9.
Nello
Spirito Santo
"Se
tu conoscessi il dono di Dio" (Gv 4,10)!
La samaritana che si prende gioco di Gesù e che evita i suoi interrogativi
profondi, non conosce il dono di Dio.
"Bisogna rinascere dall'alto" (cf Gv 3,3).
Nicodemo - intelligente, ma pauroso - non sa che oltre la vita della carne l'uomo
vive una vita nello spirito e che anche questa nasce, cresce, raggiunge la maturità
oppure si blocca e scompare.
"Chi segue me avrà la luce della vita" (Gv 8,12).
I farisei hanno la luce del sole e delle lampade ad olio; con questa luce studiano
e leggono, sanno tutto e se ne vantano. Altra luce non serve loro. E non capiscono
quelli che hanno nel cuore una luce che fa capire tutto, anche i segreti delle
anime, una luce che fa vedere i veri significati delle cose e dei fatti, la
vera posizione dell'uomo nel creato e nella società.
Una vita nuova, un'acqua che disseta le aspirazioni più profonde del
cuore, una luce che orienta l'uomo su vie eterne: ecco lo Spirito Santo. Com'è
importante per l'uomo vivere nello Spirito santo! Com'è dolce e sicura
la vita vissuta nello Spirito Santo! Com'è vera e nuova l'esistenza immersa
nello Spirito Santo!
Con lo Spirito Santo comprendo l'amore del Padre per me e riesco ad ubbidire
e seguire le orme di Gesù. Con lo Spirito Santo riesco addirittura ad
amare i nemici e desiderare per loro il bene, la prosperità, la salvezza.
Con lo Spirito Santo sento che la mia vita non vive più su questa terra,
ma vi è solo di passaggio; io vivo invece in Dio, nel suo cuore, nella
sua eternità e i miei giorni servono solo a ricevere nel tempo e distribuire
nei limiti dello spazio l'amore infinito ed eterno di Dio.
"Io ti battezzo nel Nome dello Spirito Santo".
Già la vita piccola e fragile del battezzato gode una nuova possibilità:
comprendere Dio, ascoltarlo e parlargli, accogliere il suo amore e rispondergli.
Chi può comprendere queste cose? Io sono vissuto per molti anni credendo
fossero un mistero nascosto, un qualcosa che solo Dio sa cos'è. Nemmeno
il mal di denti sapevo quel che fosse, fin che non l'ho provato. Anche la gioia
del cuore era incomprensibile fino al giorno in cui è arrivata. Così
lo Spirito Santo è incomprensibile fino al giorno in cui egli stesso
non si fa conoscere e sentire. Egli si comunica a chi ubbidisce con amore a
Gesù e gli resta sottomesso con perseveranza: perché Gesù
è pieno di Spirito Santo, e chi gli sta vicino sempre, lo riceve. Chi
lo riceve se ne accorge dai frutti che maturano in lui: pace, amore, gioia,
comprensione, benignità, mitezza, pazienza, fedeltà, dominio di
sé.
Non sei il primo che mi chiede: ma cos'è lo Spirito Santo? Quante volte
me lo sono chiesto anch'io! Posso dirti qualcosa ora, ma solo lui ti si può
svelare.
Tu t'accorgi quando ti prende la rabbia, o la vendetta, o la vanità,
o la superbia, o l'impurità. Chiama queste cose spirito di rabbia, spirito
di vanità, ecc... Comprendi? Ora chiama "spirito" qualche altro
atteggiamento, dei giorni felici: mitezza, comprensione, perdono, adattamento,
semplicità...: spirito di mitezza, spirito di perdono...
Chi sarà lo Spirito Santo? È quello Spirito posseduto in pieno
da Gesù e che noi vediamo in lui, e che chiamiamo amore, perdono, dolcezza,
pazienza, fermezza, preghiera, purezza, povertà, obbedienza al Padre,
ecc...
Queste sono tutte manifestazioni di santità, di vita vissuta in dipendenza
da Dio e non da ciò che avviene sulla terra. Santo vuol appunto dire
"superiore alla terra", indipendente dal mondo. Per farcelo comprendere
lo Spirito Santo, persona divina, prende l'immagine della colomba che vola:
è staccata da tutto, come il cristiano che non s'attacca alle cose, che
non dispera nel dolore e non s'entusiasma delle sue fortune, che agisce sempre
in sintonia col cuore di Dio, che non reagisce agli umori degli uomini, ma solo
alla parola del Signore.
Esser battezzato nello Spirito Santo è un'esperienza veramente travolgente,
che cambia le relazioni con gli altri uomini e le fa diventare sempre occasioni
di amore vero, profondo, divino, amore che sa arrivare a morire per gli altri
e a chiedere agli altri di soffrire e morire per i fratelli.
10.
Qualcuno
non ha ancora digerito il fatto che il nostro Dio sia uno in tre Persone. Molti
dicono: è un mistero! e con ciò si esonerano dal riflettere, dal
chiedere, e - spesso - dal pregare. Dio si fa conoscere com'è, anche
se il cervello dell'uomo, abituato alle sue "scoperte", non riesce
ad afferrare tale rivelazione. Noi chiamiamo "Dio" una famiglia, una
comunione d'amore: Padre, Figlio, Spirito Santo. Io te lo posso dire solo perché
Gesù l'ha detto, e te lo dico non con la mia, ma con la sua sapienza,
conoscenza ed autorità: io gli credo e ora credo anche, e so, che Dio
non potrebbe essere diverso. Solo così posso concepire come "Dio"
possa essere "amore", amore infinito. Se non fosse Trinità,
prima di creare il mondo egli non avrebbe avuto nessuno da amare, non poteva
essere Amore.
Potrei dire ancora molte cose, ma non so se ti interessano o se le sopporteresti
soltanto. La cosa più bella e che tu non puoi ignorare è che dal
momento del battesimo fai parte della famiglia di Dio: non sei più straniero,
né ospite, ma familiare di Dio. Sei immerso nella vita del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo. Non ti dico altro che di goderne, ringraziare,
meravigliarti di questa realtà. E poi parla con le Tre Persone e prova
a sentire - origliando nel tuo cuore - cosa possa dire o chiedere il Padre al
Figlio Gesù sul tuo conto.
L'hai scoperto?
Ora ti dico cosa risponde Gesù al Padre: ormai questa creatura è
mia, è nostra; io la consacro perché faccia parte della mia vita,
affinché tu, Padre, guardandola, possa vedere un riflesso della mia figliolanza,
e godere.
Il significato dell'unzione col s. Crisma (olio consacrato dal Vescovo con i
suoi preti il Giovedì santo mattina) vuole esprimere questa realtà.
Il battezzato riceve un altro segno di croce in fronte, con l'olio.
Un segno che indica l'appartenenza, come fosse un marchio: "Ora tu appartieni
a Gesù Cristo, crocifisso e risorto: sei suo, sii suo, e di nessun altro.
Servi e ubbidisci a lui solo. Egli non è un padrone che sfrutta, è
un Signore che ti ama fino a morire per te". E l'olio con cui viene impresso
il segno è consacrazione: come anticamente ogni consacrazione avveniva
versando l'olio sul capo, così dopo il battesimo la nuova creatura immersa
in Dio riceve la consacrazione: in Gesù Cristo sei segnato sacerdote,
re e profeta.
Sei sacerdote anche tu: sei sacerdote nel senso che sei uno che può e
deve offrire a Dio il sacrificio della lode, della tua vita; tu offri a Dio
il lavoro e la gioia, le sofferenze e il tempo. Partecipi al sacerdozio di Cristo.
Non sei sacerdote nel senso di "prete" (presbitero), che è
un servizio specifico nella comunità cristiana. Partecipi al sacerdozio
universale dei fedeli: ce lo hanno ricordato i Vescovi durante l'ultimo Concilio
(Vaticano II).
Siamo consacrati anche "re". Non ci interessano i regni di questo
mondo! Siamo re al modo con cui Gesù è re! Un re che comanda a
se stesso e serve gli altri. Un re superiore ai desideri e alle passioni degli
uomini, anche alla passione di voler dominare e possedere. Siamo re in quanto
chiamati ad una libertà, sempre crescente, da ogni forma di schiavitù
o condizionamento psicologico e spirituale. Siamo chiamati ad influire sul mondo
e sul cuore degli uomini allo stesso modo di Gesù, che regna sui nostri
cuori senza violenza, li possiede arricchendoli di ogni bene, e aumenta la nostra
libertà. "I miti possederanno la terra" (Mt 5,5)!
Siamo "re e regine d'amore", come ebbe a dire l'arcivescovo di Canterbury
anche ai regnanti d'Inghilterra in occasione del loro matrimonio.
Il battezzato è anche profeta. Profeta non vuol dire mago! Profeta significa
"uomo che parla al posto di un altro", uno che presta la voce a Dio
per farsi sentire dagli orecchi dell'uomo. Profeta sei tu quando mi doni parole
di Dio, quando - per es. - mi inviti al perdono, alla speranza. alla fede, all'amore!
Ma noi siamo profeti anche nel senso che prediciamo il futuro, il vero Futuro,
che nessuno potrà chiamare passato. Non prediciamo ciò che capiterà
domani o l'anno prossimo, ma invece, con la nostra vita, col comportamento onesto
e santo, con la nostra amicizia a Dio e alla Chiesa annunciamo il Futuro: c'è
una vita oltre questa vita, c'è un Padre che mi aspetta, c'è un
regno per me dopo che avrò lottato e vinto l'egoismo del mio cuore, c'è
una gloria e una gioia destinata a me per sempre nel Regno eterno di Dio!
Mi piace tanto l'unzione in fronte col Sacro Crisma!
11.
Una veste da reclamizzare
"Ti
consiglio di comperare da me vesti bianche per coprirti"... (Ap 3,18).
Sono parole profetiche che leggiamo nel libro dell'Apocalisse, l'ultimo della
Bibbia. Queste parole hanno un seguito proprio nella celebrazione del battesimo.
Una simbolica veste bianca viene consegnata al battezzato. Il vestito indica
molte cose, rivela la personalità o i compiti o la dignità di
chi lo porta. Il battezzato ha la dignità divina, una personalità
nuova, non più orientata alla terra, ma al cielo, un servizio nel mondo
come il servizio di Gesù; tutto ciò lo vogliamo significare esteriormente
con il vestito: simbolicamente.
"Quanti siete battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo"
dice san Paolo (Gal 3,27) e, ancora, definisce il battesimo così: "Vi
siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo,
che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore"
(Col 3, 10). Una piccola veste simbolica perciò può dire tante
cose, anche l'impegno che il battezzato avrà per sviluppare e manifestare
col suo comportamento ciò che è diventato: "Rivestitevi dunque,
come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà,
di umiltà, di mansuetudine, di pazienza" (Col 3,12).
Con la veste bianca si è presentato Gesù ai suoi amici sul monte
Tabor, vestito di bianco l'ha visto in visione san Giovanni, che ce lo descrive
nel libro dell'Apocalisse, bianco è perciò il vestito del cristiano,
perché ormai egli è un tutt'uno col suo Signore e Salvatore. Ciò
che fai in bene e in male ad un cristiano (ad uno di questi piccoli perché
è mio discepolo (Mt 10, 42), lo fai a Gesù Cristo stesso! Un vestito
è un riconoscimento, un dovere, ma anche una difesa e una garanzia!
Per lo stesso motivo vengono rivestiti di una veste bianca i bambini nel giorno
della prima Comunione, il sacerdote nella celebrazione della s. Messa, la sposa
il giorno del matrimonio!
Dopo questo semplice gesto io consegno al padre un cero: è un altro simbolo.
Simbolico è anche il gesto del papà di andare ad accendere questo
piccolo cero sul grande Cero pasquale, quello che la notte di Pasqua è
stato portato trionfalmente in chiesa, a ricordare che Cristo è la luce
del mondo, l'unica luce vera. L'aveva detto lui, Gesù: Io sono la luce
del mondo, chi cammina dietro a me non è nelle tenebre. La luce è
ciò che dà significato e rende utile tutto. Immaginati di essere
senza luce: a che cosa ti servono tutte le cose che hai a portata di mano? Divengono
inutili, oppure addirittura ostacoli. Una persona che vive senza Gesù
non trova il significato di molte cose e di moltissimi avvenimenti, forse nemmeno
della propria storia o del proprio futuro. Chi vive con Gesù ha una luce
immensa, che illumina "tutto", che fa trovare il significato di ogni
cosa.
"Ricevi la luce di Cristo"!
I genitori avranno cura di vivere secondo il modello Gesù, di riferirsi
a lui per interpretare le loro vicende familiari e quelle sociali, ed allora
il loro figlio cristiano sarà illuminato concretamente da Cristo e avrà
una base per orientarsi nel groviglio delle idee e delle provocazioni sempre
mutevoli del mondo. Il cristiano, che vive con un orientamento chiaro e stabile,
che segue la luce, diviene egli stesso scia luminosa, riflesso della luce vera
e aiuto agli uomini immersi nella tenebra: "Voi siete la luce del mondo"
(Mt 5,14). Quando c'è un vero cristiano in una parrocchia, in un paese,
non è egli forse punto di riferimento per molti, soprattutto nei momenti
difficili di sofferenza? Dio è la luce, e chi vive in Dio è nella
luce. Chi è nella luce lo si vede!
Chi vive nella tenebra passa inosservato, sa solo urtare e dar fastidio. Ti
auguro di vivere sempre nella luce!
Concludo i riti con un gesto ricopiato da Gesù. Egli ha guarito un sordomuto
toccandogli l'orecchio e la bocca dicendo "Effatà", cioè
"apriti" (Mc 7,34). Io apro gli orecchi del battezzato perché
possano udire e comprendere la parola di Dio, e gli apro la bocca perché
possa professare la sua fede apertamente. Un bel gesto, che vorrei ripetere
a molti cristiani che hanno già richiuso timpani e labbra; ma non tutti!
Non aver paura a dire che sei cristiano, che Gesù è buono, che
Gesù è vera luce, che tu vuoi vivere rivestito di lui.
Non aver paura a far reclame dell'unica persona che può saziare e dissetare
il cuore di tutti gli uomini, anche i più inariditi! Non fargli reclame
soltanto con le parole, ma ancor più col tuo nuovo vestito bianco, che
si chiama bontà, misericordia, pazienza, umiltà, mansuetudine,
che è il vestito di Gesù Cristo stesso!
12.
Sei
contento?
La
celebrazione del battesimo si conclude con la consegna del Padre Nostro e la
benedizione.
La preghiera del Padre nostro è la preghiera del cristiano, dei figli
di Dio, è una traccia per gli atteggiamenti che il figlio di Dio deve
coltivare tutti i giorni della sua vita. La recitiamo insieme quasi per volerla
consegnare al nuovo battezzato come un tesoro prezioso. Un tesoro lo è:
quando la reciti, adagio, con coscienza e con fede, ti riempie il cuore e te
lo trasforma pian piano, te lo pervade di pace, ti convince d'essere un piccolo
figlio unito a molti altri figli di Dio, da lui amati, e perciò anche
da te.
Non ti spiego ora la preghiera del Padre nostro: puoi trovare altri "libri"
veri sull'argomento *, soprattutto puoi chiedere a Dio stesso di dartene sempre
maggior comprensione e puoi meditarla frase per frase lungo le ore del giorno.
Soprattutto fatti l'abitudine di recitarla spesso e con calma, da solo e in
famiglia: anche il figlio o figlioccio cui la consegni il giorno del suo battesimo
ha il diritto di vederti assorto in preghiera, di contemplare le tue labbra
muoversi e di udire quelle parole sante uscire dalla tua bocca e insieme dal
cuore.
Non sei solo; io non ti lascio solo in questo compito difficile. So che è
difficile, perché richiede, da una parte, essere disposto a comprometterti
con Dio, d'altro canto, a non violentare la libertà degli altri, figli
compresi. Non si deve forzare la fede di nessuno, ma nemmeno lasciar mancare
ad alcuno l'appoggio della nostra fede e del nostro incoraggiamento.
Non ti lascio solo: basta che tu lo voglia, ti aiuto. Nemmeno Dio vuol lasciarti
a te stesso: lo sai, ma egli vuole confermartelo ancora durante lo svolgimento
del Battesimo, con una benedizione apposita.
La benedizione, pronunciata e accolta con fede, è una grande forza.
Ogni benedizione che il sacerdote, rappresentando tutta la Chiesa, impartisce
nel nome di Dio, è un'effusione di grazia e di coraggio, di consolazione
e di sicura speranza. Quella destinata ai genitori dei battezzati è particolarmente
solenne e forte. È una benedizione che dona gioia, riconoscenza a Dio,
coraggio per la testimonianza e per l'appartenenza responsabile al popolo di
Dio. Una benedizione, i cui effetti sono destinati a crescere e portare frutto
per lunghi anni.
Io trovo sempre gioia nel donare questa benedizione, e sento che i genitori
e i padrini, quasi gravati dal peso della loro responsabilità, si risollevano
e godono, perché l'affrontano nella fiducia che Dio stesso è con
loro e che Dio stesso darà loro, al momento opportuno, la grazia necessaria.
Quando i genitori poi, lungo gli anni della crescita dei loro figli, ancora
chiedono di essere benedetti e aiutati, la mia gioia cresce e si approfondisce.
Ma la mia gioia non è importante. Sono chiamato e destinato ad essere
il servitore della fede e della gioia dei fratelli. Per questo sono pronto quando
vorrai continuare l'opera di Dio nella vita del figlio battezzato: confessione
dei peccati, partecipazione alla s.Comunione del Corpo del Signore, s.Cresima...
Mi troverai pronto ad aiutarti, non che sia io a dover far tutto da solo! Sarebbe
imbrogliare il fanciullo o ragazzo. Egli deve trovare te, papà e mamma,
e me prete, uniti, molto uniti. Deve vedere con continuità che abbiamo
la stessa fede, la stessa speranza, gli stessi scopi fondamentali della vita,
deve poter vedere che c'è un'amicizia profonda che ci lega, l'amicizia
non del gioco, non del prestigio, meno che meno del denaro, ma solo l'amicizia
di Dio! Tu ed io siamo amici perché battezzati nella stessa acqua, immersi
nello stesso Dio. Lo siamo anche se non ci sono di mezzo figli da educare! Io
sono contento di questo nostro legame.
Vorrei farti una domanda: e tu, ne sei contento?
* Ho scritto tre quaderni per questo.
Li puoi richiedere, se vuoi (Padre nostro, 1 -
2- 3 ).
Ho
visto talvolta i genitori, dopo il battesimo del loro figlio, accostarsi all'immagine
di Maria, e bisbigliare una preghiera: un grazie, una lode, una supplica, un'offerta,
forse, chissà, un desiderio grande e segreto, che il figlio o figlia
arrivi a consacrarsi del tutto a Dio e al servizio della Chiesa come sacerdote
o religioso o missionario! Hanno voluto ricordare alla Madre di Gesù
che ora ella ha un nuovo figlio! Hanno voluto metterlo sotto la sua protezione,
affidarlo alle sue cure spirituali di Madre.
Non basta all'uomo la maternità della propria mamma: è troppo
fragile e imperfetta. Le mamme stesse se n'accorgono e lo dicono. Sono contento
di pensare che anche i miei genitori abbiano fatto così per me, probabilmente
anche per te. Difatti la vita di ogni cristiano è accompagnata dallo
sguardo delicato e discreto di Maria. Se ripenso alla mia storia spirituale,
alla storia della mia fede, riconosco che nei momenti principali, nelle svolte
più importanti c'era lei, la Madre. Sono sicuro che è così
anche per te.
E se desideri nella tua vita interiore una crescita, un rafforzamento, un salto
di qualità, prega con fede il Signore, e tendi la mano alla sua Madre
per farti presentare da lei al suo trono di grazia e misericordia.
È aiuto dei cristiani, è Vergine potente, è specchio della
santità divina, è madre della Chiesa, è Regina dei veri
cristiani.
Accostarti a lei t'aiuta ad addolcire il cuore, a sciogliere le tue durezze,
a rivestire umiltà. E questa è la condizione che Dio vuol vedere
per poterti riversare in grembo la pienezza traboccante della sua grazia:
"Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote".
L'acqua
del battesimo me la ritrovo spesso sotto gli occhi a ricordarmi la dignità
di figlio di Dio e l'impegno che ho con lui, e che lui ha con me. Ogni volta
che entro in chiesa bagno le dita nell'acqua e con essa la fronte, il petto,
le spalle, per ricordarmi, con quel gesto semplice e strano, che la mia vita
è ancora immersa nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo. È
quella un'acqua che mi fa memoria della mia nascita alla realtà divina,
mi ricorda che io vivo nella fede in Dio e che le cose più semplici di
questo mondo, come l'acqua, possono essermi segno e strumento della grazia di
Dio e della mia unione con Lui.
Ci sono dei cristiani che si portano in casa quell'acqua e con essa si segnano
al mattino e alla sera: un'usanza lodevole, che aiuta a vivere nell'umiltà
e nell'unità con Dio le ore del giorno e della notte.
Quando morrò poi, anche tu forse spruzzerai dell'acqua sul mio corpo
e sulla mia bara. Con quel gesto vorrai partecipare al mio battesimo, un battesimo
durato - spero - tutta la vita; quel gesto sarà preghiera, supplica a
Dio di ricordarsi che sono suo, che lo sono stato in vita e che lo sono ancora
nella morte. Quell'acqua spruzzata sul mio corpo sarà il segno che tu
vuoi partecipare al perdono di Dio dei miei peccati e che vuoi essere in comunione
con me per quel bene che - con l'aiuto e la preghiera di tutti - avrò
fatto. Così la mia vita battezzata per opera del sacerdote all'inizio,
sarà consegnata alla fine, ancora bagnata dalla stessa acqua per opera
di tutta la comunità, alla misericordia del Padre, al giudizio del Figlio,
alla santificazione dello Spirito Santo!
"Soffri anche tu insieme
con me per il Vangelo ... " (2Tm 1,8).
Il comando di battezzare i popoli, di "immergerli" cioè nella
vita di Dio Padre, Figlio, Spirito Santo è dato a tutta la Chiesa. E
se il gesto del Battesimo viene celebrato da me prete, ciò non vuol dire
che tu non sia ugualmente obbligato a proclamare il Vangelo con la tua vita,
a rendere visibile l'obbedienza alla Parola di Dio, a contribuire alla trasformazione
del mondo secondo i progetti e la Volontà di Dio, ad immergere tutta
la realtà nell'amore di Dio.
"Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo... ". Non accontentarti
del contributo dei tuoi dieci euro che metti nella cassetta delle elemosine
alle giornate missionarie: nemmeno t'accorgi che mancano dal tuo portafoglio.
Gesù si attende e si merita qualcosa di più dalle persone che
ha salvato e redento e santificato!
«Non vergognarti della testimonianza
da rendere al Signore nostro....
ma soffri anche tu insieme con me per il Vangelo
aiutato dalla forza di Dio!».
(2 Tim 1, 8)
Nulla osta: don Iginio Rogger, cens eccl. - Trento, 4 settembre 1981