di discernimento per le varie decisioni: dove andare ad abitare? quando avere dei figli? quanti? quale tipo di lavoro scegliere?
Vivere il matrimonio come "vocazione" o, meglio, come risposta alla chiamata di Dio, aiuterà e spingerà gli sposi a stare in contemplazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, per avere continuamente sott'occhio il modello e la luce della Comunione Trinitaria, onde esserne tempio e specchio; questa contemplazione li aiuterà a vivere in comunione con la Chiesa, da cui riceveranno gli aiuti spirituali e - perché no? - anche orientamenti e consigli per le loro scelte! *

· (Per la contemplazione della Trinità potresti trovare aiuto negli opuscoli "Trinità" e "Per il silenzio".)


Prima dell'inizio.
Di solito un ragazzo che cerca una ragazza intende trovarne una con sani principi. Egli sa che per avere i sani principi della vita questi devono essere ben radicati nell'eternità, cioè in una fede salda in Dio, in quel Dio che è amore, come ce lo ha rivelato Gesù Cristo. Perciò il ragazzo è contento quando trova una ragazza credente. Ma la ragazza credente e seria fa lo stesso ragionamento. Ella cerca un ragazzo di sani principi, radicati nell'eternità, e non solo in qualche ragionamento umano che poi cede quando vengono toccati gli interessi terreni o le voglie passeggere. Cosa deve fare il ragazzo che cerca la ragazza onesta di sani principi? Deve egli stesso radicare il proprio amore in Dio, deve approfondire il proprio rapporto con il Signore Gesù Cristo, perché anche la ragazza che egli cerca possa trovare quello che lei sta aspettando!

0. Matrimonio o convivenza?

So che posso parlare liberamente con voi anche di questo interrogativo, perché siete credenti: sapete cioè che la nostra vita si realizza quando seguiamo la sapienza di Dio, la sapienza ricercata dalla Chiesa attraverso un ragionamento disinteressato, ma anche, e soprattutto, attraverso le Scritture. Voi siete credenti e volete perciò fondare la vostra casa sulla roccia, ascoltando Gesù e mettendo in pratica quanto egli ha detto. Voi siete credenti e non volete fare nulla che non sia benedetto da Dio.
Voi vi amate, e in quest'amore state crescendo: di esso però non vi fidate del tutto, se esso non è riconosciuto, accolto e benedetto dalla Chiesa: è la comunità cristiana, infatti, che poi lo sostiene con la sua preghiera, con il suo consiglio e con i suoi insegnamenti. È dalla Chiesa che il vostro amore e la fatica ed eventuale sofferenza per perseverare in esso riceveranno la benedizione di Dio, ed è dalla Chiesa che riceverete il perdono di quei peccati che si intromettono a farvi dubitare e soffrire l'uno per l'altro. Il vostro credere vi porta a non avere fretta di vivere insieme, anzi, ad attendere quando sarete ben preparati: preparati psicologicamente e spiritualmente, e sicuri di avere dalla vostra la grazia di Dio. Per essere preparati dovete aver imparato ad amare con un amore fedele. Non saranno sufficienti le parole d'amore che vi scambiate, bisognerà che con i fatti vi siate dimostrati l'un l'altro di sapervi cercare, di essere capaci di soffrire l'uno per l'altro, di pazientare, di attendervi. Allora, venendo a vivere insieme, avrete quella pace e quella serenità interiore che sarà il più bel dono che vi scambierete, e la più bella atmosfera in cui accogliere i figli che verranno ad allietarvi.
Per voi non sarebbe perciò necessario prendere in considerazione la cosiddetta convivenza, intesa come periodo più o meno lungo di vita vissuta insieme senza riconoscimento legale o sociale, senza riconoscimento e senza benedizione della Chiesa nonché, spesso, dei propri genitori. Anche voi però vivete in un mondo dove i vostri amici, o i vostri fratelli e cugini, hanno imboccato la strada della convivenza. Forse siete tentati di imitarli, assumendo il pensiero che sia utile vivere un periodo di prova della vostra capacità di stare insieme, della compatibilità del vostro carattere. Siete tentati perciò di ridurre il tempo di valutazione del vostro reciproco amore e di considerarlo in maniera più superficiale: tanto, resta la possibilità di lasciarvi senza dir nulla a nessuno! La nostra fede ci porta a non condannare chi opta per questa decisione: noi non sappiamo, infatti, nè a che grado di fede essi sono giunti, nè a che livello di consapevolezza e responsabilità si trovino, nè quali possano essere le motivazioni profonde della loro decisione. Pur rispettandoli, non approviamo questa scelta, perché ne conosciamo la precarietà. Vogliamo osservare questo fenomeno per avere qualche chiarezza ed essere consapevoli di qualcuna delle molte conseguenze che tale decisione porterà a breve o lunga scadenza. È una via non sperimentata dalle generazioni passate, e perciò solo tra qualche decennio potremo vedere quanti danni essa provocherà.
Di per sè, se non foste credenti, o se apparteneste ad una religione diversa dalla cristiana, non saprei cosa dirvi, se non che l'impegno di fronte alla società è importante, sia per voi stessi che per la società in cui vi trovate a vivere: è un impegno reciproco, per cui la società stessa difende la vostra decisione. Anche per i non credenti sarebbe importante quindi celebrare almeno il matrimonio civile per donarsi una sicurezza che rende più sereno e più protetto il vivere insieme. In mancanza di questa sicurezza avranno una continua tensione interiore che, benché inconscia e impercettibile, li condiziona, e condiziona la vita e la serenità degli eventuali figli che accoglieranno. L'impegno di fronte alla società è importante per la società stessa e per le singole persone che vivono vicino a loro: essi sapranno come relazionarsi e cercheranno di favorire e difendere il loro vivere insieme.
A me succede, per esempio, di non saper cosa dire a due conviventi quando attraversano un periodo di difficoltà. Le difficoltà infatti non sono riservate a chi ha preso l'impegno del matrimonio: esse possono presentarsi anche nella vita di chi sta insieme senza un preciso impegno sociale. Come li devo consigliare? Che continuino nonostante tutto? Ma chissà se è questo il loro bene? Devo dir loro che la loro difficoltà è segno che non sono chiamati ad essere l'uno per l'altro? Se avessero celebrato il matrimonio, in molti casi avrei criteri di fede per aiutarli ad individuare l'origine delle tentazioni e per dare qualche consiglio. Ma se essi mai si sono impegnati seriamente l'uno con l'altro davanti a Dio non posso fingere che l'abbiano fatto. Le difficoltà saranno solo un segno che si devono lasciare?
Una delle caratteristiche dell'amore è di essere eterno. I ragazzi che iniziano ad amarsi lo percepiscono. Nessuno dice all'altro: io ti amerò per tre mesi o per tre anni, o fin che avrò finito l'Università. Essi si dicono: ti amerò per sempre! Lo dicono, ma da soli poi non possono dare alcuna garanzia di essere capaci di realizzare questa promessa. Hanno bisogno degli altri, come hanno bisogno degli altri per mangiare, per viaggiare, per lavorare, per abitare, per divertirsi. I motivi proposti dalla fede poi per procedere decisi verso la celebrazione del sacramento del matrimonio sono luminosi e rasserenanti: li troverete sparsi nelle pagine seguenti.

1. Amore d'uomo: verità o menzogna?

Vi parlo della famiglia, quella fondata nella fede cristiana e iniziata col sacramento del Matrimonio. La prima impressione è che non mi sarà molto facile, perché è come parlare del mare: non sai dove cominciare e ovunque cominci sei costretto ad essere incompleto e parziale.
Pensando alla famiglia, mi viene in mente anzitutto quella in cui sono cresciuto, e anche molte che conosco, che vedo ogni giorno o che ho incontrato nella mia vita e hanno lasciato in me una traccia: e inoltre non si stacca da me una certa visione di famiglia ideale, come vorrei fossero le famiglie dei miei amici, di quelli che amo. Tutte queste immagini - reali e di desiderio - si confrontano nel mio cuore con la famiglia che chiamerò sacra, quella che duemila anni fa era presente nel villaggio di Nazareth in una delle case-grotta abitate dalla gente povera e semplice.
Saranno perciò, queste pagine, una comunicazione di esperienze e di cuore, anche se talvolta sotto forma di idee e di commento. Ogni pagina sarà incompleta, ma tutte insieme - a mo' di mosaico - potranno dare un'idea di come potrebbe essere la carta d'identità di una famiglia cristiana.
A qualcuno parrà strano poi il fatto che sia un prete, senza moglie e senza figli, a parlare di famiglia e dubiterà che possa dire cose utili e vere. Lascia il giudizio alla fine: allora potrai dire se quanto dico ha o non ha fondamento! Non ci sono forse anche persone maritate che parlano dei preti? E mi sanno anche dire con sapienza, amore e verità come io dovrei essere!

Quando nasce una famiglia? Mi pare di vederli i due giovanotti, lui e lei, che si incontrano con gli occhi. Un lampo? Una folgorazione? Ognuno dei due attraverso gli occhi ha visto il cuore dell'altro. Non si lasciano più. Il pensiero e le ruote della macchina corrono in quella direzione. Se chiedi loro il perché, non sanno che dire. E se dicono qualcosa, il tutto sfugge. L'amore non ha perché. Il vero perché è ancora nascosto ai loro stessi occhi, e si manifesterà loro un po' alla volta, come i più grandi misteri di Dio: l'amore infatti è di Dio!
Eppure l'amore di due innamorati è molto fragile, ed essi se ne accorgono. Nessuno può garantirne la durata, né la capacità di superare difficoltà e ostacoli. Ognuno dei due sente che l'amore che nutre per l'altro dipende in definitiva da se stesso. "Io ti amo: e io lo voglio" potrebbero dirsi; "se io volessi ti potrei piantare in asso anche subito"!
Un amore fondato sui sentimenti che si provano, sulle ragioni che si portano, sulle volontà che si incontrano: è sufficiente? Un amore che dipende in definitiva dall'uomo. Se l'uomo fosse perfetto credo che tutto ciò sarebbe sufficiente. Ma siccome l'uomo, e la donna similmente, è peccatore, debole, fragile, ingannato facilmente dalle apparenze, come potrà farsi garante di se stesso? Come potrà promettere amore duraturo se non ha nelle mani il proprio destino? Come può un uomo dire ad un'altra persona "ti amo" senza essere menzognero? Quando lui ama lei (e viceversa) c'è un miscuglio di cose e atteggiamenti diversi che si intersecano e si condizionano a vicenda. Quel "ti amo" vuol dire in definitiva tante cose: vuol dire "voglio il tuo bene" e "desidero che tu stia con me", "posso possederti", "mi lascio possedere da te", "mi fido di te", "anche il tuo corpo è mio", "ti lascio libertà", ecc. ecc...
È un amore che si mescola, senza accorgersi, con l'egoismo e l'istinto del possesso che genera gelosia e dominio: un amore non purificato, con molte scorie e imperfezioni.
Quel "ti amo" è perciò al tempo stesso verità e menzogna. Due innamorati credenti in Dio vogliono essere sempre nella luce della verità e strumento di verità: si interrogano perciò seriamente su come il loro amore possa essere purificato dalla menzogna e divenire luce per sé e per l'amato. Questa ricerca è costante, anche per chi già è sposato: è la sofferenza e la gioia dei coniugi credenti che vogliono essere soltanto "amore" l'uno per l'altro, amore "puro" libero da egoismi e da dominio, che vogliono essere la parte privilegiata del cuore di Dio-amore per l'amato!

2. Matrimonio: trasformazione dell'amore

Quando i due fidanzati chiedono al prete di "fare le carte", cioè di preparare il carteggio matrimoniale perché si vogliono sposare, è mio desiderio che arrivino a capire, in tutta la profondità consentita all'uomo, il dono che si fanno. Non trovo per questo parole migliori di quelle che dirò il giorno delle nozze iniziando la celebrazione del rito del matrimonio: "Siete venuti nella casa di Dio... perché il vostro amore riceva il Suo sigillo e la Sua consacrazione…". Queste parole passano veloci da un orecchio all'altro... e poi nel dimenticatoio. Non per me. In queste parole trovo la purezza, la verità e la durata dell'amore.
I due "colombi" portano il loro amore davanti all'altare, l'altare del sacrificio di Cristo e della comunione con Dio. E Dio mette il Suo sigillo sull'amore delle due persone, su quell'amore tutto umano. Da quel momento quell'amore ha un sigillo, e il sigillo indica la proprietà. Ora l'amore dei due è proprietà di Dio. L'amore che lui ha per lei è l'amore di Dio e quello di lei per lui altrettanto.
Forse comprendete, voi coniugi, perché il vostro amore è puro, vero, durevole: è di Dio. I peccati lo possono ancora rovinare e sono tanto più gravi in quanto rovinano quel vostro amore che è di Dio, ma non lo possono né sciogliere né cancellare, perché l'amore di Dio è e rimarrà più grande del cuore dell'uomo, anche di quello del peccatore.
Gli sposi si amano, e il loro amore diventa di anno in anno più maturo, stabile e sereno. Perché? Il loro amore è amore di Dio. È maturo e stabile e sereno fin dall'inizio, essi però riescono ad accorgersene e ad accoglierlo gradatamente. Quando il marito cerca di essere puntuale ai pasti, o, se si trova lontano, telefona per avvisare del ritardo, quando dà una mano per i lavori di casa, cosa fa? Sta donando a sua moglie i segni piccoli del grande amore di Dio per lei. Il marito ama sua moglie perché in "quel giorno" - forse già lontano - la sua capacità d'amore è divenuta proprietà di Dio: è Dio che ama sua moglie, attraverso i gesti piccoli o grandi, concreti, semplici, anche se non costano denaro, ma piuttosto generosità del cuore! La missione dei coniugi è quella di donarsi l'uno all'altro concretamente l'amore del Dio invisibile. Se i mariti e le mogli lo sapessero! Se non lo dimenticassero! Quale gara di dedizioni, di generosità l'uno verso l'altro ci sarebbe!
La moglie sa di amare il suo tesoro non più perché gli è simpatico, o perché gli piace, o perché è il migliore tra gli uomini del paese, ma perché lei ne ha il compito da parte di Dio.
Questo amore resiste a tutte le prove, anche a quelle della cattiveria del marito o del suo peccato, anche a quelle di qualche crisi di affetto, a quelle della malattia o della povertà, persino a quelle di qualche tradimento. Lei sa di dover donare al suo "uomo" l'amore di Dio in un modo del tutto particolare ed esclusivo. E Dio non smette di amare chi si dimentica di lui, chi Lo offende, chi diventa indifferente. Così la moglie o il marito cristiani. Mi sono chiesto più volte come mai certe donne o certi uomini sono stati capaci di amare il proprio coniuge fino all'inverosimile, un coniuge sempre ammalato o uno che trasformava la casa in un inferno. Ho trovato la risposta considerando il sacramento del Matrimonio. Esso rende santo l'amore coniugale, lo fa superiore a tutte le prove: quelle donne e quegli uomini amavano il loro coniuge non perché buono e bravo, simpatico e attraente, ma perché sapevano di aver ricevuto questa missione da Dio, nel giorno in cui essi hanno voluto. Quell'amore si era purificato sempre più, divenendo in modo sempre più chiaro amore di Dio, così forte, che in molti casi è riuscito addirittura a rendere capace di amare il cuore violento dell'altro!

3. Io accolgo te: per sempre?

L'aggettivo "indissolubile" è una di quelle parole che riescono a creare un clima di serietà e decisione. È una di quelle parole che fanno sentire la vita come un viaggio senza ritorno - come difatti è -, e la decisione conseguente all'amore come una decisione stabile e finale. È una parola che assomiglia alla morte: quel che c'era prima non esiste più. Dato che il matrimonio è "indissolubile" in esso la libertà di movimento, la possibilità di decidere da soli non può più essere presa in considerazione: sorge qualcosa di nuovo che ancora non si conosce.
Forse per il fatto che l'amore coniugale esige una decisione così definitiva, fa paura. Molti, che vivono superficialmente, alla giornata, non abituati alla stabilità nella loro vita, non se la sentono di impegnarsi per sempre. In fin dei conti essi basano il loro amore su se stessi: se considerano Dio, lo vedono troppo lontano o lo allontanano di proposito, perché diverrebbe "troppo" esigente. Questi affrontano la convivenza o si sposano solo civilmente: non avranno ostacoli di ordine sociale nè religioso a dividersi e separarsi e cercare un altro coniuge, nel caso lo volessero: è una soluzione prevista e praticabile.
Perché invece il matrimonio dei cristiani è considerato indissolubile?
Perché i cristiani, quando si uniscono in matrimonio, fanno un passo senza ritorno?
L'ho accennato prima: nel momento in cui i coniugi hanno consegnato a Dio il loro amore, celebrando il sacramento, Dio lo ha fatto Suo. Tra i due si inserisce l'amore di Dio. Se essi interrompono il proprio amore reciproco, si rendono colpevoli contro l'amore di Dio! Nelle intenzioni e nella volontà di Dio questo non è previsto: egli vuole continuare ad amarli tramite i loro stessi gesti e la loro donazione l'uno all'altro. Chi spezza l'amore al proprio coniuge contrasta l'amore di Dio: qualora si affievolissero i sentimenti d'amore, il dono di sè deve comunque continuare.
Inoltre essi, da quando celebrano il matrimonio, si amano perché Dio dà loro il compito di farlo. Possono smettere di amarsi solo quando Dio ritraesse questo compito; ma Dio non disfa quel che ha fatto. Ne ha dato conferma Gesù quando fu espressamente interrogato su questo argomento: un marito e una moglie non abbandonino il coniuge per vivere con un altro: è adulterio. E se sono separati già da anni? Non tolgano a sé e al coniuge la possibilità di tornare, di convertirsi, di perdonare, di chiedere perdono. Impegnandosi con un'altra persona chiuderebbero la strada già difficile della comprensione e dell'unione.
L'intenzione iniziale di Dio, quella che dà forma alla famiglia e dona completezza all'umanità dell'uomo è l'unità indissolubile tra i due. Raramente, ma può capitare, ci sono due casi particolari in cui il matrimonio può essere sciolto. Uno è il caso cosiddetto "petrino": solo il papa con l'autorità detta "delle chiavi" (di Pietro) può, per motivi provati, sciogliere un matrimonio che fosse solo "rato, ma non consumato": gli sposi hanno cioè celebrato il rito, ma non hanno ancora avuto rapporti sessuali tra loro. L'altro caso è detto "paolino" perché lo prevede s. Paolo nel suo insegnamento apostolico. Si tratta del caso in cui un coniuge non battezzato non accettasse più di vivere con l'altro divenuto cristiano e battezzato (1Corinzi 7,15).
Altri casi di "scioglimento" non sono previsti nella Chiesa Cattolica. Talvolta avviene che il Tribunale ecclesiastico riconosce, dopo serie interrogazioni e indagini, che un matrimonio non sussisteva fin dall'inizio, perché mancavano fin dal momento in cui è stato celebrato qualcuna delle condizioni che fanno sì che un matrimonio sia tale! In tal caso può essere dichiarata la "nullità": non è mai stato matrimonio.
Il fatto che Dio prenda così sul serio l'amore di due persone, tanto da identificare con esso il proprio Amore (fatto che rende l'amore degli sposi indissolubile), obbliga fidanzati e sposi cristiani ad una grande serietà pur nella serenità e nella gioia provenienti dalla loro fede. È necessario che sia seria e accurata la preparazione dei fidanzati che intendono camminare con Dio e serio il modo con cui gli sposi cercano insieme di esser fedeli l'uno all'altro e di approfondire la propria unità e comprensione.

 

continuazione