NON TEMERE, PICCOLO GREGGE 6/10
Luca 11 - 12
Traduzione CEI 1997

 

8. TESORI 12, 13-21

13 Uno della folla gli disse: "Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità".
14 Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".
15 E disse loro: "Badate di tenervi lontano da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni".
16 Poi disse loro una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante.
17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti?
18 Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!
20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?
21 Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio".

8. TESORI 12, 13-21

Gesù, le folle conoscono la tua grande sapienza e il tuo amore per tutti, per i deboli e per i poveri. E ora tutti sanno anche che non hai paura dei ricchi e dei potenti. Quelli che ti avevano invitato non erano ricchi? Eppure tu avevi parlato contro di loro, smascherandone i segreti pensieri.
Ma le ingiustizie non ci sono solo tra i grandi e tra i ricchi. Tutti sono tentati dalla voglia di avere di più, anche a costo di toglierne ai legittimi proprietari, anche se fratelli, riducendoli in povertà. Uno della folla, di quella folla che si accalca attorno a te, ti cerca per avere giustizia, quella dell'uomo: gli preme l'eredità che il fratello non gli riconosce e non gli vuol dare. Egli è venuto da te perché tu ti faccia servo dei suoi diritti, perché tu ti faccia servo del suo desiderio di possedere. Egli ama i beni di questo mondo, anche se pochi, e vorrebbe il tuo intervento per sollecitare o convincere il fratello a rispettare la legge dell'eredità. L'amore alla ricchezza gli impedisce persino di rivolgere la parola al proprio fratello.
Quale fraintendimento! Sei tu il custode delle eredità degli uomini e il promotore della loro giustizia? Tu conosci ben altra eredità e altra giustizia che gli uomini potrebbero ottenere, se accogliessero la vita che tu dai! Tu rispondi con decisione: non è tuo compito, non è tua missione distribuire i beni terreni! Tu non sei inviato dal Padre per lasciar credere che l'uomo si salva con le ricchezze, che la vita e la pace si ottenga da una "giusta" ripartizione dei beni!
La vita vera sei tu, sei tu la pace e la vera ricchezza! Chi accoglie te non cerca null'altro, chi accoglie te non accumula più né tanto né poco, anzi, cerca come far diventare dono di Dio per gli altri quanto già possiede.
Ogni cupidigia deve stare lontana dal cuore del tuo discepolo, o meglio, da chi vuole vivere davvero! Ogni cupidigia, grande o piccola che sia! La vita non dipende da ciò che passa, ma solo da te, mio Signore Gesù!

Grazie, Gesù, anche per la parabola con cui ci aiuti a comprendere il vero significato e valore delle ricchezze e a decidere un'adesione a te più pronta e libera da tutto.
L'uomo ricco vuole diventare più ricco. I doni di Dio si accumulano per lui. Egli può credere addirittura che Dio lo ama, ma dimentica che Dio è Padre dei poveri, degli orfani, delle vedove. Egli dimentica che Dio gli ha dato dei fratelli, dimentica addirittura di dover morire prima o poi. Dimenticandosi degli altri egli pensa solo a sé. Pensa a vivere di rendita senza più lavorare, senza più sudare, godendosi tutto in una vita tranquilla.
Egli infatti ha interrogato solo se stesso. La risposta gli è venuta, puntuale, dalla propria cupidigia, dall'egoismo che, poco o tanto, alberga in ogni cuore d'uomo. Così egli si scopre… povero! È povero di magazzini! Le ricchezze servono per arricchire di più, per demolire il poco e costruire il molto, per pensare solo a se stesso!
Quest'uomo merita il titolo di stolto! Egli ha pensato al futuro, eppure è stolto! Ha fatto calcoli, progetti per non dipendere da nessuno: è stolto! Dio stesso, che lo ama, lo chiama così. Egli vive senza interrogare Dio e vive senza accorgersi dei fratelli. Vive come fosse solo al mondo e vive come se Dio non ci fosse, e come se i beni che possiede non appartenessero al Padre di tutti. Questi gli chiederà cosa ne ha fatto. Gli chiederà come mai nelle sue mani il pane nostro è divenuto pane "mio" e come mai la vita da fratello l'ha pensata come vita da godere! Vive come se egli stesso potesse decidere il numero degli anni che passano, come se anche le ore del tempo fossero comprese nei suoi magazzini! Esse invece sono contate da un orologio che egli non può regolare! Verrà subito la morte, ed essa sarà davvero una fine, una brutta fine!

Gesù, sei tu la vera vita, la ricchezza di Dio! Cerco te, cerco solo te! A te mi aggrappo, a te dono tutto quello che possiedo. Il mio cuore, la mia vita, tutto è tuo! Sarò ricco davanti a Dio quando avrò te, te soltanto! Sarò ricco davanti a Dio quando le mie mani vuote afferreranno il lembo del tuo mantello, riceveranno il pane del rendimento di grazie, offriranno il sangue dell'alleanza!
Tu mi fai ricco davanti a Dio. Da te imparo a tenere lo sguardo rivolto al Padre per non lasciarmi ingannare dal mio discernimento di stoltezza ed essere invece saggio e sapiente! Grazie, Gesù!

9. NON TEMERE, PICCOLO GREGGE 12, 22-34

22 Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, come lo vestirete.
23 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.
24 Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Voi valete ben più degli uccelli!
25 Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare di poco la propria vita?
26 Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto?
27 Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
28 Se dunque Dio veste così bene l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede.
29 E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia:
30 di tutte queste cose va in cerca la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.
31 Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il regno.

33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladri non arrivano e tarlo non consuma.
34 Perché, dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

9. NON TEMERE, PICCOLO GREGGE 12, 22-34

C'è una gran folla attorno a te, Gesù; tutti ti ascoltano mentre tu parli ai tuoi discepoli. Ti odono tutti: chi vuole può fare quello che tu raccomandi ai discepoli! Se poi tutti sanno quello che chiedi ai tuoi, questi non potranno vivere ipocritamente: ognuno saprà distinguere i veri dai falsi discepoli!
I veri discepoli fanno ciò che li arricchisce davanti a Dio! I loro pensieri sono perciò rivolti al Padre, a lui vogliono piacere accogliendo te, suo Figlio! Essi perciò non sono preoccupati di riempire la dispensa. Non sono preoccupati di avere vestiti nuovi e lussuosi. Essi hanno chiesto e chiedono al Padre il pane di ogni giorno, lo hanno chiesto con fede: sanno che Dio li ha ascoltati come un padre ascolta i figli e si sta occupando egli stesso di esaudirli. È sua gioia manifestarsi come vero papà attento ai bisogni dei suoi piccoli.
Egli ci ha già dato la vita e ci ha consegnato un corpo debole e fragile, ma anche meraviglioso, un vero prodigio! Se è stato capace di plasmare così il nostro corpo non sarà in grado di provvedere a ciò di cui esso abbisogna?
Ci fai dei piccoli esempi, Gesù, tu che sei attento a tutto ciò che ti circonda! I corvi, uccelli dal canto sgradevole, considerati immondi dalla Legge (Lev 11,15), sempre in movimento per cercare cibo, trovano il necessario per vivere! Abbandonati a se stessi quasi appena nati, riescono a sopravvivere e a crescere. Se Dio mostra loro fedeltà e provvidenza, non sarà fedele e provvidente con noi che ci occupiamo del suo Regno? Perché rimanere col cuore e con la mente immersi in cose così piccole ed effimere come il cibo e il vestito, quando possiamo innalzarci a procurare al mondo la luce?
Noi non riusciamo ad allungare la nostra vita: abbiamo paura e perciò ci preoccupiamo soltanto delle cose che la riguardano dall'esterno! Siamo solo deboli, incapaci di cose piccole, e ci dimostriamo pure così meschini, da non fidarci di colui che già si occupa di noi, che ci tiene in vita senza che nemmeno glielo chiediamo!
Il tuo sguardo, Gesù, dal cielo ove svolazzano i corvi si posa ora sull'erba ove essi scendono a nutrirsi. E là tu osservi i fiori bianchi e rossi, tanto belli e attraenti benché non siano necessari a nessuno per vivere. Della loro bellezza nessuno si è preoccupato, e l'uomo che si preoccupa della propria non riesce a uguagliarli! Nemmeno il più ricco e il più sapiente dei re riesce a farsi bello della bellezza gratuita di Dio!
Gente di poca fede! Sulla tua bocca risuona questo rimprovero, Gesù! È per me. Sono io di poca fede!
La mia fede non è sufficiente a farmi dimenticare le ricette di cucina e a distogliere la mente da quelle del medico. La mia fede non riesce a tenermi sempre occupato con ciò che avvicina il tuo Regno agli uomini! La mia fede non arriva a considerare e a credere che Dio è Padre! È poca davvero la mia fede, perché voglio preoccuparmi di ciò di cui lui già si occupa in maniera stupenda!
Voglio ascoltarti, Gesù, e cercare il Regno di Dio! Voglio vivere attento alla sua presenza, al suo amore per tutti, alla sua Parola, che sei tu!
Voglio ubbidire solo a lui, e non agli uomini, nemmeno a quell'uomo che è in me e che mi attira sempre a occuparmi delle cose materiali e dei piaceri effimeri.

Il Padre è anche nostro pastore: come il pastore, egli stesso si occupa del necessario alla vita. Noi ci occupiamo di stare con lui, di rimanere uniti e fiduciosi. Siamo pochi, siamo in numero esiguo, ma siamo importanti: attraverso di noi entra nel mondo il suo Regno! A noi, che ci lasciamo amare da lui, egli affida il Regno, salvezza per tutti!
Vale la pena fare il possibile per cercarlo! È così grande la nostra missione, il compito e il dono che ci affidi, che vale la pena vivere in modo radicale il distacco dai beni del mondo e la fiducia nel Padre! Vendere e dare in elemosina! Privarci di ciò che abbiamo, invece che cercare ciò che non c'è! Consegnare ai poveri, invece che cercare l'appoggio dei ricchi! Accumulare in cielo, nelle mani del Dio che ama i poveri, invece che ammucchiare ricchezze là dove nessuno può usufruirne, se non coloro che sono già ricchi!
Soltanto così il nostro cuore rimane in quello di Dio!

Grazie, Gesù! Tu vuoi il mio cuore accanto al tuo, nascosto nel cuore del Padre!

10. BEATI QUEI SERVI 12, 35-48

35 Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese;
36 siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
39 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.
40 Anche voi tenetevi pronti perché, all'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo".
41 Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".
42 Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito ? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
44 In verità io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà il giorno in cui lui non se lo aspetta e all'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

10. BEATI QUEI SERVI 12, 35-48

Gesù, ora tu pensi a noi: tu pensi a quei discepoli che continueranno a perseverare per tutta la vita nel tuo amore, che per lunghi anni e decenni vivranno cercando il tuo Regno e fidandosi delle tue promesse e dell'amore concreto e fedele del Padre.
Proprio a noi può venire la tentazione dell'impazienza, la tentazione di dire: "Ma quando vieni, Signore? Non vieni più? Non possiamo vedere la realizzazione delle tue promesse, del tuo Regno?"
Ecco, a noi dici di non mollare mai, di stare sempre pronti, sempre all'opera con la cintura stretta ai fianchi. La nostra lucerna deve rimanere accesa, per essere pronti anche quando meno ce l'aspettiamo. Spegne la lucerna chi vuol dormire e basta, chi non attende più. Noi invece dobbiamo essere come colui che da un momento all'altro attende il suo signore che torna contento dalla festa più bella: non dobbiamo rattristarlo facendolo attendere fuori di casa sua!
Tu, Gesù, chiami beati i servi che sono sempre pronti e svegli perché amano il loro signore più di se stessi, pensano alla sua gioia invece che al proprio tornaconto. Ma tu sei il signore che tornerai ancora dopo un'assenza prolungata. Sei tu che non tornerai come padrone, ma come servo, e inviterai a sedere i tuoi servi facendoli godere le gioie del banchetto! Sei tu che passerai ancora e sempre a lavare loro i piedi e a porgere loro il pane e il vino, vino che rallegra, pane che dà forza!
Ancora più grande la loro gioia se dovranno attendere molto, e se nell'attesa faranno più fatica, come chi attende nella notte fonda. E di fatto tu verrai in momenti sempre imprevisti. Tu non sei un ladro, ma appari come un ladro a chi non ti attende perché si sentirà privato di ciò di cui si sarà indebitamente appropriato!
Chi vive per te si rallegra della tua venuta, anche se essa sorprende sempre!
Tu sei il Figlio dell'uomo, l'inviato di Dio per la nostra storia, l'amore infinito del Padre per noi bisognosi di salvezza, il giudice degli ultimi tempi!

Il tuo discepolo, il primo dei tuoi, ti pone la domanda che noi tutti teniamo nel cuore. Chi ti deve attendere? Solo i discepoli? Solo chi si è consacrato a te? Oppure devono sentirsi impegnati nell'attesa tutti gli uomini?
Gesù, rispondendo, prima di tutto tu pensi proprio a Pietro, a colui che tu incarichi di nutrire i fratelli! Anzitutto egli deve pensare ad attenderti lui stesso, e allora sarà di esempio a tutti gli altri: e così anch'io, che ti ho interrogato con lui. Egli non è escluso dal dovere di vigilare. Egli deve rimanere servo, servo tuo e servo dei tuoi servi! Egli non deve mai sognarsi di fare il padrone: lo farà se smetterà di attenderti. E allora per lui saranno guai! Sarà diviso dagli altri, isolato, e messo tra gli infedeli: tu non lo riconoscerai!
Tutti noi, in proporzione alla conoscenza che abbiamo della tua luce e della tua volontà, siamo responsabili. Tu, che proclami beato chi è fedele, sai castigare e percuotere chi si dimentica di te. Le tue percosse, Gesù, sono certamente benefiche: sono lo strumento che ci farà rinsavire, che ci riporterà alla fedeltà.
Percuotimi, Gesù, quando vedi la mia pigrizia e rilassatezza. Usa metodi efficaci, perché voglio che la mia vita e tutto ciò che mi hai dato portino frutto per il tuo Regno
I doni, pochi o molti, che tu mi hai elargito, devono dar gioia a te e ai tuoi servi!
Gesù, mio Signore, tu sarai esigente anche con me! Tu mi hai dato molto amore e mi hai affidato molti compiti: me ne chiederai il frutto! Abbi pietà: chiedo a te di sostenermi nella fedeltà e nella perseveranza!

11. IL FUOCO ACCESO 12, 49-59

49 Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
50 Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
51 Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.
52 D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone,
53 saranno divise tre contro due e due contro tre;
si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre,
madre contro figlia e figlia contro madre,
suocera contro nuora e nuora contro suocera".

54 Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Arriva la pioggia, e così accade.
55 E quando soffia lo scirocco, dite: Farà caldo, e così accade.
56 Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo. E come mai questo tempo non sapete valutarlo?
57 E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
58 Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.
59 Ti assicuro, non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".

11. IL FUOCO ACCESO 12, 49-59

Signore Gesù, tu sei cosciente del compito che ti è stato affidato e del frutto che esso deve portare! La tua venuta è la venuta di Dio sulla terra, è la venuta della luce nelle tenebre. Tu ora la descrivi come l'accensione di un fuoco che deve divampare, avvolgere tutto in sé e purificare!
Tu sei venuto, il fuoco è già acceso, ma non è ancora divampato. Divamperà, e nulla vi potrà porre resistenza, quando tu riceverai il tuo battesimo, che desideri, e che vorresti affrettare!
Finché tutto non sarà compiuto con la tua morte, il fuoco non divamperà, il tuo Spirito non illuminerà il mondo col suo splendore. Perché il fuoco possa compiere la sua azione purificatrice nel mondo, tu devi essere sommerso dalla sofferenza e dalla morte: questo è il battesimo che tu ora attendi, con impazienza, affinché si infranga la divisione tra cielo e terra, e il calore e la luminosità del cielo si riversi sul mondo!
Avevi parlato dei compiti dei tuoi discepoli e delle loro responsabilità, ma queste cominceranno solo dopo che tu avrai portato a termine le tue: il tuo desiderio è la volontà del Padre, e si compirà!
Gesù, è bello, ma anche tremendo, vederti così impaziente di arrivare alla tua Passione. Grazie, che l'attendi e l'affronti volutamente! Tu sai che essa è il passo obbligato perché il tuo fuoco mi raggiunga e il tuo Spirito mi avvolga nel suo calore e nel suo ardore!
Gli angeli, al tuo arrivo, hanno annunciato la pace alla terra, agli uomini amati dal Padre! Ma di che pace si tratta, se ora proprio gli uomini più religiosi cercano di farti morire? Chi si mette con te non rischia di trovarsi contro di loro? Tu porti la pace a chi ti accoglie, tu rendi amico di Dio l'uomo che ti ama, ma questa pace e unità con Dio ha un prezzo, e che prezzo! Il rifiuto che si sta abbattendo su di te colpirà anche i tuoi. Le unioni umane più sacre si dividono davanti a te. Chi accoglie te si trova dilaniato anzitutto dentro di sé, perché l'amore per te è odiato dal maligno, che trova sempre degli alleati tra gli uomini. I parenti sono i primi ad accorgersi e i primi ad opporsi, come è successo anche a te. Eppure sei tu colui che deve venire, sei tu il dono del Padre, sei tu il vero tesoro e la luce posta all'ingresso della casa di Dio!
Tutti lo possono riconoscere: sei tu! I segni li hai dati, tutti li hanno visti e ne hanno goduto.
Come non riconoscere dai segni che sei tu il Messia, il Santo di Dio? Come non riconoscere che tu - che hai scacciato il demonio muto - sei la Parola del Padre, il Figlio prediletto? Perché coloro che sanno cogliere il segno delle nuvole e del vento non sanno leggere i segni che accompagnano il tuo viaggio a Gerusalemme? Forse essi sanno discernere davvero, ma fanno ciò che conviene, sono commedianti. Fanno finta di non vedere e di non sentire, godono di te finché c'è convenienza, si allontanano da te quando s'avvicina il rifiuto. Le folle stanno in massa con te quando operi miracoli e in massa si distanziano da te quando ti vedranno soffrire.
Ognuno deve decidersi da solo, non deve seguire gli orientamenti della folla, così facilmente orientabile secondo gli interessi materiali! E nemmeno deve dipendere dal giudizio di farisei e dottori, che giudicano secondo i propri interessi!
Giudicate da voi stessi!
Gesù, sai che un po' di buon senso ce l'abbiamo tutti. Sai che il Padre ha dato a tutti la capacità di distinguere la luce dalle tenebre. Non possiamo perciò attendere le decisioni altrui, per sentirci appoggiati dagli uomini. Tra di essi, anche tra coloro che ci amano, ci sono quelli che si mettono contro di te.
Ognuno deve decidere da sé. E nella decisione bisogna essere scaltri e lungimiranti, sinceri e veritieri con umiltà e coraggio!
Se non mi decido per te sono come quel tale che si lascia trascinare dal giudice, e non fa nulla per evitarlo: sarà giudicato e perderà tutto, proprio tutto quello su cui fonda la propria sicurezza e la propria gioia!
Se invece mi decido per te, so a cosa rinuncio: rinuncio a cose secondarie, ma conservo la libertà e la gioia e la vita!
Gesù, mio Signore e mio tesoro, voglio essere tuo senza tentennamenti, senza ripensamenti. Sei l'unica possibilità, sei l'unica scelta ragionevole! Ti amo, Gesù!

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