Luca 9,18 - 10,42
Traduzione CEI 1997
Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca, 9,18 - 10,42
1. Il Cristo di Dio (Lc 9, 18-27)
18 Un giorno Gesù si trovava in un luogo isolato a pregare. I discepoli erano
con lui ed egli pose loro questa domanda: "La gente, chi dice che io sia?".
19 Essi risposero: "Giovanni il Battista, altri dicono Elia, altri uno
degli antichi profeti che è risorto".
20 Allora domandò: "Ma voi, chi dite che io sia?". Pietro rispose:
"Il Cristo di Dio".
21 Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
22 "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere rifiutato dagli
anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il
terzo giorno".
23 Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi
se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24 Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria
vita per causa mia, la salverà.
25 Infatti che giova a un uomo aver guadagnato il mondo intero, se poi ha perso
o rovinato se stesso?
26 Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio
dell'uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.
27 In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima
di aver visto il regno di Dio".
1. Il Cristo di Dio (Lc 9, 18-27)
Signore Gesù, i momenti più significativi della tua vita, e dell'incontro dei
discepoli con te, sono illuminati e vivificati dalla tua preghiera. Tu sei sempre
uno con il Padre, ma ugualmente ti raccogli nella solitudine con lui, al riparo
dalle distrazioni umane, per aprirgli il tuo cuore: glielo apri per donarti
a Lui, ed Egli si dona a te! Egli ti ha rivelato il suo disegno, e tu lo vuoi
rivelare ai discepoli che egli ti ha dato.
I discepoli sono stati partecipi e collaboratori del grande segno del pane distribuito
ai cinquemila. Hanno compreso il segno? Hanno capito chi tu sei? Si sono aperti
gli occhi della loro mente per vedere in te colui che dà il pane del cielo,
colui che sazia tutto il popolo?
È importante che essi sappiano chi tu sei, e che sappiano dirlo! La tua prima
domanda li rende attenti a quanto li circonda, agli uomini del mondo in mezzo
ai quali vivono.
Essi devono conoscere il cuore delle persone cui saranno mandati. Essi devono
sapere quali luci e quali tenebre si mescolano attorno a loro. E la realtà più
importante per ogni uomo è il suo rapporto con te, Gesù!
I discepoli tuoi si distinguono e si riconoscono dal rapporto che hanno con
te! Che cosa dice la gente di te? Chi sei tu per la gente? Questo tu chiedi
ai discepoli, ed essi rispondono.
Essi sanno i discorsi della gente, che riesce ad avere con te un rapporto come
con un uomo del passato, uno di quelli che già conosciamo. La gente ti riconosce
sì un uomo straordinario, ti riconosce persino profeticamente come un risorto
dai morti, ma non ritiene di dover imparare qualcosa da te: tutti pensano di
conoscerti come uno che è già passato, come uno di cui già si sa tutto!
Tu, Gesù, invece, sei davvero novità: nessuno sa immaginare quale dono nuovo
di Dio tu sei!
I tuoi discepoli parlano come tutti gli altri? Che cosa dicono di te in cuor
loro? Come ti ascoltano? Che cosa s'aspettano da te? Come si avvicinano alla
tua persona?
Uno di loro risponde. Gli altri si uniscono a lui? Pietro parla a nome di tutti?
Essi ti considerano proprio colui che tu sei.
Essi vogliono avere con te il rapporto che si ha con colui che viene da Dio,
come l'unico e ultimo suo vero rappresentante. Tu sei il Cristo di Dio!
Ti risponde uno solo, e a lui tutti si uniscono. La fede in te è piena solo
nella comunità. La risposta alla tua domanda è della comunità unita, e perciò
risponde colui che la può rappresentare anche davanti a te. Nessuno dei tuoi
si sogna di dire una propria idea, perché tutti sono fieri della fede comune!
Sì, i tuoi sono sulla strada vera, hanno imboccato il sentiero preparato dal
Padre, ma c'è ancora un bel cammino da percorrere. Non basta avere le parole
di verità, bisogna anche conoscerne il significato. E il significato è quello
della croce! Il Cristo di Dio è colui che soffre e muore, come attestano le
Scritture, colui che entra nelle profondità della paura e della conseguenza
del peccato dell'uomo, perché di là lo trae Dio!
I discepoli devono tacere quel che sanno, perché non ne hanno ancora esperienza.
Se credono davvero quel che sanno ne vivrebbero già le conseguenze!
Gesù, tu vuoi che i tuoi sappiano fare dei passi dentro la morte insieme con
te: proponi loro di rinnegare se stessi e di accogliere il rifiuto e il disprezzo
che qualcuno può avere di noi! Insieme a te, dietro a te!
Proponi ai discepoli di perdere la vita per te: la tua grazia vale più della
vita! Aiuti i tuoi a considerare tutto il mondo con le sue ricchezze e le sue
bellezze proprio un nulla, di fronte a te: tu sei il più bello tra i figli dell'uomo
(Sal 45,3)!
Tu sai che la vera vita e la gloria grande e definitiva per gli uomini sei tu,
il Cristo di Dio!
L'uomo che vive in mezzo agli uomini, quasi automaticamente si vergogna di te,
perché si trova ad essere sempre solo, sempre diverso! La gloria divina riposa
su chi supera questa vergogna e s'abbandona a te. Questo è possibile, questo
avviene; questo è un miracolo meraviglioso di cui possiamo essere spettatori:
ci sono alcuni che non si vergognano di te, Gesù, né della tua morte, né della
tua risurrezione!
Alleluia! Gloria a Te!
2. Videro la sua gloria (Lc 9, 28-36)
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni
e Giacomo e salì sul monte a pregare.
29 Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida
e sfolgorante.
30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia,
31 apparsi nella loro gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi
a Gerusalemme.
32 Pietro e i suoi compagni erano presi da un sonno profondo; ma svegliatisi,
videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è
bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una
per Elia". Egli non sapeva quello che diceva.
34 Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare
nella nube, ebbero paura.
35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto;
ascoltatelo".
36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non
riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
2. Videro la sua gloria (Lc 9, 28-36)
Signore Gesù, solo dopo la tua risurrezione i tuoi discepoli raccontarono questo
episodio che li ha coinvolti suscitando in loro paura e gioia! Allora hanno
capito e accolto la tua parola, quella che annunciava la passione e la morte
per te e per loro!
Quando quella parola non fa più paura perché tu sei vivo per sempre, allora
si può raccontare questo fatto che succede "otto giorni dopo"; anche
il tempo sottolinea, rafforza e richiama la necessità della tua croce!
Tu prendi con te solo tre apostoli che nella notte salgano il monte della tua
preghiera: essi sono quello che aveva proclamato la fede comune a tutti i discepoli
e i due raccomandati dalla loro madre, desiderosi di un posto privilegiato.
Tu sali con loro a pregare. Nel tuo rapporto col Padre c'è posto per i tuoi
discepoli: essi devono vedere e imparare. Imparano i tre, e in altro modo imparano
gli altri rimasti in basso.
Sul monte tu preghi: là Mosè aveva accolto la Parola di Dio per il popolo, là
Elia aveva ricevuto l'ordine di ritornare in mezzo agli uomini idolatri da cui
era fuggito. Ora sei tu sul monte, tu Parola di Dio, tu tenda di Dio in mezzo
agli uomini! Sei sul monte, il luogo dell'incontro tra cielo e terra, e qui
sei presente al Padre e il Padre è presente a te!
Il tuo volto diventa altro, si fa specchio del volto di Dio secondo l'espressione
della benedizione di Aronne (Nm 6,24-26), che in te si realizza definitivamente.
Più ancora del volto di Mosè, il tuo volto riflette la gloria di Dio.
E la tua veste manda folgori annunciando la presenza di Dio, e diventa bianca
come la sua vittoria su tutti i nemici: una veste che non serve a nascondere
il volto, come il mantello di Elia, ma a rivelare l'Invisibile!
Ed ecco proprio Mosè ed Elia, il capo ed il profeta che erano saliti sul monte
in silenzio, ora aprono la bocca per parlare con te. La loro gloria sei tu,
Gesù: finalmente essi possono vedere e amare colui che finora hanno solo atteso
e desiderato. Con te, senza paura, essi parlano di ciò che rimane misterioso
ai tuoi discepoli. Nel giorno ottavo essi parlano del tuo esodo, quello che
deve compiersi a Gerusalemme, quello di cui tu hai già rivelato i segreti a
coloro che hanno professato la fede in te.
Il sonno opprime i discepoli: l'uomo non vuol sentire questi discorsi! Il sonno
arriva come una tentazione, quando all'uomo viene chiesto di donarsi e di soffrire.
Tu concedi loro di svegliarsi, e di vedere, e così possono contemplare in te
la Gloria, la Presenza di Dio sulla terra! E vedono i due uomini, testimoni
dell'amore di Dio nel passato e nel futuro, testimoni di una storia di salvezza
già compiuta e del suo compimento già promesso! I due uomini garanti dell'ispirazione
divina di tutte le Scritture ora orientano l'attenzione a colui che compendia
in sé creato e Creatore!
Lo splendore del suo volto e delle sue vesti continua a rivelare il Dio invisibile,
e mostra pure il destino delle creature, destino meraviglioso di diventare luogo
della gloria! Anche il mio corpo, Gesù, è destinato a portare e far risplendere
la tua luce!
I due uomini, Mosè ed Elia, ora se ne vanno per lasciare davanti ai discepoli,
finalmente svegli, solo Te, Gesù, nostro Dio! Essi hanno terminato la loro missione,
hanno approvato la via verso Gerusalemme e verso il Calvario.
Pietro invece non vuole riprendere il cammino. Egli si accontenta della promessa
della salvezza, vuole che Mosè ed Elia restino accanto a Gesù.
Pietro non è pronto alla novità, alla responsabilità di annunciare solo Gesù:
Mosè ed Elia sono un legame al passato, e tutto il popolo li accoglierebbe,
anche i capi li accoglierebbero. Se essi restassero, anche Gesù sarebbe accolto
e non dovrebbe soffrire e patire, come ha detto!
È bello restare qui! Ma questa bellezza non è divina! La bellezza di Dio avviene
sulla strada di Gerusalemme, oltre il rifiuto degli uomini, al di là della morte!
Nessuno bada alle parole di Pietro. Egli parla di tende, l'abitazione di Dio
tra gli uomini, e non comprende che tu, Gesù, sei la tenda unica del Padre e
del suo Spirito!
Le parole di Pietro erano vuote, senza significato. Tuttavia la nube divina
lo avvolge con i due compagni. Entrano nella nube che viene: scompaiono l'uno
all'altro, passano per la solitudine assoluta, vengono immersi nella tenebra
luminosa e nella luce tenebrosa, dove ciò che è del mondo scompare.
Rimane solo la voce che parla di te, Gesù, e che finalmente dice ciò che finora
nessuno ha mai detto: Tu sei il figlio di Dio! Tu sei l'immagine perfetta di
Dio, sei la Presenza tra noi! Tu sei l'eletto, il Servo chiamato a soffrire
per riportare gli uomini a Dio, per ridonare agli uomini, immagini di Dio, la
somiglianza che hanno perduto, per far risplendere su di loro il suo Volto!
Gesù, il Padre stesso ti rivela agli uomini, il Padre stesso ci ammaestra a
riconoscerti suo, suo Figlio e suo Eletto!
E il Padre stesso ci comanda di ascoltarti: tu sei la sua Parola. Mosè ed Elia
avevano continuamente ripetuto: Ascolta, Israele!
Ecco finalmente la Parola!
Ecco la Parola: sei tu, Gesù, la Parola nuova, Parola che deve rompere tutti
gli attaccamenti alla terra per essere compresa e portare il frutto della gioia
eterna!
3. È l'unico che ho (Lc 9, 37-45)
37 Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una gran folla gli
venne incontro.
38 A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego,
volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho!
39 Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente getta degli urli, lo scuote,
gli dà la bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito.
40 Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".
41 Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò
con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".
42 Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra scuotendolo violentemente.
Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre.
43 E tutti furono stupiti di fronte alla grandezza di Dio.
Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:
44 "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per
esser consegnato in mano degli uomini".
45 Essi però non capivano queste parole; restavano per loro così misteriose
che non ne coglievano il senso e avevano timore di interrogarlo su tale argomento.
3. È l'unico che ho (Lc 9, 37-45)
Signore Gesù, non hai accontentato Pietro e sei sceso dal monte. L'incontro
con il Padre ti ha dato forza e gioia per tornare tra gli uomini. Gli uomini
hanno davvero bisogno di te. Essi ti vengono incontro, desiderano te, ti vogliono:
i tuoi discepoli non bastano. Dio Padre, che ti ha illuminato sul monte, ti
vuole ora qui in mezzo agli uomini sempre sofferenti. Da questa folla si alza
un grido: un uomo ti chiede di guardar giù, come Dio dall'alto dei cieli guarda
giù sulla terra; ti chiede di guardar giù sul suo figlio unico.
Unico è suo figlio, come anche tu, l'Unigenito. Il Padre vede davvero ogni uomo
come figlio unico, perché egli vede tutti attraverso di te! Questo è il motivo
per cui quell'uomo ha speranza che tu esaudisca la sua supplica: il figlio è
unigenito. Non avrai tu compassione di un figlio che porta il tuo titolo, Unigenito?
Questo figlio è in balia del nemico, uno spirito che ne fa uno strazio: gli
trasforma la voce, che diventa urlo, gli sfigura il volto, gli fa perdere ogni
identità e ogni forza di agire! È il nemico dell'uomo, colui che farà così anche
a te quando ti sfigurerà il volto con gli schiaffi e gli sputi, e strazierà
il tuo corpo con ogni sorta di dolori, e renderà il tuo grido sulla croce incomprensibile
agli uomini!
Scendendo dal monte, ecco come trovi la folla! Ecco dov'è il posto di Pietro.
I discepoli avevano ricevuto da te potere sui demoni e sulle malattie, ma ecco,
la loro parola non ha alcuna forza. Come mai?
Tu, Gesù, non ti meravigli, ma non puoi fare a meno di dire a voce alta che
sono tutti eguali: anche i tuoi discepoli sono ancora di questo mondo, sono
tutt'uno con la generazione degli uomini discendenti da Adamo. La fede non è
ancora entrata in loro e perciò sono ancora smarriti. In essi non si manifesta
ancora la gloria di Dio. Tu con loro ti senti ormai fuori posto e desideri tornare
al Padre: sul monte hai pregustato la sua gioia!
Tu vuoi vedere il figlio, e, mentre questi si avvicina, il nemico glielo vorrebbe
impedire. Questa è l'azione del maligno: non permettere che l'uomo s'avvicini
a te, il Salvatore.
Alla tua parola il Nemico non può opporre resistenza. La tua parola è forza
di Dio, è salvezza dell'uomo, è gioia che si diffonde.
Poi consegni il figlio a suo padre: sei tu il vero autore della sua vita. Ora
il padre diventa padre di un uomo, di un uomo libero, capace di dar gloria a
Dio. E così tutti vedono la sua grandezza.
È una nuova manifestazione del volto del Padre che è nei cieli: questa la possono
vedere le folle, mentre la luce del Tabor rimane nascosta nel cuore dei tre
discepoli.
Senza fede, e distratti ancora, essi devono fare uno sforzo. Tu, Gesù, doni
loro una parola che essi stessi dovranno porsi nella mente e nel cuore, la parola
che tu hai già detto e a cui essi non hanno posto attenzione, la parola che
era al centro del colloquio con Mosè ed Elia: "Il Figlio dell'uomo sta
per esser consegnato in mano degli uomini". È una parola difficile, che
richiede la rinuncia a tutti i sogni di grandezza. Se non c'è questa parola
nel cuore, la fede non è fede vera nella potenza di Dio, bensì ricerca di sé,
e perciò la Parola non è efficace contro il male e contro il suo autore. Questi
non fugge dall'uomo che cerca se stesso, ma solo da colui che si unisce a te
crocifisso.
Gesù Signore, Gesù consegnato, Gesù abbandonato da Dio, abbi pietà di me: io
credo in te!