MISTERI
GAUDIOSI
1. Maria
riceve l'annuncio dall'arcangelo Gabriele
L'angelo Gabriele fu mandato
da Dio ad una vergine - la Vergine si chiamava Maria. (Lc 1, 26-26)
Maria
sa che Dio c'è, e che Dio ama, e che Dio parla per amare e per chiedere amore.
Ella cerca perciò di ascoltarlo. Ma quando Dio parla è sempre una sorpresa,
soprattutto perché Dio chiede ciò che non si pensa di dover dare. Dio chiede a
Maria tutta la vita, le chiede una disponibilità totale. Le fa un dono così
grande che le costa tutta la vita. Riceve il Figlio di Dio, ma ciò le costa
impegnare per lui ogni giorno tutte le proprie energie fisiche e spirituali.
Maria accetta. Consapevole di donarsi senza ancora sapere come, Maria si offre a
realizzare la Parola che manifesta le intenzioni di Dio.
Eccomi,
si faccia di me come Tu vuoi.
Voglio imparare anch'io l'amore
che Maria a per il Padre, la vera preghiera: Eccomi, per Gesù.
2. Maria
si reca da Elisabetta
In quei giorni Maria si mise
in viaggio verso la montagna. Entrata nella casa di Zaccaria salutò Elisabetta.
Maria
ha saputo dal messaggero di Dio che la parente Elisabetta sta
facendo
un'esperienza di fede e di amore simile alla propria.
Questa
notizia le fa desiderare l'incontro, per imparare, per condividere la gioia e la
vita nuova di abbandono a Dio.
Maria
ed Elisabetta si salutano lodando Dio, aprendosi il cuore colmo di fede e di
speranza.
Maria
viene proclamata beata dalla cugina perché ha creduto, perché la sua vita s'è
appoggiata sulla Parola di Dio, ed è divenuta così una cosa sola con il Suo
amore forte e delicato.
Ella
sa che la beatitudine consiste nell'essere guardata da Dio, nell'essere amata da
Lui senza alcun merito, perciò innalza il canto della lode con gioia profonda e
sincera: «l'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio
salvatore».
Voglio imparare da Maria a
contemplare il mio Dio buono e fedele e a trovare in Lui i motivi della mia
serenità e della mia gioia, per poter servire con libertà i fratelli che
incontro.
3. Gesù
nasce a Betlemme
Diede alla luce il suo figlio
Primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era
posto nell'albergo.
L'amore
di Maria e Giuseppe per il Padre non si arresta di fronte alla difficoltà del
rifiuto degli uomini e né di fronte alla povertà della stalla. Essi continuano
ad amare, ed in questo amore, libero da critiche e giudizi e lamentele,
accolgono Gesù.
La
semplicità, l'abbandono al Padre e la pace di Maria e Giuseppe sono il vero
ambiente in cui Gesù nasce: l'essere adagiato sulla paglia non dà fastidio a
Gesù, anzi! t sua gloria poter beatificare la povertà fin dalla nascita, perché
essa è l'ambiente che favorisce l'unione con Dio, la gioia e l'amore
universale.
Beati
i poveri in spirito: beati quelli che accettano e decidono di non dare
importanza alle ricchezze, ma a Dio: essi somiglieranno al Figlio di Dio, che ha
iniziato il suo cammino con noi nella effettiva povertà.
La nostra povertà non sarà
ostacolo, anzi, sarà attrattiva per Gesù, se vissuta nell'abbandono al Padre,
con un cuore libero da critiche e giudizi e lamentele, con la gioia di essere
noi stessi la ricchezza di Dio: tra noi potrà trovarsi bene il Figlio di Dio,
come tra Maria e Giuseppe.
4. Gesù
presentato e offerto a Dio nel tempio
Secondo la legge di Mosè, portarono
il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore.
Il
bambino non sa che cosa sta succedendo, non ne è cosciente, ma sarà sempre
riconoscente ai suoi genitori d'averlo - fin da piccolo - presentato al Padre,
d'averlo considerato Sua proprietà e dono Suo.
Offrendo
il Figlio a Dio e riscattandolo poi con le due colombe, Maria e Giuseppe si sono
dichiarati a disposizione del Padre per donare a Gesù il proprio servizio e il
proprio cuore: esso appartiene a Dio: questa appartenenza si manifesterà nella
disponibilità quotidiana verso il bambino, un bambino che è la gioia e la pace
e la luce del popolo d'Israele e di tutte le nazioni. Già fin d'ora Egli inizia
a salvare l'umanità: Simeone e Anna solo al vederlo giubilano e sono consolati
della lunga attesa.
Il
bambino, dono dato da Dio e riconsegnato a lui, attirerà nella sua offerta
molti cuori, nonostante il prezzo che verrà chiesto ad essi: rinnegare se
stessi, fino a lasciarsi trapassare dalla spada, come è stato detto alla Madre.
Con Lei non temiamo di
continuare ad amare il bambino.
Egli stesso è la ricompensa.
5. Gesù
tra i dottori della legge nel tempio
Quando egli ebbe dodici anni
salirono a Gerusalemme, secondo l'usanza. Trascorsi i giorni della festa, mentre
riprendevano la via del ritorno il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza
che i genitori se ne accorgessero.
Un
avvenimento strano nella vita del Figlio di Dio. Com'è stato possibile? Solo
una svista dei genitori? E Lui non s'accorgeva che passavano i giorni e le
notti?
Non
abbiamo altra risposta di quella che Egli ha dato: «Non sapevate che io devo
occuparmi delle cose del Padre mio?». Gesù si immerge in ciò che riguarda il
Padre, e nella sua sapienza di dodicenne è ispirato a fermarsi ad imparare,
ascoltare lezioni e conferenze... Ma il Padre vorrà che Egli impari ancora
l'obbedienza «Pur essendo Figlio imparò l'obbedienza dalle cose che patì».
Per occuparsi delle cose del Padre suo, Gesù torna a Nazareth, ascolta Maria e
Giuseppe, vive nel nascondimento, accetta ogni giorno la croce quotidiana della
sottomissione.
Il
Padre lo chiama a rinnegare se stesso.
La
risposta di Gesù è scuola per Maria e Giuseppe: essi devono imparare a
considerare il proprio figlio come figlio di Dio, ad ascoltare per lui non il
proprio sentimento, ma le ispirazioni dello Spirito Santo.
Maria
e Giuseppe rimarranno nell'atteggiamento di libertà verso il figlio: E nostro
figlio perché lo possiamo servire, non perché lo possiamo possedere.
Aiutati dalla luce di questo
mistero, viviamo anche noi i nostri rapporti reciproci tra parenti e amici con
la consapevolezza che nostro compito, e compito loro, è occuparsi delle cose
del Padre.
vedi anche "Avvolto nella nube"